William Courtenay, IX conte di Devon

William Courtenay, IX conte di Devon
William Courtenay in una miniatura di Richard Cosway
Conte di Devon
Stemma
Stemma
In carica1788 –
1835
PredecessoreWilliam Courtenay, VIII conte di Devon
SuccessoreWilliam Courtenay, X conte di Devon
Altri titoliVisconte di Powderham
Nascita1768
MorteParigi, 26 maggio 1835
DinastiaCourtenay
PadreWilliam Courtenay, VIII conte di Devon
MadreLady Frances Clack
MottoUbi Lapsus, Quid Feci

William "Kitty" Courtenay, IX conte di Devon (1768Parigi, 26 maggio 1835) è stato un nobile inglese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Infanzia[modifica | modifica wikitesto]

William Courtenay era il quarto (e l'unico maschio) dei quattordici figli di William Courtenay, VIII conte di Devon e Lady Frances Clark e fu battezzato il 30 agosto 1768. Alla morte del padre divenne il terzo visconte di Powderham e divenne rapidamente noto per lo stile di vita stravagante.[1] Fece ampliare Powderham Castle con una sala per la musica progettata da James Wyatt.

L'omosessualità[modifica | modifica wikitesto]

L'omosessualità di Courtenay, che non si sposò mai e non ebbe erede, era nota in tutto il Devon: John Swete, un pastore suo vicino, gli scrisse per cercare di convincerlo ad accostarsi più regolarmente ai sacramenti, mentre Thomas Christopher Banks lo descrisse ad Henry Brougham dicendo che Courtenay si doveva considerare fortunato del fatto che i suoi beni non fossero stati sequestrati e lui non fosse stato decapitato, come accadde nel 1541 a Lord Hungerford di Heytesbury, una delle prime vittime del Buggery Act 1533.[2]

Nel 1784 fece una relazione con il collezionista d'arte William Beckford, che fu un motivo di scandalo.[3] Una lettera tra i due fu intercettata dallo zio di Courtenay, Lord Alexander Wedderburn, che la fece pubblicare sui giornali.[4] Lo scandalo obbligò i due amanti a lasciare l'Inghilterra e Courtenay si rifugiò a New York, dove visse fino al 1813.

La morte[modifica | modifica wikitesto]

Successivamente si trasferì in Francia, dove visse il suo tempo tra il suo castello a Draveil e Parigi, dove morì per cause naturali.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) At Home: A Short History of Private Life, in Wikipedia, 15 maggio 2022, p. 148. URL consultato il 24 maggio 2022.
  2. ^ (EN) George Edward Cokayne, The Complete Peerage of England, Scotland, Ireland, Great Britain, and the United Kingdom: Dacre to Dysart, St. Catherine Press, Limited, 1916, p. 336. URL consultato il 24 maggio 2022.
  3. ^ Bill Bryson, At home : a short history of private life, 1st U.S. ed, Doubleday, 2010, ISBN 978-0-7679-1938-8, OCLC 503596086. URL consultato il 24 maggio 2022.
  4. ^ (EN) Gabriele Griffin, Who's Who in Lesbian and Gay Writing, Taylor & Francis, 16 giugno 2004, ISBN 978-0-203-40221-4. URL consultato il 24 maggio 2022.

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