Classe Rosolino Pilo

Classe Rosolino Pilo
Il cacciatorpediniere Rosolino Pilo in una foto ufficiale, probabilmente dopo il suo declassamento a torpediniera
Descrizione generale
Tipocacciatorpediniere
Numero unità8
CantiereCantiere Odero - Sestri
Impostazione1913
Varo1915
Completamento1915
Radiazione1954
Caratteristiche generali
Dislocamento770 t
Stazza lorda806 tsl
Lunghezza73 m
Larghezza7,3 m
Altezza2,7 m
Propulsionevapore:
Velocità30 nodi (55,56 km/h)
Autonomia2400 mn a nodi 12, 150 tonn. di nafta
Equipaggio69
Armamento
Armamentoalla costruzione:

dal 1919[1]:

dal 1941[1]:

  • 2 cannoni da 102/35 mm
  • 6 mitragliere 20/65 mm Mod. 1940
  • 2 mitragliatrici da 6,5 mm
  • 2 tubi lanciasiluri da 450 mm
dati tratti da [1]
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La classe Rosolino Pilo[2] è stata una classe di cacciatorpediniere della Regia Marina.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Derivate dalla classe Indomito, erano unità di discrete qualità marittime. Dopo il rimodernamento del 1918 l'armamento principale fu sostituito con 5 pezzi da 102 mm; furono inoltre aggiunti 2 pezzi da 40 mm e apportate modifiche allo scafo, portando il dislocamento a 900 tonnellate.

Servizio[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Classe Giuseppe Cesare Abba.

Le otto unità della classe furono completate nel 1915 dai cantieri Odero di Sestri Ponente a Genova e Pattison di Napoli. Parteciparono alle operazioni in Adriatico della prima guerra mondiale; nel 1918 le unità furono rimodernate. Nel 1929, ormai obsolete, furono declassate a torpediniere.

Presero poi parte alla seconda guerra mondiale (ridotte a sei) con ruoli di scorta sulle rotte per l'Albania e la Grecia, o lungo le coste libiche. Le tre unità sopravvissute al conflitto, Abba, Mosto e Pilo, vennero riclassificate dragamine meccanici costieri insieme a due unità della classe La Masa rimanendo in servizio fino alla fine degli anni cinquanta.[3].

Unità[modifica | modifica wikitesto]

Rosolino Pilo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Rosolino Pilo (cacciatorpediniere).

Impostato nel 1913 presso il Cantiere Odero di Sestri, entrò in servizio nel 1915[3]. Il 22 dicembre 1916 prese parte ad uno scontro nell'Adriatico meridionale contro una formazione di cacciatorpediniere austroungarici[4]. Durante la seconda guerra mondiale svolse 45 missioni di scorta; dopo l'armistizio, a Durazzo, fu catturato dai tedeschi nonostante la resistenza dell'equipaggio, che comunque pochi giorni dopo (il 26 settembre 1943) riuscì a riprendere il controllo della nave, portandola in un porto controllato dagli Alleati e partecipando poi alla cobelligeranza[5]. Fu radiato nel 1954[3].

Giuseppe Cesare Abba[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Giuseppe Cesare Abba (cacciatorpediniere).

Impostato nel 1913 presso il Cantiere Odero di Sestri, entrò in servizio nel 1915[6]. Partecipò ad alcuni scontro navali in Adriatico contro la flotta austroungarica, il 29 dicembre 1915[7], il 22 dicembre 1916[4]; nella seconda occasione entrò in collisione con due cacciatorpediniere francesi, il Riviere ed il Casque, con un disperso e vari danni[4]. Durante la seconda guerra mondiale svolse missioni di scorta. Tra il 18 e il 19 maggio 1942 al comando del Capitano di Fregata Ponzo, insieme ai MAS 451 e 452 e i M.T.S.M. 218 e 214, prese parte ad una spedizione ricognitiva a Malta, propedeutica all'invasione dell'isola, con lo sbarco a Malta di un informatore, l'irredentista maltese Carmelo Borg Pisani, che raggiunse terra ma venne catturato, condannato a morte e impiccato il 28 novembre successivo.

Dopo l'armistizio svolse attività durante la cobelligeranza svolgendo anche il compito di rimorchio bersagli. Dopo essere entrato a far parte della Marina Militare, riclassificato dragamine nel 1953, venne radiato il 1º settembre 1958[8].

Pilade Bronzetti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Pilade Bronzetti (cacciatorpediniere).

Impostato nel 1913 presso il Cantiere Odero di Sestri, entrò in servizio nel 1915[9]. Il 6 dicembre 1920 l'equipaggio si ammutinò e aderì alla causa fiumana, ponendo la nave agli ordini di Gabriele D'Annunzio[10]; ritornata in possesso della Regia Marina, nel 1921 fu ribattezzata Giuseppe Dezza. Durante la seconda guerra mondiale svolse 174 missioni di scorta e 27 di caccia ai sommergibili. All'armistizio fu catturata dai tedeschi a Fiume[11], modificata e rinominata TA. 35; il 17 agosto 1944, nel canale di Fasana, urtò una mina e si spezzò in due, affondando e trascinando con sé 71 uomini[12].

Giuseppe Missori[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Giuseppe Missori (cacciatorpediniere).

Impostato nel 1914 presso il Cantiere Odero di Sestri, entrò in servizio nel 1916[13]. Il 6 agosto 1928 si rese incidentalmente protagonista della tragedia del sommergibile F. 14: durante un'esercitazione, speronò il sommergibile, affondandolo. I 27 uomini dell'equipaggio, intrappolati nel relitto, morirono prima che fosse possibile soccorrerli[14]. Contrastò il contrabbando durante la guerra di Spagna; prese poi parte al secondo conflitto mondiale nel ruolo di scorta ai convogli. Il 10 settembre 1943, in seguito all'armistizio, fu catturata dai tedeschi a Durazzo e ribattezzata TA. 22; l'equipaggio italiano, sebbene fosse controllato dai tedeschi, riuscì a sabotare la nave, il 6 ottobre 1943. Rimessa in servizio, fu autoaffondata dai tedeschi a Muggia, il 3 maggio 1945[15].

Antonio Mosto[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Antonio Mosto (cacciatorpediniere).

Impostato nel 1913 presso il Cantiere Pattison di Napoli, entrò in servizio nel 1915[16]. Durante la seconda guerra mondiale prestò servizio in Nord Africa e successivamente in Italia, riportando seri danni il 9 luglio 1941 a Tripoli, in seguito all'abbattimento di un aereo nemico che cadde in coperta, e nel maggio 1943, a causa di un bombardamento aereo americano su Livorno[17]. Dopo la guerra, declassato a dragamine, fu denominato M. 5353; fu radiato nel 1958[16].

Ippolito Nievo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Ippolito Nievo (cacciatorpediniere).

Impostato nel 1913 presso il Cantiere Odero di Sestri, entrò in servizio nel 1915; partecipò ad uno scontro navale nel basso Adriatico, il 22 dicembre 1916[4]. Fu radiato nel 1938 e successivamente demolito[18].

Francesco Nullo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Francesco Nullo (cacciatorpediniere 1915).

Impostato nel 1913 presso il Cantiere Pattison di Napoli, entrò in servizio nel 1915[19]. Nel 1920 aderì alla causa fiumana; ritornato alla Regia Marina, fu ribattezzato Fratelli Cairoli e nel 1926 fu gravemente danneggiato da una collisione con la torpediniera Enrico Cosenz. Svolse poi attività contro il contrabbando durante la guerra di Spagna, e di scorta in Nord Africa durante la seconda guerra mondiale. Il 23 dicembre 1940, in navigazione da Bengasi a Tripoli, saltò su una mina, affondando in pochi minuti[20].

Simone Schiaffino[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Simone Schiaffino (cacciatorpediniere).

Impostato nel 1913 presso il Cantiere Odero di Sestri, entrò in servizio nel 1915[21]. Il 24 aprile 1941, mentre era impegnato nella posa di boe di segnalazione al largo di Capo Bon, urtò una mina e andò a fondo[22].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Rosolino Pilo - Navypedia.
  2. ^ Marina Militare - Cacciatorpediniere - Almanacco storico navale, su marina.difesa.it.
  3. ^ a b c http://www.marina.difesa.it/storia/almanacco/parte05/navi0508.asp
  4. ^ a b c d Franco Favre, La Marina nella Grande Guerra. Le operazioni navali, aeree, subacquee e terrestri in Adriatico, p.160
  5. ^ Trentoincina
  6. ^ http://www.marina.difesa.it/storia/almanacco/parte05/Navi0508-01.asp
  7. ^ Franco Favre, La Marina nella Grande Guerra. Le operazioni navali, aeree, subacquee e terrestri in Adriatico, p.114
  8. ^ Trentoincina
  9. ^ http://www.marina.difesa.it/storia/almanacco/parte05/Navi0508-02.asp
  10. ^ Gravitazero - Storia & Relitti, su gravitazero.org. URL consultato il 4 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2008).
  11. ^ Gravitazero - Storia & Relitti, su gravitazero.org. URL consultato il 4 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2008).
  12. ^ Gravitazero - Storia & Relitti, su gravitazero.org. URL consultato il 4 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2008).
  13. ^ http://www.marina.difesa.it/storia/almanacco/parte05/Navi0508-03.asp
  14. ^ Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, pp. 109-111
  15. ^ Trentoincina
  16. ^ a b http://www.marina.difesa.it/storia/almanacco/parte05/Navi0508-04.asp
  17. ^ Trentoincina
  18. ^ http://www.marina.difesa.it/storia/almanacco/parte05/Navi0508-05.asp
  19. ^ http://www.marina.difesa.it/storia/almanacco/parte05/Navi0508-06.asp
  20. ^ Trentoincina
  21. ^ http://www.marina.difesa.it/storia/almanacco/parte05/Navi0508-07.asp
  22. ^ Trentoincina

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]