Guglielmo Imperiali di Francavilla

Guglielmo Imperiali
marchese Guglielmo Imperiali di Francavilla

Senatore del Regno d'Italia
LegislaturaXXIV, XXV, XXVI
Incarichi parlamentari
Ministro Plenipotenziario
Sito istituzionale

Dati generali
UniversitàUniversità degli Studi di Napoli Federico II
Professionediplomatico
Guglielmo Imperiali di Francavilla
Marchese
Stemma
Stemma
In carica? –
20 gennaio 1944
PredecessoreFrancesco Imperiali di Francavilla
TrattamentoSua Eccellenza
Altri titoliNobile dei principi di Francavilla
Patrizio genovese
Patrizio napoletano
Don
NascitaSalerno, 19 agosto 1858
MorteRoma, 20 gennaio 1944 (85 anni)
DinastiaImperiali di Francavilla
PadreFrancesco Imperiali di Francavilla
MadreClementina Volpicelli
ConsorteGiovanna Maria Colonna
Religionecattolicesimo

Il marchese Guglielmo Imperiali di Francavilla (Salerno, 19 agosto 1858Roma, 20 gennaio 1944) è stato un diplomatico, politico e ambasciatore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato dal marchese Francesco Imperiali dei principi di Francavilla, e dalla Nobile Clementina Volpicelli, frequenta l'Università degli Studi di Napoli Federico II e dopo aver conseguito nel 1880 la laurea in Giurisprudenza si dedica alla carriera diplomatica entrando a far parte, nel 1882, del Ministero degli affari esteri presso la Divisione politica.

Svolge servizio presso le ambasciate d'Italia a Berlino (1885), Parigi (1885-1889), Washington (1889) e Bruxelles (1895). Dal 1901 è incaricato d'affari a Berlino dove rimane sino al 1903, quando viene nominato Console generale a Sofia, nel gennaio 1904 è promosso ministro plenipotenziario a Belgrado e poco dopo, promosso al grado di ambasciatore d'Italia a Costantinopoli, presso l'Impero ottomano dove rimarrà sino al 1910 quando ottiene la prestigiosa assegnazione della sede di Londra. Su proposta di Giovanni Giolitti, è nominato Senatore del Regno il 16 ottobre 1913 per la 6ª categoria, ovvero quella riservata agli ambasciatori. Apice della sua carriera è la partecipazione alle trattative che portano alla firma del Patto di Londra.

Alla fine della prima guerra mondiale diviene membro della delegazione italiana a Parigi per la firma del Trattato di pace con la Germania siglato a Versailles il 28 giugno 1919, e di cui, assieme a Crespi è cofirmatario per l'Italia.

Chiamato a rappresentare l'Italia nel 1921 alla Società delle Nazioni, si occupò anche di problemi umanitari come la tragedia della deportazione delle donne e dei bambini durante la guerra greco-turca. Si dimise dal mandato subito dopo la marcia su Roma, a causa delle sue divergenze con Benito Mussolini.

Muore a Roma il 20 gennaio 1944. Ancora nell'agosto del 1943, benché degente in una clinica di Roma per una seria operazione, si preoccupava delle sorti dell'Italia dicendo "Povera Italia, non può fare la guerra e non può fare la pace"[1].

Nascita e primi anni[modifica | modifica wikitesto]

Il Marchese Guglielmo Imperiali di Francavilla è stato uno dei più importanti diplomatici italiani, nonché uno dei fautori dell'ingresso italiano nella Triplice Intesa. Nacque il 19 agosto 1858, a Salerno, figlio di Francesco (nato il 15 maggio 1826), appartenente al ramo di Luigi (1799-1857) del fu principe Vincenzo (1738-1816). Esponente di una delle famiglie nobili più antiche d'Italia (la famiglia Imperiale – o come talvolta verrà chiamata nel corso della storia Imperiali - è una nobile famiglia della Repubblica di Genova, una delle famiglie dominanti più potenti nel corso del XVIII secolo e proprietaria di un vastissimo feudo), Guglielmo Imperiali di Francavilla ebbe l'opportunità di vivere a cavallo tra la nascita e la fine di due regni: nacque infatti il giorno della vigilia della caduta della monarchia borbonica, e morì poco dopo la fine del regime fascista[2]. La prima educazione di Guglielmo vede come protagonista la madre, Clementina Volpicelli, donna dai profondi e forti principi morali: proprio dalla madre Guglielmo ereditò la notevole devozione religiosa, vissuta tanto intensamente da rasentare a tratti il misticismo, e soprattutto pubblicamente, fatto raro per i pubblici funzionari dell'epoca, che professavano in massima parte i principi laici cui lo Stato italiano si ispirava. Il giovane Guglielmo Imperiali completò gli studi a Napoli, per poi frequentare la facoltà di giurisprudenza della Federico II, dove assorbì i dettami della nuova cultura giuridica e amministrativa conseguenti al crollo del Regno borbonico. Vi si laureò nel 1880. Al contrario della maggior parte della nobiltà napoletana, e andando anche contro il volere e le idee paterne, Guglielmo aderì al nuovo regime liberale, mostrando una fedeltà incrollabile, che resterà tale anche negli anni più duri, per la causa unitaria e un grande attaccamento alla nuova dinastia sabauda.

L'inizio della carriera diplomatica[modifica | modifica wikitesto]

Nel febbraio del 1882, Guglielmo risultò primo nella graduatoria del concorso per la carriera diplomatica, iniziando così la sua lunga strada nella diplomazia all'età di soli 24 anni; carriera che durò fino all'avvento di Mussolini, quando, fiutato che il Duce non lo aveva affatto in simpatia, Guglielmo preferì dimettersi e dedicarsi più assiduamente al suo ruolo di senatore del regno. Visto l'eccezionale risultato del concorso (Guglielmo era risultato primo in graduatoria), il Marchese Imperiali fu chiamato a prestare servizio presso il Ministero degli affari esteri, nella prestigiosa divisione politica. Il risultato del concorso era una garanzia sotto il profilo meritocratico, e, rispetto alle nomine dirette, assicurava una maggiore rappresentatività nella classe dirigente dei diversi gruppi sociali, e delle diverse componenti territoriali. All'epoca la Sinistra era al potere da qualche anno, anche se nella Consulta era ancora viva e operante, sia negli uomini che nelle strategie, la tradizione della Destra storica: comunque i ministri della Sinistra, invece di concentrare i loro sforzi nella cooptazione di elementi della nuova borghesia professionale e mercantile-finanziaria, cercarono al contrario di rassicurare l'alta diplomazia, storicamente legata alla Destra, per evitare accuse di ingerenza nell'amministrazione e di incompetenza. La posizione di Guglielmo era importantissima: la divisione politica del Ministero degli affari esteri era il cuore del Ministero, e permise a Guglielmo di lavorare con un funzionario influente quale era Malvano (che di lì a poco fu incaricato anche della reggenza della segreteria generale). Insomma Guglielmo era al centro dell'attenzione, cosa che gli permise d'essere notato dal ministro Mancini, con il quale collaborò. Così, nel 1884, Guglielmo, ben visto e apprezzato per il suo zelo e la sua attitudine, fu trasferito nella prestigiosa legazione di Berlino. Così il 26 maggio 1884 Guglielmo iniziava con un prestigioso incarico il suo servizio all'estero, come addetto di legazione nella più importante rappresentanza diplomatica dell'epoca, soprattutto dopo l'adesione dell'Italia alla Triplice Alleanza: Berlino, all'interno di quello che si chiamava allora il golden circuit, il giro d'oro, l'insieme delle grandi capitali.

Gli anni a Berlino e a Washington[modifica | modifica wikitesto]

A capo della missione italiana a Berlino c'era allora il ministro de Launay, storico diplomatico italiano ed esponente della “vecchia guardia”, che tanto insegnò dal punto di vista professionale al giovane Guglielmo, e di cui seppe apprezzare, ancora una volta, l'abilità e lo zelo con cui si dedicava al suo lavoro. Alla fine del gennaio 1885, Guglielmo fu trasferito a Parigi, altra destinazione di prestigio, alle dipendenze di Costantino Ressman. Anche Ressman compilò delle eccellenti “note di qualifica” riguardo al giovane diplomatico, confermando al ministro degli esteri il già favorevole giudizio espresso da De Launay. Anche Menabrea, intercedendo a favore di Guglielmo nella richiesta di un breve congedo, scrisse a Crispi una lettera piena di elogi al giovane marchese. Dunque il merito e la personalità di Guglielmo fu notata dal Gabinetto del ministro, probabilmente in occasione della crisi Ressman, e segnalato all'attenzione di Crispi, che in polemica con il vecchio estabilishment era alla ricerca di giovani talenti per rinnovare i componenti dello staff diplomatico. Così, nel 1889, Imperiali fu trasferito a Washington. Fino a quel momento la sede statunitense era considerata solo la sesta in ordine di importanza; la rivalutazione della capitale statunitense dal punto di vista diplomatico fu voluta proprio dal Crispi, che intendeva modificare le priorità della nostra politica estera, dando più importanza agli Stati Uniti rispetto al passato. Così nel 1890 Imperiali giunse, non senza numerosi problemi, soprattutto per la distanza e l'affetto che Guglielmo nutriva per i genitori ormai anziani, a Washington, dando prova di grande senso del dovere e di curiosità intellettuale. Imperiali affiancò il Barone Fava, e rimase nella capitale statunitense, divenuta dopo la caduta di Crispi nuovamente una legazione diplomatica di secondo rango, fino al 1895, passando agli onori delle cronache per l'incidente di New Orleans, di cui dovette occuparsi.

In missione a Bruxelles, a Berlino e a Sofia[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante l'ottimo stato di servizio, le eccellenti critiche dei suoi superiori, e i successi riportati, dopo la caduta di Crispi la storica diplomazia “tradizionale” aveva avuto il tempo di riprendersi, e così il giovane diplomatico, ritenuto a torto un “crispino di complemento”, non fu premiato, ma anzi destinato da Blanc, nuovo ministro degli esteri, a Bruxelles, una sede di rappresentanza diplomatica secondaria. Guglielmo approdò lì nel 1895, alle dipendenze del ministro Romeo Cantagalli, un anziano diplomatico toscano al termine della carriera. Guglistabilishment era alla ricerca di giovani talenti per rinnovare i membri delmo divenne subito popolare negli ambienti politici belgi, e dimostrò molto interesse verso gli aspetti economici della politica, dimostrando ancora una volta competenza e “modernità”. Ottenne l'inclusione di un rappresentante italiano nella “Compagnie d'Orient”, e poi sposò, nell'aprile del 1896, Maria Giovanna Colonna, figlia di Edoardo, principe di Summonte e di Paliano, e di Maria Serra di Cassano, dei duchi di Cardinale. Questa sarà una figura importante al fianco di Guglielmo, dimostrandosi ottima moglie ed eccellente ambasciatrice. Fu un amore che per Guglielmo durò tutta la vita. Nonostante si trovasse bene a Bruxelles e fosse ben inserito a corte, Guglielmo premeva per una nuova destinazione, visto che reputava la sede non più consona al suo grado d'anzianità. Così manifestò a Malvano, suo capo ufficio ai tempi della divisione politica del Ministero degli esteri, e a quei tempi segretario generale, di voler essere trasferito, ma di non poter accettare Madrid, né Pietroburgo. Guglielmo avrebbe voluto, come d'altronde indicò, Londra. Ma ciò che ottenne fu, grazie all'intercessione di Malvano e di Prinetti, ministro degli affari esteri, il ritorno a Berlino nel 1901, dove era iniziata la sua avventura estera. Qui Guglielmo affinò il rapporto con il ministro Prinetti che, a differenza di Lanza il quale si schierava incondizionatamente tra i filo-triplicisti, era incline a migliorare i rapporti con Inghilterra e Francia, pur senza rompere con gli alleati della Triplice. In realtà Imperiali si preoccupava che l'avvicinamento dell'Italia a Francia ed Inghilterra potesse far nascere sospetti sulla reale fedeltà italiana nei confronti degli Imperi centrali. Così Guglielmo operava a Berlino su due fronti: smussando da una parte il carattere spigoloso dell'ambasciatore Lanza, e dall'altra parte frenando l'esuberante ministro Prinetti. Nel 1903 fu ricevuto a corte dal Re e da Prinetti, dove gli promisero un trasferimento: ma la malattia di quest'ultimo, suo protettore, ritardò i progetti di trasferimento, e gli impedì infine d'avere una direzione di rappresentanza. Fu infatti inviato a Sofia: destinazione che Guglielmo accettò, anche se non era certo ciò a cui aspirava. Il nostro arrivò a Sofia nella fine del maggio del 1903, avendo subito una pessima impressione della città e della nuova sede. Ciò nonostante, all'epoca Sofia era un osservatorio molto importante sui Balcani: infatti dopo l'accordo di Mursteg, la presenza italiana in Bulgaria diventava importante per recuperare l'influenza perduta. Guglielmo esercitò un'ottima politica moderatrice, allentando le tensioni tra la Bulgaria e la Sublime Porta, e sostenendo lo sforzo bulgaro per sottrarsi all'influenza russa e austro-ungarica, promettendo contestualmente una mediazione italiana qualora la politica turca si fosse fatta più aggressiva. Così Guglielmo riuscì a farsi benvolere dal principe Ferdinando e dalle autorità bulgare, fino a quando, nel 1904, fu destinato da Tittoni a Belgrado. Tuttavia Guglielmo rimase solo pochi giorni nella città, non presentando neppure le credenziali: infatti negli intenti di Tittoni c'era l'intenzione di affidare a Guiccioni (che all'epoca era malato) Belgrado e invece di destinare il marchese Imperiali, oramai maturo diplomatico, la ben più prestigiosa città di Costantinopoli.

L'arrivo a Costantinopoli[modifica | modifica wikitesto]

Nel giugno del 1904 Guglielmo fu inviato a Costantinopoli con credenziali di ambasciatore. Ciò rappresentava un grosso passo in avanti nella carriera diplomatica di Guglielmo. Appena arrivato, ancora prima d'essere accreditato, Guglielmo dovette fronteggiare un incidente avvenuto in Tripolitania, dove un gruppo di scalmanati aggredì l'agente consolare italiano, sfruttando il malcontento popolare contro la penetrazione italiana. Chiuso l'incidente, Guglielmo ne dovette fronteggiare immediatamente un altro, visto che il caimacan di Valona si rifiutò di rendere omaggio alla nave italiana al comando dell'ammiraglio Bettolo. Risolto anche questo inconveniente (con tale successo da ricevere i complimenti del ministero), e dimostrata nuovamente la propria perizia e abilità, Guglielmo, nonostante l'esordio burrascoso, fu accolto con eccezionale riguardo dal sultano, tanto da suscitare l'invidia delle altre rappresentanze diplomatiche.

Ben presto Guglielmo si ritrovò tra le mani diverse patate bollenti, come il dossier sulle riforme della Macedonia, in cui la gendarmeria era diretta da un ufficiale italiano, la questione del controllo in materia finanziaria relativo ai tre vilayet, e soprattutto del problema del debito ottomano, problema principe del “grande malato d'Europa”, e che era al centro degli interessi di tutte le grandi potenze. Imperiali difese gli interessi economici italiani in Levante, spalleggiando la Società Commerciale d'Oriente di Giuseppe Volpi e favorendo l'azione in Libia e in Levante del Banco di Roma, che rilevò diverse agenzie e si impiantò radicalmente sul territorio.

Nel dicembre del 1906, Guglielmo si trovò per le mani l'ennesima patata bollente diplomatica: infatti il ministro Tittoni tenne in patria un discorso sull'Albania e sulla Macedonia, in cui invitava l'Impero ottomano a rispettare il principio di nazionalità e di autonomia. A Costantinopoli tale discorso non piacque per nulla, tanto che il sultano emise una richiesta di spiegazioni ufficiale. Tuttavia grazie al prestigio di cui l'ambasciatore godeva a corte, e ad un'accorta politica del marchese improntata all'amicizia e alla cordialità, si riuscirono a salvare i rapporti tra i due paesi.

Tuttavia questo attivismo italiano suscitò l'attenzione delle altre potenze europee, che iniziarono a fare pressione sulla legazione italiana, che però non poteva competere per mezzi con le ambasciate rivali. In diversi colloqui a corte e con il Presidente del Consiglio Fortis, Imperiali sollevò il problema, che tuttavia non si risolse. In particolare la Francia godeva di un notevole vantaggio politico, essendo la principale creditrice dell'Impero Ottomano. Comunque, anche se assorbito da compiti politici e protocollari, Guglielmo non mancò di impegnarsi nella protezione delle collettività italiane sparse nell'Impero: si recò a Salonicco e a Smirne, sostenne le istituzioni della comunità italiana a Costantinopoli. Fu anche molto attivo nel prestare assistenza alle comunità religiose italiane, sostenendo in particolare la costruzione della chiesa di “Sant'Antonio a Pera” in Costantinopoli. Fu un sostenitore del ministro Tittoni, ma tuttavia si rallegrò dell'arrivo del suo sostituto, San Giuliano, di cui Guglielmo dice “è il solo uomo politico che si sia preparato”.

Tirando le somme del lavoro di Imperiali a Sofia, si può certamente dire che favorì la presenza economica italiana nei Balcani, nel Levante e in Libia, tenendo una politica improntata alla difesa dell'equilibrio europeo nei Balcani e nel Mediterraneo. D'altra parte, quello fu un periodo particolarmente difficile, in cui gli equilibri e i tempi cambiarono rapidamente, con l'avvento dei “Giovani Turchi”, nel 1908, e più in generale la rottura degli equilibri internazionali, sotto la spinta delle potenze europee da un lato e dei micro-nazionalismi locali dall'altro. Agli inizi del 1910, Guglielmo lasciò la Sublime Porta per Londra, lasciando dietro di sé un buon ricordo, sia tra i colleghi che tra le autorità locali. Il che testimonia, ancora una volta, la sua grandissima professionalità e il suo grande talento, in particolare nel lavorare in una sede che all'epoca era al centro di enormi intrighi internazionali.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Vincenzo Maria Imperiali, V principe di Francavilla Giovanni Luca Imperiali, II marchese di Latiano  
 
Maria Geronima Centurione Oltremarino  
Luigi Imperiali di Francavilla  
Maria Antonia Cattaneo della Volta Francesco Augusto Cattaneo della Volte, IV principe di San Nicandro  
 
Marianna Boncompagni Ludovisi  
Francesco Imperiali di Francavilla  
Francesco Berio, marchese di Berio e Salza  
 
 
Maria Giuseppa Berio  
Maria Giulia Imperiali, VI principessa di Sant'Angelo dei Lombardi Giulio Imperiali, V principe di Sant'Angelo dei Lombardi  
 
Maria Francesca Albertini, VII principessa di Faggiano  
Guglielmo Imperiali di Francavilla  
 
 
 
Pietro Volpicelli  
 
 
 
Giovanna Clementina Volpicelli  
 
 
 
 
 
 
 
 

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Raffaele Guariglia, Ricordi, Edizioni Scientifiche Italiane, 1949, Napoli, p. 637.
  2. ^ AA.VV., Enciclopedia Treccani - IL-MA "Guglielmo Imperiali", 1935.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Opere proprie[modifica | modifica wikitesto]

Su Guglielmo Imperiali[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Bruccoleri (a cura di); L' opera dei delegati italiani nella societa delle nazioni : Volume I. Tommaso Tittoni, Maggiorino Ferraris, Guglielmo Imperiali, Vittorio Scialoja, Antonio Salandra. 1920 1924. Are, An. Romana Editoriale, Roma, 1935.
  • Giorgio Martucci; L'Ambasciatore Guglielmo Imperiali e l'Albania. Accademia Imperiali, Francavilla Fontana, 2007.
  • Vincenzo Alfano; Guglielmo Imperiali, il protagonista italiano del patto di Londra. Lulu, Napoli, 2009.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Ambasciatore italiano nel Regno Unito Bandiera del Regno Unito Successore
Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano 1910 - 1920 Giacomo De Martino
Predecessore Ambasciatore italiano nell'Impero Ottomano Bandiera dell'Impero ottomano Successore
Obizzo Malaspina di Carbonara 1904 - 1909 Edmondo Mayor des Planches
Predecessore Ambasciatore italiano in Bulgaria Bandiera della Bulgaria Successore
Giorgio Polacco 1903 - 1904 Fausto Cucchi Boasso
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