Classe N (sommergibile)

Classe N
Descrizione generale
Tiposommergibile di piccola crociera
Numero unità6
Proprietà Regia Marina
CantiereAnsaldo, Sestri Ponente
Tosi, Taranto
Impostazione1916
Varo1917-1918
Entrata in servizio1918-1919
Caratteristiche generali
Dislocamento in immersione363 t
Dislocamento in emersione277 t
Lunghezza45,9 m
Larghezza4,28 m
Pescaggio3,17 m
Profondità operativa40 m
Propulsione2 motori diesel Sulzer/Tosi da 650/700 CV
2 motori elettrici Ansaldo da 400 cv complessivi
2 eliche
Velocità in immersione 7,7 nodi
Velocità in emersione 12,5/13,5 nodi
Autonomiain emersione 1300/1485 miglia nautiche a 8/8,5 nodi
in immersione 45/50 mn a 2 nodi
Equipaggio2 ufficiali, 21 sottufficiali e marinai
Armamento
Armamento[1]
dati tratti da www.betasom.it
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La classe N è stata una classe di sommergibili della Regia Marina.

Progetto e caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Derivata dalla classe Nautilus, di cui costituiva una versione migliorata e più grande, fu progettata dal colonnello del Genio Navale Curio Bernardis[2].

Le unità avevano struttura a scafo semplice con doppifondi e serbatoi di carburante interni[2].

A differenza dei Nautilus, su questi sommergibili all'armamento silurante si aggiungeva quello antiaereo, costituito da un cannone da 76 mm[2].

Le ultime due unità (N 5 ed N 6), provviste di motori Tosi invece che Sulzer, ebbero migliori prestazioni di velocità ed autonomia rispetto alle unità precedenti[2].

Sulle torrette di alcuni dei sommergibili fu installato un paragambe in metallo[2].

Storia ed unità[modifica | modifica wikitesto]

La classe era costituita da sei unità:

Le prime quattro furono costruite nei cantieri Ansaldo di Genova, le ultime due nei cantieri Tosi di Taranto[2].

Solo l’N 1 e l’N 3 entrarono in servizio prima della fine del primo conflitto mondiale, e solo il primo poté svolgere attività bellica, senza comunque cogliere risultati.

Nel dopoguerra furono impiegati nell'addestramento partecipando ad esercitazioni e crociere addestrative, prevalentemente nel Tirreno.

Furono demoliti tra la fine degli anni venti e la metà degli anni trenta.

Note[modifica | modifica wikitesto]

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