Carlo Brioschi

Carlo Brioschi

Carlo Brioschi (Milano, 15 agosto 1781Napoli, 29 gennaio 1833) è stato un astronomo e geodeta italiano. Fu titolare della cattedra di astronomia nella R. Università degli Studi di Napoli e fu direttore della R. Specola di Napoli.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Brioschi nacque da Giuseppe, ingegnere civile, e da Faustina de Dominici.[2]

Allievo del matematico Vincenzo Brunacci, rettore della I. R. Università di Pavia, conseguì nel 1803 il grado accademico di ingegnere architetto ma non esercitò questa professione. Appassionato di astronomia, iniziò a frequentare l'Osservatorio astronomico di Brera[3] annesso, allora, all'Università di Pavia[4] ed era diretto dal barnabita Barnaba Oriani.[5]

Dopo due anni di praticantato, Brioschi fu ammesso come allievo aggiunto all'Osservatorio[6] dando avvio alla sua attività scientifica che si sarebbe concretata, in quegli anni, in osservazioni astronomiche e calcoli per le effemeridi[7] ed in misurazioni geodetico-topografiche a fini cartografici.

Osservatorio astronomico di Brera a Milano.

Nel 1813, Brioschi lasciò l'Osservatorio di Brera per entrare al Deposito della Guerra di Milano,[8] con il grado di sottotenente ingegnere geografo[9]. Fu convinto dall'allora direttore, il maggiore (poi colonnello e successivamente generale) Antonio Campana, che gli sarebbe stata affidata la direzione della futura specola, ancora da costruire,[10] e l'addestramento tecnico degli ufficiali che dal Collegio militare di Modena fossero stati ammessi, come alunni, al Deposito.[11]

Sfumato però il progetto di costruzione della specola e, soprattutto, passato il Deposito della Guerra di Milano sotto il controllo diretto dello Stato maggiore austriaco,[12] Brioschi chiese ed ottenne, dal Governatore generale, il feldmaresciallo Heinrich Johann Bellegarde, di essere congedato dall'esercito e di passare nei ruoli del personale civile. Il 29 dicembre del 1814 fu nominato geografo e direttore degli archivi del Deposito[11] che intanto, con la nascita del Regno Lombardo-Veneto, era diventato nel 1816,[13] l'Istituto Geografico Militare dell'I. R. Stato Maggiore austriaco (o R. Cesareo Istituto Geografico) sempre sotto la direzione di Campana.[14]

Per circa tre anni Brioschi tenne questo incarico ma, a tal punto per lui insoddisfacente, che nel 1815 chiese l'assegnazione della cattedra di Elementi di matematica nella R. Università di Pavia e, nel 1818, il reintegro nell'Osservatorio di Brera come astronomo soprannumerario.[15] Entrambe le richieste gli furono rigettate per cui, sempre nel 1818, fece domanda per subentrare al defunto astronomo imperiale, il gesuita Franz de Paula Triesnecker, nella direzione dell'Observatorium Caesareo-Regium Viennense e nell'insegnamento dell'astronomia nell'I.R. Università di Vienna.[11]

Intanto a Napoli procedevano i lavori di costruzione della nuova Specola sulla collina di Capodimonte[16] in sostituzione dell'inadeguato Osservatorio di San Gaudioso, che era diretto allora da Federico Zuccari.[17] E proprio Zuccari era destinato alla direzione del nuovo osservatorio anche se Giuseppe Piazzi, che ne sovrintendeva dal 1817 i lavori di costruzione,[18] rivendicava per sé l'onere della scelta[19] e, fin da quando era stato chiamato a Napoli, corrispondeva con Oriani per ragionare su chi potesse essere il candidato migliore.[20]

Il 15 dicembre 1817, a soli trentaquattro anni, Zuccari moriva di tubercolosi[21] lasciando vacante sia la cattedra di astronomia all'Università sia l'incarico di direttore della nuova Specola e, soprattutto, lasciando campo libero a Piazzi di scegliersi «la persona che dovesse essere l'anima del futuro Osservatorio».[22]

L'insegnamento all'Università venne affidato ad interim a Gabriele Fergola, già professore aggiunto alla cattedra di astronomia di Zuccari,[23] mentre per il ruolo di direttore, Piazzi d'accordo con Oriani propose al Re Ferdinando I delle Due Sicilie di assegnare l'incarico a Brioschi che così, il 18 novembre 1818,[24] divenne il primo direttore della nuova Specola napoletana.

R. Specola di Capodimonte. Veduta della facciata neoclassica, con al centro il pronao dorico esastilo e, alle estremità laterali, le due torrette nelle quali furono installati, da Brioschi, i due circoli ripetitori di Reichenbach (immagine tratta da: Naccari, 1911, Tav. XXXVII).

Brioschi arrivò a Napoli a fine giugno 1819 e coadiuvò Piazzi nella definitiva sistemazione degli strumenti. Dal primo gennaio dell'anno successivo diede ufficialmente inizio alle osservazioni astronomiche e poi anche a quelle meteorologiche che portò avanti sistematicamente per i due anni successivi[22] e poi con sempre minore regolarità per il manifestarsi di una grave malattia che lo avrebbe portato, il 30 settembre del 1832, ad interrompere ogni sua attività all'Osservatorio.

Nell'ottobre del 1832 chiese al Ministro dell'interno Nicola Santangelo, da cui dipendeva l'Osservatorio,[25] un congedo per tornare a Milano «nella speranza che l'aria nativa potesse giovar[gli], più che non han fatto le medicine».[26] Tornato a Napoli morì nel gennaio dell'anno successivo.[2]

Fu socio corrispondente della Royal Astronomical Society di Londra[27] e socio corrispondente straniero, e poi dal 1820 ordinario residente, dell'Accademia Reale delle Scienze della Società Reale di Napoli.[28]

Attività scientifica[modifica | modifica wikitesto]

L'attività scientifica di Brioschi iniziò con la sua ammissione all'Osservatorio astronomico di Brera e si concluse, con la sua ultima osservazione astronomica documentata alla Specola di Capodimonte, il 30 settembre 1832.[26]

Il settore principale di indagine fu sicuramente quello astronomico ma furono importanti anche i suoi contributi giovanili in ambito geodetico, topografico e cartografico.

Osservazioni astronomiche a Brera[modifica | modifica wikitesto]

A Brera si occupò inizialmente delle osservazioni quotidiane del mezzodì, ed è solo nel 1808 che i suoi calcoli e le sue osservazioni ebbero posto nelle Effemeridi di Milano di Francesco Carlini.[29] Erano misure di coordinate eclittiche medie e di angoli di posizione delle stelle visibili a Milano fino alla quarta grandezza, riportati da Brioschi al primo gennaio 1800, con le opportune riduzioni per la precessione e per l'obliquità dell'eclittica calcolati per quell'epoca da Piazzi.[30]

Per l'Effemeridi di Milano dell'anno successivo, la posizione media delle stelle visibili fu ridotta da Brioschi all'epoca del primo gennaio 1810[31] e calcolata, questa volta, in termini di declinazione e di ascensione retta.[32]

Nei suoi ultimi tre anni a Brera collaborò strettamente con Carlini per la compilazione delle Effemeridi per gli anni dal 1812 al 1814, che riportano infatti in copertina il nome di Brioschi come coautore dei calcoli astronomici.[33]

Sempre di quegli anni sono tre lavori originali di Brioschi pubblicati nell'Appendice alle Effemeridi per gli anni 1811, 1812 e 1813. Nel primo riportò le determinazioni della latitudine di alcuni punti di Napoli effettuate, durante il suo soggiorno in quella città del febbraio del 1808, tramite misure di altezze corrispondenti e di altezze circummeridiane del Sole.[34] Indagò nel secondo sulla variazione del moto degli orologi a pendolo per effetto delle variazioni di temperatura[35] e riportò, infine nel terzo, le osservazioni, le misurazioni e i calcoli eseguiti in occasione dell'opposizione di Saturno del 14 giugno 1811.[36]

Con la pubblicazione delle Effemeridi per il 1814,[37] Brioschi interruppe la sua collaborazione a Brera e sospese la sua attività propriamente astronomica per dedicarsi interamente alle misurazioni in ambito geodetico e topografico, di cui aveva esperienza per averle già praticate quando era allievo aggiunto a Brera.

Principali operazioni geodetiche[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1807, Brioschi partecipò alla campagna geotopo-cartografica per la realizzazione della Pianta di Milano[38] e della nuova carta geografica della Lombardia.[39] Si occupò In particolare del registro generale e delle riduzioni,[40] oltre alle osservazioni angolari dei triangoli col teodolite[41] su quali si sarebbe successivamente appoggiato il lavoro di rilevamento dei topografi con le tavolette.[42]

Nell'ottobre del 1809, e nella primavera dell'anno successivo, accompagnò Oriani a Roma e collaborò con lui in una operazione nello Stato Pontificio. Si trattò di ripetere le misurazioni astronomiche fatte, tra il 1751 ed il 1753, dall'astronomo del Collegio romano Ruggero Boscovich e dall'inglese Christopher Maire, entrambi gesuiti, agli estremi dell'arco di meridiano di circa due gradi tra Rimini e Roma,[43] per verificarne l'accuratezza.[44]

Nel 1813, entrato al Deposito della Guerra, Brioschi fu incaricato di dirigere la triangolazione geodetica primaria nel Ducato di Parma e Piacenza e nel Ducato di Modena e Reggio e di stendere una rete di triangoli da servire da appoggio alla rilevazione topografica delle carte geografiche di quei territori.[11]

Ebbe anche la consegna di prolungare la triangolazione oltre l'Appennino tosco-emiliano, appoggiandosi al lato Parma-Modena già misurato dai francesi, e di collegarla ad altre due reti trigonometriche: quella che il padre scolopio Giovanni Inghirami,[45] astronomo dell'Osservatorio Ximeniano dii Firenze, andava tracciando nel Granducato di Toscana,[46] e quella in costruzione nel Ducato di Lucca ad opera di Giovanni Marieni.[47]

Nell'agosto del 1818 Brioschi aveva raggiunto con i suoi triangoli Firenze, Pisa,[48] Lucca e Livorno e aveva collegato trigonometricamente la pianura del Po con i tre stati preunitari dell'Italia centrale,[49] il Ducato di Lucca,[50] il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio,[11] portando così a termine quella che sarebbe stata la sua ultima operazione geodetica.[51]

Tornato infatti a Milano, il 30 agosto del 1818 incontrò Oriani che gli sottopose l'offerta di Piazzi di proporlo a Ferdinando I per l'incarico di Direttore della nuova Specola di Capodimonte e Brioschi accettò.[52]

Osservazioni astronomiche a Capodimonte[modifica | modifica wikitesto]

A Napoli, Brioschi compì la sua prima osservazione astronomica documentata la sera del 17 dicembre del 1819[53] misurando, al circolo moltiplicatore (o ripetitore) di Reichenbach, una serie di distanze zenitali circummeridiane apparenti di α Cassiopeiae sopra il polo nord celeste, poi ridotte alla distanza meridiana media al primo gennaio 1820.[54]

Prospetto geometrico dell'alt-azimut con circolo ripetitore ad asse verticale di Reichenbach allestito da Brioschi nella torretta dell'angolo orientale della facciata della R. Specola di Capodimonte. Disegno di C. Brioschi inciso da T. Lo Mastro (immagine tratta da Brioschi, 1826b, Tav. III, fig. 1).

Le osservazioni ai circoli ripetitori,[55] con il metodo della moltiplicazione degli angoli,[56] continuarono per tutto l'anno seguente per un totale di trecentosettanta serie di osservazioni multiple di trentadue stelle diverse di cui Brioschi misurò le distanze zenitali circummeridiane apparenti poi opportunamente ridotte alle rispettive distanze meridiane medie al primo gennaio 1820, tenendo conto della precessione, del moto proprio della stella, dell'aberrazione, della nutazione lunare e di quella solare.[57]

Inoltre per le riduzioni, e per la prima volta in astrometria, Brioschi introdusse un ulteriore fattore di correzione, oltre quello relativo alla rifrazione atmosferica. Questo nuovo fattore, da lui determinato, teneva conto dell'errore di misura dovuto alla flessione del cannocchiale del circolo ripetitore, per effetto del suo stesso peso.[58]

In quello stesso anno, 1820, Brioschi effettuò anche duecentoquarantacinque serie di osservazioni multiple di azimut e di distanze zenitali circummeridiane apparenti del Sole ridotte, in questo caso, alle distanze meridiane vere, fatte le opportune correzioni per la flessione, la rifrazione, e la parallasse solare.[59]

Le misure strumentali del 1819-1820, ed i risultati delle relative riduzioni, furono poi ordinati schematicamente da Brioschi in tre diversi registri e in due compendi[60] e pubblicati, tra il 1824 ed il 1826, nel primo volume dei Commentarj,[61] che «ricco di utilissime ed importanti osservazioni, e di nuovi risultamenti per l'astronomia, ha già collocato con onore questa nascente Reale Specola di Napoli fra le più cospicue d'Europa per i laboriosi ed importanti suoi lavori già fatti».[62]

Brioschi suddivise quest'opera in due parti. Nella prima[63] diede una minuta descrizione della Specola e delle sue pertinenze, «dell'uso, pregi e difetti» degli strumenti astronomici in dotazione ed espose le sue considerazioni teoriche e sperimentali sulla flessione e sulla rifrazione.[64]

Nella seconda parte,[65] oltre ai registri e ai compendi, Brioschi riportò la determinazione della parallasse annua per le stelle più frequentemente osservate, la declinazione media delle stesse al primo gennaio 1820[66] e propose una correzione della costante dell'aberrazione.[67] Inoltre, discutendo delle osservazioni del Sole, propose anche una correzione per l'epoca della longitudine[68] nonché un'altra per l'obliquità dell'eclittica.[69]

Infine, utilizzando i dati relativi alle osservazioni posizionali delle stelle, fece la prima determinazione della latitudine del nuovo Osservatorio[70] giungendo a concludere l'inesistenza di variazioni rilevabili del suo valore né nel periodo euleriano di dieci mesi, come sostenuto da Adrien-Marie Legendre, né di carattere progressivo.[71]

La chiusura della seconda parte dei Commentarj fu dedicata da Brioschi al resoconto dell'osservazione dell'eclissi anulare di Sole del 7 settembre 1820[72] che gli permise, tra l'altro, una nuova misura della longitudine dell'Osservatorio di Capodimonte.[73]

Nelle intenzioni dell'Autore, questo volume avrebbe dovuto essere il primo di una serie di rendiconti periodici delle osservazioni svolte durante l'anno all'Osservatorio ma sarebbe stato invece destinato a rimanere unico. Infatti, poco tempo dopo la pubblicazione, Brioschi si ammalò di quella lunga e grave malattia di cui sarebbe morto nel 1833 e le osservazioni del 1821,[74] che avrebbero dovuto essere l'oggetto del secondo volume, rimasero manoscritte e prive sia dei calcoli di riduzione che della discussione dei risultati. Le osservazioni fatte negli anni successivi, propedeutiche tra l'altro alla compilazione di un nuovo catalogo stellare,[71] e di cui Brioschi fece cenno nei Commentarj, andarono per la maggior parte perdute.[75]

Intanto, nel 1821, Brioschi aveva dato inizio alle osservazioni meteorologiche[76] che, a partire dal 1823, sarebbero state pubblicate annualmente nel Calendario di Napoli,[77] un annuario astronomico che prendeva il posto del precedente Calendario dell'anno... calcolato per la latitudine e longitudine di Napoli[78] e che, seppure con nomi e cadenze diverse, sarebbe stato edito fino al 2004.[79]

Sempre in quegli anni Brioschi allestì all'Osservatorio un Gabinetto per le osservazioni magnetiche attrezzato con un declinometro ed un magnetometro per alcune misurazioni del campo geomagnetico.[80]

Dopo la sua morte, le osservazioni del 1821 «per malinteso affetto della famiglia, furono per molti anni gelosamente custodite»[81] e poterono essere messe a calcolo, discusse e pubblicate solo negli anni 1889[82] e 1894,[83] per opera di Filippo Angelitti, all'epoca secondo assistente astronomo presso l'Osservatorio di Capodimonte.

Angelitti volle «rendere onore alla memoria di Carlo Brioschi»[84] e confutò le argomentazioni critiche avanzate da Christian August Friedrich Peters,[85] verificando l'accuratezza dei risultati ottenuti da Brioschi «superiori perfino all'opinione che l'autore stesso ne ebbe»[86] e «manifestò per un sentimento vero di rara modestia»[87]

Angelitti in particolare rideterminò la costante principale della rifrazione, la parallasse annua per le stelle più frequentemente osservate, la costante dell'aberrazione e la latitudine dell'Osservatorio. I valori delle prime tre grandezze si accordavano, entro i limiti degli errori probabili, con quelli ottenuti in epoche successive. Per il calcolo della latitudine Angeletti pose a confronto i valori ottenuti adoperando le tabelle di rifrazione di Brioschi e quelle elaborate da Friedrich Wilhelm Bessel. Utilizzando queste ultime, ottenne un valore[88] che concordava con quelli calcolati in epoche più recenti da Emanuele Fergola nel 1871 e da Arminio Nobile nel 1883,[89] dimostrando così che la causa per la quale il valore della latitudine media, dedotto da Brioschi, era diverso da quelli calcolati successivamente, stava nella diversità della costante della rifrazione da lui impiegata nelle riduzioni.[90][91]

Rendiconti delle osservazioni astronomiche e geodetiche[modifica | modifica wikitesto]

Periodo milanese (1807-1817)[modifica | modifica wikitesto]

Periodo napoletano (1820-1832)[modifica | modifica wikitesto]

Quaderni di osservazioni e appunti manoscritti in archivi documentali[modifica | modifica wikitesto]

Periodo milanese (1807-1817)[93][modifica | modifica wikitesto]

  • Calcolo dei triangoli per la formazione della pianta di Milano, Milano, 1807.
  • Osservazioni col Teodolito e col Circolo per la formazione della pianta di Milano, Milano, 1807.
  • Annotazioni relative ai cambiamenti di posizione a cui va soggetto lo stromento dei passaggi della Specola di Brera, Milano, 1807.
  • Osservazioni Astronomiche fatte alla Specola di Pisa nell'anno 1817 da Carlo Brioschi per determinare un azimut, Milano, 1817.

Periodo napoletano (1820-1832)[94][modifica | modifica wikitesto]

  • Osservazioni fatte alla Specola di Miradois dal 17 dicembre 1819 a 31 gennaio 1820. Osservazioni di Carlo Brioschi, Napoli, 1820.
  • Osservazioni corrispondenti della Luna e corrispondenza relativa, Napoli.
  • Calcolo dell'eclisse del 7 settembre 1820 da me osservato a Napoli, Napoli, 1820.
  • Observationes Lunae, et stellarum habitae in nova R. Specula Neapolitana Telescopio meridiano duorum metrorum ad ejusdem longitudinem definiendam a C. Brioschi.
  • Appunti sulla longitudine e sulle osservazioni barometriche e termometriche in corrispondenza a quelle del sig. Herschel, Napoli.
  • Tavole della Refrazione secondo la mia teoria ed Osservazioni, Napoli.
  • Osservazioni meteorologiche fatte a richiesta del prof. Schown, Napoli.
  • Osservazioni meteorologiche fatte a richiesta del prof. Schown, Napoli.
  • Su un'eclissi di Luna del settembre 1830, Napoli, 1830.
  • Appunti sulle oscillazioni di un pendolo, Napoli.

Osservazioni inedite, ridotte da F. Angelitti e pubblicate postume[95][modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Diversamente da quanto riportato, ad esempio, da Ferri, 1972, Brioschi era nato nel 1781 e non nel 1782 (cfr. Gargano, 2016, Atto di Battesimo di Carlo Brioschi, p. 16) e morì a Napoli il 29 gennaio e non il 22 luglio (cfr. Archivio di Stato di Napoli, 1833).
  2. ^ a b Cfr. Archivio di Stato di Napoli, 1833.
  3. ^ L'avvistamento di una cometa, nel febbraio del 1760, da parte dei padri gesuiti Giuseppe Bovio e Domenico Gerra del Collegio di Brera, fu la prima osservazione documentata di quello che sarebbe diventato il futuro Osservatorio astronomico di Milano. La sua origine fu opera specialmente dei gesuiti Louis La Grange, astronomo presso la Specola di Marsiglia, e Ruggero Giuseppe Boscovich, professore di matematica nell'I. R. Università di Pavia (cfr. Miotto, Tagliaferri e Tucci, 1989, p. 12). Boscovich fu il progettista della nuova specola e, di fatto, ne fu il primo direttore, anche se il ruolo era ricoperto formalmente da La Grange. L'Osservatorio fu costruito nel 1765 e prese il nome di Osservatorio di Brera perché edificato alla sommità dell'angolo sud-orientale del R. Palazzo delle Scienze e delle Arti che era la sede, dopo la soppressione dell’Ordine degli Umiliati nel 1571, del Collegio dei Gesuiti ed era ubicato appunto in via Brera a Milano (cfr. Carpino, 2010, pp. 1-2, SISFA, 2016, p. 216 e Mori, 1903, p. 12).
  4. ^ Cfr. Arti ed Istruzione pubblica. Osservatorio astronomico del R. Palazzo delle Scienze in Milano annesso alla Università di Pavia, in Almanacco Reale per l'anno bisestile MDCCCVIII, Milano, Reale Stamperia, 1808, p. 369.
  5. ^ Assieme a Oriani facevano parte dell'organico dell'Osservatorio di Brera l'astronomo Giovanni Angelo Cesaris (o De Cesaris), l'astronomo soprannumerario Francesco Carlini ed il macchinista Giuseppe Megele. Come allievi, oltre a Brioschi, c'erano il primo allievo Caslini e l'allievo aggiunto Giuseppe Brupacher, ingegnere architetto e compagno di studi di Brioschi alla R. Università di Pavia (cfr. Almanacco Reale, 1808, pp. 369-370).
  6. ^ Il 7 dicembre del 1805 (cfr. Gargano, 2016, p. 10).
  7. ^ Le effemeridi di Milano vennero pubblicate per la prima volta nel 1774, su disposizione dell'Imperatrice Maria Teresa d'Austria, dopo che nel 1873 l'ordine dei Gesuiti era stato soppresso da papa Clemente XIV ed il Collegio di Brera e la Specola erano stati statalizzati e passati sotto le dirette dipendenze del governo austriaco di Milano. L'annuario astronomico comprendeva una prima sezione, con le tabelle relative alle posizioni previste per il nuovo anno del Sole, della Luna e dei pianeti, e un'appendice con articoli scientifici di astronomia teorica o pratica che fecero delle Effemeridi di Brera «le più perfette tra le altre che si pubblicavano in Europa» (cfr. Ministero Pubblica Istruzione, 1956, p. 62). La pubblicazione dell'annuario, continuò senza interruzioni per un secolo esatto, fino al 1874 (cfr. Carpino, 2010, pp. 3-4 e Miotto, Tagliaferri e Tucci, 1989, p. 16).
  8. ^ Il Deposito (o archivio) della Guerra era stato istituito a Milano il 7 febbraio 1805 dal governo della proclamata Repubblica Italiana, a somiglianza dell'analogo Dépôt général de la Guerre di Parigi. Prendeva il posto della preesistente istituzione cartografica, il Bureau Topographique del Comando dell'Armée d'Italie costituito il 15 settembre 1801 dal governo della Repubblica Cisalpina assieme al Corpo Topografico Militare Italiano. Ebbe come primo direttore il capitano corso Charles Balathier al quale successe poco dopo l'aiutante generale svedese (poi generale di brigata) Gustaf Wilhelm af Tibell. Dotato di apposito personale tecnico, il Deposito aveva lo scopo di riunire e conservare le memorie a carattere storico statistico e i rapporti storici delle campagne nonché tutti i materiali topografici e cartografici della regione e i piani militari utilizzabili dall'Armée d'Italie (cfr. Abbiati, 2012, p. 12, Cantile, 2007, pp. 34-35 e Mori, 1903, p. 15).
  9. ^ Secondo Capaccioli, 2009, p. 130, Brioschi avrebbe lasciato la Specola nel 1810.
  10. ^ Brioschi era stato proposto presso il Deposito della Guerra proprio per sovrintendere, come astronomo, allo stabilimento di una specola (cfr. INAF, Carlo Brioschi).
  11. ^ a b c d e Cfr. Gargano, 2016, p. 11.
  12. ^ Nel 1809, durante il Regno d'Italia, anche il Corpo Topografico Militare era stato inserito nello Stato Maggiore Generale e posto alle dirette dipendenze del Ministro della Guerra per poi cambiare, nel 1811, la propria denominazione diventando il Corpo degli Ingegneri Geografi (cfr. Cantile, 2007, p. 34).
  13. ^ Cfr. Mori, 1903, p. 31.
  14. ^ Il 7 gennaio del 1839, terminati i lavori per la Carta del Regno Lombardo Veneto che ne avevano consigliato il mantenimento a Milano, l'I. R. Istituto geografico militare fu trasferito a Vienna con tutto il personale, gli strumenti e gli archivi cartografici, per confluire assieme all'I. R. Istituto geografico di Vienna e ad altri stabilimenti litografici minori nel K.k. Militär-geographisches Institut (K.u.k. dal 1889) (cfr, Cantile, 2007, p. 36). La direzione fu mantenuta dal generale Campana che tenne questo incarico fino alla sua morte a Vienna, il 28 febbraio 1841 (cfr. Mori, 1903, p. 15).
  15. ^ Brioschi aspirava al ruolo di astronomo soprannumerario che era stato lasciato vacante da Carlini, promosso astronomo al posto di Cesaris. Questi, a sua volta, era stato nominato direttore della Specola dopo che Oriani, nel 1817, aveva chiesto e ottenuto il collocamento a riposo per raggiunti limiti d'età, pur continuando ad abitare nella Specola e a fare osservazioni astronomiche (cfr. Gargano, 2016, p. 11 e Ministero Pubblica Istruzione, 1956, p. 63).
  16. ^ La collina e, di conseguenza, l'Osservatorio erano anche detti di Minadois o di Miradois (o anche della Riccia) dal nome dalla villa cinquecentesca fatta edificare sulla collina dal Marchese di Miradois, reggente della Gran Corte della Vicaria (cfr. Ministero Pubblica istruzione, 1856 e Capaccioli, 2009, p. 117).
  17. ^ Zuccari era stato allievo e assistente dell'abate Giuseppe Cassella nonché professore di geografia matematica al R. Collegio Militare di Napoli dal 1806 (cfr. Capaccioli, 2012, p. 13). Nel dicembre 1809, su disposizione di Gioacchino Murat, aveva lasciato i due incarichi per recarsi a Milano a perfezionare le sue conoscenze di astronomia moderna presso l'Osservatorio astronomico di Brera dove aveva conosciuto sia Brioschi che Oriani (cfr. Capaccioli, 2009, p. 115). E proprio Oriani aveva caldeggiato nel 1810 la proposta dell'Accademia Reale delle Scienze di Napoli di nominare Zuccari alla direzione dell'Osservatorio di San Gaudioso e alla cattedra di astronomia alla R. Università di Napoli, incarichi disponibili in seguito alla morte improvvisa del direttore, il padre olivetano Ferdinando Messia de Prado (cfr. Amodeo, 1905, p. 292). Il 17 agosto 1811, Gioacchino Napoleone Re di Napoli, accogliendo la proposta dell'Accademia, gli conferì entrambe le cariche (cfr. Olostro Cirella, 1995, pp. 803-804).
  18. ^ Nel marzo del 1817, Piazzi, direttore dell'Osservatorio di Palermo, era stato nominato da Ferdinando I direttore generale degli Osservatori del Regno, ed era stato chiamato a Napoli per sovrintendere ai lavori per il completamento della Specola di Capodimonte (cfr. Capaccioli, 2009, pp. 104-105) e «a vegliare su i quali e sollecitarli» (cfr. Piazzi, 1821, p. 18).
  19. ^ Dalla lettera di Piazzi del 3 luglio 1817 indirizzata a Oriani: «Il direttore è Zuccari. Egli aveva questa carica sotto il passato governo, ed io, sebbene sollecitato, e di più poco corrisposto, non ho voluto fare novità. Ma Zuccari sarà direttore nomine tenus. L'astronomo non dipenderà che da me» (cfr. Cacciatore e Schiaparelli, 1874, p. 150).
  20. ^ Cfr. Gargano, 2016, p. 12.
  21. ^ Cfr. Amodeo, 1905, p. 292.
  22. ^ a b Cfr. Amodeo, 1905, p. 312.
  23. ^ Fergola venne nominato con R. decreto del 24 dicembre 1817 (cfr. Francesco Torraca, Gennaro Maria Monti, Storia della Università di Napoli, Napoli, R. Ricciardi, 1924, p. 510 e Amodeo, 1905, p. 252). Il concorso alla cattedra di astronomia fu poi bandito nel dicembre del 1821, ben quattro anni dopo la morte di Zuccari. La cattedra però non venne assegnata e rimase all'interino Fergola per altri due anni. Nel novembre del 1823, fu bandito un secondo concorso che, analogamente al precedente, venne annullato dalla Commissione, presieduta ancora dal vescovo di Pozzuoli Carlo Maria Rosini. Il 15 luglio 1824, contro il proposito della Commissione, che voleva assegnare la cattedra per chiamata diretta al matematico e fisico Filippo Maria Guidi titolare della cattedra di analisi elementare (cfr. Amodeo, 1905, p. 251) e contro il parere di Piazzi, che riteneva opportuno che il titolare dell'insegnamento universitario di astronomia non dirigesse anche l'Osservatorio, il Re Ferdinando I delle Due Sicilie decise di assegnare la cattedra ancora vacante proprio a Brioschi (cfr. Capaccioli, 2009, p. 129) «prendendo il solito equivoco di confondere l'Astronomia empirica con quella razionale» (cfr. Flauti, 1937, p. 74). E la conseguenza fu che Brioschi, dopo che ben presto le sue lezioni andarono deserte, «ricusò sotto varj pretesti di più andarvi» e fu così richiamato Fergola a supplirlo (cfr. Flauti, 1937, p. 74). Dopo la morte di Brioschi, il 19 giugno del 1833 venne bandito un nuovo concorso per riassegnare la cattedra nuovamente vacante. Il concorso fu vinto da Fergola che la Commissione presieduta da Rosini aveva «ingiustamente riprovato nel secondo concorso e che, a tutto rigore, nol meritava essere né meno nel primo» (cfr. Flauti, 1937, p. 74). Fergola mantenne l'incarico fino alla sua morte prematura il 4 agosto del 1845 (cfr. Capaccioli, 2009, p. 134).
  24. ^ Diversamente da quanto riportato da Ferri, 1972, il decreto di nomina di Brioschi, da parte di Ferdinando I, è del 18 novembre 1818 e non del 21 dicembre 1819 (cfr. Capaccioli, 2009, p. 128 e Decreti reali, in Giornale del Regno delle Due Sicilie, II, n. 280, 24 novembre 1818, p. 2031).
  25. ^ Con il R. Rescritto del 21 dicembre 1819 (cfr. Piazzi, 1821, pp. 23-27), l'Osservatorio, che dipendeva inizialmente dalla R. Università di Napoli, fu annesso al Ministero di Stato degli affari interni (cfr. Amodeo, 1905, pp. 312-313 e Piazzi, 1821, p. 27).
  26. ^ a b Cfr. Gargano, 2016, p. 15.
  27. ^ Dal 10 maggio 1822 (cfr. Gargano, 2016, p. 13).
  28. ^ Cfr. Amodeo, 1905, p. 321.
  29. ^ Cfr. Brioschi, 1808.
  30. ^ Nel Praecipuarum stellarum inerrantium positiones mediae ineunte seculo 19. ex observationibus habitis in specula Panormitana ab anno 1792 ad annum 1802.
  31. ^ Utilizzando le posizioni medie, i valori di obliquità dell'eclittica e di precessione riportati da Piazzi nei Cataloghi I e II del Libro VI del R. Osservatorio di Palermo e nel Praecipuarum stellarum inerrantium positiones mediae ineunte seculo 19. ex observationibus habitis in specula Panormitana ab anno 1792 ad annum 1802.
  32. ^ Cfr. Brioschi, 1809.
  33. ^ Cfr. Brioschi, 1811a, 1812a e 1813.
  34. ^ Cfr. Brioschi, 1810.
  35. ^ Cfr. Brioschi, 1811b.
  36. ^ Cfr. Brioschi, 1812b.
  37. ^ Cfr. Brioschi, 1813.
  38. ^ La carta planimetrica di Milano fu commissionata agli astronomi di Brera il 4 maggio 1807 (cfr. La carta degli astronomi e la Milano neoclassica (PDF), su bruschiesposito.it) e fu realizzata, nello stesso anno, in trentasei fogli alla scala 1:1000 circa (sia in metri che in braccia milanesi). Ridotta poi in quattro fogli, in scala 1: 3093 circa (cfr. Michele Rajna, Confronti e verificazioni d'azimut assoluti in Milano con alcune notizie sulle antiche triangolazioni nei dintorni di questa città, in Pubblicazioni del R. Osservatorio di Brera in Milano, vol. 34-39, XXXV, Milano, Ulrico Hoepli, 1889, pp. 15-16), fu arricchita di particolari e pubblicata una prima volta, probabilmente nel 1810, con la dicitura Pianta di Milano capitale del Regno d'Italia e successivamente, quattro anni dopo, con il titolo di Pianta della Città di Milano pubblicata dall'amministrazione municipale il 2 Gennaio 1814. (cfr. Marcella Mattavelli, Pianta della città di Milano, su Lombardia Beni Culturali (a cura di), lombardiabeniculturali.it, Milano, Regione Lombardia, 2008).
  39. ^ Con decreto del 25 dicembre 1802 Francesco Melzi d’Eril, vice presidente della Repubblica Italiana, incaricò i tre astronomi di Brera, Barnaba Oriani, Francesco Reggio e Angelo Cesaris, di rifare, correggere ed estendere a tutto il territorio della repubblica la carta realizzata tra il 1788 ed il 1796 per il solo territorio dell'antico Ducato di Milano (cfr. Antonello, 2009, p. 7 e p. 12). Era la Carta topografica del Milanese e del Mantovano eseguita dietro le più esatte dimensioni geografiche ed osservazioni astronomiche, Milano, 1788-1796, disegnata da Giacomo Pinchetti e incisa da Benedetto Bordiga alla scala di 1:86 400. Tra l'altro, nel 1802, questa carta non era stata ancora pubblicata (lo sarebbe stata solo tra il 1804 ed il 1807) perché i sette rami già incisi erano stati messi al sicuro dagli austriaci prima dell'arrivo di Napoleone Bonaparte a Milano, il 15 maggio del 1796 (cfr. Antonello, 2009, p. 8). L'incarico venne successivamente revocato, nel 1807, come soluzione allo scontro istituzionale creatosi tra gli astronomi di Brera ed il Corpo topografico Militare che stava rilevando una carta analoga, come prosecuzione di quella di Francia di César François Cassini. Infatti, nel 1798, all'epoca dell'istituzione del Bureau topographique del Comando dell'Armée d'Italie, affidato al comando del capitano Victor Léopold Berthier, l'allora Corpo degli ingegneri geografi francesi, per espressa volontà di Napoleone Bonaparte, aveva ricevuto l'incarico di redigere una carta topografica dei territori italiani occupati «colla massima possibile sollecitudine» (cfr. Cantile, 2007, pp. 35-36). I rilievi geo-topografici già fatti dagli astronomi di Brera furono utilizzati poi per le carte pubblicate dalla Francia, senza alcun riconoscimento del loro contributo (cfr. Ministero Pubblica Istruzione, 1956, p. 62).
  40. ^ Cfr. Gargano, 2016, p. 10.
  41. ^ Cfr. Brioschi, 1807a e 1807b.
  42. ^ Cfr. Rajna, 1889, p. 15.
  43. ^ Cfr. Mori, 1903, p.17.
  44. ^ Nel 1750, Papa Benedetto XIV, anche ai fini di rettificare la carta topografica dello Stato Pontificio, aveva approvato la proposta e dato incarico ai due astronomi Boscovich e Maire di misurare l'ampiezza di un arco di meridiano di circa 2 gradi tra Rimini e Roma (cfr. Mori, 1903, pp. 4-6). Cinquant'anni dopo, durante le operazioni per la realizzazione della Carte générale du Rayaume d'ltalie, gli ingegneri geografi francesi del Bureau topographique del Comando dell’Armata d'Italia avevano espresso dubbi sull'attendibilità delle misure di latitudine e di azimut fatte dai due astronomi dello Stato della Chiesa. Per risolvere la controversia, nel 1809, su richiesta di Alexis Bouvard presidente del Bureau des longitudes di Parigi, il Governo francese aveva incaricato Oriani di ripetere le osservazioni astronomiche sia a Roma che presso Rimini (cfr. Francesco Carlini, Dell'ampiezza dell'arco di meridiano che attraversando la pianura di Lombardia è terminato da' paralleli di Zurigo e di Genova, premessa una notizia sui gradi del meridiano di Roma e di Torino, Milano, I. R. Stamperia, 1843, pp. 1-68).
  45. ^ Anche Inghirami era stato addetto per qualche tempo all'Osservatorio di Brera, dove, sotto la guida di Oriani aveva completato la sua formazione astronomica cominciata a Firenze con gli insegnamenti dei padri scolopi Stanislao Canovai e Gaetano del Ricco (cfr. Mori, 1903, p. 43).
  46. ^ Nel 1813, quando il Municipio di Firenze provvide a dotare l'Osservatorio Ximeniano degli opportuni strumenti geodetici, Inghirami iniziò a stendere una rete trigonometrica appoggiata inizialmente alla piccola base misurata, nel 1808 a Firenze sulla riva sinistra dell'Arno, dal barone Franz Xaver von Zach (cfr. Mori, 1903, p. 43). Dopo quattordici anni di osservazioni astro-geodetiche e dopo aver misurato nel 1817 una nuova base, nella pianura di San Piero a Grado a sud dell'Arno, Inghirami portò finalmente a termine il suo lavoro che sarebbe stata la prima corografia geodetica della Toscana. Sulla rete da lui distesa fu poi appoggiato il rilievo topografico ed idrografico e fu disegnata ed incisa in rame da Stanislao Stucchi, e pubblicata in quattro fogli, sotto il patronato del granduca Leopoldo II, la Carta geometrica della Toscana ricavata dal vero nella proporzione di 1 a 200.000 e dedicata a S. A. I. e R. Leopoldo II , Principe Imperiale d'Austria, Principe Reale d'Ungheria e di Boemia, Arciduca d'Austria, granduca di Toscana etc. etc. dal suo ossequiosissimo servo e suddito Giovanni Inghirami delle Scuole Pie. Firenze 1830 (cfr. Mori, 1903, pp. 44-45).
  47. ^ Giovanni Marieni, dal 1815 ingegnere geografo dell'I. R. Istituto geografico militare di Milano, era cugino del tenente colonnello Giacomo Marieni, direttore dell'I. R. Istituto geografico nel 1814 (cfr. Mori, 1903, p. 58).
  48. ^ Cfr. Brioschi, 1817.
  49. ^ Cfr. Mori, 1903, p. 44.
  50. ^ Cfr. Brioschi, 1819.
  51. ^ In effetti anche se non partecipò più ad operazioni di triangolazione geodetica, Brioschi si occupò ancora di geodesia poiché nel maggio del 1828, su incarico della Società Reale di Napoli, intraprese una serie di osservazioni tra Napoli e Roma per misurare la differenza di longitudine tra la Specola del Collegio romano e quella di Capodimonte, con il metodo dei segnali a fuoco (cfr. Amodeo, 1905, p. 321).
  52. ^ Cfr. Cacciatore e Schiaparelli, 1874, p. 169 e p. 171.
  53. ^ Cfr. Brioschi, 1820a e Visconti, 1832, p. 13.
  54. ^ Quella di α Cassiopea è la prima osservazione riportata da Brioschi nel suo diario di lavoro (cfr. Brioschi, 1820a) ma nei Commentarj, la prima tabella del registro delle distanze zenitali circummeridiane delle stelle, riporta come unica osservazione del 17 dicembre 1819 la Stella polare sopra il polo (cfr. Brioschi, 1826b, p. 9).
  55. ^ Dal 1820 la Specola di Capodimonte era dotata di due grandi circoli ripetitori identici, di un metro di diametro, prodotti dalle officine Reichenbach e situati nelle due torrette alle estremità laterali della facciata della Specola che era allineata esattamente lungo la direttrice Est-Ovest (cfr. Visconti, 1832, p. 38). Quello installato stabilmente nella torretta orientale fu allestito sul finire del 1819 e fu utilizzato da Brioschi per le sue prime osservazioni astronomiche. Il secondo, installato nella torretta occidentale, fu allestito successivamente e fu pronto per l'utilizzo solo a partire dal giugno del 1820 (cfr. Brioschi, 1826b, p. 4).
  56. ^ Cfr. Angelitti, 1889, p. 1.
  57. ^ Cfr. Brioschi, 1826b, p. 8 e Visconti, 1832, p. 49. Per le riduzioni astrometriche, sia per le stelle che per il Sole, Brioschi si avvalse della collaborazione dell'allievo astronomo Leopoldo del Re (cfr. Brioschi, 1826a, p. V).
  58. ^ Cfr. Brioschi, 1826aDella flessione dei cannocchiali nei circoli ripetitori, pp. 75-113 e Visconti, 1832, pp. 41-42 e p. 49.
  59. ^ Cfr. Visconti, 1832, p. 50.
  60. ^ Nel primo registro sono riportate le: Distanze circommeridiane dal zenit di stelle, osservate coi Circoli ripetitori e ridotte (cfr. Brioschi, 1826b, pp. 3-82); nel secondo le: Distanze circommeridiane dal zenit del Sole, osservate coi Circoli ripetitori e ridotte (cfr. Brioschi, 1826b, pp. 83-136) e nel terzo l'Andamento del cronometro e degli orologi che hanno servito per le osservazioni precedenti (cfr. Brioschi, 1826b, pp. 137-144). Inoltre Brioschi «onde poterne agevolmente far uso» schematizzò ulteriormente in due Compendi le misure tabulate nei due primi registri. Nel primo riportò le: Distanze zenitali meridiane delle stelle ridotte al principio del 1820, estratte dal registro precedente (cfr. Brioschi, 1826b, pp. 145-161) e nel secondo le: Distanze zenitali meridiane del Sole estratte dal rispettivo registro (cfr. Brioschi, 1826b, pp. 190-196).
  61. ^ Riguardo al titolo dell'opera, come lo stesso Brioschi scrisse nella prefazione: «mi piacque di intitolare Commentarj... perché, oltre le osservazioni, contiene ciò che alla piena intelligenza e buon uso delle medesime può servire, ed i risultamenti principali, che male ne sarebbero stati separati» (cfr. Brioschi, 1826a, p. V).
  62. ^ Cfr. Visconti, 1832, p. 55.
  63. ^ Cfr. Brioschi, 1826a.
  64. ^ Per il problema dell'errore di misura dovuto alla rifrazione, Brioschi propose una nuova formula, basata sull'ipotesi della proporzionalità diretta della diminuzione della temperatura atmosferica con l'aumentare della quota. L'ipotesi derivava dalle misurazioni strumentali fatte da Brioschi durante le due ascensioni aerostatiche a scopo scientifico effettuate, in compagnia di Pasquale Andreoli, il 22 agosto 1808 a Padova (stabilendo il record d'altezza in aerostato a quota 8265 m) e l'8 settembre 1810 a Brescia (cfr. Gargano, 2016, pp. 10-11). Applicando la nuova formula, compilò anche delle nuove tavole per le riduzioni, con i valori della rifrazione in funzione della distanza apparente dallo zenith. Per la costante principale della rifrazione ottenne il valore di 60",23. (cfr. Brioschi, 1826aFormula e tavole della rifrazione, pp. 145-152, 1826b, p. 163 e Visconti, 1832, p. 48).
  65. ^ Cfr. Brioschi, 1826b.
  66. ^ Cfr. Brioschi, 1826b, pp. 187-189.
  67. ^ Da lui posta uguale a 20",41 (cfr. 1826b, pp. 168-189 e Angelitti, 1889, p. 2 e p. 11).
  68. ^ Che gli risultò si dovesse aumentare di 6",7 rispetto a quanto riportato nelle tavole solari di Carlini (cfr. Brioschi, 1826b, p. 200 e Amodeo, 1905, p. 319).
  69. ^ Che gli risultò si dovesse diminuire di 1",45 rispetto a quanto riportato nelle tavole solari di Carlini (cfr. Brioschi, 1826b, p. 201 e Amodeo, 1905, p. 315).
  70. ^ Brioschi ottenne per la latitudine il valore di 40°51'46",63 N (cfr. Brioschi, 1826b, p. 163 e Mori, 1903, pp. 53-54) poi modificato in 40°51'46",1 N, combinando le distanze zenitali circummeridiane con le misure di azimut di alcuni punti di Napoli (cfr. Brioschi, 1826b, p. 207).
  71. ^ a b Cfr. Brioschi, 1826b, pp. 165-168 e Ministero Pubblica Istruzione, 1956, p. 115.
  72. ^ Cfr. Brioschi, 1826b, pp. 202-206.
  73. ^ Brioschi ottenne il valore di 0h 47m 44s,3, in tempo, dal meridiano di Parigi (cfr. Brioschi, 1826b, p. 205 e Mori, 1903, pp. 53-54) pari a 11° 56' 4",5 E (cfr. Visconti, 1832, p. 54).
  74. ^ Brioschi fece seicentosettantanove osservazioni multiple di distanze zenitali circummeridiane apparenti di venti stelle diverse e duecentotrentasette osservazioni multiple del Sole (cfr. Angelitti, 1889, p. 2, e p. 16 e Angelitti, 1894, pp. 7-54).
  75. ^ Cfr. Contarino, 1916, p. 31. Brioschi condusse, tra l'altro, diverse osservazioni di comete di cui calcolò i rispettivi parametri orbitali kepleriani (cfr. Brioschi, 1825a, 1825b, 1843a e 1843b). Gli ultimi due lavori furono pubblicati postumi.
  76. ^ Dando seguito a quanto previsto dal R. Rescritto del 21 dicembre 1819 con il quale il Re, Ferdinando I, approvava il piano di organizzazione del R. Osservatorio astronomico di Napoli che era stato proposto da Piazzi con il rapporto del 22 novembre del 1819 (cfr. Piazzi, 1821, p. 24).
  77. ^ Cfr. Calendario di Napoli.
  78. ^ Il Calendario per l'anno... calcolato per la latitudine e longitudine di Napoli, Napoli, Angelo Trani (1811-1813 e 1816), Stamperia Reale (1814-1815), Giuseppe Porcelli (1817) e Stamperia del Giornale del Regno delle Due Sicilie (1818-1821), 1811-1821, pubblicato a partire dal 1811, era stato preceduto, a sua volta, dal Calendario dell'anno... pel Regno di Napoli fatto all'Osservatorio di S. Gaudioso, Napoli, Stamp. del Corriere, 1809-1910 che aveva visto la sua prima edizione nel 1809 a cura di Zuccari (cfr. Vincenzo Trombetta, L'editoria a Napoli nel Decennio francese. Produzione libraria e stampa periodica tra Stato e imprenditoria privata (1806-1815), Milano, Franco Angeli, 2011, pp. 134-135).
  79. ^ Cfr. INAF Istituto Nazionale di Astrofisica (a cura di), Annuario, su Polvere di stelle: i beni culturali dell'astronomia italiana.
  80. ^ Cfr. Gargano, 2016, p. 14.
  81. ^ Cfr. Contarino, 1916, p. 33.
  82. ^ Cfr. Angelitti, 1889.
  83. ^ Cfr. Angelitti, 1894.
  84. ^ Cfr. Angelitti, 1894, p. 2.
  85. ^ Peters scrisse criticamente: «Si Brioschi, au lieu d'employer la méthode de la répétition, avait employé simplement les distances zenithales doubles, par la combinai son des deux observations, faites l'une le cercle à l'Est, l'autre le cercle à l'Ouest, si en outre il avait placé son niveau directement sur le corps du cercle divisé, ses déterminations des parallaxes auraient été dignes de confiance. Maintenant elles sont, comme telles, sans aucune valeur scientifique» (cfr. Christian August Friedrich Peters, Recherches sur la parallaxe des ètoiles fixes, in Mem. Acc. Imp. Sc. Saint Pétersbourg, V, ser. VI, Saint Pétersbourg, Acc. Imp. Sciences, 1853, p. 174).
  86. ^ Cfr. Amodeo, 1905, p. 320.
  87. ^ Cfr. Angelitti, 1894, p. 6.
  88. ^ Adoperando la rifrazione di Bessel, la latitudine dell'Osservatorio risultava di 40°51'45",78 N (cfr. Angelitti, 1889, p. 4).
  89. ^ Questo tipo di osservazioni sarebbero state riprese da Arminio Nobile nel 1885 e avrebbero consentito di verificarne l'esistenza e di misurare il moto di polodia (cfr. Angelitti, Nuova determinazione della latitudine geografica del R. Osservatorio di Capodimonte mediante i passaggi di alcune stelle al primo verticale, osservati nell'anno 1889. Memoria del dottor Filippo Angelitti presentata del dì 7 Maggio 1892, in Atti Acc. Sc. Fis. e Mat. Soc. R. Napoli, V, ser. II, n. 7, Napoli, Tip. R. Acc. Sc. Fis. e Mat., 1892, p. 3.
  90. ^ Cfr. Contarino, 1816, p. 34 e Angelitti, 1889, p. 4 e p. 125.
  91. ^ «La differenza tra l'antico valore della latitudine, dato dal Brioschi, e i valori più recentemente ottenuti dai Professori Fergola e Nobile, sembra debba attribuirsi alla diversità della costante principale di rifrazione, impiegata nelle riduzioni: le antiche osservazioni danno risultati concordanti con le nuove, se quelle si riducono adoperando le tavole di rifrazione di Bessel» (cfr. Angeletti, 1889, p. 108).
  92. ^ Le stesse osservazioni sono riportate nelle Effemeridi astronomiche di Milano per gli anni 1811, 1812, 1814 e 1815.
  93. ^ Cfr. INAF, 1803-1817.
  94. ^ Cfr. INAF, 1821-1831.
  95. ^ Nel 1898, il Re d'Italia Umberto I di Savoia conferì ad Angelitti un premio di 3.000 lire «in considerazione del suo prezioso lavoro di redazione e discussione degli scritti inediti del professor Carlo Brioschi» (cfr. Scientific Notes and News, in Science, VII, N.S., n. 196, 30 settembre 1898, p. 446).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti archivistiche

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN309688805 · CERL cnp01989294 · GND (DE1055408940 · WorldCat Identities (ENviaf-309688805