Operazione Adler (1944)

Operazione Adler

La zona d'operazioni del Litorale adriatico (OZAK), evidenziata in rosso.
Data1944
LuogoOZAK(Zona d'operazioni del Litorale adriatico)
EsitoInsuccesso tattico tedesco[1]
Schieramenti
Comandanti
Perdite
SconosciuteNon eccessive
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L'operazione Adler (Adler Aktion, operazione "Aquila") fu un'offensiva intrapresa alla fine del 1944 dal comando tedesco delle SS e della Polizia dell'OZAK (Operationszone Adriatisches Küstenland – Zona d'operazioni del Litorale adriatico) agli ordini di Odilo Globočnik - di fronte al rafforzarsi del IX Korpus dell'Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia a est e a nord di Gorizia, con lo scopo di annientarlo[3].

Nomenclatura[modifica | modifica wikitesto]

In realtà il nome fu utilizzato anche per indicare un'operazione antipartigiana effettuata nella zona tra Carlopago e Zara da parte della 114. Jäger-Division e della 264. Infanterie-Division sull'isola di Ugliano dal 22 al 25 novembre 1943[4]. A questa, secondo alcune fonti fece seguito un'altra operazione, detta Adler II, cui partecipò sempre la 114. Jäger e inoltre la 392. (kroatische) Infanterie-Division formata con personale croato (Divisione blu), un'unità di fanteria in cui figuravano reggimenti di granatieri: 846. Infanterie-Grenadier Regiment, 847. Infanterie-Grenadier Regiment, un reggimento di artiglieria e i soliti reparti divisionali[4].

Ordine di battaglia[modifica | modifica wikitesto]

Tedeschi ed alleati[modifica | modifica wikitesto]

Il comando operativo spettava al LXXXXVII. Armee-Korps z. b. V. tedesco, da cui dipendevano le unità impiegate:

Bandiera della Germania Germania[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera della Repubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana[modifica | modifica wikitesto]

Divisione "Decima"[modifica | modifica wikitesto]
  • Battaglione Sagittario
  • Battaglione Barbarigo
  • Battaglione Lupo
  • Battaglione Nuotatori Paracadutisti
  • Battaglione Guastatori Valanga
  • Battaglione Genio Freccia
  • Gruppo d'artiglieria San Giorgio
  • Gruppo d'artiglieria Alberico da Giussano
  • 4º Reggimento Milizia Difesa Territoriale

EPLJ[modifica | modifica wikitesto]

  • IX Corpo dell'Armata popolare di liberazione della Iugoslavia (NOVJ)
    • 30ª Divisione NOVJ
    • 31ª Divisione NOVJ

Eventi[modifica | modifica wikitesto]

L'operazione venne condotta da truppe tedesche e reparti jugoslavi collaborazionisti (principalmente Cetnici e Domobranci), ma un ruolo di primo piano fu assegnato alla Divisione "Decima" (Xª MAS)[3][5][6], appena spostata sul fronte orientale italiano, i cui battaglioni erano stati da poco rodati nelle operazioni contro la Repubblica libera della Carnia (8-15 dicembre 1944).[7] I reparti, tuttavia, furono impiegati singolarmente e non nell'ambito della Grande Unità madre, come erano soliti fare i tedeschi con le truppe dei loro alleati.

All'operazione parteciparono i battaglioni Decima "Sagittario", "Barbarigo", "Lupo", aliquote dei battaglioni "Nuotatori Paracadutisti", guastatori "Valanga", genio "Freccia", e i gruppi d'artiglieria "San Giorgio" ed "Alberico da Giussano"[8].

Il piano prevedeva 10 colonne:

La 1ª colonna era formata dal Battaglione Sagittario e da tre compagnie del 10º reggimento Polizei

La 2ª colonna era interamente italiana ma fu divisa a sua volta in due colonne una diretta a Slappe d'Idria e l'altra a Chiapovano.

La 3ª e la 4ª colonna erano colonne germaniche che avrebbero puntato su Idria attraversando la Selva di Tarnova

la 5a, la 6ª e la 7ª colonna erano formate da circa 1000 uomini fra Domobranci, Ustascia e Croati

l'8ª colonna formata da tedeschi avrebbe puntato Opacchiasella

la 9ª e la 10ª colonna tedesca avrebbero percorso la valle del Vipacco.

Nell'arco offensivo solo le colonne italiane ebbero la fortuna di riuscire a penetrare in profondità nel dispositivo difensivo nemico. La 3a,4a,5ª e 6ª colonna partirono ma furono subito richiamate alle basi perché i partigiani presero l'iniziativa già dal primo giorno, di conseguenza le altre 4 colonne (7a, 8a, 9a, 10a) non partirono nemmeno. La verità era che lo stato maggiore tedesco non aveva una pallida idea di dove fosse concentrato il IX Korpus sloveno, tant'è vero che la maggior parte delle brigate partigiane si trovavano in zone fuori dal piano di accerchiamento tedesco.[9]

I reparti della Decima Mas furono divisi in 3 colonne: una colonna avrebbe puntato su Tarnova e Loqua, una seconda nel vallone di Chiapovano fino a Locavizza ed una terza da Santa Lucia d’Isonzo a Slappe e, se possibile, a Tribussa Inferiore. Il 19 dicembre la seconda colonna formata dal Barbarigo fu autocarrata verso il vallone di Chiapovano, dove arrivò il giorno 22, il comandante del Barbarigo Giorgio Farotti comprese subito che la posizione era sovrastata dai monti e predispose le difese in posizioni più difendibili.[10] Il giorno 21 avvenne il fatto che causò il fallimento dell'operazione: la macchina del generale Carallo della divisione Decima Mas venne intercettata, i partigiani poterono così appropiarsi di tutti i piani dell'operazione Adler che trovarono col corpo di Carallo. La sera del 24 iniziò il violento attacco della 19ª brigata Kosovel (affiancata dal battaglione Mazzini e dal 2º battaglione della brigata Basovizza) a Chiapovano che a causa delle perdite dovute soprattutto al tiro dei mortai e dai cannoni da 47mm che causarono enormi vuoti nelle file slave,[11] perse di spinta ma continuò con maggiore prudenza. Col calare delle luci il battaglione si ritirò a Gargaro. Un disertore del IX Korpus confermò poi che nell'attacco le brigate partigiane subirono perdite gravissime (centinaia fra morti e feriti).[10]

Sempre il 19 dicembre il Battaglione Fulmine fu autocarrato da una decina di Camion a Idria di Baccia, dove continuò appiedato la marcia verso Slappe d'Idria nella quale incontrò una linea di resistenza slovena.[12] Negli scontri di Slappe cadde il 14enne Silvestro Silvio. I tedeschi della terza colonna provarono a forzare la linea ma subirono perdite e desistettero.

Il 21 dicembre il battaglione Sagittario della prima colonna sloggiò i partigiani dall'abitato di Tarnova in breve tempo. Tarnova era difesa dal battaglione "Difesa Corpus" e da una compagnia della brigata Triestina a cui viene attribuito il cedimento. Il 23 una compagnia del Sagittario occupa Casali Nemci difeso da elementi della 22ª Brigata VDV (polizia politica) e dai già citati reparti sloveni, dove cattura prigionieri e armi leggere. I tedeschi della prima colonna coprivano invece il fianco al Battaglione Sagittario da possibili incursioni partigiane provenienti da Chiapovano. Il 24 il Sagittario fece diverse puntate offensive in direzione Loqua dove provocò perdite rilevanti agli sloveni.[13]

La situazione aveva ormai subito un equilibrio nel quale gli schieramenti non prendevano l'iniziativa vera e propria, fin quando il IX Korpus trasferì la 3ª Brigata a Chiapovano per dare il cambio alla 19ª, la quale venne a sua volta inviata a Casali Nemci per tentare un contrattacco. Contemporaneamente a Slappe d'Idria gli sloveni della "Gradnik" presero l'iniziativa con diversi contrattacchi che risultarono però sfortunati.

Nel frattempo in rinforzo della seconda colonna venne inviato il Battaglione Nuotatori paracadutisti assieme ad aliquote del 10º reggimento Polizei appoggiati da autoblinde, in tal modo vennero occupate sia Loqua e Chiapovano. Il 25 dicemebre la brigata Kosovel (secondo altre fonti c'era anche un battaglione russo), tentò la sorte e attaccò Casali Nemci difeso da una compagnia del Sagittario. Il combattimento fu molto feroce e gli sloveni circondarono l'abitato e dopo duri combattimenti riuscirono ad entrare nelle prime case del paese.[14] Ormai era questione di tempo e tutto il caposaldo sarebbe stato annientato ma arrivarono in soccorso i tedeschi che tuttavia dopo aver subito perdite vennero ricacciati dagli slavi. A seguito di ciò, il battaglione N.P. appoggiato dall'artiglieria del San Giorgio colse di sorpresa gli assedianti partigiani con un contrattacco che ruppe l'accerchiamento. I partigiani colti di sorpresa furono costretti a ritirarsi lasciando sul terreno un centinaio di morti (secondo un comunicato tedesco 300)[15]

Dopo la battaglia, la notte del 26 la compagnia del Sagittario tornò a Tarnova dopo aver subito una dozzina di perdite.

Nei due giorni seguenti ci furono solo scontri sporadici, ormai l'offensiva aveva perso la sua spinta e l'obiettivo principale non poteva più essere raggiunto. Il 28 dicembre tutte le colonne cominciarono il rientro a Gorizia che venne raggiunta il 30.

L'operazione Adler si concluse il 26 dicembre 1944 con scarsi risultati[16] e comunque effimeri[3], poiché le truppe partigiane riuscirono a sganciarsi in massima parte. Dal punto di vista militare l'azione raggiunse solo gli obiettivi secondari tra i quali stabilire presidi avanzati nel tarnovano, scompigliare la zona libera e causare perdite al nemico che furono di gran lunga superiori a quelle delle colonne dell'asse. Tuttavia l'obiettivo principale di annientare il IX Korpus venne a meno.[17]

In seguito agli scarsi risultati, il comando tedesco decise di rafforzare il dispositivo militare con una serie di presidi sul Carso, e a gennaio questo venne messo alla prova da attacchi in forze da parte jugoslava, tra i quali quello che diede origine alla battaglia di Tarnova.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I reparti partigiani jugoslavi si dispersero limitando le perdite
  2. ^ Comandante dell'IX Korpus jugoslavo
  3. ^ a b c Marino Perissinotto, La battaglia di Tarnova, su italia-rsi.org (archiviato dall'url originale il 10 dicembre 2008).
  4. ^ a b Operation Adler, su vojska.net.
  5. ^ G. Bonvicini, Decima marinai!... cit. p. 122
  6. ^ Giorgio Farotti, Sotto tre bandiere, Associazione ITALIA, 2005.
  7. ^ Luca Valente, Storia e sconfitta del "Fulmine" della Decima Mas, in Giornale di Vicenza, 17 novembre 2009. URL consultato il 9 luglio 2022 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
  8. ^ Perissinotto, in http://www.italia-rsi.org elenca anche un "battaglione Serenissima". Si tratta in realtà di una compagnia del "Valanga", la 4ª, aggregata al battaglione nel novembre 1944 e in organico allo stesso dal gennaio del 1945. Cfr. C. Cucut, cit., p. 150
  9. ^ Bersaglieri in Venezia Giulia 1943-1945 di Teodoro Francesconi pag 260-261.
  10. ^ a b Sotto tre Bandiere - una vita per la patria 1941-1946 di Giorgio Farotti.
  11. ^ Un Alpino nel battaglione Barbarigo di Pierluigi Tajana.
  12. ^ La Linea dell'Isonzo di Teodoro Francesconi pag 170.
  13. ^ Bersaglieri in Venezia Giulia 1943-1945 di Teodoro Francesconi.
  14. ^ Decima ! Gli Ennepì sì raccontano di Sergio Bozza.
  15. ^ Decima! Gli Ennepì sì raccontano di Sergio Bozza.
  16. ^ G. Bonvicini, Decima marinai!..., cit. p. 128
  17. ^ Bersaglieri in Venezia Giulia 1943-1945 di Teodoro Francesconi pag 266.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (SL) Jernej Alič, 9. Korpus-nov-a slovenjie - Od ustanovitve do osvoboditve Trsta (PDF), Lubiana, Univerza v Ljubljani, Fakulteta za Druzbene Vede, 2008.
  • Guido Bonvicini, XII Venezia Giulia, in Decima marinai! Decima comandante! La fanteria di Marina 1943-1945, Milano, Mursia, 1988.
  • Carlo Cucut, Le forze armate della RSI - Le forze di terra, Trento, Gruppo Modellistico Trentino di studio e ricerca storica, 2005.
  • Stefano Di Giusto, I reparti panzer nell'Operationszone Adriatische Kuenstenland (OZAK) 1943-1945, Mariano del Friuli, Edizioni della Laguna, 2002.
  • Riccardo Maculan e Maurizio Gamberini, Battaglione Fulmine. X° Flottiglia Mas. Cronaca e immagini tratte da documenti e memorie dei suoi reduci (marzo 1944-aprile 1945), Menin Edizioni, pp. 168.
  • AA.VV., Soldati & Battaglie della Seconda guerra mondiale. Le Forze Armate della RSI - 11 Le forze navali della RSI: Marina repubblicana e Xa MAS, a cura di Andrea Molinari, Torino, Hobby & Work, 1999.
  • Marino Perissinotto, La battaglia di Tarnova, in Storia del XX Secolo n° 20, Milano, CDL, gennaio 1997 (archiviato dall'url originale il 10 dicembre 2008).
  • Marino Perissinotto, Dove combatterono i padri, in Duri a morire, Parma, Ermanno Albertelli Editore, 2001.
  • Giorgio Pisanò, I battaglioni Fulmine e Valanga (volume II), in Gli ultimi in Grigioverde, Milano, Edizioni FPE, 1967-1969.
  • Giorgio Pisanò, Gorizia, gli slavi non passano (volume III), in Storia della Guerra Civile in Italia 1943-1945, Milano, Edizioni FPE, 1966.
  • (SL) Sara Terčič, Kratka zgodovina Trnovega in voglarjev (PDF), Nova Gorica, Univerza v Novi Gorici, Fakulteta za Humanistiko, 2011.