Walter Sordi

Walter Sordi

Walter Sordi (Roma, 23 settembre 1961) è un collaboratore di giustizia ed ex terrorista italiano, militante prima in Terza Posizione e poi nel gruppo eversivo d'ispirazione neofascista Nuclei Armati Rivoluzionari.

Intorno alla fine degli anni settanta entra in contatto con i NAR di Valerio Fioravanti intraprendendo un percorso di lotta armata terminato con la sua cattura avvenuta il 17 settembre del 1982. Subito dopo il suo arresto decise di diventare un collaboratore di giustizia e il suo pentimento, assieme a quello dell'altro neofascista Cristiano Fioravanti furono tra i più significativi nell'ambiente della destra eversiva e permisero una ricostruzione storico-giudiziaria dell'organizzazione e dei loro legami con altri gruppi criminali.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La militanza in TP[modifica | modifica wikitesto]

«Sordi nasce, cresce e si muove in tutti i gruppi umani della cosiddetta destra e con nessun agglomerato umano si riesce a trovare in accordo per più di breve tempo perché ha sempre da ridire su tutto e su tutti e il suo ridire è di cose futili per le quali fomenta attriti, sparge sfide e diviene vendicativo verso chiunque non fa parte dell'effimero che desidera avere attorno. Fa parte del bagaglio di cose negative per chiunque l'averlo avuto a fianco senza averlo voluto leggerlo [sic], perché Sordi era un libro aperto in cui era scritta la sua aridità, il suo egoismo concettuale e il suo conseguente agire di carattere esclusivamente personale ben lungi dalle spinte ideali [...]. Sordi è sempre stato in cerca di fama, in cerca di darsi importanza di fronte agli amici e alle amiche, ha sempre cercato di apparire come un mitico vichingo dei nostri tempi, un guerriero senza sonno. Ha coinvolto, con le sue parole da copione, una quantità di giovani, molti neanche giunti alla maggiore età, facendo leva sulla loro buona fede, in azione di armi per sentirsi il condottiero della situazione, alla guida di quelli che lui amava definire i suoi boys. Ragazzi che poi non ha esitato a tradire infierendo su di loro più del voluto [...]. Sordi è anche la persona che per questioni di risentimento personali derivanti dalla contesa di una ragazza accusa [un camerata...] di cose dallo stesso mai commesse»

Ancora giovanissimo inizia il suo percorso di militanza nelle file di Terza Posizione, contemporaneamente frequenta anche la sede romana del FUAN di via Siena, al quartiere Nomentano dove, verso la fine del 1978, il massiccio ingresso di alcuni militanti missini del gruppo Eur-Monteverde (come i fratelli Fioravanti, Dario Pedretti, Alessandro Alibrandi, Luigi Aronica e molti altri), comincia a mettere in discussione l'immobilismo del partito (il Movimento Sociale Italiano) e a discutere della possibilità di intraprendere un percorso di lotta armata attraverso attentati e fatti di sangue.[2]

Nel febbraio del 1979 viene arrestato per la prima volta assieme a Ciavardini.[3] Mentre, il 4 settembre del 1980 viene inviato dalla procura della Repubblica di Roma un rapporto nel quale si denunciano, per il reato di associazione sovversiva e banda armata, 28 appartenenti a Terza Posizione, tra cui lo stesso Sordi.

Assieme ad Alessandro Alibrandi e Pasquale Belsito decide di lasciare l'Italia per trasferirsi in Libano ed arruolarsi nei campi di addestramento militare della Falange Maronita, la milizia cristiana alleata di Israele.[3]

La lotta armata con i NAR[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Nuclei Armati Rivoluzionari.

Quando rientra in Italia, intorno alla metà del 1981, attratto dal carisma esercitato da Valerio Fioravanti nei confronti dei giovani di quella formazione, Sordi finì per aderire allo spontaneismo armato praticato dai Nuclei Armati Rivoluzionari.[4]

Il suo battesimo del fuoco con i NAR avviene il 19 ottobre 1981, a Milano dove, Sordi, Alibrandi e Cavallini sono giunti per regolare i conti con Giorgio Muggiani, considerato responsabile dell'arresto di Cavallini. Intercettati però da un'auto civetta della Digos di Milano, aprono il fuoco sugli agenti uccidendone due, Carlo Buonantuono e Vincenzo Tumminello, mentre un terzo agente, Franco E., rimane ferito e si rifugia dentro uno stabile. Sordi e Alibrandi prendono le armi dell'auto della Digos e Sordi, vedendo che l'agente Tumminello respira ancora, gli spara il colpo di grazia alla testa.[5]

Due giorni dopo, si replica. Il 21 ottobre 1981, con Alessandro Alibrandi, Gilberto Cavallini, Francesca Mambro, Giorgio Vale e Stefano Soderini partecipa all'agguato dove viene ucciso il capitano della Digos Francesco Straullu (e l'agente Ciriaco Di Roma) che, coordinando molte indagini sui gruppi dell'eversione nera, era mal visto negli ambienti neofascisti e accusato di torture fisiche e prepotenze sugli arrestati e abusi sessuali sulle donne.[6]

Il 5 dicembre 1981, mentre sono alla ricerca di una pattuglia della polizia da disarmare, Sordi, Pasquale Belsito, Ciro Lai e Alessandro Alibrandi ingaggiano un duro conflitto a fuoco con la Polizia stradale sulla via Flaminia, nei pressi di Roma. Alibrandi, raggiunto alla testa da un colpo sparato alle sue spalle da un agente, rimane ucciso mentre gli altri complici riescono a scappare, abbandonando il compagno morto sull'asfalto.[7] Nella sparatoria rimane ferito anche l'agente Ciro Capobianco, che poi morirà due giorni dopo in ospedale.[8]

Durante questo periodo si costruisce anche una piccola banda personale tra Vigna Clara e l'Eur chiamata Walter's Boys, formata da un gruppo di giovani fedelissimi fiancheggiatori e aspiranti eversivi: studenti che vivono ancora con i genitori in ambienti borghesi che offrono nascondigli e, all'occorrenza, vengono premiati con la partecipazione sul campo a qualche azione.[9]

Il 5 marzo 1982, un commando dei NAR (Sordi, Francesca Mambro, Giorgio Vale, Stefano Procopio, Roberto Nistri, i fratelli Ciro e Livio Lai e Fabrizio Zani) rapinano la Banca Nazionale del Lavoro di Piazza Irnerio a Roma. Nel darsi alla fuga all'esterno trovano le forze dell'ordine con cui ingaggiano un violento conflitto a fuoco in cui Alessandro Caravillani, studente di 17 anni del Liceo Artistico che passava di lì per caso, muore colpito alla testa da una pallottola di rimbalzo.[10] Anche Francesca Mambro è ferita gravemente e trasportata nel pronto soccorso dell'ospedale San Filippo Neri verrà poi arrestata.[11]

Anche il 24 giugno 1982 Cavallini, Sordi, Vittorio Spadavecchia e Pierfrancesco Vito (due giovanissimi militanti alla prima vera azione) sono intenti nell'ennesimo disarmo di una pattuglia in servizio davanti alla sede dell'OLP di Roma.[12] Gli agenti Antonio Galluzzo e Giuseppe Pillon, sorpresi dal commando di terroristi, sono raggiunti da numerosi colpi d'arma da fuoco che uccidono il primo e feriscono il secondo.[13]

Walter Sordi venne arrestato il 17 settembre 1982, in un villino di Lavinio, catturato assieme al palermitano Enrico Tomaselli e a Stefano Comune. Subito dopo l'arresto decide di collaborare con la magistratura e comincia a raccontare particolari inediti dell'eversione nera. Arrivano per lui i benefici di legge e dopo circa un anno e mezzo di carcere viene ammesso agli arresti domiciliari protetti, presso la caserma dei carabinieri di Forlimpopoli, di Ascoli Piceno prima di essere trasferito in una località protetta.[14]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tassinari, 2008, p. 396.
  2. ^ Sentenza Corte d'Assise di Bologna, 11 luglio 1988 Archiviato il 5 marzo 2016 in Internet Archive. su Stragi.it
  3. ^ a b Caprara, 2007, p. 299.
  4. ^ Sentenza Ciavardini sulla Strage di Bologna Archiviato il 24 settembre 2015 in Internet Archive. su Stragi.it
  5. ^ Tassinari, 2008, p. 175.
  6. ^ L'attentato a Ciriaco Di Roma e Francesco Straullu Archiviato il 7 settembre 2014 in Internet Archive. su Rete degli Archivi.
  7. ^ Uccisi a 20 anni e dimenticati. La Spoon River delle divise su Il Corriere della Sera.
  8. ^ Schede: Ciro Capobianco Archiviato il 22 ottobre 2007 in Internet Archive. su Vittimeterrorismo.it
  9. ^ Caprara, 2007, p. 300.
  10. ^ Tassinari, 2008, p. 628.
  11. ^ Bianconi, 2007, p. 51.
  12. ^ Schede: Antonio Galluzzo Archiviato il 13 maggio 2012 in Internet Archive. su Vittimeterrorismo.it
  13. ^ Tassinari, 2008, p. 223.
  14. ^ Caprara, 2007, p. 302.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Bianconi, A mano armata. Vita violenta di Giusva Fioravanti, Baldini Castoldi Dalai, 2007, ISBN 978-88-6073-178-4.
  • Tassinari Ugo Maria, Fascisteria. Storie, mitografia e personaggi della destra radicale in Italia, Sperling & Kupfer, 2008, ISBN 88-2004-449-8.
  • Andrea Colombo, Storia Nera, Cairo, 2007, ISBN 88-60520-91-6.
  • Riccardo Bocca, Tutta un'altra strage, Bur, 2011, ISBN 88-58602-78-1.
  • Mario Caprara, Gianluca Semprini, Destra estrema e criminale, Newton Compton, 2007, ISBN 88-54108-83-9.
  • Achille Melchionda, Piombo contro la Giustizia. Mario Amato e gli altri magistrati assassinati dai terroristi, Pendragon, 2010.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]