Caserma Vittoria

Caserma Vittoria
StatoBandiera dell'Italia Italia
CittàNapoli
Coordinate40°49′57.22″N 14°14′35.63″E / 40.832561°N 14.243231°E40.832561; 14.243231
Informazioni generali
TipoCaserma
Inizio costruzione1853
Condizione attualeAttiva
Informazioni militari
PresidioArma dei Carabinieri
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L'ingresso della chiesa di Santa Maria della Vittoria
Villa Comunale, ingresso da piazza Vittoria
Mappa del XIX secolo del Regno delle Due Sicilie
Il complesso della Nunziatella sul Monte Echia, a monte della caserma "Vittoria"

La caserma “Vittoria” di Napoli è oggi la sede del Comando interregionale carabinieri “Ogaden” da cui dipendono le Legioni carabinieri "Campania", "Abruzzo", "Molise", "Puglia" e "Basilicata".

La denominazione della caserma è collegato alla limitrofa chiesa di Santa Maria della Vittoria[1] e della adiacente piazza della Vittoria che commemorano la vittoria della flotta cristiana sulla flotta turca nei pressi di Lepanto il 7 ottobre 1571.

La storia[modifica | modifica wikitesto]

La caserma “Vittoria” nasce nella prima metà dell'Ottocento su progetto dell'architetto Errico Alvino cui venne affidato il compito di curare la sistemazione dell'intero quartiere di Chiaia e del complesso militare borbonico, in particolare modo le modifiche dell'impianto viario e del perimetro degli edifici, nonché l'apertura di via della Pace, oggi via Domenico Morelli, la via degli antiquari della città di Napoli.

Così nel 1853, l'Alvino fece aprire la spaziosa via della Pace e progettò l'apertura di una strada sotto il monte Echia[2], che ponesse in rapido collegamento via della Pace con largo Carolina per un motivo essenzialmente militare. Essa avrebbe dovuto consentire in caso di necessità alle truppe acquartierate nelle varie caserme della zona di Chiaia di raggiungere in tempo rapidissimo il Palazzo Reale.

Iniziato nel 1853 uno scavo, il progetto dell'Alvino venne però momentaneamente accantonato per essere ripreso solo nel 1926 da Michele Guadagno, ma con un tracciato del tutto diverso, quello dell'odierna Galleria Vittoria.

L'Architetto Alvino, oltre alla sistemazione dei tanti edifici del luogo progettò e realizzò anche la costruzione di una nuova caserma da destinare alla Cavalleria, nell'area immediatamente sottostante alla Nunziatella. L'edificio occupò il lato breve di un isolato compreso tra via della Pace, piazza della Vittoria (così denominata per via della chiesa di Santa Maria della Vittoria) e la vicina Villa Reale, oggi Villa Comunale.

L'edificio sede della caserma[modifica | modifica wikitesto]

La pianta presenta un corpo di fabbrica semplice lungo la strada, al quale sono collegati due corpi a forma triangolare contenenti le scale e gli alloggi di servizio. Con l'incrocio dei due triangoli, suggeriti dall'andamento sghembo del perimetro del lotto preesistente, si veniva a regolarizzare il disegno del cortile interno.

Al pianterreno un portico a forma di forcella collega il corpo in linea con i due elementi triangolari.

La facciata esterna è costituita da tre ordini sovrastanti un alto basamento bugnato. Al primo piano si aprono finestre con cornici orizzontali, del tipo inginocchiato, ossia con davanzale sporgente sorretto da alte mensole; al secondo piano vi sono finestre a timpano, al terzo le stesse paraste modulano lo spazio tra finestre che hanno nuovamente architrave orizzontale. Il portale d'ingresso è inscritto in un rettangolo formato da una trabeazione arricchita da una serie di gigli borbonici.

Degne di nota sono pure le due scale a chiocciola disposte simmetricamente e l'ampio cortile necessario alla manovra dei cavalli le cui scuderie erano collocate nel seminterrato, oggi ancora visibili.

Dopo la seconda guerra mondiale il palazzo ebbe una ristrutturazione significativa e fu sopraelevato di un livello acquisendo così, con un quarto piano, maggiore imponenza[3].

I Carabinieri a Napoli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma araldico[4]
La Terra di Lavoro nel XVIII secolo
Documento del Comando CC Reali dell'Italia liberata

Anche a Napoli, come per la gran parte dei territori degli stati pre-unitari italiani, i Carabinieri sabaudi arrivarono nel 1860.

Il primo contatto tra i Carabinieri e l'Italia del Regno delle Due Sicilie si ebbe quando Garibaldi era impegnato nella campagna siciliana.

Con il disfacimento della struttura statale borbonica si dovette cercare di provvedere alla sicurezza ed all'ordine pubblico ed a tutti i compiti di polizia. All'uopo venne costituito in loco un reparto che si avvalse del discreto aiuto di alcuni ufficiali, sottufficiali e carabinieri piemontesi, inviati sull'isola per tale missione. Man mano che le camicie rosse garibaldine completavano l'occupazione dell'isola, il reparto andava lievitando e assunse il nome di "Legione Carabinieri Reali di Sicilia".

Una parte dei componenti della Legione fu addirittura inviata nelle Marche ed in Umbria nel corso di una breve spedizione, voluta dalla Corona e dal Governo Sardo, con il duplice scopo di recare aiuto al Generale Garibaldi e controllarne l'operato[5].

Dopo il trionfale ingresso del Duce dei Mille a Napoli e l'arrivo dei primi reparti dell'Armata Sarda, il 23 ottobre 1860, giungeva nella ex capitale borbonica il primo contingente di Reali Carabinieri al comando del Maggior Generale Trofimo Arnulfi denominato "Corpo dei Carabinieri Meridionali", con una forza di circa 1.500 uomini.

Il Corpo gradualmente assorbì gran parte della disciolta Gendarmeria borbonica e venne strutturato sul territorio e organizzato come Reggimento posto al comando del Luogotenente Colonnello Emanuele Trotti.

Il Reggimento però non entrò mai in funzione perché il 24 gennaio 1861 l'antica Armata Sarda assumeva la denominazione di "Esercito Italiano" ed il Corpo dei Reali Carabinieri diveniva Arma assumendo ruolo ed entità maggiore. Tale cambiamento portò la riorganizzazione territoriale dell'Arma che istituì 13 Legioni territoriali ed una Legione allievi, dirette da un "Comitato" (l'odierno Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri).

Esse erano articolate in Divisioni (poi denominate Gruppi ed oggi Comandi provinciali) a loro volta suddivise in Compagnie, Luogotenenze e Stazioni. Le città prescelte per ospitare questi nuovi raggruppamenti furono: Torino, Genova, Cagliari, Milano, Bologna, Firenze, Chieti, Bari, Salerno, Catanzaro, Palermo, Ancona e Napoli.

La Legione assegnata alla città di Napoli fu la 7^ e la sua giurisdizione abbracciava l'abitato urbano della ex capitale, la sua vasta provincia, la Terra di Lavoro, Benevento ed il Molise. Essa fu costituita formalmente il 1º luglio 1861 al comando del Colonnello Giuseppe Guastalla.

Il generale Arnulfi fu nominato in via provvisoria ispettore dei carabinieri reali per il napoletano con alle dipendenze anche le Legioni di Chieti, Bari, Salerno e Catanzaro[6].

I carabinieri nella caserma "Vittoria"[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Etiopia.
L'Impero Italiano nel 1940, nel momento di massima espansione. L'Ogaden è una regione dell'Etiopia

Il 24 gennaio 1939 venne istituita in Napoli la 3ª Divisione carabinieri, che andava ad aggiungersi alle due altre Grandi unità territoriali dell'Arma dei carabinieri, ovvero la 1ª Divisione "Pastrengo" di Milano e la 2ª Divisione "Podgora" di Roma, istituite nel 1936.

La giurisdizione della Divisione di Napoli comprendeva un terzo della penisola, ovvero l'Italia meridionale e la Sicilia, nonché le isole dell'Egeo e le Colonie.

Solo dopo alcuni mesi dall'istituzione della Divisione, il 4 aprile, a ricordo del valore mostrato dai carabinieri nella battaglia di Gunu Gadu, la 3ª Divisione assunse il nome di "Ogaden", dalla località dell'Etiopia dove il 24 aprile 1936 "le bande autocarrate dell'Arma avevano avanzato allo scoperto, con determinazione e coraggio, contro un infinito numero di nemici...".

Dall'inizio della sua entrata in funzione, la 3ª Divisione carabinieri "Ogaden" occupò la sede di via Domenico Morelli, oggi Comando interregionale carabinieri "Ogaden", già caserma di cavalleria, progettata dall'architetto Alvino.

Sino al 1º novembre 1993 presso la caserma "Vittoria" aveva sede anche la VII Brigata carabinieri[7], soppressa contestualmente alla trasformazione delle Legioni territoriali in Regioni carabinieri rinominate Legioni carabinieri il 5 giugno 2009.

dal 1º gennaio 2001 la 3ª divisione è stata appunto trasformata in comando interregionale[8], comandata da un generale di corpo d'armata con funzioni di alta direzione di coordinamento e controllo sulle cinque Regioni carabinieri che fanno parte della Grande unità.

Altre immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La sua costruzione è databile 1572: infatti la chiesa venne edificata per ricordare la vittoria a Lepanto (1571) della Lega Santa sull'Impero ottomano. Vi sono numerose tracce artistiche oltre a riferimenti all'edilizia rinascimentale.
  2. ^ Monte Echia è uno sperone roccioso, interamente in tufo (roccia), ubicato nella parte meridionale della città di Napoli con direzione nord-sud. È delimitato a sud da un pontile che lo collega all'isolotto di Megaride che può essere considerato una prosecuzione del promontorio. Il lato est affaccia sul borgo di Santa Lucia mentre il lato ovest sulla conca di Chiaja. Su di esso venne fondato il centro abitato di Partenope, difeso su tre lati dal mare.
  3. ^ Ampl. cfr. V. Cuomo, Le caserme storiche dell'Arma dei Carabinieri a Napoli, Avagliano ed., Napoli, 2004, pag. 81 ss..
  4. ^ Lo stemma è così strutturato dopo l'elevazione dell'Arma dei Carabinieri a rango di Forza armata e riproduce in parte i motivi dello stemma del Corpo dei Reali Carabinieri.
  5. ^ Così V. Cuomo, op. cit., pag. 25 ss..
  6. ^ Così V. Cuomo, op. cit., pag. 91 ss.; ampl. vds. pure M. Pucciarelli, Carabinieri oggi, Albagraf, Pomezia, 1995; M. Soldati, I Carabinieri 1814-1980, Staderini, Pomezia, 1980; A. Ferrara, Storia documentale dell'Arma dei Carabinieri - Verso l'Italia unita, Cantelli, Castelmaggiore, 2005.
  7. ^ La Brigata di Napoli fu l'erede nel tempo del Comando del VI Gruppo di Legioni e quindi dell'ispettorato della V Zona.
  8. ^ Oggi l'Arma dei carabinieri è strutturata su un comando generale e sette comandi di vertice: 5 comandi interregionali, il "Pastrengo" a Milano per il nord-ovest, il "Vittorio Veneto" a Padova per il nord-est, il "Podgora" a Roma per il centro e Sardegna, l'"Ogaden" a Napoli per il meridione e il "Culqualber" a Messina per Sicilia e Calabria nonché il Comando delle scuole ed il Comando unità mobili e specializzate "Palidoro" a Roma.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • V. Cuomo, Le caserme storiche dell'Arma dei Carabinieri a Napoli, Avagliano ed., Napoli, 2004.
  • S. Licci (a cura di), Nei secoli presente-le caserme dell'Arma, De Agostini, Novara, 1992.
  • M. Pucciarelli, Carabinieri oggi, Albagraf, Pomezia, 1995.
  • M. Soldati, I Carabinieri 1814-1980, Staderini, Pomezia, 1980.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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