Domenico Ricciardone

Domenico Ricciardone
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiVescovo di Penne e Atri (1818-1845)
 
Nato19 dicembre 1758 a Chieti
Ordinato presbitero22 dicembre 1781
Nominato vescovo25 maggio 1818 da papa Pio VII
Consacrato vescovo31 maggio 1818 dal cardinale Giulio Maria della Somaglia
Deceduto25 luglio 1845 (86 anni) a Penne
 

Domenico Ricciardone (Chieti, 19 dicembre 1758Penne, 25 luglio 1845) è stato un vescovo cattolico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Chieti il 19 dicembre 1758 da Pietro e Maddalena Preta, fu battezzato il giorno successivo in cattedrale e gli furono imposti i nomi di Domenico, Francesco, Saverio.[1]

Apparteneva a una cospicua famiglia originaria dell'Italia settentrionale e stabilitasi a Chieti nel Cinquecento: i Ricciardone erano speziali e aromatari e possedevano una ricca bottega in piazza San Giustino. I fratelli maggiori di Domenico, Paolo e Nicola, erano avvocati e attraverso la professione forense avevano acquisito il titolo signorile di "don".

Seguendo le orme di un suo zio, canonico a Penne, abbracciò lo stato ecclesiastico e fu ordinato sacerdote il 22 dicembre 1781.

Il 30 maggio 1786, a Napoli, ottenne la laurea in teologia. Fu rettore del seminario diocesano di Penne e, dal 3 settembre 1814, fu arcidiacono del capitolo cattedrale di Penne.

Conosciuto per le opere e la severità dei costumi, fu da re Ferdinando I di Borbone eletto vescovo di Penne e Atri il 20 marzo 1818 e il 25 maggio successivo fu confermato dalla Santa Sede:[2] fu consacrato a Roma il 31 maggio dal cardinale Giulio Maria della Somaglia, vescovo di Frascati.

Nel 1837 riuscì a sedare un tumulto scoppiato a Penne a causa della voce che il Governo avesse avvelenato i pozzi per diffondere il colera: il vescovo si interpose tra i popolani armati e i gendarmi placando la sommossa.[2]

Compì restauri nella cattedrale di Atri. Con testamento del 20 luglio 1845, donò il convento di Isola del Gran Sasso ai passionisti, che presero possesso del "ritiro della Concezione" l'11 maggio 1847.[1]

Visse ritirato gli ultimi anni della sua vita.

Morì a Penne il 25 luglio 1845 avendo al suo capezzale i nipoti ex sorore, suoi eredi. Poiché i fratelli non avevano avuto figli, con lui si estinse la linea maschile della famiglia.[2]

Genealogia episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Giuseppe F. de Tiberiis, in Gente d'Abruzzo..., vol. IX, p. 23.
  2. ^ a b c Giuseppe F. de Tiberiis, in Gente d'Abruzzo..., vol. IX, p. 24.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Enrico Di Carlo (cur.), Gente d'Abruzzo. Dizionario biografico (10 voll.), Andromeda editrice, Castelli 2006.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Penne e Atri Successore
Niccolò Francesco Franchi 25 maggio 1818 – 24 luglio 1845 Vincenzo d'Alfonso