Francescuolo da Brossano

(LA)

«pergrandem hominis formam [miratus sum], placidam faciem, composita verba, mitesque mores»

(IT)

«[ne ho ammirato] la statura assai grande, l'aspetto placido, il parlare corretto, l'atteggiamento mite»

Francescuolo (Franciscolus, o Franciscus) da Brossano (o da Borsano) (Milano, ... – Padova, 1405) fu il genero e l'esecutore testamentario di Francesco Petrarca.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Amizolo (Amiçolo), nacque a Milano, nei pressi di Porta Vercellina, da una famiglia originaria di Borsano.[2] Francescuolo venne istituito esecutore universale del testamento di Petrarca.[3] Nel 1361, infatti, sposò la figlia naturale del poeta aretino, Francesca; nello stesso anno morì di peste il figlio maschio del Petrarca, Giovanni, che aveva solo 25 anni. Il poeta laureatus nel 1362, per sfuggire all'epidemia lasciò Padova per andare a Venezia, dove visse una vita tranquilla e agiata[4]. Francescuolo e la moglie non seguirono subito Petrarca quando si trasferì nella Serenissima; già alla fine del 1363, tuttavia, si recarono a Venezia, dove vissero con Petrarca nel palazzo Molina, al numero 4145 della Riva degli Schiavoni. Il soggiorno lagunare si dimostrò molto salutare anche per la prima figlia della coppia, nata nel 1362, alla quale venne assegnato il nome della bisnonna: Eletta. Nel 1366, invece, nacque il secondo figlio, Francesco (detto Franceschino o Checcus), tenuto a battesimo da Donato Albanzani; Petrarca amava molto questo suo nipotino, ritenendo che avesse tratto la bellezza fisica dal padre e l'intelligenza da lui stesso[4]. Francescuolo, in ogni caso, non di rado si allontanava da Venezia per intrattenere rapporti d'affari. Nella casa pavese del Petrarca accolse Giovanni Malpaghini, allievo dello stesso poeta. Nella stessa Pavia, fu assunto come offiziale delle bollette, cioè addetto al rilascio dei visti d'ingresso e al controllo del soggiorno degli stranieri.[5] In occasione di questa qualifica l'intera famiglia si spostò a Pavia, dove il 19 maggio 1368 vi morì il figlio Francesco, a soli due anni e quattro mesi[4]. Quest'ultimo fu sepolto nella parrocchia di San Zeno, celebrato da un epitaffio in distici composto dal Petrarca a cui tanto era caro[6]. Attenzione: questo che segue è invece l'epitaffio che Francescuolo fece incidere sul sepolcro di Arquà, scritto per sé dallo stesso Petrarca in vita.

(LA)

«Frigida Francisci lapis hic tegit ossa Petrarcæ.
Suscipe, Virgo parens, animam: sate Virgine, parce;
Fessaq[ue] jam terris, Cæli requiescat in arce.
Viro insigni Francisco Patrarcæ Laureato
Franciscolus de Brossano Mediolanensis, gener
individua conversatione, amore, propinquitate,
& successione, memoria. Moritur anno Domini 1374. die 18 Julii.»

(IT)

«Questa fredda pietra copre le ossa di Francesco Petrarca.
Accogli, Vergine Madre, la sua anima: sii, o nato dalla Vergine, misericordioso;
che l'anima, stanca ormai della terra, riposi nella rocca del cielo.
All'insigne uomo Francesco Petrarca [poeta] laureato
il genero Francescuolo da Borsano, Milanese, [eresse]
per la speciale familiarità, l’affetto, la vicinanza,
la nomina ad erede, il ricordo.»

Nella primavera del 1372 Petrarca e la «sua famigliola» avevano intenzione di trasferirsi ad Arquà: furono tuttavia costretti a sostare prima a Padova, a causa della guerra che imperversava a Venezia. Riuscirono a riunirsi ad Arquà tra il febbraio e l'aprile 1373, arco di tempo che vide il Petrarca morire, colpito da una sincope[4]. Morto il suocero, Francescuolo informò personalmente Giovanni Boccaccio, il quale gli rispose con una lettera accorata, in cui lo chiamava amatissime frater.[7] In tale epistola lo invitò anche a salvaguardare la preziosissima biblioteca del suocero e manifestò la propria preoccupazione per numerose opere ancora inedite, fra cui l'Africa.[8][9]

Francescuolo, ormai investito del ruolo di custode delle carte petrarchesche, dopo la morte di Petrarca si spostò nuovamente a Padova, dove abitò lungo la Strada Maggiore, per poi trasferirsi nel 1384 a Treviso, chiamato dai Carraresi: qui morì la moglie Francesca. Quest'ultima venne sepolta con tutti gli onori nella chiesa di San Francesco, dove venne ricordata con un'iscrizione funebre in distici.[4] Terminata la parentesi carrarese a Treviso, Francescuolo fece ritorno a Padova, dove visse fino alla morte, che avvenne prima del 13 agosto 1405.[4]

Epigrafe dettata dal Petrarca per la tomba del nipote. Pavia, Musei Civici.

Albero genealogico[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito viene riportato l'albero genealogico di Francescuolo da Brossano:[4]

Amiçolo da Brossano
?
Francesco Petrarca
?[10]
Francescuolo da Brossano
Francesca Petrarca
Eletta
Francesco[11]
Francesco[11]
Silvano
Gerardo
Caterina
Camilla
Cecilia

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Massera, p. 179.
  2. ^ Gloria, pp. 141-142.
  3. ^ (EN) Petrarch, Francesco (1304–1374), su cartage.org.lb (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2012).
  4. ^ a b c d e f g Guido Martellotti, BROSSANO, Francescuolo da, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 14, Treccani, 1972. URL consultato il 30 giugno 2015.
  5. ^ Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 6 marzo 2016.
  6. ^ Rossi, pp. 70-81.
  7. ^ Argelati, p. 1744.
  8. ^ Massera, p. 226.
  9. ^ Petrarca Francesco, su sapere.it. URL consultato il 15 marzo 2016.
  10. ^ Petrarca, attorno al 1330, assunse lo stato di chierico, il che ovviamente lo obbligava al celibato; di conseguenza, risultano di fatto sconosciute le donne con le quali ebbe una relazione mentre intratteneva la carica.
  11. ^ a b Francescuolo diede a due dei suoi figli il nome «Francesco». Del primo di essi se n'è parlato in precedenza; del secondo, invece, si sa che accompagnò il padre nel 1403 a Treviso.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • V. Rossi, Il Petrarca a Pavia, in Scritti di critica letteraria, II, Firenze, 1930.
  • A cura di Aldo Francesco Massera, Opere latine minori, Bari, Laterza, 1928.
  • A. Gloria, Monumenti dell'Università di Padova, I, Padova, Tipografia del Seminario, 1888.
  • Filippo Argelati, Bibliotheca Scriptorum Mediolaniensium, 1745.

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