Marco Travaglio

Marco Travaglio nel 2010

Marco Travaglio (Torino, 13 ottobre 1964) è un giornalista, saggista e scrittore italiano, dal 3 febbraio 2015 direttore della versione cartacea de il Fatto Quotidiano[1].

Le sue principali aree di interesse sono la cronaca giudiziaria e l'attualità politica, occupandosi di questioni che spaziano dalla lotta alla mafia ai fenomeni di corruzione.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

È figlio di un geometra torinese, «progettista di treni alla Fiat Ferroviaria»;[2] suo fratello, Franco Travaglio, è autore, regista e librettista di musical moderno.[3] Dopo aver conseguito la maturità classica presso il liceo salesiano Valsalice di Torino con la votazione di 58/60[4], si è laureato in lettere moderne con una tesi in storia contemporanea presso l'Università degli Studi di Torino all'età di 32 anni[5] dopo esser già divenuto, nel 1986, giornalista professionista.[6] Ha cominciato la propria attività come giornalista freelance in piccole testate di area cattolica, come Il nostro tempo, dove lavorava all'epoca anche Mario Giordano.[7]

La collaborazione con Indro Montanelli[modifica | modifica wikitesto]

Il Giornale[modifica | modifica wikitesto]

A Il nostro tempo conobbe Giovanni Arpino, che lo presentò a Indro Montanelli.[8] Questi, alla vigilia di Pasqua del 1987, lo chiamò a collaborare a il Giornale come vice-corrispondente da Torino,[5] incarico che durò fino al 1992. In quell'anno rifiutò una proposta di ingaggio a la Repubblica motivando molti anni dopo tale scelta col fatto che, considerandosi convinto anticomunista, non apprezzava la vicinanza politica all'area di sinistra del quotidiano romano[5]. Tuttavia, si espresse sulla medesima scelta anche nelle introduzioni dei libri che ha dedicato a Montanelli[9][10]: in essi raccontò di essere stato intenzionato ad accettare a malincuore l'offerta di Repubblica dato il trattamento econonomico offerto (essendo in vista del matrimonio) e poiché il direttore generale de "Il Giornale" gli aveva garantito non esservi possibilità di assunzione al momento; ma quest'ultima posizione cambiò dopo una scenata del direttore.

In ogni caso scelse allora di rimanere con Montanelli, che così lo assunse stabilmente nella sua redazione.[5]

La Voce[modifica | modifica wikitesto]

Marco Travaglio lavorò per il Giornale fino al 1994, quando, insieme ad altri cinquanta redattori, lo lasciò per seguire Montanelli a La Voce, il nuovo quotidiano che questi costituì dopo aver abbandonato il Giornale, da lui fondato venti anni prima. Durante l'esperienza a La Voce ebbe modo di collaborare con Enzo Biagi per il programma televisivo Il Fatto, su Rai Uno. Al tempo Travaglio curava nel quotidiano di Montanelli la rubrica Una voce poco fa, in cui dava evidenza delle contraddizioni in cui incappavano uomini politici con le loro dichiarazioni; la collaborazione con Biagi nacque dalla volontà di quest'ultimo di sceneggiare tali pezzi all'interno della sua trasmissione.[11]

Con riferimento al periodo di collaborazione con il Giornale e La Voce, Montanelli, nella prefazione a un libro di Travaglio, ebbe a scrivere di lui:

«È un Grande Inquisitore, da far impallidire Vyšinskij, il bieco strumento delle purghe di Stalin. Non uccide nessuno. Col coltello. Usa un'arma molto più raffinata e non perseguibile penalmente: l'archivio. Immaginate il dossier che un simile segugio può aver compilato su Berlusconi, che a pranzo ha completamente dimenticato ciò che ha detto a colazione»

Il periodo con la Repubblica[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la chiusura de La Voce, nel 1995, Travaglio ebbe collaborazioni come freelance con diversi quotidiani e periodici, fra cui Sette, Cuore, Il Messaggero, Il Giorno, L'Indipendente, Il Borghese, la Padania e ancora con il programma di Enzo Biagi Il Fatto.[6] Nel 1997, in occasione del 25º anniversario della morte del commissario Luigi Calabresi, curò sul settimanale di destra Il Borghese la pubblicazione, in versione integrale e a puntate, delle intercettazioni telefoniche al movimento Lotta Continua (che coinvolgevano fra gli altri Gad Lerner, Giuliano Ferrara, Andrea Marcenaro e Luigi Manconi), riguardanti le telefonate avvenute il giorno seguente l'arresto di Adriano Sofri per l'accusa di essere il mandante dell'omicidio Calabresi.[12] Sempre nel 1997 collaborò per qualche mese con la Padania, neonato quotidiano ufficiale della Lega Nord.[13][14]

Nel 1998 veniva assunto a la Repubblica come redattore ordinario a Torino per la cronaca giudiziaria.[15] Nel 2001 con il quotidiano romano concordò poi un contratto da collaboratore fisso, che proseguì solo fino al 2002.[6] Per la Repubblica tenne una rubrica on-line dal titolo Carta canta, uno spazio in cui sottolineava le incoerenze dei politici italiani, dei commentatori e dei suoi colleghi, attingendo dalle fonti archivistiche giornalistiche. Sempre per il quotidiano fondato da Scalfari curò ancora, nell'edizione cartacea torinese, una rubrica di posta coi lettori intitolata Il Cittadino.

Intervista di Daniele Luttazzi

Lo stesso argomento in dettaglio: Intervista a Marco Travaglio a Satyricon.

È del periodo in cui è redattore torinese a la Repubblica la sua clamorosa intervista rilasciata a Daniele Luttazzi alla trasmissione Satyricon, in onda il 14 marzo 2001 su Rai 2. Tale evento lo renderà famoso al pubblico televisivo e lo metterà al centro di aspre polemiche e dibattiti sulla libertà d'informazione e di stampa e sulla censura della satira in Italia.[16][17][18][19] Qui, due mesi prima delle elezioni politiche del 2001, il giornalista presenta il suo libro-inchiesta L'odore dei soldi, scritto con Elio Veltri, in cui è affrontata l'origine dell'arricchimento di Silvio Berlusconi e sono presentati documenti su atti processuali che descrivono possibili coinvolgimenti del Cavaliere e del suo stretto collaboratore Marcello Dell'Utri con esponenti di Cosa nostra. Dopo quell'intervista vari soggetti (Silvio Berlusconi, Forza Italia, Mediaset, Fininvest i principali) intenteranno in totale 8 cause civili per danni contro gli autori e l'editore del libro, nonché contro i responsabili della trasmissione Rai; tutte le cause si concluderanno con il respingimento di tali domande.[20][21][22] Dopo quell'intervista il programma dello showman sarà sospeso per una settimana e nella stagione successiva rimosso dai palinsesti Rai tra mille polemiche, che rinfocoleranno ulteriormente a distanza di un anno quando il Cavaliere – ormai presidente del Consiglio – pronuncerà in conferenza stampa da Sofia il cosiddetto "editto bulgaro".

Il periodo con L'Unità[modifica | modifica wikitesto]

Marco Travaglio nel 2006

Nel settembre 2002, chiamato dai direttori Furio Colombo e Antonio Padellaro, Travaglio inizia una collaborazione con l'Unità come editorialista e commentatore, fino al 2009[6][23].

Per il quotidiano Travaglio ha curato una rubrica satirica,[24] originariamente intitolata Bananas, in riferimento, sia al film Il dittatore dello stato libero di Bananas di Woody Allen, sia alla frase del 2001 di Gianni Agnelli sulle opinioni di alcuni giornali stranieri riguardo a un'eventuale vittoria elettorale di Silvio Berlusconi: «La cosa che mi è dispiaciuta è che alcuni giornali stranieri hanno dato giudizi sul possibile presidente del Consiglio, rivolgendosi al nostro elettorato come all'elettorato di una repubblica delle banane».[25] Con l'avvento del governo Prodi la rubrica ha poi cambiato nome in Uliwood Party, in riferimento al film Hollywood Party e alla coalizione politica di centro-sinistra L'Ulivo. Nel 2007 questa rubrica ha portato il suo autore a vincere il Premio Satira Politica di Forte dei Marmi[26].

Dopo le elezioni politiche del 2008 la sua rubrica si trasforma in Ora d'Aria, e, dall'ottobre 2008, in seguito alla riduzione di formato de l'Unità susseguente alla nomina di Concita De Gregorio come nuovo direttore, ne veniva ridotta la pubblicazione al solo lunedì. Contestualmente, per gli altri giorni della settimana, cura una nuova rubrica più breve, in terza pagina, dal nome Zorro, in onore del programma radiofonico di Oliviero Beha Radio Zorro. Il 29 giugno 2009 Travaglio si congeda dai suoi lettori de l'Unità preannunciando il suo passaggio al nuovo giornale, il Fatto Quotidiano: la rubrica Zorro termina il 30 giugno mentre Ora d'Aria chiude definitivamente a settembre.

In una puntata della trasmissione Annozero di Michele Santoro ha anche espresso il suo parere negativo nei confronti della riforma Mastella – approvata all'unanimità dalla Camera nell'aprile 2007 (447 Sì, nessun No, 7 astenuti) e mai approvata al Senato per l'anticipata interruzione della XV Legislatura – da lui considerata una "legge bavaglio", poiché fortemente limitativa nell'utilizzo da parte dei giornalisti delle intercettazioni telefoniche. Nel dicembre 2007 si è anche espresso negativamente sull'ipotesi di concessione della grazia all'ex funzionario del Sisde Bruno Contrada, condannato a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa.[27] A causa di questa posizione è stato duramente contestato da Giuliano Ferrara su Il Foglio.

L'8 settembre 2007 ha partecipato con un lungo intervento alla manifestazione V-Day organizzata da Beppe Grillo in Piazza Maggiore a Bologna. Il 25 aprile 2008 ha aderito al V2-Day, partecipando alla manifestazione in Piazza San Carlo a Torino.[28] Nel 10 maggio 2008, nel corso della trasmissione condotta da Fabio Fazio sulla terza rete televisiva della Rai, Travaglio ha parlato del neopresidente del Senato di allora Renato Schifani, eletto nelle liste del PdL, in riferimento a rapporti societari con persone a vario titolo collegate con attività mafiose. Da questo intervento è nato un "caso" molto discusso nei media con forti prese di posizione da entrambe le parti.[29] Per queste affermazioni Schifani ha querelato Travaglio.[30] L'8 luglio 2008 ha partecipato al No Cav Day, organizzato da Paolo Flores d'Arcais, Furio Colombo e Pancho Pardi per protesta contro le cosiddette "leggi canaglia" varate nei primi mesi del governo Berlusconi IV. Oltre a lui e agli organizzatori, sul palco si sono alternati Antonio Di Pietro, Sabina Guzzanti, Rita Borsellino, Moni Ovadia e, in video conferenza, Beppe Grillo. L'associazione nazionale dei giornalisti tedeschi (DJV, Deutscher Journalisten-Verband) gli ha conferito nel 2009 il "premio per la libertà di stampa": Pressefreiheit Preis.[31] La decisione è stata accompagnata da una dichiarazione del presidente dell'associazione Michael Konken: «Onoriamo in Marco Travaglio un collega coraggioso e attento, che si impegna contro tutti gli ostacoli per difendere la libertà di stampa in Italia».

La fondazione de Il Fatto Quotidiano[modifica | modifica wikitesto]

Marco Travaglio a Perugia nel 2011

Marco Travaglio è cofondatore, editorialista e - dal 3 febbraio 2015 - direttore de il Fatto Quotidiano,[32] giornale nato il 23 settembre 2009 sotto la direzione di Antonio Padellaro. La compagine sociale del giornale comprendeva lo stesso Travaglio, il direttore Padellaro e altri giornalisti membri della redazione.[33]

Il 17 febbraio 2010 gli viene assegnato il Premiolino.[34]

Il 3 febbraio 2015 il consiglio di amministrazione del Fatto delibera la sua nomina come nuovo direttore del giornale succedendo a Padellaro, che rimane editorialista e viene nominato presidente della Società Editoriale il Fatto.[35]

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Il 14 marzo 2001 viene invitato da Daniele Luttazzi alla trasmissione Satyricon (Rai Due). L'intervista verte sul libro-inchiesta L'odore dei soldi, da lui scritto con Elio Veltri, e scatena vivaci polemiche rendendolo famoso. L'intervista a Marco Travaglio a Satyricon precedette in ordine cronologico l'editto bulgaro di Silvio Berlusconi contro Luttazzi.

La presenza come collaboratore in trasmissioni d'informazione televisiva è in seguito caratterizzata dalla cooperazione col giornalista Michele Santoro, col quale formò un sodalizio dal 2006 al 2015. Negli anni sono emerse frizioni e divergenze tra i due - acuitesi in particolare dopo il contestato format offerto da Santoro nella puntata di Servizio Pubblico all'ospite Silvio Berlusconi, dove Travaglio fu escluso dagli intervistatori - mettendo in discussione la collaudata collaborazione, che spinse Michele Santoro a dichiarare sempre più probabile la rottura con Travaglio in quella che fu ultima stagione del talk-show, autunno 2014 - maggio 2015. Travaglio glissò sulle frizioni affermando: "Ogni anno, a fine annata, con Michele facciamo il punto e parliamo della stagione successiva. Lui, come si sa, vuole rinnovare il format. Se Michele mi proporrà di lavorare anche l'anno prossimo, e se il nuovo format mi convincerà, sarò ben felice di continuare".

Dal 14 settembre 2006 al giugno 2011 fu collaboratore fisso di Santoro nella trasmissione di approfondimento politico di Rai 2 Annozero, dove ogni anno ha presentato una rubrica personale, e nel 2008 e 2009 ne ha curato la copertina. I monologhi riflessivi di Travaglio all'interno del programma sono stati riconosciuti tra i momenti di maggiore apprezzamento da parte del pubblico televisivo, in cui lo share mediamente accresce di 4 o 5 punti.[5]

Sempre con Santoro, nel marzo 2010, Marco Travaglio partecipa a Raiperunanotte, programma realizzato dalla FNSI e USIGRai[36] e trasmesso dal PalaDozza di Bologna in diretta streaming sul web e su diverse emittenti digitali e analogiche, realizzata da Santoro per aggirare la sospensione della messa in onda dei talk show politici della RAI, imposta in occasione delle elezioni regionali del 2010. Esperienza analoga viene riproposta con l'evento Tutti in piedi realizzato da Santoro in collaborazione con la FIOM in occasione della festa dei suoi 110 anni, presso la quale Marco Travaglio è nuovamente ospite, davanti a un pubblico di 25.000 persone, nel parco di Villa Angeletti a Bologna.

La collaborazione fra Travaglio e Michele Santoro si rinnovò ancora, dal 2011 al 2015, con la trasmissione Servizio pubblico. La trasmissione nacque dalle ceneri del talk-show Annozero, dopo l'interruzione del rapporto di lavoro tra Santoro e la Rai, seguendo nella prima stagione ancora una volta il modello multipiattaforma di televisioni locali, Internet e il canale satellitare Sky TG24. Dall'autunno 2012 la trasmissione andò in onda settimanalmente su LA7. L'8 maggio 2014 iniziò la trasmissione Announo, format condotto da Giulia Innocenzi, alla quale Travaglio partecipò con la sua rubrica di commento ai fatti della settimana.

Dal 2015 Travaglio prosegue la sua collaborazione su LA7, come ospite fisso a Otto e mezzo e come opinionista ricorrente a Dimartedì e Tagadà. Dal 2019 è ospite fisso ad Accordi&Disaccordi su Nove. Dal 2020 conduce, prima su TvLoft poi su TIMvision il quiz Cartacanta, affiancato da Selvaggia Lucarelli. Nello stesso anno ha partecipato al programma RAI Una pezza di Lundini in cui ironicamente ha affermato di essere il reale conduttore del programma, spacciandosi per l'emergente comico romano Valerio Lundini.

Partecipazioni televisive[modifica | modifica wikitesto]

Periodici, settimanali e riviste[modifica | modifica wikitesto]

Nel contesto degli outlet legati al mondo della carta stampata, Marco Travaglio ha collaborato sin dagli anni novanta a varie pubblicazioni italiane: il settimanale Sette (allegato del Corriere della Sera), Cuore (inserto satirico de L'Unità in seguito messosi in proprio), e Il Borghese.

Su L'Espresso arrivò nel 1997, per volere dell'allora direttore Claudio Rinaldi e di Giampaolo Pansa, con due rubriche: una sui voltagabbana e l'altra sulle sciocchezze dette dai politici. Entrambe le rubriche gli furono tolte dal successivo direttore, Giulio Anselmi. Nel 2007, alla morte di Claudio Rinaldi, ne ha ereditato la sua rubrica Signornò. Con la direzione de l'Espresso di Bruno Manfellotto la sua rubrica, chiamata Carta canta, occupò l'intera pagina. Dal secondo semestre del 2013 la sua collaborazione a l'Espresso si diradò, venendo pubblicata solo a settimane alterne. Sul numero del 20 febbraio 2015 è uscito l'ultimo articolo della rubrica, chiudendo una collaborazione alla testata durata complessivamente 18 anni.

Marco Travaglio scrive dal 1997 al 2015 anche su MicroMega, rivista italiana di cultura, politica, scienza e filosofia, diretta da Paolo Flores d'Arcais.

Travaglio scrisse sul settimanale A, chiamatovi dall'ultima direttrice Maria Latella, dove tenne dal 2006 la sua rubrica fissa Il Guastafeste fino alla chiusura definitiva del periodico, avvenuta col numero dell'11 luglio 2013.

Ha scritto anche sui periodici Giudizio Universale, Linus[6] e nel 2008 (assieme a Giuseppe Carlotti) sulla rivista La voce del ribelle, fondata e diretta da Massimo Fini.[37]

Internet[modifica | modifica wikitesto]

Per quanto riguarda il mondo dell'informazione sul web il giornalista torinese si è da sempre prodigato in molteplici iniziative. Nel 2007, con Peter Gomez e Pino Corrias, ha fondato il blog Voglio Scendere, che ha curato fino a dicembre 2010, trasformatosi poi da quella data nell'attuale Cado in piedi, portale d'informazione gestito dalla casa editrice Chiarelettere. Dal 19 maggio 2008 fino al 27 settembre 2011 ha curato una videorubrica settimanale in diretta streaming sul blog di Beppe Grillo denominata Passaparola,[38][39] dove commentava generalmente fatti di attualità politica, da settembre 2010 trasmessa anche su Current TV.[40] In termini di numero di visualizzazioni su YouTube Passaparola è stata costantemente nella top 5 dei video italiani settimanali per la categoria "Notizie e politica". Dal 2018 cura una rubrica settimanale dal nome “Balle Spaziali” sul portale web “Loft” de “Il Fatto Quotidiano”. Nella suddetta rubrica critica alcune notizie apparse sui vari media dal punto di vista della veridicità.

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2003 e nel 2005 Marco Travaglio compare nei film-documentari Citizen Berlusconi di Andrea Cairola e Susan Gray e Viva Zapatero! di Sabina Guzzanti.[41] Sempre nel 2005 collabora come consulente alla sceneggiatura del film Bye Bye Berlusconi!, di Jan Henrik Stahlberg.[42] Nel 2006 compare nel film Shooting Silvio di Berardo Carboni nel ruolo di se stesso, ed afferma che uccidere Silvio Berlusconi non è un rimedio al berlusconismo.[41] Nell'ottobre 2007 registra un'intervista sul Partito Democratico e le relative elezioni primarie per il film Visto dal basso di Piergiorgio Bellocchio.[43] Nel 2008 fa una breve apparizione nel documentario Libera nos a malo di Fulvio Wetzl, sulle infiltrazioni mafiose in Basilicata.

Nel 2009 compare nel documentario prodotto da Alessandro Tartaglia Polcini, un ex assistente di volo Alitalia, Tutti giù per aria - L'aereo di carta di Francesco Cordio, sulla svendita della compagnia di bandiera avvenuta nel 2008. Nel 2012 partecipa al documentario sulla situazione politica italiana Girlfriend in a Coma. Nel 2013 compare nel documentario Suicidio Italia - Storie di estrema dignità di Filippo Soldi, vincitore nel 2013 del Globo d'Oro come migliore documentario, sul caso dei suicidi in Italia determinati dalla crisi economica. Nel 2013 interpreta se stesso con un cameo nel film di Marco Ponti Passione sinistra, tratto dall'omonimo libro scritto da Chiara Gamberale. Nello stesso anno partecipa, per la prima volta come attore, al film lungometraggio Il venditore di medicine di Antonio Morabito, prodotto da Amedeo Pagani e presentato l'11 novembre fuori concorso al Festival Internazionale del Film di Roma: Travaglio vi compare nel ruolo di un incorruttibile primario di Oncologia, il professor Malinverni, personaggio che occupa un ruolo strategico nella storia, quasi un punto di svolta nello sviluppo della trama.

Teatro[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2009 e 2010 Marco Travaglio si è esibito in numerosi teatri italiani con lo spettacolo teatrale Promemoria - Quindici anni di storia d'Italia, un monologo del quale è stato autore e protagonista.[44]

Dall'aprile 2011 è stato in scena con il suo spettacolo Anestesia totale, di cui è autore e protagonista, insieme all'attrice Isabella Ferrari. Ambientato in una Italia post-berlusconiana venivano prospettate le conseguenze dei decenni appena trascorsi di progressivo sfascio dell'informazione.[45]

Da gennaio 2013, ancora insieme a Isabella Ferrari, Travaglio va in scena nei teatri italiani con il suo spettacolo È Stato la Mafia, incentrato sulle vicende della trattativa Stato-mafia.[46]

Nel 2015 organizza il nuovo spettacolo teatrale Slurp - Lecchini, Cortigiani & Penne alla Bava. La stampa al servizio dei potenti che ci hanno rovinati, con la partecipazione di Giorgia Salari per la regia di Valerio Binasco.

Nel 2016, anno del referendum costituzionale tenutosi il 4 dicembre, Travaglio porta in scena lo spettacolo teatrale PERCHÉ NO - Tutte le bugie sul referenzum, affiancato sempre dall'attrice Giorgia Salari.

Musica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2013 collabora con i Two Fingerz nella canzone Vaffancuba e con gli ATPC nel brano Sangue, a cui partecipano anche Luca Morino dei Mau Mau, Bunna degli Africa Unite e Nitto dei Linea 77.

Orientamento politico[modifica | modifica wikitesto]

Travaglio nel 2014

Travaglio si definisce un liberale da sempre, o meglio, come lui stesso afferma, "liberal-montanelliano".[47] Nella sua ormai celebre intervista rilasciata a Daniele Luttazzi nella trasmissione Satyricon (2001), ha dichiarato di essere un liberale (precisamente «un allievo di Montanelli») che ha trovato "asilo" nell'area di sinistra, ma che non si identifica in quest'area politica. In interviste più recenti (2010), confermando tali dichiarazioni, ha ribadito piuttosto di avere idee molto più vicine a posizioni che in altri Paesi normalmente considera rappresentate dalla destra.[48]

In una lettera inviata a il Giornale nel 2007, Travaglio si definisce cattolico e anticomunista[49].

In un'intervista rilasciata nel 2008 a Claudio Sabelli Fioretti, riportata nel libro Il rompiballe[50], Travaglio dichiara: «in Francia voterei a occhi chiusi per uno Chirac, un Villepin». «In Germania voterei Merkel sicuro. Mi piacevano molto Reagan e la Thatcher». Ma conclude: «la mia destra non esiste. È immaginaria. È la destra liberale. Cavour, Einaudi, De Gasperi, Montanelli. Tutti morti».[50] Durante la trasmissione di Rai 2 Dodicesimo round ha dichiarato che nelle elezioni politiche del 2006 ha votato al Senato «senza turarsi il naso per la prima volta»: questo perché l'Italia dei Valori, afferma Travaglio, «mi ha fatto il regalo di candidare una persona che stimo e che mi onora della sua amicizia, Franca Rame».

Sul blog di Antonio Di Pietro, viene pubblicato il 29 marzo 2008 un articolo di Travaglio dove esprime pubblicamente il suo voto ancora a favore dell'Italia dei Valori per le elezioni politiche del 2008, aggiungendo però «in attesa di un nuovo Einaudi o un nuovo De Gasperi», confermando la sua ispirazione liberale.[51] Sul blog Voglioscendere, il 5 giugno 2009, alla vigilia delle elezioni europee ed amministrative 2009, dichiara l'intenzione di sostenere con il voto, ancora una volta, l'Italia dei Valori, perché soddisfatto del suo modo di fare opposizione al governo Berlusconi.[52]

Intervistato da Antonello Piroso il 22 marzo 2011, nella trasmissione Niente di personale su LA7, ha ammesso di aver votato Lega Nord – anche se solo in una delle due Camere[53] – alle elezioni politiche del 1996. Il voto al partito leghista è stato giustificato da Travaglio come un adempimento a una promessa che aveva fatto a se stesso subito dopo aver lasciato il Giornale nel 1994: da quel momento avrebbe votato per chiunque avesse «buttato giù» Silvio Berlusconi.[54][55]

Per le elezioni politiche del 2013, in un articolo pubblicato su MicroMega e anche durante le trasmissioni su La7 Servizio Pubblico di Michele Santoro e Otto e mezzo di Lilli Gruber, ha dichiarato il voto per Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia alla Camera e per il Movimento 5 Stelle al Senato[56][57].

Per il referendum costituzionale del 2016 relativo alla riforma Renzi-Boschi, Travaglio si è schierato con il fronte del "No" e ha scritto anche un libro con le motivazioni contrarie alla riforma[58].

Per le elezioni politiche del 2018, l'8 marzo 2018 a Otto e mezzo di Lilli Gruber su LA7, ha dichiarato il voto per il Movimento 5 Stelle.[59]

Per il referendum costituzionale del 2020 relativo al taglio del numero dei parlamentari, Travaglio ha dichiarato il proprio sostegno al Sì[60].

In occasione dell'invasione russa dell'Ucraina si è espresso più volte contro l'invio di armi all'Ucraina.

Inchieste[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Intervista a Marco Travaglio a Satyricon.

Numerosi suoi lavori sono stati successivamente pubblicati sotto forma di libri-inchiesta: il più noto fra questi è senz'altro L'odore dei soldi (scritto con Elio Veltri, pubblicato nel 2001 e riedito nel 2009), in cui attraverso i vari atti processuali si affronta la questione delle origini delle fortune di Silvio Berlusconi. La presentazione del libro durante l'intervista che Daniele Luttazzi fece a Travaglio nel corso della sua trasmissione Satyricon su Rai 2 suscitò nel mondo della politica e nei media forti reazioni, soprattutto perché con essa venivano sollevati pubblicamente alcuni dubbi sui rapporti di Berlusconi e Dell'Utri con Cosa nostra. Tali relazioni erano rappresentate dal giornalista ripercorrendo vari atti processuali, in particolare quelli delle inchieste svolte dalla Procura di Caltanissetta sui mandanti delle stragi di Capaci e via D'Amelio (in cui erano indagati Berlusconi e Dell'Utri) e quelli sul processo a Palermo a carico di Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa (dove fu poi condannato in primo grado a nove anni di reclusione e in appello a sette anni).[61]

Il suo libro-inchiesta e la sua intervista a Satyricon scateneranno in totale otto citazioni a giudizio nei confronti degli autori del libro Marco Travaglio ed Elio Veltri, del suo editore Editori Riuniti, nonché dei responsabili della trasmissione Daniele Luttazzi, Ballandi Entertainment (produttore del programma), Rai e Carlo Freccero (direttore di Rai 2). Gli attori Silvio Berlusconi, Forza Italia, Mediaset e l'ex Ministro delle finanze Giulio Tremonti richiederanno un risarcimento complessivo di 62 miliardi di lire e un ulteriore risarcimento (di importo non precisato) sarà richiesto da Fininvest. La magistratura stabilirà che per tutti gli otto casi in giudizio non vi è stata diffamazione e condannerà pertanto gli attori al pagamento delle spese processuali.[20][21][22][62]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1992 sposa Isabella Rossi con la quale ha due figli: Alessandro (1995), rapper e musicista conosciuto con lo pseudonimo di DJ Trava, ed Elisa[63].

Procedimenti giudiziari[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso della sua carriera giornalistica è stato più volte querelato o citato in giudizio per quanto da lui scritto o dichiarato. Di seguito sono descritti alcuni dei procedimenti più significativi che lo hanno coinvolto:

Sentenze favorevoli[modifica | modifica wikitesto]

  • Dopo aver scritto assieme a Elio Veltri il libro L'odore dei soldi era stato citato in giudizio da Silvio Berlusconi per diffamazione. Nel 2005 il Tribunale civile di Roma ha stabilito che il libro non è diffamatorio e ha condannato Berlusconi a pagare le spese processuali[64][65]. Nel 2013 la sentenza è stata confermata in appello[66]. Nel 2015 è stata confermata anche in cassazione, ma le spese processuali sono state in parte compensate[67].
  • In seguito all'intervista rilasciata al comico Daniele Luttazzi nel programma Satyricon è stata avviata un'azione civile per danni da parte di Mediaset contro Travaglio, Luttazzi, Rai, il direttore di Rai 2 Carlo Freccero e il produttore del programma Bibi Ballandi. Nel 2005 la causa si è risolta in primo grado con il rigetto della domanda e con la condanna per Mediaset a rifondere le spese processuali[62]. Nel 2011 la sentenza è stata confermata in appello[22]. Il 20 gennaio 2015 la Cassazione ha confermato la sentenza di appello.[67]
  • Nel 2005 Cesare Previti ha citato in giudizio Travaglio per una presunta diffamazione nei suoi confronti e nei confronti di Silvio Berlusconi nell'articolo comparso nella rubrica Bananas de l'Unità il 19 aprile 2005. Nel 2007 il tribunale civile di Roma ha rigettato la domanda di Previti e lo ha condannato a rifondere le spese processuali[68].
  • Nel giugno 2008 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile, assieme al direttore de l'Unità, Antonio Padellaro, e a Nuova Iniziativa Editoriale, al pagamento di 12 000 euro e al pagamento di 6 000 euro di spese processuali per un articolo sulla giornalista del TG1 Susanna Petruni. L'articolo descriveva la giornalista come personaggio servile verso il potere e parziale nei suoi resoconti politici. «La pubblicazione - si legge nella sentenza - difetta del requisito della continenza espressiva e pertanto ha contenuto diffamatorio»[69]. Nel 2014 la Corte d'appello ribalta la sentenza del Tribunale di Roma accogliendo l'appello di Travaglio e Padellaro, perché l'articolo incriminato esercitava ‘il diritto di cronaca giornalistica nel rispetto della verità”[70].
  • Il 6 febbraio 2009 Travaglio, Lucio Caracciolo e Paolo Flores d'Arcais ottengono dal Tribunale di Roma il risarcimento dei danni per la causa per diffamazione intentatagli dal deputato Cesare De Piccoli, per via di un intervento di Marco Travaglio al convegno Proposte per un arcobaleno di pulizia morale, tenutosi a Roma il 14 gennaio 2006 e anche per l'articolo I sommersi ed i salvati, pubblicato su Micromega del marzo 2006, in cui si rivelava che De Piccoli sarebbe stato in possesso di conti in Svizzera, sui quali gli sarebbe stata accreditata una somma di duecento milioni di lire da parte della FIAT[71].
  • Nel maggio 2009 la Cassazione conferma un proscioglimento sancito l'11 dicembre 2008 dal GIP di Roma, relativo a un'indagine per presunta diffamazione ai danni di Fabrizio Del Noce, attraverso la pubblicazione di un articolo su l'Unità del 6 marzo 2007[72][73], condannando il querelante al pagamento delle spese processuali ed a 1 500 euro di ammenda.[74]
  • Il 9 dicembre 2009 il gip di Roma ha disposto l'archiviazione della causa per diffamazione a mezzo stampa intentata da Cesare Geronzi contro Marco Travaglio[75], accusato di aver «fornito un'immagine del querelante come persona responsabile di molteplici reati» travalicando «ogni limite nella corretta informazione» e ponendo in essere un pesante attacco «mediante la prospettazione di notizie in parte false e in parte maliziosamente rappresentative», nel suo intervento alla trasmissione Annozero del 1º novembre 2007, nella puntata Arrivano i mostri.[76]
  • Il 30 gennaio 2013 il tribunale civile di Roma condanna Mediaset e RTI a risarcire la somma di 30.000 euro a Marco Travaglio e Antonio Padellaro in seguito all'ingiusto processo a loro carico riguardo ad un articolo de Il Fatto Quotidiano del 19 settembre 2010[77].
  • Il 28 aprile 2009 è stato condannato in primo grado dal Tribunale penale di Roma per il reato di diffamazione ai danni dell'allora direttore di Raiuno, Fabrizio Del Noce, perpetrato mediante un articolo pubblicato su L'Unità dell'11 maggio 2007[78][79]. A fine maggio 2009 viene definitivamente prosciolto in Cassazione dall'accusa di diffamazione. La Corte, oltre aver respinto il ricorso, ha condannato Fabrizio Del Noce al pagamento delle spese processuali e a versare 1500 euro alla cassa delle ammende.[80]
  • Il 5 febbraio 2022 è condannato ad una multa di 3.000€, accusato di diffamazione nei confronti del sindaco di Milano Giuseppe Sala. La vicenda riguarda alcune affermazioni che Travaglio aveva fatto durante una puntata della trasmissione Otto e mezzo nel giugno 2018, dopo che sul quotidiano era stato pubblicato un articolo su un finanziamento da 50mila euro per la campagna elettorale del 2016 di Sala da parte del costruttore Luca Parnasi e insinuando che quel finanziamento non fosse trasparente. A giugno 2023 la condanna è confermata in Appello, con aumento della multa 15.000€.[81][82] Il 24 febbraio 2024 è stato però assolto dalla Corte di Cassazione.[83]
  • Il 3 febbraio 2023 il Tribunale di Firenze ha assolto Travaglio dall'accusa di danni morali, esistenziali, patrimoniali e non patrimoniali intentata contro di lui da Matteo Renzi per essere apparso pubblicamente nella trasmissione Tagadà su LA7 con alle spalle un rotolo di carta igienica con la faccia di Renzi stampata sopra e un cartello che affermava "attenzione, puzza di merda" poco sopra. Renzi è stato inoltre condannato a 42.000 euro di risarcimento nei confronti di Travaglio per abuso dello strumento processuale e a 30.641 euro di spese processuali, oneri accessori ed IVA.[84]

Procedimenti estinti per remissione della querela[modifica | modifica wikitesto]

  • Dal 2004 è stato oggetto di un procedimento penale per il reato di diffamazione aggravata dal mezzo della stampa, a seguito degli articoli M'illumino d'incenso e Zitti e Vespa, pubblicati sul quotidiano l'Unità nei giorni 12 marzo e 6 maggio di quello stesso anno. Il procedimento ai danni del giornalista si è concluso nel 2008 dopo che la persona offesa, il giornalista Antonio Socci, ha deciso di rimettere la querela[85] a seguito delle scuse pubbliche di Travaglio.[86]

Procedimenti con condanna penale definitiva[modifica | modifica wikitesto]

  • Nel gennaio 2010 la Corte d'Appello penale di Roma lo ha condannato a 1 000 euro di multa per il reato di diffamazione aggravato dall'uso del mezzo della stampa, ai danni di Cesare Previti[87]. Il reato, secondo il giudice monocratico, era stato commesso mediante l'articolo Patto scellerato tra mafia e Forza Italia pubblicato su L'Espresso il 3 ottobre 2002[88]. La sentenza d'appello riforma la condanna dell'ottobre 2008 in primo grado inflitta al giornalista a 8 mesi di reclusione e 100 euro di multa[89]. In sede civile, a causa del predetto reato, Travaglio era stato condannato in primo grado, in solido con l'allora direttrice della rivista Daniela Hamaui, al pagamento di 20 000 euro a titolo di risarcimento del danno in favore della vittima del reato, Cesare Previti[90]. Il 23 febbraio 2011 la condanna per diffamazione confermata in appello per il processo Previti sarebbe caduta in prescrizione[91], che tuttavia non scatterà in ragione dell'inammissibilità del ricorso in Cassazione presentato da Travaglio[92]. Sostenendo che fosse stata lesa la sua libertà di parola, Travaglio ha presentato ricorso davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che, nel 2017, stabilì che l'articolo Patto scellerato tra mafia e Forza Italia era effettivamente diffamatorio, essendo l'intercettazione riportata "essenzialmente fuorviante e confutata dal resto della dichiarazione non inclusa dal ricorrente nell'articolo".[93]

Procedimenti penali in corso[modifica | modifica wikitesto]

  • Il 15 febbraio 2017 il giornale Il Fatto Quotidiano, diretto da Marco Travaglio, è stato condannato in primo grado dal tribunale di Roma per diffamazione nei confronti di Giuliano Amato. La sentenza afferma che negli articoli del Fatto, a firma di Marco Travaglio: "non può non riconoscersi la sussistenza del reato di diffamazione aggravata a mezzo stampa, sussistendone gli elementi oggettivo e soggettivo, che, come noto, il giudice civile può accertare in via incidentale".[94]
  • In data 6 giugno 2022 è stata resa nota la sentenza del Tribunale di Padova, in base alla quale sono stati ritenuti colpevoli del reato di diffamazione nei confronti della Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati i giornalisti de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, Ilaria Proietti e Carlo Tecce. Il tribunale di Padova ha infatti accertato la responsabilità dei tre giornalisti "per il carattere diffamatorio, nei limiti e per le ragioni esposte in parte motiva, degli articoli del 17-11-2019 a firma Carlo Tecce, del 20-6-2020 a firma Ilaria Proietti, del 10-12-2019 a firma Marco Travaglio, nonché degli articoli dell'11-12-2019 e del 12-12-2019". La società editrice e i tre giornalisti dovranno pagare all'esponente di Forza Italia 25mila euro a titolo di risarcimento danni. Poi c'è la riparazione pecuniaria: condannati al versamento di 2mila euro ciascuno Travaglio e Proietti e di mille euro Tecce. Inoltre il rimborso delle spese legali: 940,90 euro più 7mila e 254 euro di onorari, oltre a Iva, Cpa e 15% di rimborso spese generali. Infine è prevista la pubblicazione della sentenza sul Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Il Gazzettino e Il Mattino, a cura e spese dei condannati.

Sentenze di condanna in sede civile[modifica | modifica wikitesto]

  • Nel 2000 è stato condannato in sede civile[95][96], dopo essere stato citato in giudizio da Cesare Previti a causa di un articolo in cui Travaglio aveva definito Previti «futur[o] client[e] di procure e tribunali» su L'Indipendente, Previti era effettivamente indagato ma a causa dell'impossibilità da parte dell'avvocato del giornale di presentare le prove in difesa di Travaglio in quanto il legale non era retribuito, il giornalista fu obbligato al risarcimento del danno quantificato in 79 milioni di lire.[97][98]
  • Il 4 giugno 2004 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile a un totale di 85 000 euro (più 31 000 euro di spese processuali) per un errore contenuto nel libro La Repubblica delle banane scritto assieme a Peter Gomez e pubblicato nel 2001; in esso, a pagina 537, si attribuiva erroneamente all'allora neo-parlamentare di Forza Italia, Giuseppe Fallica, una condanna per false fatture che aveva invece colpito un omonimo funzionario di Publitalia. L'errore era poi stato trasposto anche su L'Espresso, il Venerdì di Repubblica e La Rinascita della Sinistra, per cui la condanna in solido, oltreché alla Editori Riuniti, è stata estesa anche al gruppo Editoriale L'Espresso. Nel 2009, dopo il ricorso in appello, la pena è stata ridotta a 15 000 euro.[99]
  • Il 5 aprile 2005 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile, assieme all'allora direttore de l'Unità, Furio Colombo, al pagamento di 12 000 euro più 4 000 di spese processuali a Fedele Confalonieri (Mediaset) dopo averne associato il nome ad alcune indagini per ricettazione e riciclaggio, reati per i quali, invece, non era risultato inquisito[69]. Travaglio in un articolo dichiarerà che aveva scritto che "era coimputato con Berlusconi, ma usando un’espressione giudicata insufficiente a far capire che lo era per un reato diverso da quello contestato al Cavaliere".[100]
  • Il 20 febbraio 2008 il Tribunale di Torino in sede civile lo ha condannato a risarcire Fedele Confalonieri e Mediaset con 26 000 euro, a causa di una critica ritenuta «eccessiva» nell'articolo Piazzale Loreto? Magari pubblicato nella rubrica Uliwood Party su l'Unità il 16 luglio 2006.[101]
  • Il 21 ottobre 2009 è stato condannato in Cassazione (Terza sezione civile, sentenza 22190) al risarcimento di 5 000 euro nei confronti del giudice Filippo Verde che era stato definito «più volte inquisito e condannato» nel libro Il manuale del perfetto inquisito, affermazioni giudicate diffamatorie dalla Corte in quanto riferite «in maniera incompleta e sostanzialmente alterata» visto il «mancato riferimento alla sentenza di prescrizione o, comunque, la mancata puntualizzazione del carattere non definitivo della sentenza di condanna, suscitando nel lettore l'idea che la condanna fosse definitiva (se non addirittura l'idea di una pluralità di condanne)»[102]. Travaglio scriverà che "avevo scritto “più volte condannato” nel senso del primo e del secondo grado, mentre il giudice ha inteso due volte condannato in via definitiva".[100]
  • Il 18 giugno 2010 è stato condannato[103] dal Tribunale di Torino – VII sezione civile – a risarcire 16 000 euro al Presidente del Senato Renato Schifani (che aveva chiesto un risarcimento di 1 750 000 euro) per diffamazione avendo evocato la metafora del lombrico e della muffa a Che tempo che fa su Rai 3 il 10 maggio 2008. Il Tribunale ha invece ritenuto che le richieste di chiarimenti, da parte di Travaglio, circa i rapporti di Schifani con esponenti della mafia siciliana rientrino nel diritto di cronaca, nel diritto di critica e nel diritto di satira.[104]
  • L'11 ottobre 2010 Travaglio è stato condannato in sede civile per diffamazione dal Tribunale di Marsala, per aver dato del "figlioccio di un boss" all'assessore regionale siciliano David Costa, arrestato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e poi assolto in appello. Travaglio è stato condannato a pagare 15 000 euro[105]. Dopo l'assoluzione in primo e secondo grado, nel 2013 Costa verrà condannato a 3 anni e 8 mesi di carcere dalla Corte di Appello di Palermo per concorso in associazione mafiosa.[106]
  • Il 23 gennaio 2018 è stato condannato per diffamazione dal Tribunale di Roma in merito ad un editoriale su Il Fatto Quotidiano contro tre magistrati siciliani, riguardo alla latitanza di Bernardo Provenzano; la provvisionale disposta ammonta a 150 000 euro[107]. Il 15 ottobre 2013 in un articolo intitolato “La cluster-sentenza”, Travaglio scrisse: “…nelle prime 845 (pagine) non parlano del reato contestato ai loro imputati: cioè la mancata cattura di Provenzano” e aggiunge: “Si avventurano invece nella storia delle stragi e delle trattative del 1992-’93, oggetto degli altri due processi”; la sentenza “non si limita a incenerire le accuse del processo in cui è stata emessa ma, già che c’è, si porta avanti, e fulmina anche altri processi, possibilmente scomodi per il potere”.[108]
  • Il 22 luglio 2018 il Tribunale di Roma ha condannato Travaglio per diffamazione a 30mila euro di risarcimento nei confronti della giornalista del TG1 Grazia Graziadei, per il contenuto di un articolo del 4 luglio 2010 nel quale accusava la Graziadei di avere, in un servizio andato in onda al TG1 il 3 luglio 2010, "sparato cifre a casaccio spacciandole per dati ufficiali del Ministero della Giustizia";[109] nel medesimo procedimento è stato invece assolto dalla stessa accusa nei confronti dell'ex direttore del TG1 Augusto Minzolini.[110] La Corte d'Appello di Roma ha successivamente assolto Travaglio nel 2020[111], ma nel 2022 tale assoluzione è stata annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione; il 1 marzo 2024 la Corte d'Appello di Roma ha nuovamente condannato Travaglio per diffamazione nei confronti della Graziadei a 20mila euro di risarcimento.[112]
  • Travaglio è stato citato in giudizio per diffamazione nei confronti di Tiziano Renzi (il padre di Matteo Renzi), per due editoriali su Il Fatto Quotidiano riguardanti un processo penale per bancarotta che ha visto lo stesso imputato assolto con formula piena[113]. Nel primo articolo, parlando dell'indagine in corso a Genova sulla azienda controllata dalla famiglia di Tiziano Renzi Chil Post, Travaglio aveva usato il termine "fa bancarotta"; nel secondo articolo Tiziano Renzi era stato accostato per "affarucci" a Valentino Mureddu, iscritto, secondo le cronache, alla P3. Il 22 ottobre 2018, il tribunale civile di Firenze lo ha condannato (in solido con la giornalista Gaia Scacciavillani e con la Società Editoriale Il Fatto) al pagamento di una somma di 95 000 euro a titolo di risarcimento per diffamazione[114].
  • Il 16 novembre 2018, in un procedimento (relativo alle parole pronunciate nel corso di un'ospitata nella trasmissione Otto e mezzo), Travaglio è stato condannato dal Tribunale di Firenze al pagamento di 50 000 euro per diffamazione nei confronti di Tiziano Renzi[115]. Travaglio disse che “Il padre del capo del governo si mette in affari o s’interessa di affari che riguardano aziende controllate dal governo”. Travaglio dichiara nel suo editoriale su Il Fatto Quotidiano del 17 novembre 2018 che "Tiziano Renzi era ed è indagato dalla Procura di Roma per traffico d’influenze illecite con la Consip, società controllata dal governo, ai tempi in cui il premier era il figlio Matteo" e che "Tiziano Renzi si era messo in affari con un'altra società partecipata dal governo, Poste Italiane, ottenendo per la sua “Eventi 6” un lucroso appalto per distribuire le Pagine Gialle nel 2016". Dichiara inoltre di non avere avuto notizia alcuna del processo in corso contro di lui, e di non essere stato quindi in grado di difendersi.[116]
  • Il 5 giugno 2022 è condannato in primo grado per diffamazione ai danni di Maria Elisabetta Alberti Casellati.[117][118]
  • il 6 ottobre 2023 il tribunale di Firenze ha accolto la “domanda risarcitoria e, per l’effetto, condanna i convenuti Marco Travaglio e la Società editoriale il Fatto S.p.A. in solido tra loro, al pagamento in favore di Matteo Renzi della complessiva somma di 80.000,00″ ed ha accolto la domanda di pubblicazione della sentenza e per l’effetto “condanna i convenuti Marco Travaglio e la Società editoriale il Fatto S.p.A, in solido ed a loro cura e spese, alla pubblicazione del dispositivo della presente sentenza, per una sola volta, su Il Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa, a caratteri doppi rispetto a quelli normali, e, per una sola volta ma per almeno tre giorni, sul periodico cartaceo “Il Fatto Quotidiano” e sul periodico digitale “Il Fatto Quotidiano.it”, entro il termine di 60 giorni dalla pubblicazione della presente sentenza”.[119]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Curatele[modifica | modifica wikitesto]

Travaglio presenta Bavaglio nel 2008

Interviste in volume[modifica | modifica wikitesto]

Prefazioni[modifica | modifica wikitesto]

DVD[modifica | modifica wikitesto]

  • Passaparola Vol. 1. Ci pisciano addosso e ci dicono che piove. (2008, Casaleggio Associati, Collana Passaparola, ISBN 978-88-903084-2-0).
  • Passaparola Vol. 2. Senza Stato, né legge. (2008, Casaleggio Associati, Collana Passaparola, ISBN 978-88-903084-3-7)
  • Passaparola Vol. 3. Mafiocrazia. (2009, Casaleggio Associati, Collana Passaparola, ISBN 978-88-903084-4-4).
  • Passaparola Vol. 4. Io so. (2009, Casaleggio Associati, Collana Passaparola, ISBN 978-88-903084-5-1).
  • Passaparola Vol. 5. Gli sciacalli dell'informazione. (2009, Casaleggio Associati, Collana Passaparola).
  • Promemoria. 15 anni di storia d'Italia ai confini della realtà. Con DVD. (Bologna, 2009, Promo Music - Corvino Meda Editore ISBN 978-88-902950-6-5).
  • Sangue e cemento. Le domande senza risposta sul terremoto in Abruzzo. Con DVD (Marco Travaglio e Vauro, 2009, Editori Riuniti, ISBN 88-359-8010-0)
  • Democrazya. Diario politico di un anno italiano. (2009, Casaleggio Associati, Collana Passaparola, ISBN 978-88-96337-01-1).
  • Paolo Borsellino. L'intervista nascosta. (con presentazione di Marco Travaglio, 2009, Il Fatto Quotidiano).
  • Berluscoma 2010. Il tramonto della Seconda Repubblica. (2010, Casaleggio Associati, Collana Passaparola, ISBN 978-88-96337-07-3).
  • Silenzio, si ruba. Il diario politico del 2011 raccontato attraverso gli interventi settimanali a Passaparola. (2011, Chiarelettere, Collana DVD, ISBN 978-88-6190-232-9).
  • È Stato la mafia - tutto quello che non vogliono farci sapere sulla trattativa e sulla resa ai boss delle stragi, cofanetto libro+DVD, Chiarelettere, Milano, I ed. 8 maggio 2014.
Travaglio autografa la copia di un suo libro nel 2007

Teatro[modifica | modifica wikitesto]

  • Promemoria - Quindici anni di storia d'Italia (2009-2010)
  • Anestesia totale (2011)
  • È Stato la Mafia (2013-2014)
  • Slurp (2015-2016-2017)
  • Perché No (2016)
  • Ball Fiction (2019)
  • Il Conticidio dei Migliori (2022)
  • I migliori danni della nostra vita (2023)

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

  • Balle spaziali

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ ANSA, Marco Travaglio è il nuovo direttore del ‘Fatto’. Padellaro nominato presidente della Società Editoriale il Fatto, su primaonline.it, Primaonline, 3 febbraio 2015. URL consultato il 5 gennaio 2020 (archiviato il 16 marzo 2016).
  2. ^ Filmato audio Tv2000it, SOUL - L'intervista di Monica Mondo a Marco Travaglio a SOUL, su YouTube, 25 gennaio 2015, a 8 min 33 s.
  3. ^ Franco Travaglio, su myspace.com. URL consultato il 13 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2013).
  4. ^ Diretta del 28 giugno_LUCIA_BORGONZONI, su facebook.com. URL consultato il 2 luglio 2018 (archiviato il 13 gennaio 2020).
  5. ^ a b c d e Sara Faillaci, Marco Travaglio. Indro, Ronald, gli Abba e le Veline (PDF), in Vanity Fair, 27 aprile 2011, pp. 106-114. URL consultato il 9 agosto 2011 (archiviato il 21 settembre 2013).
  6. ^ a b c d e Biografia di Marco Travaglio in L'odore dei soldi. Origini e misteri. (Nuova edizione), pp. 568-569. (Elio Veltri e Marco Travaglio, 2009, Editori Riuniti, ISBN 978-88-359-8008-7).
  7. ^ Mario Giordano, Due o tre cose sul mio ex amico Travaglio, in il Giornale, 14 maggio 2008, p. 43. URL consultato il 5 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2011).
  8. ^ Luigi Mascheroni, Ma che piacevole imbarazzo riascoltare la voce stonata di quel cantastorie di Arpino, su ilgiornale.it, il Giornale, 29 luglio 2011. URL consultato l'8 agosto 2011 (archiviato il 17 settembre 2011).
  9. ^ Marco Travaglio, Montanelli e il Cavaliere Storia di un grande e un piccolo uomo.
  10. ^ Marco Travaglio, Indro il 900 Racconti e immagini di una vita straordinaria, Collana Saggi italiani, Milano, Rizzoli, 2021, ISBN 978-88-17-15920-3.
  11. ^ Fabio Fazio, Che tempo che fa: La doppia intervista a Loris Mazzetti e Marco Travaglio, Rai 3, 30 dicembre 2007. URL consultato il 14 giugno 2014 (archiviato il 21 settembre 2013).
  12. ^ Marco Travaglio, democrazialegalita.it (a cura di), Documentazione tratta da "L'affare Sofri", su Blog "Panni di piombo" di Mario Ferrandi (l'Espresso Blog), 9 giugno 2007. URL consultato il 5 agosto 2011 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2011).
  13. ^ Travaglio sbeffeggiava i detrattori del Senatùr sulle pagine della Padania, su ilgiornale.it, 31 gennaio 2014. URL consultato il 13 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2014).
  14. ^ Travaglio e il lavoro alla Padania. “Ma gratis”, su lastampa.it, 1º dicembre 2014. URL consultato il 13 maggio 2020 (archiviato il 17 dicembre 2019).
  15. ^ Paolo Bracalini, Travaglio, l’"impresentabile" di Repubblica, su ilgiornale.it, 15 maggio 2008. URL consultato l'11 agosto 2011 (archiviato il 18 novembre 2015).
  16. ^ Polemiche, dimissioni e nuove regole, in Corriere della Sera, 24 marzo 2001, p. 2. URL consultato il 10 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 29 marzo 2010).
  17. ^ Paola Di Caro, Polemiche, dimissioni e nuove regole, in Corriere della Sera, 24 marzo 2001, p. 2. URL consultato il 10 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2013).
  18. ^ Paola Di Caro, Il Cavaliere contro Montanelli "l'ingrato" e i "falsi" sulla mafia, in Corriere della Sera, 25 marzo 2001, p. 5. URL consultato il 10 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 26 aprile 2009).
  19. ^ Andrea Montanari, Berlusconi: "Da Santoro uso criminoso della tv", su repubblica.it, la Repubblica, 1º aprile 2008. URL consultato il 19 settembre 2011 (archiviato il 5 aprile 2008).
  20. ^ a b Commento in quarta di copertina de L'odore dei soldi. Origini e misteri. (Nuova edizione). (Elio Veltri e Marco Travaglio, 2009, Editori Riuniti, ISBN 978-88-359-8008-7).
  21. ^ a b Alessandra Longo, Luttazzi e Travaglio assolti. "Berlusconi non fu diffamato", su repubblica.it, la Repubblica, 20 ottobre 2005. URL consultato il 5 agosto 2011 (archiviato il 23 dicembre 2005).
  22. ^ a b c Alberto Sofia, Caso Satyricon, Mediaset perde in appello. Niente diffamazione per Travaglio e Luttazzi, in il Fatto Quotidiano, 18 ottobre 2011, p. 8. URL consultato il 18 ottobre 2011 (archiviato il 28 dicembre 2011).
  23. ^ Travaglio lascia l'Unità, al suo posto arriva Paolo Villaggio: "È un genio", su adnkronos.com, Adnkronos, 25 giugno 2009. URL consultato l'11 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2010).
  24. ^ Marco Travaglio, Lettera a Vittorio Feltri, direttore di Libero, su voglioscendere.go.ilcannocchiale.it.ilcannocchiale.it, 15 giugno 2008. URL consultato il 9 agosto 2011 (archiviato il 4 marzo 2016).
  25. ^ Dal libro "Bananas" di Marco Travaglio, su garzantilibri.it. URL consultato il 9 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2011).
  26. ^ Motivazioni del XXXV Premio Forte Dei Marmi Satira Politica per il Giornalismo, su museosatira.it. URL consultato il 9 agosto 2011 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2011). «Per avere inventato Bellachioma. Per aver consacrato Piercasinando. Per non aver mai lasciato in pace Vasa Vasa. Per la testardaggine con cui perseguita Doppio Zero nel senso di Farina. Ma anche per non aver affibbiato nessun nomignolo a Scaramella, che intanto non serve. Per non aver mai dimenticato l'imperativo marxiano di D'Alema e Fassino "fateci sognare" ora che "abbiamo una banca". Per la cura che dedica al ricordo imperituro delle gesta di Guzzanti padre, Riccucci, Previti, Dell’Utri. Per aver beccato Luciano Moggi in visita a Lourdes sotto le umili spoglie di Padre Pijo (si legge Piglio). Premio a Travaglio che con argomenti di destra ha reinventato la miglior satira antipolitica di sinistra. Come era già capitato al democristiano Mario Melloni, indimenticato Fortebraccio.»
  27. ^ Marco Travaglio, Dal Sisde alla Mafia la carriera de "u Dutturi", in l'Unità, 27 dicembre 2007, p. 1. URL consultato il 10 agosto 2011 (archiviato il 27 marzo 2008).
  28. ^ Intervento di Travaglio al V2-Day, su video.google.it, V2-Day, Torino, 25 aprile 2008. URL consultato il 5 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 9 agosto 2011).
  29. ^ Travaglio in tv contro Schifani: bufera sulla Rai, su lastampa.it, La Stampa, 11 maggio 2008. URL consultato l'11 maggio 2008 (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2008).
  30. ^ Travaglio-Schifani, caos alla Rai, su lastampa.it, La Stampa, 15 maggio 2008. URL consultato il 5 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2013).
  31. ^ DJV prize for Marco Travaglio Archiviato il 28 febbraio 2009 in Internet Archive.
  32. ^ Marco Travaglio vicedirettore de il Fatto, su quomedia.diesis.it, Quo Media, 15 ottobre 2010. URL consultato il 5 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2010).
  33. ^ Claudio Plazzotta, Il Fatto fa ricchi Padellaro & Co, in ItaliaOggi, 13 agosto 2011, p. 17. URL consultato il 18 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 29 febbraio 2012).
  34. ^ ALBO D’ORO DEI VINCITORI, su ilpremiolino.it, Il Premiolino. URL consultato il 5 gennaio 2020 (archiviato il 13 ottobre 2019).
    «Travaglio Marco – Il Fatto Quotidiano Edizione 2010»
  35. ^ Marco Travaglio è il nuovo direttore de Il Fatto Quotidiano – la nota dell'editore, su ilfattoquotidiano.it, Il Fatto Quotidiano, 3 febbraio 2015. URL consultato il 5 gennaio 2020 (archiviato il 3 febbraio 2015).
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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Documentazione e approfondimenti[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Direttore de il Fatto Quotidiano Successore
Antonio Padellaro dal 3 febbraio 2015 -
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