Saint-Barthélemy (collettività d'oltremare)

Saint-Barthélemy
Saint-Barthélemy - Bandiera Saint-Barthélemy - Stemma
(dettagli) (dettagli)
Motto: Ouanalao
Saint-Barthélemy - Localizzazione
Saint-Barthélemy - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completo Collettività di Saint-Barthélemy
Nome ufficiale (FR) Collectivité de Saint-Barthélemy
Dipendente da Bandiera della Francia Francia
Lingue ufficiali Francese
Capitale Gustavia  (2.100 ab. / 2005)
Politica
Status Collettività d'oltremare
Capo di Stato Emmanuel Macron
Capo di Governo Xavier Lédée
Superficie
Totale 25 km²
Popolazione
Totale 9.961 ab. (2017)
Densità 435 ab./km²
Geografia
Continente America Centrale
Fuso orario UTC-4
Economia
Valuta Euro
Varie
TLD .bl
Prefisso tel. +590
Inno nazionale La Marsigliese

L'Hymne à Saint-Barthélemy
Saint-Barthélemy - Mappa
Saint-Barthélemy - Mappa
 

Saint-Barthélemy, ufficialmente Collettività di Saint-Barthélemy (in francese Collectivité de Saint-Barthélemy), spesso abbreviata in Saint Barts, è un'isola delle Antille e dal 22 febbraio 2007 una collettività d'oltremare della Francia di 9.131 abitanti. Fino al 15 luglio 2007 era un comune francese provvisorio che faceva parte della DOM-ROM della Guadalupa. Gli abitanti si chiamano Saint-Barths.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Sigillo del governatore della colonia svedese, 1784-1877.

Scoperta[modifica | modifica wikitesto]

L'isola fu frequentata dai popoli provenienti dai Caraibi orientali, in particolare dai Taino. Il primo europeo a visitarla fu Cristoforo Colombo nel 1493.

Storici quartiers (1801)

XVII secolo[modifica | modifica wikitesto]

L'isola di Saint-Barthélemy venne rivendicata dalla Francia nel 1648. I primi coloni francesi erano stati incoraggiati da De Poincy, il tenente-governatore della Compagnia francese delle Indie occidentali e membro dell'Ordine di San Giovanni. Circa 60 coloni guidati da Jacques Gentes iniziarono a coltivare il cacao.

XVIII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1784 l'isola venne ceduta alla Svezia in cambio di alcuni diritti commerciali nel porto di Göteborg. Questo cambio di controllo portò progresso e prosperità, con gli svedesi che resero Gustavia un porto franco, agevolando per gli europei il commercio dei beni, compreso il materiale di contrabbando.

XIX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1852 un devastante uragano colpì l'isola; seguì un incendio.

La Svezia la governò per quasi un secolo, finché, a seguito di un plebiscito tenutosi nel 1877,[1] la rivendette alla Francia; in seguito fu amministrata da Guadalupa.

La capitale dell'isola, Gustavia, prende nome dal re di Svezia Gustavo III.

XX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Il 19 marzo 1946 gli abitanti dell'isola diventarono cittadini francesi con pieni diritti.

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Costa di St. Barts
La mappa mostra l'ubicazione di St. Barts relativa a Sint Maarten / Saint Martin e St Kitts.
Una mappa di Saint-Barthélemy

Posta a circa 250 km ad est di Porto Rico e dalle vicine Isole Vergini, St. Barthélemy è situata a sud est delle isole di Saint Martin e Anguilla.

Fa parte delle Isole del Rinascimento. St. Barthélemy è separata da Saint Martin dal canale Saint-Barthélemy.

Si trova a nord est di Saba e Saint Eustatius, a nord di St Kitts. Ha alcuni piccoli isolotti satelliti, tra cui Île Chevreau (Île Bonhomme), Île Frégate, Île Toc Vers, Île Tortue e Gros Îlets (Ilots Syndare). Uno più grande, Île Fourchue, si trova a nord dell'isola, nel canale di Saint-Barthélemy. Altri isolotti rocciosi sono Coco, il Roques (o "Piccole rocce tartaruga"), il Goat e il Sugarloaf.

Suddivisione[modifica | modifica wikitesto]

I quartieri. La suddivisione territoriale in 2 paroisses (parrocchie) con 40 quartieri.

Il territorio è suddiviso amministrativamente in 40 quartieri, corrispondenti a piccoli centri abitati, raggruppati in due paroisses (parrocchie):

Immagine satellitare dell'isola
Sous le Vent
(Sottovento)
Au Vent
(Sopravvento)
Nr Quartieri Nr Quartieri
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
Colombier
Flamands
Terre Neuve
Grande Vigie
Corossol
Merlette
La Grande Montagne
Anse des Lézards
Anse des Cayes
Le Palidor
Public
Col de la Tourmente
Quartier du Roi
Le Château
Aéroport
Saint-Jean
Gustavia
La Pointe
Lurin
Carénage
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
Morne Criquet
Morne de Dépoudré
Gouverneur
Anse du Gouverneur
Morne Rouge
Grande Saline
Petite Saline
Lorient
Barrière des Quatres Vents
Camaruche
Grand Fond
Toiny
Devet
Vitet
Grand Cul-de-Sac
Pointe Milou
Mont Jean
Marigot
Anse du Grand Cul-de-Sac
Petit Cul-de-Sac

Clima[modifica | modifica wikitesto]

L'isola ha un clima tropicale, con temperature tra i 22 °C e i 30 °C, cioè caldo ma temperato dagli alisei. La stagione secca va da gennaio ad aprile e quella umida da luglio a novembre.

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Agricoltura[modifica | modifica wikitesto]

La produzione agricola è difficile, dato il terreno secco e roccioso, ma i primi coloni sono riusciti a produrre verdure, cotone, ananas, sale, banane, oltre a praticare la pesca. In alcune zone viene coltivata la patata dolce.

Artigianato[modifica | modifica wikitesto]

Corossol è nota per il suo artigianato: tessitura e borse fatte con fronde di palma è un'attività a basso reddito della popolazione indigena.

Turismo[modifica | modifica wikitesto]

L'isola è meta di turisti tutto l'anno, soprattutto quelli americani nel periodo invernale, mentre i francesi e gli altri europei arrivano durante la stagione estiva. È rinomata per la vita mondana, ma possiede anche spiagge e scorci naturalistici di rara bellezza.

Le spiagge principali:

  • St. Jean, frequentata da numerosi VIP, con gli alberghi e i locali più famosi.
  • Shell beach, fatta di conchiglie e frequentata soprattutto al tramonto.
  • Anse Saline, splendida ed incontaminata, non attrezzata, spesso meta di naturisti.
  • Anse du Colombier, raggiungibile solo via mare o con una camminata di una ventina di minuti.
  • Anse du Gouverneur, dove ha casa il famoso magnate russo Roman Abramòvič e dove sono stati fatti gli scatti fotografici per Victoria's Secret.

Politica e governo[modifica | modifica wikitesto]

La bandiera della Francia è la bandiera ufficiale di Saint Barthelemy.

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Musica[modifica | modifica wikitesto]

I Caraibi sono il luogo di nascita del calypso, merengue, soca, zouk e reggae, musiche che hanno influenzato la cultura isolana. Il St. Barthélemy Music Festival è un importante evento internazionale che si svolge ogni anno.

Cucina[modifica | modifica wikitesto]

Le cucine francese, indiana occidentale, creola, italiana e asiatica sono comuni a St. Barthélemy. L'isola ha più di 70 locali che servono piatti variegati, nonché ristoranti gourmet; molti dei migliori ristoranti si trovano negli alberghi.

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Essendo cittadini francesi, gli abitanti di Saint-Barthélemy possono essere convocati nelle rappresentative sportive transalpine, anche se non mancano le rappresentative locali. Ad esempio, per quanto riguarda il calcio, Saint-Barthélemy milita insieme a Saint-Martin sotto l'egida della CFIN, che fa parte della CFU e della CONCACAF. In virtù di ciò i calciatori di Saint-Barthélemy possono essere convocati nella selezione di Saint-Martin, anche se esiste una formazione di calcio dell'isola, non affiliata però a nessuna confederazione internazionale.

Trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Barca privata ormeggiata a St. Barts
Il porto di Gustavia, il capoluogo dell'isola

L'isola è collegata via mare con l'isola di Saint Martin[2] e via aerea con le isole caraibiche vicine: Saint Martin, Anguilla, Saint Lucia e Guadalupa.[2][3] L'aeroporto, dato il difficile avvicinamento alla pista 10 a causa di un'altura adiacente, è considerato uno tra i più pericolosi al mondo.

Le strade strette e congestionate e la difficoltà di parcheggio diedero impulso alla diffusione delle Smart.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Papisca, Antonio. L'intervento delle Nazione Unite nelle consultazioni popolari. Italia, A. Giuffrè, 1969. p. 27
  2. ^ a b Sullivan, p. 160
  3. ^ The World Fact Book, su Transport, CIA Fact Book. URL consultato l'8 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2012).
  4. ^ Michael Kohn, Robert Landon e Thomas Kohnstamm, Colombia, Lonely Planet, 2006, p. 145, ISBN 978-1-74104-284-9.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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