Elezioni politiche in Italia del 1987

Elezioni politiche in Italia del 1987
Stato Bandiera dell'Italia Italia
Data
14-15 giugno
Legislatura X legislatura
Assemblee Camera dei deputati, Senato della Repubblica
Legge elettorale Proporzionale classico
Affluenza 88,60% (Aumento 0,18%)
Liste
Camera dei deputati
Voti
13 233 620
34,31%
10 250 644
26,57%
5 501 696
14,27%
Seggi
234 / 630
177 / 630
94 / 630
Differenza %
Aumento 1,38%
Diminuzione 3,32%
Aumento 2,83%
Differenza seggi
Aumento 9
Diminuzione 21
Aumento 21
Senato della Repubblica
Voti
10 897 036
33,62%
9 181 579
28,33%
3 535 457
10,91%
Seggi
125 / 315
101 / 315
45 / 315
Differenza %
Aumento 1,21%
Diminuzione 2,48%
Diminuzione 0,48%
Differenza seggi
Aumento 5
Diminuzione 6
Aumento 7
Distribuzione del voto alla Camera
Governi
Goria (1987-1988)
De Mita (1988-1989)
Andreotti VI (1989-1991)
Andreotti VII (1991-1992)
1983 1992

Le elezioni politiche in Italia del 1987 per il rinnovo dei due rami del Parlamento Italiano – la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica – si tennero domenica 14 e lunedì 15 giugno 1987[1]. Furono le ultime elezioni alle quali prese parte il Partito Comunista Italiano.

Sistema di voto[modifica | modifica wikitesto]

Le elezioni politiche del 1987 si tennero con il sistema di voto introdotto con il decreto legislativo luogotenenziale n. 74 del 10 marzo 1946, dopo essere stato approvato dalla Consulta Nazionale il 23 febbraio 1946. Concepito per gestire le elezioni dell'Assemblea Costituente previste per il successivo 2 giugno, il sistema fu poi recepito come normativa elettorale per la Camera dei deputati con la legge n. 6 del 20 gennaio 1948.

Per quanto riguarda il Senato della Repubblica, i criteri di elezione vennero stabiliti con la legge n. 29 del 6 febbraio 1948 la quale, rispetto a quella per la Camera, conteneva alcuni piccoli correttivi in senso maggioritario, pur mantenendosi anch'essa in un quadro largamente proporzionale. Secondo la suddetta legge del 1946, i partiti presentavano in ogni circoscrizione una lista di candidati.

L'assegnazione di seggi alle liste circoscrizionali avveniva con un sistema proporzionale utilizzando il metodo dei divisori con quoziente Imperiali; determinato il numero di seggi guadagnati da ciascuna lista, venivano proclamati eletti i candidati che, all'interno della stessa, avessero ottenuto il maggior numero di preferenze da parte degli elettori, i quali potevano esprimere il loro gradimento per un massimo di quattro candidati.

I seggi e i voti residuati a questa prima fase venivano raggruppati poi nel collegio unico nazionale, all'interno del quale gli scranni venivano assegnati sempre col metodo dei divisori, ma utilizzando ora il quoziente Hare naturale ed esaurendo il calcolo tramite il metodo dei più alti resti. Differentemente dalla Camera, la legge elettorale del Senato si articolava su base regionale, seguendo il dettato costituzionale (art. 57).

Ogni Regione era suddivisa in molti collegi uninominali. All'interno di ciascun collegio, veniva eletto il candidato che avesse raggiunto il quorum del 65% delle preferenze: tale soglia, oggettivamente di difficilissimo conseguimento, tradiva l'impianto proporzionale su cui era concepito anche il sistema elettorale della Camera Alta. Qualora, come normalmente avveniva, nessun candidato avesse conseguito l'elezione, i voti di tutti i candidati venivano raggruppati in liste di partito a livello regionale, dove i seggi venivano allocati utilizzando il metodo D'Hondt delle maggiori medie statistiche e quindi, all'interno di ciascuna lista, venivano dichiarati eletti i candidati con le migliori percentuali di preferenza.

Circoscrizioni[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio nazionale italiano venne suddiviso alla Camera dei deputati in 32 circoscrizioni plurinominali e al Senato della Repubblica in 20 circoscrizioni plurinominali, corrispondenti alle regioni italiane.

Circoscrizioni della Camera dei deputati[modifica | modifica wikitesto]

Le circoscrizioni per la Camera dei deputati.

Le circoscrizioni della Camera dei deputati furono le seguenti:

  1. Torino (Torino, Novara, Vercelli);
  2. Cuneo (Cuneo, Alessandria, Asti);
  3. Genova (Genova, Imperia, La Spezia, Savona);
  4. Milano (Milano, Pavia);
  5. Como (Como, Sondrio, Varese);
  6. Brescia (Brescia, Bergamo);
  7. Mantova (Mantova, Cremona);
  8. Trento (Trento, Bolzano);
  9. Verona (Verona, Padova, Vicenza, Rovigo);
  10. Venezia (Venezia, Treviso);
  11. Udine (Udine, Belluno, Gorizia);
  12. Bologna (Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì);
  13. Parma (Parma, Modena, Piacenza, Reggio Emilia);
  14. Firenze (Firenze, Pistoia);
  15. Pisa (Pisa, Livorno, Lucca, Massa e Carrara);
  16. Siena (Siena, Arezzo, Grosseto);
  17. Ancona (Ancona, Pesaro, Macerata, Ascoli Piceno);
  18. Perugia (Perugia, Terni, Rieti);
  19. Roma (Roma, Viterbo, Latina, Frosinone);
  20. L'Aquila (Aquila, Pescara, Chieti, Teramo);
  21. Campobasso (Campobasso, Isernia;
  22. Napoli (Napoli, Caserta);
  23. Benevento (Benevento, Avellino, Salerno);
  24. Bari (Bari, Foggia);
  25. Lecce (Lecce, Brindisi, Taranto);
  26. Potenza (Potenza, Matera);
  27. Catanzaro (Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria);
  28. Catania (Catania, Messina, Siracusa, Ragusa, Enna);
  29. Palermo (Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta);
  30. Cagliari (Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano);
  31. Valle d'Aosta (Aosta);
  32. Trieste (Trieste).

Circoscrizioni del Senato della Repubblica[modifica | modifica wikitesto]

Le circoscrizioni per il Senato della Repubblica.

Le circoscrizioni del Senato della Repubblica invece erano le seguenti:

  1. Piemonte;
  2. Valle D'Aosta;
  3. Lombardia;
  4. Trentino-Alto Adige;
  5. Veneto;
  6. Friuli-Venezia Giulia;
  7. Liguria;
  8. Emilia-Romagna;
  9. Toscana;
  10. Umbria;
  11. Marche;
  12. Lazio;
  13. Abruzzo;
  14. Molise;
  15. Campania;
  16. Puglia;
  17. Basilicata;
  18. Calabria;
  19. Sicilia;
  20. Sardegna.

Quadro politico[modifica | modifica wikitesto]

La precedente legislatura vide la formazione di due governi guidati da Bettino Craxi, fatto eccezionale poiché per la prima volta nell'Italia repubblicana venne affidata la presidenza del Consiglio a un politico socialista[2].

Le elezioni del 1983 infatti, consegnarono alle Camere una composizione di eletti che vide un ridottissimo scarto di differenza tra i seggi assegnati alla DC e quelli assegnati al PCI: solamente 27 alla Camera e 13 al Senato, una differenza mai così bassa dall'avvento della Repubblica. La DC infatti, alla precedente tornata elettorale, scese per la prima volta al di sotto del 35% dei consensi, fattore questo che contribuì alla necessità della formazione del pentapartito.

Le elezioni amministrative del 1985, pur formalmente positive nei risultati per il governo, evidenziarono i complicatissimi equilibrismi su cui si reggeva l’affollata maggioranza: se il tentativo di generalizzare la coalizione ebbe successo per le regionali, che confinarono i comunisti nelle tre storiche "regioni rosse" del Centro Italia, la naturale disomogeneità dei consigli locali non poteva non scontrarsi con i complicati accordi fra le segreterie di partito: il caso più evidente fu quello di Milano, la città di Craxi, dove il repentino disfacimento della risicata maggioranza nel consiglio provinciale aveva provocato per ritorsione gravi tensioni nel consiglio comunale.

Craxi governò fino al 1987, dimettendosi dopo aver sconfessato il «patto della staffetta» con la DC di Ciriaco De Mita, che avrebbe visto un democristiano alternarsi alla guida del Governo dopo un anno, per condurre al termine la legislatura. La fine del governo Craxi portò ad attestazioni di stima e di rammarico per la sua caduta da parte di diversi giornali stranieri, tra cui il Financial Times, Le Monde e The Wall Street Journal[3]. Dopo la rinuncia di Oscar Luigi Scalfaro, Amintore Fanfani ricevette l'incarico di formare un nuovo esecutivo: si trattò di un monocolore democristiano, il cui unico scopo era quello di preparare le elezioni[2].

Principali forze politiche[modifica | modifica wikitesto]

Partito Collocazione Ideologia principale Segretario Foto
Democrazia Cristiana (DC) Centro Cristianesimo democratico Ciriaco De Mita
Partito Comunista Italiano (PCI) Sinistra Comunismo Alessandro Natta
Partito Socialista Italiano (PSI) Centro-sinistra Socialismo liberale Bettino Craxi
Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale (MSI-DN) Estrema destra Neofascismo Giorgio Almirante
Partito Repubblicano Italiano (PRI) Centro Repubblicanesimo Giovanni Spadolini
Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI) Centro-sinistra Socialdemocrazia Franco Nicolazzi
Partito Liberale Italiano (PLI) Centro-destra Liberalismo Renato Altissimo
Partito Radicale (PR) Centro-sinistra Radicalismo Giovanni Negri
Lista Verde (LV) Sinistra Ambientalismo Gianni Mattioli
Democrazia Proletaria (DP) Estrema sinistra Comunismo Mario Capanna

Campagna elettorale[modifica | modifica wikitesto]

I partiti politici scelsero di candidare anche molti personaggi dello spettacolo o comunque molto al di fuori della politica[4][5]:

Gianni Rivera, Domenico Modugno, Gerry Scotti, Ilona Staller, Giorgio Strehler e Gino Paoli vennero eletti (Rivera avrebbe proseguito la carriera politica anche ben oltre la X Legislatura) e si distinsero in vari modi nella relativa legislatura[8].

I socialisti non negavano ai democristiani la possibilità di avere il prossimo Presidente del Consiglio, ma contemporaneamente avvertivano gli alleati che «potrebbe toccare ancora a noi». La DC candidò nelle sue liste indipendenti qualificati come Guido Carli, Franco Piga, i generali Umberto Cappuzzo e Luigi Poli, e l'ex calciatore Gianni Rivera[2].

Risultati[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Grafico delle elezioni politiche italiane.

Camera dei deputati[modifica | modifica wikitesto]

Partiti maggioritari nelle singole circoscrizioni elettorali.
Risultati delle elezioni politiche italiane del 1987 (Camera dei deputati)
Partito Voti % Seggi Differenza (%) Aumento/Diminuzione
Democrazia Cristiana (DC) 13.233.620 34,31 234 Aumento1,38 Aumento9
Partito Comunista Italiano (PCI) 10.250.644 26,57 177 Diminuzione3,32 Diminuzione21
Partito Socialista Italiano (PSI) 5.501.696 14,27 94 Aumento2,83 Aumento21
Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale (MSI-DN) 2.281.126 5,91 35 Diminuzione0,9 Diminuzione7
Partito Repubblicano Italiano (PRI) 1.428.663 3,70 21 Diminuzione1,38 Diminuzione8
Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI) 1.140.209 2,96 17 Diminuzione1,13 Diminuzione6
Partito Radicale (PR) 987.720 2,56 13 Aumento0,37 Aumento2
Liste Verdi (LV) 969.218 2,51 13 - Aumento13
Partito Liberale Italiano (PLI) 809.946 2,10 11 Diminuzione0,79 Diminuzione5
Democrazia Proletaria (DP) 641.901 1,66 8 Aumento0,19 Aumento1
Partito Popolare Sudtirolese (SVP) 202.022 0,52 3 Aumento0,02 Stabile
Lega Lombarda (LL) 186.255 0,48 1 - Aumento1
Partito Sardo d'Azione (PSd'Az) 169.978 0,44 2 Aumento0,19 Aumento1
Vallée d'Aoste - Autonomie Progrès Fédéralisme (UV-ADP-PRI)[9] 41.707 0,11 1 Aumento0,03 Stabile
Altre liste 728.209 1,89 0 - Diminuzione1
Totale[10] 38.571.508 100,00 630

Senato della Repubblica[modifica | modifica wikitesto]

Partiti maggioritari nelle singole circoscrizioni elettorali.
Risultati delle elezioni politiche italiane del 1987 (Senato della Repubblica)
Partito Voti % Seggi Differenza (%) Aumento/Diminuzione
Democrazia Cristiana (DC) 10.897.036 33,62 125 Aumento1,21 Aumento5
Partito Comunista Italiano (PCI) 9.181.579 28,33 101 Diminuzione2,48 Diminuzione6
Partito Socialista Italiano (PSI) 3.535.457 10,91 36 Diminuzione0,48 Aumento5
Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale (MSI-DN) 2.121.026 6,54 16 Diminuzione0,81 Diminuzione2
Partito Repubblicano Italiano (PRI) 1.248.641 3,85 8 Diminuzione0,82 Diminuzione2
PSI - PSDI - PR[11] 962.215 2,97 9 - -
Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI) 764.370 2,36 5 Diminuzione1,45 Diminuzione2
Partito Liberale Italiano (PLI) 700.330 2,16 3 Diminuzione0,53 Diminuzione1
Liste Verdi 634.182 1,96 1 Aumento1,96 Aumento2
Partito Radicale (PR) 572.461 1,77 3 Aumento0,04 Aumento2
Democrazia Proletaria (DP) 493.667 1,52 1 - -
Partito Popolare Sudtirolese (SVP) 171.539 0,53 2 - Diminuzione1
Lega Lombarda 137.276 0,42 1 - Stabile
Partito Sardo d'Azione (PSd'Az) 124.266 0,38 1 - Stabile
Alleanza Laico Socialista[12] 84.883 0,26 1 - -
PSI - PSDI - PR - Verdi[13] 58.501 0,18 1 - -
Vallée d'Aoste - Autonomie Progrès Fédéralisme (UV-ADP-PRI)[9] 35.830 0,11 1 - -
Altre liste 690.602 2,13 0 - -
Totale[14] 32.413.861 100,00 315

Analisi territoriale del voto[modifica | modifica wikitesto]

Partiti maggioritari nelle singole province per la Camera.

Rispetto alle precedenti elezioni, il Partito Comunista Italiano subisce un notevole calo di voti in favore di Democrazia Cristiana e Partito Socialista Italiano, perdendo le province di Piacenza (Emilia-Romagna), di Roma (Lazio), di Milano (Lombardia), di Ascoli Piceno (Marche), di Novara (Piemonte), di Cagliari (Sardegna) e di Venezia (Veneto)[10].

Conseguenze del voto[modifica | modifica wikitesto]

Il PSI guidato da Bettino Craxi (che tra il 1983 e il 1987 aveva guidato due governi di pentapartito) alla Camera ottenne il miglior risultato dal 1958. La DC recuperò consensi rispetto al 1983: fu un proprio esponente, Giovanni Goria, il Presidente del Consiglio nominato dopo questa consultazione[2]. Il PCI, alle prime elezioni dopo la morte di Enrico Berlinguer (avvenuta tre anni prima), perse diversi voti e questa fu l'ultima consultazione per il rinnovo di Camera e Senato a cui partecipò.

Le consultazioni registrarono l'ingresso in Parlamento delle Liste Verdi, che ottennero complessivamente 1.603.400 voti eleggendo 13 deputati e un senatore[2], ed ebbero una grossa risonanza sulla stampa internazionale[2] per l'elezione alla Camera di Ilona Staller, pornostar di origini ungheresi in arte «Cicciolina», candidata nel Partito Radicale e votata con 19.886 preferenze[15]. L'elezione di Cicciolina rubò la scena ad altri vip come i cantanti Domenico Modugno e Gino Paoli, o come Giorgio Strehler, passato dalla militanza socialista a Sinistra Indipendente[2]. Iniziava inoltre la sua storia parlamentare anche la Lega Lombarda, che ottenne un seggio in entrambi i rami del Parlamento, eleggendo deputato Giuseppe Leoni e senatore Umberto Bossi[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dc, pci e psdi hanno scelto, in La Stampa, 7 maggio 1987. URL consultato il 31 marzo 2017.
  2. ^ a b c d e f g h Indro Montanelli e Mario Cervi, L'Italia degli anni di fango, Milano, Rizzoli, 1993.
  3. ^ Ora all'estero la crisi fa notizia, in La Stampa, 4 marzo 1987. URL consultato il 31 marzo 2017.
  4. ^ Marcello Sorgi, Elezioni, candidati al via, in La Stampa, 14 maggio 1987, p. 1.
  5. ^ I nomi in vetrina - molti candidati "esterni", in La Stampa, 14 maggio 1987, p. 2.
  6. ^ La Camera dei Deputati, su legislature.camera.it. URL consultato il 19 febbraio 2024.
  7. ^ PSDI Gigi Reder, su Archivio Spot Politici, 1987. URL consultato il 17 febbraio 2024.
  8. ^ Capanna più ricco di Forlani, in La Stampa, 25 Ottobre 1990, p. 9.
  9. ^ a b Candidatura autonomista presentata in Valle d'Aosta.
  10. ^ a b Archivio Storico delle Elezioni – Camera del 14 giugno 1987, in Ministero dell'interno. URL consultato il 16 aprile 2013.
  11. ^ Candidature presentate in Liguria, Emilia-Romagna, Toscana e Calabria. Eletti i socialisti Delio Meoli per Genova III, Luigi Covatta per Ferrara, Renzo Santini per Portomaggiore, Fabio Fabbri per Parma, Silvano Signori per Grosseto, Sisinio Zito per Locri; i socialisti indipendenti Gianfranco Mariotti per La Spezia e Giuseppe Lelio Petronio per Lamezia Terme; il socialdemocratico Antonio Cariglia per Massa-Carrara. I socialisti indipendenti furono quei senatori prestati dal PSI ai radicali per permettere la creazione di un loro gruppo parlamentare, il Gruppo Federalista Europeo Ecologista.
  12. ^ Candidature presentate in Sardegna dalla coalizione formata da: Partito Socialista Italiano, Partito Socialista Democratico Italiano, Partito Repubblicano Italiano, Partito Liberale Italiano e Partito Radicale. Eletto il socialista Paolo Fogu per Iglesias.
  13. ^ Candidature presentate in Trentino-Alto Adige. Eletto il verde Marco Boato per Trento.
  14. ^ Archivio Storico delle Elezioni – Senato del 14 giugno 1987, in Ministero dell'interno. URL consultato il 16 aprile 2013.
  15. ^ Archivio Storico delle Elezioni – Camera del 14 giugno 1987, in Ministero dell'interno. URL consultato il 31 marzo 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Costituzione della Repubblica Italiana.
  • Indro Montanelli e Mario Cervi, L'Italia degli anni di fango (1978-1993), Milano, Rizzoli, 1993, ISBN 88-17-42729-2.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]