Nicolás Antonio Castellanos Franco

Nicolás Antonio Castellanos Franco, O.S.A.
vescovo della Chiesa cattolica
Misericordia tua
 
TitoloPalencia
Incarichi attualiVescovo emerito di Palencia (dal 1991)
Incarichi ricopertiVescovo di Palencia (1978-1991)
 
Nato18 febbraio 1935 (89 anni) a Mansilla del Páramo
Ordinato presbitero12 luglio 1959
Nominato vescovo27 luglio 1978 da papa Paolo VI
Consacrato vescovo30 settembre 1978 dall'arcivescovo Luigi Dadaglio (poi cardinale)
 

Nicolás Antonio Castellanos Franco (Mansilla del Páramo, 18 febbraio 1935) è un vescovo cattolico e missionario spagnolo, dal 4 settembre 1991 vescovo emerito di Palencia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nicolás Antonio Castellanos Franco nacque a Mansilla del Páramo, una frazione di Urdiales del Páramo, il 18 febbraio 1931. Era cugino del fisico Antonio Castellanos Mata.

Formazione e ministero sacerdotale[modifica | modifica wikitesto]

Ancora adolescente, entrò nell'Ordine di Sant'Agostino e il 10 settembre 1953 emise la professione solenne a Palencia. Compì gli studi ecclesiastici nel monastero di Santa María de la Vid a Burgos.

Il 12 luglio 1959 fu ordinato presbitero. Nel 1973 fu eletto provinciale.[1]

Ministero episcopale[modifica | modifica wikitesto]

Il 27 luglio 1978 papa Paolo VI lo nominò vescovo di Palencia. Ricevette l'ordinazione episcopale il 30 settembre successivo dall'arcivescovo Luigi Dadaglio, nunzio apostolico in Spagna, co-consacranti l'arcivescovo metropolita di Burgos Segundo García de Sierra y Méndez e quello di Valladolid José Delicado Baeza. Durante la stessa celebrazione prese possesso della diocesi.

In seno alla Conferenza episcopale spagnola fu membro della commissione per seminari e le università dal 1981 al 1990, della commissione per la pastorale dal 1984 al 1987 e della commissione per i confini dal 1987 al 1991.

Il 4 settembre 1991 papa Giovanni Paolo II accettò la sua rinuncia al governo pastorale della diocesi.

Dopo le dimissioni partì come missionario per Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, portando con sé un folto gruppo di laici e di preti operai. Con loro avviò il progetto Hombres Nuevos per cercare di migliorare le condizioni di vita nei quartieri più svantaggiati di quella città boliviana. Nel corso degli anni avviò vari progetti a servizio di donne e bambini: mense, scuole, case popolari e ospedali. Tutto ciò si combinò con visite periodiche in Spagna per raccogliere fondi e tenere conferenze.

Da Plan 3000, uno dei quartieri più poveri della città di Santa Cruz de la Sierra, nel distretto municipale n. 8, presiede la Fondazione Hombres Nuevos.

La Fondazione gestisce direttamente 15 scuole che hanno permesso l'istruzione di oltre 15 000 bambini. La Fondazione gestisce anche una scuola universitaria di teatro, informatica e turismo. Ha un programma di borse di studio scolastico a favore di oltre 500 studenti universitari. Gestisce l'unico ospedale di Plan 3000, cinque mense per bambini, un programma sanitario nelle scuole, due centri diurni per bambini, una casa per non vedenti e un incubatore di microimprese. Tra le costruzioni realizzate dalla Fondazione ci sono la "ciudad de la alegría", uno spazio con aree ricreative come una piscina e una scuola di sport; la "plaza del mechero", un ambiente ricreativo; pozzi d'acqua, case popolari e chiese. Ha anche un programma di animazione socioculturale, una banda musicale, un'orchestra sinfonica e un centro culturale.[2]

Nel documentario "En Portada" monsignor Castellanos affermò: "Con € 200 un giovane che era stato un candidato criminale ha studiato un anno all'università pubblica. Stiamo formando professionisti con sensibilità sociale. [...] Nel nord [del mondo] hai molti mezzi per vivere ma non hai ragioni per esistere. Nel sud [del mondo] ci mancano quasi tutti i mezzi ma abbiamo molte ragioni per vivere".

Per il suo lavoro ricevette numerosi riconoscimenti in Spagna e in Bolivia, il più prestigioso dei quali fu il Premio Principe delle Asturie per la concordia che gli fu assegnato nel 1998 insieme a Vicente Ferrer, Joaquín Sanz Gadea e Muhammad Yunus per "il loro lavoro disinteressato e tenace e il loro contributo esemplare in diverse aree geografiche e attività".[3]

Nel 1998 gli fu conferita la medaglia al merito municipale del consiglio comunale di Santa Cruz de la Sierra e nel 1999 fu designato "Leonés dell'anno". Nel 2001 l'Associazione spagnola dei produttori di giocattoli gli conferì il premio per il lavoro umanitario a favore dei bambini poveri. Nel 2002 la comunità autonoma di Castiglia e León gli assegnò il premio al valore umano. Nel 2006 il governo spagnolo di José Luis Rodríguez Zapatero gli conferì la medaglia d'oro per il lavoro, che gli fu imposta nell'agosto dello stesso anno dalla vicepresidente del Governo María Teresa Fernández de la Vega durante una visita di Stato in Bolivia.

Nel 2010 la televisione spagnola dedicò un servizio del programma "En Portada" alla vita di monsignor Castellanos e al suo progetto in Bolivia. Per questo lavoro la RTVE ricevette un riconoscimento da Manos Unidas, un'ONG della Chiesa cattolica spagnola impegnata in progetti per lo sviluppo nel sud del mondo.[4][5]

Genealogia episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (ES) Nicolás Castellanos Franco, El País
  2. ^ (ES) Nicolás Castellanos anuncia que se nacionalizará boliviano, in Diario Palentino. URL consultato il 17 aprile 2017.
  3. ^ (ES) Cuatro luchadores contra la pobreza, premio Príncipe de Asturias de la Concordia, in El País, 20 giugno 1998. URL consultato il 17 aprile 2017.
  4. ^ (ES) Nueva Misión, in rtve.es. URL consultato il 30 giugno 2010.
  5. ^ (ES) La marcha del señor obispo, in El País, 16 maggio 1988. URL consultato il 17 aprile 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Palencia Successore
Anastasio Granados García 27 luglio 1978 - 4 settembre 1991 Ricardo Blázquez Pérez
Controllo di autoritàVIAF (EN62826452 · ISNI (EN0000 0000 8142 469X · LCCN (ENn79100575 · GND (DE140803742 · BNE (ESXX844582 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n79100575