Monastero di San Marco

Monastero di San Marco
L'entrata del monastero
StatoBandiera della Palestina Palestina[1]
LocalitàGerusalemme
Coordinate31°46′33.43″N 35°13′49.72″E / 31.775952°N 35.230478°E31.775952; 35.230478
Religionecristiana ortodossa siriaca
TitolareMarco evangelista
DiocesiArcidiocesi d'Israele, Palestina e Giordania
Consacrazione73 d.C.
Il Qurbana celebrato nel monastero

Il complesso del monastero di San Marco comprende il monastero stesso e la chiesa di San Marco nella città Vecchia di Gerusalemme in Israele. Appartiene alla chiesa ortodossa siriaca di cui è sede episcopale[2]. Secondo un'iscrizione rinvenuta durante un restauro nel 1940, la chiesa sorge sul punto in cui era situata la casa di Maria madre dell'evangelista Marco[3][4][5]. Secondo la tradizione siriaca, questo luogo fu scelto dagli apostoli per essere la prima chiesa della Cristianità[6][7].

Eventi biblici[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la tradizione siriaca questo fu il luogo dell'Ultima Cena di Gesù Cristo[3], nonostante gli studiosi siano concordi nel collocarla nel Cenacolo presso la tomba di Davide[8][9]. Seguendo la tradizione, questo è il luogo in cui avvennero altri episodi narrati nella Bibbia[9]: Gesù lava i piedi ai suoi discepoli[7][10], Mattia viene eletto tra gli apostoli al posto di Giuda Iscariota[11], Gesù mostra a San Tommaso le stimmate[12], lo Spirito Santo scende in terra a Pentecoste[13] e San Pietro si rifugia qui, dopo essere fuggito di prigione con l'aiuto di un angelo[14].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'attuale edificio risale al XII secolo e fu costruito sui resti di una cappella del IV secolo[6]. La chiesa ortodossa siriaca venne costituita nel VI secolo da Giacomo Baradeo. Successivamente la comunità cristiana siriaca subì numerose persecuzioni, perdendo molti dei propri possedimenti e stabilì presso la chiesa di San Marco il seggio dell'arcivescovo di Gerusalemme[15]. Fu saltuariamente sede del vescovo a partire dal 793 e, permanentemente, dal 1471[16]. La chiesa fu quasi completamente distrutta nel 1009[7]. Il monastero fu abbandonato sotto la dominazione turca e ristrutturato nel 1855 per essere poi ampliato nel 1880[7].

Fu meta di pellegrinaggi fin dal IV secolo, quando fu visitato dal pellegrino di Bordeaux e da Egeria[7].

Patrimonio librario[modifica | modifica wikitesto]

La biblioteca del monastero è una delle più importanti di Gerusalemme. All'interno del sito sono presenti oltre 350[17] documenti di varie epoche, la maggior parte dei quali in siriaco.

Nel 1947, l'arcivescovo Athanasius Yeshue Samuel acquistò da un antiquario, per circa 100 dollari, quattro rotoli di Qumran che prenderanno il nome di "rotoli di San Marco" (1QIsa, 1QpHab, 1QS, 1QapGen). Nel 1954 vennero venduti a Yigael Yadin per 250 000 dollari, il quale venne a conoscenza della possibilità di acquistarli attraverso un'inserzione nel Wall Street Journal[18].

L'interno[modifica | modifica wikitesto]

L'iscrizione all'interno del monastero

All'interno della chiesa è presente un dipinto della Vergine Maria attribuito a San Luca[19].

Un'iscrizione, rinvenuta durante un restauro nel 1940 e fatta comunemente risalente al VI secolo[3] (non autentica, secondo alcuni studiosi[20]), è in siriaco[3]:

«Questa è la casa di Miriam, madre di Giovanni, chiamato Marco. L'edificio fu consacrato come chiesa dagli Apostoli, nel nome della Vergine Maria, dopo l'ascensione di nostro Signore Gesù al Paradiso, e fu ricostruito nell'anno 73, dopo la distruzione di Gerusalemme da parte dell'imperatore Tito.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gerusalemme Est è amministrata de facto da Israele nonostante la maggioranza degli Stati dell'ONU non la riconosca come appartenente a tale Stato.
  2. ^ AA.VV., Israele e i territori palestinesi, pp. 454, ISBN 978-88-6639-096-1.
  3. ^ a b c d MenasheHarEl, p. 312.
  4. ^ Atti Atti 12,12, su laparola.net.
  5. ^ (EN) Rivka Gonen, Biblical Holy Places: An Illustrated Guide, 2000, pp. 118, ISBN 978-0-8091-3974-3.
  6. ^ a b (EN) St. Mark Syrian Church, su projects.jerusalemfoundation.org. URL consultato il 24 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2017).
  7. ^ a b c d e Oden2011, pp. 96-100.
  8. ^ (EN) LaMar C. Berrett, Discovering the World of the Bible, 30 aprile 1996, pp. 59-60, ISBN 978-0-910523-52-3.
  9. ^ a b (EN) Church of St Mark, su seetheholyland.net. URL consultato il 24 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2020).
  10. ^ Gv Giovanni 13,5-7, su laparola.net.
  11. ^ Atti Atti 1,21-26, su laparola.net.
  12. ^ Gv Giovanni 20,24-29, su laparola.net.
  13. ^ Atti Atti 2,1-4, su laparola.net.
  14. ^ Atti Atti 1,1-12, su laparola.net.
  15. ^ Jean-François Colosimo, Il silenzio degli angeli. Viaggio tra monasteri e voci dell'oriente cristiano, ISBN 978-88-16-30399-7.
  16. ^ (EN) Minority Communities in Israel: The Christian Communities of Israel, su jewishvirtuallibrary.org.
  17. ^ (EN) HMML Begins First Manuscript Preservation Project in Jerusalem, su hmml.org. URL consultato il 24 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2017).
  18. ^ (EN) Peter W. Flint, The Dead Sea Scrolls, pp. 3-7, ISBN 978-0-687-49449-1.
  19. ^ (EN) O'Mahony A., Loosley E., Eastern Christianity in the Modern Middle East, pp. 21, ISBN 978-0-415-54803-8.
  20. ^ Andrew Palmer, Geert Jan van Gelder, Syriac and Arabic Inscription at the Monastery of St Mark's in Jerusalem, in Oriens Christianus, vol. 78, 1994. URL consultato il 15 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale l'8 giugno 2020).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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