Mario Berti

Mario Berti
NascitaLa Spezia, 3 febbraio 1881
MorteLa Spezia, 1964
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armata Regio Esercito
Armaartiglieria
GradoGenerale di corpo d'armata
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Guerra civile spagnola
Seconda guerra mondiale
CampagneInvasione italiana dell'Egitto
Operazione Compass
BattaglieBattaglia degli Altipiani
Battaglia di Santander
Battaglia di Aragona
Comandante di10ª Armata
XV Corpo d'armata
3ª Divisione celere "Principe Amedeo Duca d'Aosta"
9ª Divisione fanteria "Pasubio"
DecorazioniCommendatore dell'Ordine militare di Savoia
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Mario Berti (La Spezia, 3 febbraio 1881La Spezia, 1964[1]) è stato un generale italiano, veterano della prima guerra mondiale, dove fu insignito della Medaglia d'argento al valor militare, della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia e del Distinguished Service Order inglese.

Si distinse nella guerra d'Etiopia e nella guerra civile spagnola, in cui fu vicecomandante, e poi comandante, del Corpo Truppe Volontarie e per questo promosso generale di corpo d'armata per meriti di guerra. All'atto dell'entrata in guerra dell'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, comandava la 10ª Armata schierata in Africa Settentrionale Italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a La Spezia il 3 febbraio 1881, all’interno di una benestante famiglia della medio-alta borghesia. Suo padre (originario di Pistoia) era infatti stato ricompensato con alcuni terreni a La Spezia dopo il risorgimento. Berti non si sposò mai e non ebbe figli, ma ebbe tre nipoti, due maschi e una femmina, suoi unici eredi. Subito dopo la conclusione degli studi intraprese la carriera militare, venendo nominato sottotenente il 2 settembre 1901, tenente il 22 agosto 1904 e capitano il 1º settembre 1912[1]. Prese parte alla guerra italo-turca e ricevette per questo l'apposita medaglia commemorativa[1].

Nella prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio delle ostilità sul fronte italiano si trovava di stanza in Libia, ma a partire dal marzo 1916 su assegnato allo Stato maggiore della 1ª Armata, schierata sul fronte fronte trentino. Partecipò alla battaglia degli Altipiani, fu promosso tenente colonnello per meriti straordinari di guerra con anzianità dal 31 maggio 1917, e poi alla conquista di Trento, avvenuta nel 1918.

Decorato con la Medaglia d’argento al valor militare e con il Distinguished Service Order inglese, appuntatogli sul petto personalmente da Winston Churchill, fu poi promosso al grado di colonnello il 20 agosto 1922 ad un'età estremamente giovane - è infatti ancora considerato uno dei più giovani militari italiani di sempre che abbiano mai raggiunto questo grado - e insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.

In Spagna[modifica | modifica wikitesto]

Promosso generale di brigata il 14 novembre 1932, dall’anno successivo fu comandante dell’artiglieria del Corpo d'armata di Torino, e poi, in successione della 9ª Divisione fanteria "Pasubio"[2] e quindi della 3ª Divisione Celere "Principe Amedeo Duca d'Aosta".[3] Dopo lo scoppio della guerra civile spagnola fu dapprima vice comandante[4] del Corpo Truppe Volontarie, sostituendo[5] al comando del C.T.V. il generale Ettore Bastico dopo la fine della battaglia di Santander (14 agosto - 1 settembre 1937). In quel periodo fu promosso generale di corpo d'armata ma Benito Mussolini, dover aver scoperto che Berti era celibe, ritirò il provvedimento con la seguente motivazione: "Che razza di generale è che non si cura della materia prima della guerra?"[6].

Dopo la fine della battaglia di Aragona fu comunque promosso generale di corpo d'armata per meriti di guerra con decorrenza dal 25 aprile 1938, insignito del titolo di Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia e lasciò[7] il comando del C.T.V. al neo promosso generale Gastone Gambara,[7] rientrando in Italia. Divenuto Commendatore dell'Ordine militare di Savoia, tra il 1939 e il 1940 comandò il XV Corpo d'armata.[8] Consapevole che l'impegno dell'Italia in Spagna aveva prosciugato le limitate risorse belliche disponibili, rendendo il Paese inadeguato a combattere una guerra contro la Gran Bretagna e la Francia, fu allontanato dal Ministero della Guerra e mandato in Libia, considerata un settore secondario.

Nella seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

All'atto dell’entrata in guerra dell’Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, si trovava in Africa Settentrionale Italiana al comando della 10ª Armata[9] schierata lungo il confine con l’Egitto,[9] avendo sostituito poco tempo prima il generale Francesco Guidi. Al comando[10] della 10ª Armata partecipò all'invasione dell’Egitto, iniziata il 13 settembre,[10] avanzando per circa 100 km fino ad attestarsi a Sidi el Barrani per motivi logistici. Schierò le sue unità avanzate, posizionandole in una serie di capisaldi fortificati, ma distanti tra loro. In questo periodo, venne insignito della Croce di Ferro di II classe dal Führer Adolf Hitler.

Il 9 dicembre,[10] al momento dell'Invasione italiana dell'Egitto[10] e l'inizio il contrattacco inglese, si trovava in licenza in Italia per malattia; rientrò quindi in Libia il giorno 14, ma a causa del precipitare della situazione bellica fu esonerato dal comando il giorno 23 e venne sostituito - per ordine del Maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani - dal generale Giuseppe Tellera[11] al comando della 10ª Armata. Tellera morì in combattimento a Beda Fomm il 7 febbraio 1941.

Berti e Graziani si detestavano reciprocamente: durante il congedo per malattia Graziani lo definì un vigliacco e Berti, dopo la catastrofe egiziana, lo apostrofò apertamente come un incompetente[senza fonte]. Lasciò definitivamente l'esercito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943, ritirandosi a vita privata nella sua villa di La Spezia. Accusato di crimini di guerra dopo la fine del conflitto, fu assolto da ogni accusa, e si spense nel 1964.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 3 giugno 1918[12]
Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 11 novembre 1938[12]
Commendatore dell'Ordine Militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 1 maggio 1939[12]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Dal principio alla fine della guerra, nei momenti più aspri e difficili, portò la sua efficace azione personale sulle prime linee, riuscendo di incoraggiamento ed esempio ai combattenti per la serena intrepidezza e per lo sprezzo cosciente del pericolo. Nelle operazioni nell’avanzata su Trento, sempre tra le truppe ove vi fosse un pericolo da affrontare o una resistenza da vincere, diede continue apprezzate prove di coraggio e di alte qualità di soldato. Trentino, maggio-giugno 1916; novembre-dicembre 1917. Piave e Trentino, ottobre-novembre 1918.»
— Regio Decreto 4 gennaio 1920.
avanzamento per merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
avanzamento per merito di guerra
— Decreto Luogotenenziale 17 gennaio 1918
avanzamento per merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
avanzamento per merito di guerra
«Ufficiale generale di elette qualità di carattere di mente e di volontà. Comandante di truppe volontarie durante un periodo di intensa attività bellica, le conduceva con la sua opera saggia, tenace e valorosa, a decisive vittorie. O.M.S., marzo 1937-21 aprile 1938.»
— Regio Decreto 25 aprile 1938[13]

Onorificenze estere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Mario Berti: Generale d'armata, su comandosupremo.com.
  2. ^ Pettibone 2010, p. 135.
  3. ^ Pettibone 2010, p. 148.
  4. ^ Coverdale 2015, p. 275.
  5. ^ Barbieri 2006, p. 452 , Berti sostituì Bastico su diretta richiesta del capo della Junta di Burgos, generale Francisco Franco a Mussolini, in seguito ai continui litigi che Franco aveva con Bastico, accuitisi dopo la presa di Bilbao e di Santander.
  6. ^ Paolo Monelli, Mussolini piccolo borghese, Garzanti, Milano, 1965, p. 247.
  7. ^ a b Barbieri 2006, p. 540.
  8. ^ Pettibone 2010, p. 85.
  9. ^ a b Pettibone 2010, p. 70.
  10. ^ a b c d Axelrod, Kingston 2007, p. 875.
  11. ^ Macksey 1971, p. 35.
  12. ^ a b c Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  13. ^ Bollettino Ufficiale 27 luglio 1939, dispensa 42ª, registrato alla Corte dei Conti addì 2 maggio 1938, registro n.16, foglio 2.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Alan Axelrod e Jack A. Kingston, Encyclopedia of World War II, New York, Facts on File Inc., 2007, ISBN 0-8160-6022-3.
  • Pietro Barbieri, Le cause della guerra civile spagnola, Roma, Robin Edizioni, 2006, ISBN 88-7371-213-4.
  • Giovanni Cecini, I generali di Mussolini, Roma, Newton & Compton Editori, 2016, ISBN 88-541-9868-4.
  • (EN) John F. Coverdale, Italian Intervention in the Spanish Civil War, Princeton, Princeton University Press, 2015, ISBN 1-4008-6790-8.
  • Kenneth Macksey, Beda Fomm: Classic Victory, Ballentine's Illustrated History of the Violent Century, Battle Book Number 22, New York, Ballantine Books, 1971, ISBN 0-345-02434-6.
  • (EN) Charles D. Pettibone, The Organization and Order of Battle of Militaries in World War II Volume VI Italy and France Including the Neutral Countries of San Marino, Vatican City (Holy See), Andorra, and Monaco, Trafford Publishing, 2010, ISBN 1-4269-4633-3.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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