SMS Viribus Unitis

SMS Viribus Unitis
Descrizione generale
TipoNave da battaglia tipo dreadnought
ClasseClasse Tegetthoff
In servizio con imperiale e regia Marina
CantiereSTT Trieste
Varo24 giugno 1911
Entrata in servizio5 dicembre 1912
Destino finaleaffondata il 1º novembre 1918
Caratteristiche generali
Dislocamento20.000 t
Lunghezza152 m
Larghezza27,9 m
Pescaggiomassimo 8,7 m
Velocità20,4 nodi (37,78 km/h)
Equipaggio1.087
Armamento
Armamentoartiglieria:
Corazzaturaacciaio al nichel cromo

cintura da 150 a 280 mm
torri da 50 a 280 mm
ponte da 30 a 50 mm
casematte 120 mm
torrione 350 mm

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Proiettili della Viribus Unitis all'ingresso del Faro della Vittoria di Trieste

La SMS Viribus Unitis fu una corazzata della imperiale e regia Marina austro-ungarica, nonché nave ammiraglia e fiore all'occhiello della flotta. Apparteneva alla classe Tegetthoff, assieme alle altre corazzate Szent István ("Santo Stefano"), Prinz Eugen e Tegetthoff.

Di rado impiegata nel corso della prima guerra mondiale, la Viribus Unitis fu infine affondata il 1º novembre 1918 nel porto di Pola a seguito dell'incursione di una piccola unità d'assalto italiana, in quella che fu poi ribattezzata Impresa di Pola.

Costruzione[modifica | modifica wikitesto]

Disegnata dall'ingegnere Siegfried Popper, la Viribus Unitis costò circa 67 milioni di corone e per la sua costruzione vennero impiegati in media 2.000 operai dello Stabilimento Tecnico Triestino per una durata di 25 mesi.

Servizio[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il bombardamento della costa adriatica del 24 maggio 1915 e per tutta la durata della prima guerra mondiale, la Viribus Unitis, al pari del grosso della flotta da guerra austriaca, rimase alla fonda nel golfo di Pola e non venne impiegata in scontri in mare aperto, secondo la strategia della fleet in being.[1] La corazzata fece la sua prima importante uscita l'8 giugno del 1918, quando in preparazione di una grande operazione navale mirante a forzare il blocco del Canale d'Otranto fu portata in Dalmazia assieme alla nave sorella Prinz Eugen. L'inatteso attacco dei MAS italiani di Luigi Rizzo al largo di Premuda, in cui venne affondata la Szent István (Santo Stefano), stravolse tutti i piani austriaci ed ebbe per conseguenza il ritorno immediato della flotta nella sicura rada di Pola.

L'affondamento[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Impresa di Pola.

Nell'imminenza della fine della guerra, quando da giorni le autorità militari austro-ungariche erano pronte a negoziare un armistizio, la Viribus Unitis fu oggetto di un'ardita incursione della Regia Marina: nella notte tra il 31 ottobre e il 1º novembre 1918 gli ufficiali Raffaele Rossetti e Raffaele Paolucci, eludendo le difese portuali, entrarono nel golfo di Pola a bordo di una mignatta e applicarono una carica esplosiva sotto la carena della Viribus Unitis predisposta ad esplodere alle 6:30 in punto.

I due incursori furono tuttavia scoperti e, una volta catturati, vennero a sapere che 12 ore prima l'Austria-Ungheria, resasi conto che la guerra era persa, per evitare che gli alleati si impadronissero della flotta imperiale, aveva creato il neutrale Stato degli Sloveni, Croati e Serbi a cui aveva ceduto tutte le navi.

I due ufficiali decisero quindi di comunicare al Comandante dell'unità, Janko Vukovic, la fine imminente della nave solo alle 6.00, senza rivelare il tipo (mignatta) e l'ubicazione dello stesso. Vukovic diede ordine di abbandonare la nave e di trasferire i prigionieri a bordo della nave gemella Tegetthoff. Ma l'esplosione non avvenne, come previsto, alle 6.30 e l'equipaggio fece gradualmente ritorno a bordo, non dando più credito all'avvertimento dei due italiani, finché alle 6.44 la carica brillò davvero e la corazzata austriaca, inclinatasi su un lato, cominciò rapidamente ad affondare in soli 10 minuti. L'azione si concluse così con oltre 300 tra vittime e dispersi, tra cui il comandante Vuković, che fu colpito mortalmente dalla caduta di un albero di legno mentre, nuotando tra i flutti, cercava di porsi in salvo.

I due ufficiali saranno condotti prigionieri in porto e liberati 4 giorni dopo, il 5 novembre, quando Pola venne conquistata dalla Regia Marina. Il 4 novembre 1918 entra in vigore alle ore 15 l'Armistizio di Villa Giusti.

Viribus Unitis e Francesco Ferdinando d'Asburgo[modifica | modifica wikitesto]

L'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo presenziò al varo del giugno 1911 nello Stabilimento Tecnico Triestino, e nel giugno del 1914 la corazzata lo portò da Trieste a Ragusa per la visita a Sarajevo, dove cadrà vittima dell'attentato di Gavrilo Princip che scatenò la prima guerra mondiale. Le spoglie di Francesco Ferdinando e della moglie Sofia furono ritrasportate dalla Viribus Unitis a Trieste dove poi proseguirono per Vienna.

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

Una delle sue ancore è tutt'oggi esposta davanti alla facciata del Museo storico navale di Venezia, insieme a quella della gemella Tegetthoff. Le altre due ancore di queste corazzate sono esposte a Roma, ai lati dell'ingresso di Palazzo Marina, ex Ministero della Marina Militare. Una parte della catena di un'ancora della Viribus Unitis fu donata al Comune di Pescasseroli (AQ) ed è ancora oggi posizionata intorno al Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale eretto nella nota località Abruzzese.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Definizione data da Winston Churchill alla strategia di mantenere la propria flotta ancorata in porto, allo scopo di incutere un timore dissuasivo nei confronti del nemico, o di costringerlo a impegnare forze per operazioni di mera sorveglianza.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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