Marco Boato

Marco Boato

Co-Presidente di Europa Verde
In carica
Inizio mandato10 luglio 2021
ContitolareFiorella Zabatta
PredecessoreCarica istituita

Segretario della Camera dei deputati
Durata mandato6 maggio 1992 –
14 aprile 1994
PresidenteOscar Luigi Scalfaro
Giorgio Napolitano

Durata mandato20 giugno 1996 –
29 maggio 2001
PresidenteLuciano Violante

Durata mandato30 maggio 2006 –
28 aprile 2008
PresidenteFausto Bertinotti

Presidente del Gruppo misto
alla Camera dei deputati
Durata mandato5 giugno 2001 –
18 maggio 2006
PredecessoreMauro Paissan
SuccessoreSiegfried Brugger

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato2 luglio 1987 –
22 aprile 1992
LegislaturaX
Gruppo
parlamentare
Federalista Europeo Ecologista
CircoscrizioneTrentino-Alto Adige
CollegioTrento
Incarichi parlamentari
  • Membro della Giunta per il Regolamento
  • Membro della I Commissione (Affari Costituzionali della Presidenza del Consiglio e Interni)
  • Membro della Commissione Speciale per l'esame dei Disegni di Legge di conversione di Decreti Legge
  • Membro del Comitato per la Comunicazione e l'Informazione Esterna
Sito istituzionale

Deputato della Repubblica Italiana
LegislaturaVIII, XI, XIII, XIV, XV
Gruppo
parlamentare
VIII:
- PR (fino al 1983)
- Misto (dal 1983)
XI: Verdi
XIII: Misto/Verdi-L'Ulivo
XIV: Misto/Verdi-L'Unione
XV:
- Misto (fino al 4/05/2006)
- Misto/Verdi (dal 4/05/2006 al 18/05/2006)
- Verdi (dal 18/05/2006)
CircoscrizioneVIII: Venezia
XI: Trento
XIII-XV: Trentino-Alto Adige
CollegioXIII-XIV: Rovereto
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoEuropa Verde (dal 2021)
In precedenza:
LC (1968-1973)
CpS (1973-1975)
DP (1975-1979)
PR (1979-1986)
LV (1986-1990)
FdV (1990-2013)
GI (2013-2021)
Titolo di studioLaurea in sociologia
ProfessioneDocente universitario, giornalista

Marco Boato (Venezia, 27 luglio 1944) è un politico italiano. È stato deputato alla Camera per 5 legislature (VIII, XI, XIII, XIV e XV) e senatore della Repubblica nella X legislatura.

Già membro del consiglio di presidenza della Federazione dei Verdi[1], è stato membro del consiglio federale nazionale del partito.[2]

Dal 10 luglio [[2021]] è, insieme a Fiorella Zabatta, presidente del consiglio federale di Europa Verde.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Inizi nell'estrema sinistra[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Venezia, ma trentino di adozione, laureato in sociologia, partecipò alla contestazione studentesca del Sessantotto che ebbe origine dall'occupazione della facoltà di sociologia di Trento. Proprio nella facoltà di sociologia nel 1969 fondò, assieme ad Adriano Sofri, Paolo Sorbi, Mauro Rostagno, Guido Viale, Paolo Brogi e Giorgio Pietrostefani il movimento politico comunista Lotta Continua[3].

Cristiano progressista, nel 1973 fu tra i promotori dell'organizzazione politica e culturale Cristiani per il Socialismo.[4]

Successivamente passò al Partito Radicale di Marco Pannella, che abbandonò per dare vita alla Federazione delle Liste Verdi.

Attività parlamentare[modifica | modifica wikitesto]

Boato assieme a Marco Pannella alla Conferenza dei parlamentari della Comunità europea del 1990

Alle elezioni politiche del 1987 viene candidato al Senato della Repubblica, ed eletto senatore per una lista congiunta tra le Liste Verdi, Partito Socialista Italiano, Partito Socialista Democratico Italiano e Partito Radicale, i cui eletti in Parlamento espressero il «Gruppo Federalista Europeo Ecologista».

Dissoltosi il PSI dopo lo scandalo di Tangentopoli e subentrata la «Seconda Repubblica», nella XIII legislatura come deputato dei Verdi ha proposto un disegno di legge sulla libertà religiosa[5] ed è stato il primo firmatario della mozione a difesa del partito radicale transnazionale dalla richiesta di espulsione dall'ECOSOC avanzata dalla Russia di Vladimir Putin: la mozione fu approvata l'11 ottobre 2000 dalla maggioranza assoluta dei componenti della Camera dei deputati[6].

Rieletto in Parlamento nella XIV legislatura, è stato capogruppo del gruppo parlamentare misto alla Camera, mentre nella XV legislatura ha ricoperto l'incarico di Segretario di Presidenza ed è stato componente della I Commissione, Affari Costituzionali.

Detiene il record per il discorso più lungo tenuto nella storia della Camera dei deputati italiana, per l'intervento che pronunciò nel 1981 della durata di oltre 18 ore[7]: si trattava di un discorso di 18 ore e 5 minuti contro la proroga di un anno del fermo di polizia previsto dal dl Cossiga.[8]

Marco Boato con il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel suo studio al Quirinale nel 2001

Alle elezioni politiche del 2001 viene ricandidato nel collegio uninominale di Rovereto, sostenuto dalla coalizione di centro-sinistra L'Ulivo in quota Girasole (lista elettorale che univa i Verdi con i Socialisti Democratici Italiani di Enrico Boselli), dove viene riconfermato deputato alla Camera con il 50,84% dei voti contro i candidati della Casa delle Libertà Marco Zenatti (42,1%) e Andrea Peroni della Lista Di Pietro (7,07%)[9]. Nel corso della XIV legislatura è stato componente della Giunta per il regolamento, della Commissione parlamentare per le questioni regionali e della 1ª Commissione Affari Costituzionali, della Presidenza del consiglio e interni, mentre l'unica proposta andata effettivamente in Gazzetta Ufficiale è stata la legge Boato, di attuazione del nuovo articolo 68 della Costituzione Italiana[10]. Il provvedimento, oltre a estendere l'insindacabilità dei membri del Parlamento, prevedeva l'obbligo per i magistrati di distruggere tutte le intercettazione telefonica su utenze di privati che parlano con i parlamentari e tutti i tabulati telefonici degli apparecchi dei parlamentari (a meno che il Parlamento non conceda l'autorizzazione di utilizzare il materiale)[10]. In merito alla legge il giurista Franco Cordero la definì«una mostruosità»[10], «uno sgorbio normativo» che ha «contraffatto la procedura penale» a opera di «ignoranti chierici del garantismo bicamerale»[10], «norma indecorosa, scritta con i piedi, grossolanamente invalida»[10]. La norma è stata sonoramente bocciata dalla Corte costituzionale nel 2007[10]. Nella stessa legislatura firmò un emendamento che consentiva il rientro in servizio dei dipendenti pubblici sospesi o autopensionati in seguito a processi penali finiti con l'assoluzione[10]. A beneficiare di questa legge fu il giudice Corrado Carnevale[10], dimessosi nel 2001 dopo una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa e successivamente assolto in Cassazione.[10]

Nel 2013 entra a far parte della direzione del nuovo soggetto ecologista di Monica Frassoni Green Italia.

Il 10 luglio 2021 viene eletto presidente del consiglio federale del neonato partito Europa Verde.[11]

Prese di posizione[modifica | modifica wikitesto]

Le sue proposte di legge, avanzate in sede di Bicamerale D'Alema, sono note col nome di «bozze Boato» e prevedevano la separazione delle carriere tra i magistrati[10], l'abolizione dell'obbligatorietà della pena[10] e la riduzione dei poteri del pubblico ministero[10]. Un'altra proposta contenuta nelle «bozze» fu il ddl Boato di modifica dell'articolo 87, collegato al caso Sofri-Bompressi, che concedeva al Presidente della Repubblica il diritto esclusivo di concedere la grazia, cosa poi concessa per pronuncia della Corte costituzionale nel caso dello stesso Bompressi. Stefano Rodotà commentò in maniera allarmata le proposte della Bicamerale, sottolineando che in essa «non ha soffiato affatto alcuno spirito costituente»[10], e aggiungendo che i: «costituenti vedevano nella magistratura un corpo di garanzia. I nuovi costituenti la considerano un corpo potenzialmente deviante, una categoria sospetta e pericolosa. Così la sua autonomia viene complessivamente depotenziata. L'intera giurisdizione viene attratta nell'orbita della politica. Proprio mentre un potere politico, che tende a essere sempre meno controllabile nelle sedi parlamentari, richiederebbe un controllo di legalità il più forte e indipendente possibile. Questa non è una seria e meditata riforma costituzionale. È un regolamento di conti della classe politica contro la magistratura».[10]

Nel corso del suo ultimo mandato parlamentare Boato ha presentato due proposte di legge a favore dell'amnistia: la prima proposta prevedeva la cancellazione delle condanne «non superiori nel massimo a cinque anni» (compresa la corruzione), mentre la seconda prevedeva di cancellare le pene fino a tre anni[10]. Il 19 luglio 2006 votò contro la richiesta di arresto dei giudici di Bari per Raffaele Fitto[10], e nel 2007 ha osteggiato la proposta di Pier Ferdinando Casini in commissione Affari costituzionali in merito al test antidroga a cui i parlamentari dovrebbero sottoporsi. Con un voto unito da parte della maggioranza a favore dell'emendamento di Boato, la proposta è stata bocciata[12].

Posizioni politiche[modifica | modifica wikitesto]

Rapporto tra politica e magistratura[modifica | modifica wikitesto]

Boato si è distinto per le sue risolute posizioni a favore dei politici implicati in vicende giudiziarie. Infatti nel 1988, in seguito agli arresti di Ovidio Bompressi, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri per l'omicidio Calabresi (chiamati in causa da Leonardo Marino), accusò i carabinieri e magistrati milanesi di aver architettato un mega-complotto contro Lotta Continua: tutti gli indagati saranno ritenuti colpevoli da due sentenze della Corte suprema di Cassazione (processo principale e quello di revisione).[10]

Nel 1993 attaccò il pool di Mani pulite che, in base alla legge italiana, arrestarono per falsa testimonianza il democristiano Enzo Carra (poi condannato con sentenza definitiva)[10]. Nel corso degli anni Boato ha mantenuto fede a questa linea votando in Parlamento contro l'arresto di Cesare Previti (accusato di corruzione in atti giudiziari nel 1998)[10] e Marcello Dell'Utri (per fatti di mafia ed estorsione nel 1999)[10], entrambi esponenti di spicco in Forza Italia.

Nel 1999 propose un'amnistia per i reati di Tangentopoli, anche se preferì chiamarla «soluzione politica per Tangentopoli che si faccia carico di tutte le emergenze, anche quella di Craxi».[10]

Procedimenti giudiziari[modifica | modifica wikitesto]

Citato in giudizio dal giudice Guido Salvini per dichiarazioni oltraggiose, diffamatorie e calunniose nei suoi confronti rese durante il processo contro Sofri e altri ex militanti di Lotta Continua, Marco Boato è stato dichiarato insindacabile dal Senato il 31 gennaio 2001 ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione italiana: dopo che la seconda sezione civile della Corte d'appello di Milano, il 5 febbraio 2003, ha impugnato questa declaratoria del Senato[13], la Corte costituzionale l'ha annullata con sentenza n. 329 del 13 ottobre 2006[14].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Econews del 5 marzo 2010, su verdi.it, Verdi.it, 5 marzo 2010. URL consultato il 6 aprile 2010 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2011).
  2. ^ Componenti del Consiglio Federale nazionale (quota nazionale) eletti, su verdi.it, Verdi.it, 24 novembre 2013. URL consultato il 16 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 21 febbraio 2014).
  3. ^ Marco Boato: Il nostro '68 aiutò la città, in la Repubblica, 9 settembre 2000. URL consultato il 12 novembre 2008.
  4. ^ Gianpaolo Tessari, La dinastia dei "Boatos", in Trentino, 6 marzo 2008. URL consultato l'11 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
  5. ^ 'Perché temere una disciplina della libertà religiosa conforme a Costituzione?' 2011, § 2, OAIster, EBSCOhost, viewed 3 November 2015.
  6. ^ Marco Perduca, Operazione Idigov. Come il Partito Radicale ha sconfitto la Russia di Putin alle Nazioni Unite, Roma, Reality Book, 2014, pp. 241-242.
  7. ^ Antonio Glauco Di Casanova, I "discorsi-fiume" al Parlamento italiano, in Radio Radicale, 1º dicembre 1993. URL consultato il 5 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2007).
  8. ^ Aldo Cazzullo, Ostruzionismo, 50 anni di Aula-spettacolo. La resistenza di Almirante e le poesie del Pci, in Corriere della Sera, 15 settembre 2005. URL consultato il 21 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 10 aprile 2011).
  9. ^ Archivio storico elezioni, su elezionistorico.interno.gov.it.
  10. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u Peter Gomez e Marco Travaglio, Se li conosci li eviti, Milano, Chiarelettere, 2008.
  11. ^ Nasce Europa Verde,"rilanciamo ambientalismo politico", su ANSA.
  12. ^ Alessandra Arachi, Droga e onorevoli, no al test proposto da Casini, in Corriere.it, 25 luglio 2007. URL consultato il 16 febbraio 2014.
  13. ^ N. 13 RICORSO PER CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE 4 agosto 2004, in Gazzetta Ufficiale, 20 ottobre 2004. URL consultato il 20 gennaio 2018.
  14. ^ Sentenza 13 ottobre 2006, n. 329, su eius.it, eius.it. URL consultato il 20 gennaio 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Presidente del Gruppo misto
alla Camera dei deputati
Successore
Mauro Paissan 5 giugno 2001 - 18 maggio 2006 Siegfried Brugger
Controllo di autoritàVIAF (EN233777466 · ISNI (EN0000 0003 8541 9494 · SBN CFIV088956 · LCCN (ENn79084143 · GND (DE1166902064 · BNF (FRcb12346166f (data) · J9U (ENHE987009899861305171 · CONOR.SI (SL79362915 · WorldCat Identities (ENlccn-n79084143