Alison Moyet

Alison Moyet
Alison Moyet in concerto a Dublino (2008)
NazionalitàBandiera del Regno Unito Regno Unito
GenerePop rock
Soul
Blues
Rhythm and blues
Synth pop
Periodo di attività musicale1981 – 1983 (Yazoo)
1984 – in attività (solista)
Strumentovoce
EtichettaEtichette:
Columbia Records
(1983-2002)
Sanctuary Records
(2002-2006)
W14 Music (2006-presente)
GruppiYazoo
Album pubblicati10
Studio7
Live1
Raccolte2
Sito ufficiale

Geneviève Alison Jane Moyet (Billericay, 18 giugno 1961) è una cantante britannica di musica pop rock.

Ha iniziato utilizzando la sua voce contraddistinta da potenti toni bassi, a cavallo tra blues e soul, in un contesto elettronico synthpop ed electropop. Ha raggiunto il successo internazionale con il duo Yazoo insieme al tastierista Vince Clarke, già membro fondatore dei Depeche Mode.[1]

Ha intrapreso poi la carriera solista, maggiormente orientata verso il pop, all'inizio, e il rock, in séguito, dando ampio spazio al sottogenere romantico della ballad e a numerose cover di brani di altri artisti, tra cui la numero 2 inglese That Ole Devil Called Love,[2] a tutt'oggi il suo miglior piazzamento in classifica con un singolo. L'album di debutto, Alf, e la sua prima raccolta di successi, Singles, hanno raggiunto entrambi il numero 1 nella classifica degli album nel Regno Unito.[3] Altri successi sono arrivati dal suo secondo album, Raindancing, piazzatosi al numero 2 come il più recente The Minutes, e la raccolta di cover, Voice, al numero 7.

La cantante, che, nel 2002, ha ottenuto due nomination, una ai Brit Awards[4] come «Miglior Voce Femminile» per l'album Hometime, e una al premio [5], ha avuto un'esperienza di successo anche come attrice di teatro, recitando il ruolo della matrona Mama Morton, nel musical intitolato Chicago nel 2001.[6][7]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Geneviève Alison Jane Moyet[8] a nasce a Billericay, nella contea inglese dell'Essex, da padre francese e madre britannica. Cresce a Basildon frequentando dapprima la Janet Duke Junior School ed in seguito James Hornsby School.[9][10] Lasciata la scuola all'età di 16 anni, lavora come commessa e diventa accordatrice di pianoforti. Tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta, con il soprannome "Alf", prende parte di una serie di gruppi punk rock, pub rock e blues, attivi nell'area sud-orientale dell'Essex, tra cui The Vandals, The Screamin' Ab Dabs, The Vicars e The Little Roosters.

1981 - 1983: Yazoo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Yazoo (gruppo musicale).

Nel 1981, ha inizio la sua carriera pop mainstream, quando forma il duo electropop Yazoo, insieme all'ex membro fondatore dei Depeche Mode, il tastierista Vince Clarke. A causa dell'omonimia con un'etichetta discografica locale, la Yazoo Records, negli USA il duo cambia il nome in Yaz. Gli Yazoo ottengono diversi successi in formato singolo, tra cui Only You, Don't Go, Situation e Nobody's Diary, contenuti nei due album Upstairs at Eric's, del 1982 e You and Me Both del 1983. Il gruppo diventa famoso proprio grazie alla riuscita unione dei suoni elettronici, tipici di Clarke, con la calda voce soul della Moyet.

Ma quello che all'inizio costituisce un punto di forza, diventa presto un ostacolo insormontabile e, nel 1983, la Moyet e Clarke decidono di sciogliere gli Yazoo per insanabili divergenze musicali. Così, mentre Clarke prosegue il suo cammino prima con The Assembly, quindi con gli Erasure, la Moyet firma con la Columbia Records/CBS dando inizio a una carriera solista.

1984: il debutto da solista[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1984, la Moyet pubblica l'album del debutto solista, Alf, dal soprannome che aveva nel periodo punk[11], prodotto dal duo di produttori britannici Jolley & Swain. Il disco viene composto dai due produttori, insieme alla stessa Moyet, ad eccezione del brano Invisible, scritto esclusivamente per lei da Lamont Dozier. Alf ottiene successo nel Regno Unito, dove raggiunge la vetta della classifica degli album, producendo tre singoli internazionali di successo, Love Resurrection, All Cried Out e Invisible. Negli Stati Uniti, Invisible, il singolo che dei tre riscuote meno successo nel Regno Unito, entra invece nella Top 40 di Billboard. In alcuni paesi europei, ma non nel Regno Unito, l'etichetta sfrutta il grande successo ottenuto dall'album, pubblicando un quarto singolo extra, intitolato For You Only.

Nel 1985, la Moyet canta al Live Aid, assieme a Paul McCartney, Paul Young, David Bowie, Pete Townshend e Bob Geldof, i cori in Let It Be dei Beatles. Lo stesso anno, durante la promozione finale di Alf, pubblica un ulteriore 45 giri, non incluso sul 33, costituito dalla cover del classico intitolato That Ole Devil Called Love, che arriva fino al numero 2 nella classifica dei singoli nel Regno Unito[2], la numero 1 in Nuova Zelanda e la numero 5 nei Paesi Bassi.

1987: Raindancing[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1986, ottiene un altro grande successo in madrepatria con il singolo Is this Love? (scritto insieme a David A. Stewart degli Eurythmics, sotto lo pseudonimo Jean Guiot[12]), seguìto, nel 1987, dal secondo album solista, Raindancing. Produce anche altri singoli di successo, tra cui una cover dei Floy Joy, Weak in the Presence of Beauty, Ordinary Girl, Sleep Like Breathing, duetto con Jim Kerr dei Simple Minds, la cui partecipazione, a causa di problemi di casa discografica, non viene accreditata.

Lo stesso anno pubblica un'altra cover, Love Letters, che raggiunge il numero 4 nel Regno Unito, partecipa, con altri artisti, anche all'album natalizio A Very Special Christmas con una cover del brano The Coventry Carol.

Alison Moyet con i Jools Holland's Rhythm and Blues Orchestra, Apollo Theatre di Manchester a dicembre 2010

1991: Hoodoo[modifica | modifica wikitesto]

Dopo un periodo di riflessione personale e professionale, nel 1991, esce il terzo album, Hoodoo, che, segna l'inizio della lunga collaborazione con Pete Glenister, allontanandosi dal pop leggero di Raindancing, e connotandosi invece come un album più introspettivo, orientato verso il sociale. Nonostante lo scarso supporto e promozione dall'etichetta, l'album ottiene un buon successo di vendite nel Regno Unito, sfiorando la Top 10, facendo candidare la Moyet alla nomination per un Grammy Award negli Stati Uniti[13]. L'uscita dell'album segna l'inizio di quella che sarebbe diventata una lunga battaglia per garantirsi il controllo completo della direzione artistica da intraprendere. Come molti altri artisti, la Moyet è riluttante a registrare brani leggeri di pop radiofonico e da classifica, che abbiano come unico scopo quello di diventare dei successi usa e getta.

1994: Essex[modifica | modifica wikitesto]

Il quarto album, Essex, esce nel 1994. Il titolo, dal nome della sua contea di nascita, suggerisce che si tratta di un lavoro personale, improntato alle atmosfere cupe e introspettive caratterizzanti il disco precedente. Anche in questa occasione nasceranno controversie causate dall'insoddisfazione della Casa discografica, diventata nel frattempo il colosso Sony Music, che obbliga la Moyet a registrare di nuovo e riprodurre alcune delle tracce dell'album,[14] insistendo soprattutto sulla presenza di bonus tracks, costituite da remix, allo scopo di creare un prodotto più commerciale e vendibile. Il singolo Whispering Your Name è l'unico dei quattro estratti a raggiungere la Top 20, arrivando fino al numero 18, mentre gli altri tre, Falling, Getting into Something e Ode to Boy II (seconda parte di Ode to Boy, scritto con gli Yazoo) vagano tra la Top 40 e la Top 60 inglese. Quanto all'album, rimarrà il più basso in classifica nella carriera della Moyet.

Dopo la pubblicazione di Essex, la Sony Music fa uscire la prima di una serie di ravvicinate raccolte di successi di Alison Moyet."[15] Con la compilation Singles del 1995, l'etichetta ottiene finalmente il successo commerciale. L'album entra infatti direttamente al numero 1 nella classifica degli album nel Regno Unito, anche se i due brani inediti, inseriti nella compilation The First Time Ever I Saw Your Face e Solid Wood, pubblicati come singoli, avranno vita breve. Seguirà un tour britannico di concerti dal vivo, al termine del quale verrà ripubblicata in un doppio CD la raccolta Singles, contenente anche un bonus disc live, intitolato Live (No Overdubs), che raggiungerà il numero 20.

Lo stesso anno partecipa, insieme alla cantante irlandese Sinéad O'Connor, al popolare programma televisivo Later With Jools Holland sulla BBC come corista durante una delle ultime apparizioni di Dusty Springfield nel brano Where Is a Woman to Go?.[16]

Alison Moyet a Hamburg nel settembre 2013

A causa di continue liti e disaccordi con la Sony Music, la Moyet non registrerà alcun album di inediti di studio per oltre otto anni, dopo la pubblicazione di Essex. Durante questo periodo, comunque, metterà la sua voce al servizio di altri artisti, collaborando a brani di Tricky, Sylk-130, Ocean Colour Scene, The Lightning Seeds e King Britt, e partecipando anche alla tranche britannica della tournée dei Lilith Fair.

Il 2001 vede l'uscita di un'altra raccolta, The Essential Alison Moyet, completata, nel 2002, da un DVD omonimo.

2002: Hometime[modifica | modifica wikitesto]

Nell'agosto del 2002, dopo anni di forzato ritiro dalle scene e ripetuti rifiuti di scendere a compromessi, la Moyet, ora libera dal contratto con la Sony Music, firma un contratto con la Sanctuary Records, pubblicando il suo quinto album di inediti, Hometime, prodotto dal team The Insects, già produttori per i Massive Attack e per Madonna. La pubblicazione del nuovo album, che raggiunge il numero 18 in classifica nel Regno Unito, lancia la Moyet nella top 5 delle artiste britanniche più vendute del 2002.[17] Lo stesso anno, riceve una nomination per il BRIT Award, come «Miglior Voce Femminile», venendo nominata anche per il premio Mercury Music Prize.

Il 6 settembre del 2004 viene pubblicata Voice, una compilation di cover che raggiunge il numero 7 della classifica del Regno Unito[18]. Prodotto e realizzato da Anne Dudley, vincitrice di un Academy Award, l'album verrà ristampato con le bonus track, Alfie e Almost Blue. Nel 2006, a completamento della compilation, viene pubblicato il DVD One Blue Voice, contenente una raccolta di cover.

2007: The Turn[modifica | modifica wikitesto]

Nel dicembre del 2006, Alison Moyet firma un nuovo contratto discografico con la W14, la nuova etichetta della Universal Music Group.[19] Il nuovo album, The Turn, è uscito il 15 ottobre 2007, preceduto di una settimana dal primo singolo, One More Time, e seguìto, qualche tempo dopo, dal secondo estratto, A Guy Like You. Entrambi i singoli, però, sono rientrati a malapena tra i primi 150 in classifica. L'album, invece, è entrato nella classifica degli album al numero 21 una settimana dopo la sua pubblicazione.[20]

Attività teatrale[modifica | modifica wikitesto]

Debutta in teatro a Londra, nel 2001, nel musical Chicago, ottenendo il plauso della critica. Recita il ruolo della matrona "Mama" Morton per un periodo di sei mesi.[6]

Nel 2006 compare nella pièce teatrale Smaller, imbarcandosi in una tournée regionale, prima di approdare al Lyric Theatre di Londra. Oltre a recitare il ruolo della co-protagonista, insieme all'attrice comica Dawn French, la Moyet compone tre nuove canzoni per la produzione, inserite nel suo album The Turn.

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

In prime nozze ha sposato un parrucchiere, Frank, con cui ha generato un figlio maschio nel 1985. Dopo aver divorziato, ha avuto un compagno, Kim, che nel 1988 l'ha resa madre di un femmina. Il suo secondo e attuale marito, David, è un assistente sociale: la coppia ha messo al mondo una figlia nel 1996. [21].

Tifa per il Southend United Football Club, la squadra nel cui stadio di casa è stato girato parte del videoclip di Is this Love?. Sempre a questa squadra, la cantante ha dedicato la canzone Blue, in seguito utilizzata come sigla della serie televisiva britannica Playing the Field, che seguiva le vicende di una squadra di calcio femminile al di fuori del campo da gioco.

Nel 2023, a 62 anni, ha conseguito la laurea all'Università di Brighton.

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Album in studio[modifica | modifica wikitesto]

Live[modifica | modifica wikitesto]

Raccolte[modifica | modifica wikitesto]

  • 1995 - Singles
  • 1996 - Singles/Live (No Overdubs)
  • 2001 - The Essential Alison Moyet
  • 2009 - The Best of: 25 Years Revisited

Singoli[modifica | modifica wikitesto]

  • 1984 - Love Resurrection
  • 1984 - All Cried Out
  • 1984 - Invisible
  • 1985 - For You Only
  • 1985 - That Ole Devil Called Love
  • 1986 - Is this Love?
  • 1987 - Weak in the Presence of Beauty
  • 1987 - Ordinary Girl
  • 1987 - Sleep Like Breathing
  • 1987 - Love Letters
  • 1991 - It Won't Be Long
  • 1991 - Wishing You Were Here
  • 1991 - This House
  • 1991 - Hoodoo
  • 1993 - Falling
  • 1994 - Whispering Your Name
  • 1994 - Getting into Something
  • 1994 - Ode to Boy II
  • 1995 - The First Time Ever I Saw Your Face
  • 1995 - Solid Wood
  • 2002 - Should I Feel that it's Over
  • 2002 - Do You Ever Wonder
  • 2003 - More
  • 2004 - Almost Blue/Alfie
  • 2007 - One More Time
  • 2007 - A Guy Like You
  • 2007 - Changeling
  • 2013 - When I Was Your Girl
  • 2013 - Love Reign Supreme

DVD[modifica | modifica wikitesto]

  • 2002 - The Essential Alison Moyet (raccolta di successi)
  • 2006 - One Blue Voice (raccolta di cover)

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Membro dell'Ordine dell'Impero Britannico - nastrino per uniforme ordinaria
«Per servizi alla musica.»
— 12 giugno 2021[22]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Come la cantante Alison Moyet diede vita agli Yazoo, su Stone Music. URL consultato il 9 giugno 2022.
  2. ^ a b (EN) Official Singles Chart Results Matching: That Ole Devil Called Love, su Official Charts. URL consultato il 9 giugno 2022.
  3. ^ (EN) Alison Moyet Top Songs Top Songs / Chart Singles Discography, su Music US & UK hits charts. URL consultato il 9 giugno 2022.
  4. ^ (EN) Brit Awards 2003: Winners, su BBC News. URL consultato il 9 giugno 2022.
  5. ^ (EN) Debut stars scoop Brits nominations, su BBC News. URL consultato il 9 giugno 2022.
  6. ^ a b (EN) Alison Moyet opens in Chicago, su BBC News, 13 agosto 2001. URL consultato il 9 giugno 2022.
  7. ^ (EN) Luke Leitch, Moyet steals the show in Chicago, su BBC News, 13 agosto 2001. URL consultato il 9 giugno 2022.
  8. ^ Paul Lester, Alison Moyet: 'I smashed all my gold discs. There were hundreds', su Theguardian.com, 18 aprile 2013.
  9. ^ 'I quite enjoy the invisibility of middle age', su Echo-news.co.uk. URL consultato il 5 novembre 2017.
  10. ^ Alison Moyet gets honorary degree from South Essex College, su Echo-news.co.uk, 27 settembre 2011. URL consultato il 16 marzo 2014.
  11. ^ Alison Moyet: Alf, in Rolling Stone, 25 aprile 1985. URL consultato il 10 giugno 2022 (archiviato dall'url originale il 18 giugno 2008).
  12. ^ ALISON MOYET Interview, su electricity-club.co.uk, The Electricity Club, 10 giugno 2013. URL consultato il 16 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 7 giugno 2014).
  13. ^ (EN) Alison Moyet, su Grammy Award. URL consultato il 10 giugno 2022.
  14. ^ (EN) Biografìa de Alison Moyet, su musica. URL consultato il 10 giugno 2022.
  15. ^ FAQs, su Alisonmoyet.com. URL consultato il 19 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2013).
  16. ^ (EN) Episode 5, su BBC News. URL consultato il 10 giugno 2022.
  17. ^ (EN) Alison Moyet, su A very special Christmas.
  18. ^ (EN) Official Albums Chart Results Matching: Voice, su Official charts.
  19. ^ (EN) Alison Moyet (ex-Yazoo) joins W14 Music, su side-line.com, 19 dicembre 2006. URL consultato il 15 gennaio 2008 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2012).
  20. ^ (EN) Official Albums Chart Results Matching:The Turn, su Official Chart. URL consultato il 10 giugno 2022.
  21. ^ Only Alison - News and features - Scotsman.com (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2007).
  22. ^ (EN) The London Gazette, n. 63377, 12 giugno 2021, p. B15. URL consultato il 19 gennaio 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paul Gambaccini, Tim Rice, Jonathan Rice, British Hit Singles, Guinness Publishing (16ª edizione - ISBN 0-85112-190-X)
  • Biografia di Alison Moyet sul blog All Music Guide, scritta da Stephen Thomas Erlewine (link).

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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