Trivia

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Nella mitologia romana Trivia era un appellativo delle dee Diana[1], Ecate[2] e Luna[1].

L'epiteto viene indicato da Nigidio Figulo come appellativo della sola personificazione lunare di Diana[1]. Altre interpretazioni attribuiscono invece al nome Trivia la definizione della triplice natura della medesima divinità, rappresentata in cielo come Luna, in terra come Diana e agli inferi come Proserpina[1] o Ecate[3]. Un'ultima lettura, ritenuta però controversa[4][5], vuole infine l'identificazione con la ninfa Marica[4].

Culto[modifica | modifica wikitesto]

Un'iscrizione dedicata a Trivia si troverebbe nel santuario di Marica a Minturno[4], ma l'interpretazione della parola è controversa[5].

Un bosco sacro a Trivia sorgeva secondo il libro VI dell'Eneide a Cuma[6]. A Diana Trivia era inoltre dedicato il tempio di Diana Nemorensis presso l'odierna Nemi[7]. Un tempio di Trivia è segnalato sul luogo dove oggi sorge la chiesa di Santa Maria del Tricalle, a Chieti[8]; del tempio, però, non vi sono attestazioni di epoca romana[9].

Secondo la Storia dell'Antico, e Nuovo Testamento di Augustin Calmet un tempio consacrato a Trivia sarebbe sorto inoltre alle porte di Gerusalemme[10].

Citazioni dell'appellativo in letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Nella letteratura latina l'appellativo è citato da Virgilio e Ovidio[1]. Il primo lo menziona tre volte nell'Eneide: in un'occasione nel già citato libro VI[11] e in due nel VII[12]. In tutti e tre i casi l'appellativo si riferisce a Diana[1], nel primo facendo riferimento a un bosco sacro a essa dedicato[6]. Il secondo lo cita invece nel libro II delle Metamorfosi[13], anche in questo caso indicando con questo nome Diana[1]. Un ulteriore riferimento che invece coniuga Diana e Luna si deve a Catullo, che riporta l'epiteto nel Carme 34[14].

Nella Divina Commedia Dante Alighieri usa invece la parola come sinonimo di luna[1] nel canto XXIII del Paradiso[15]. Con il medesimo significato, nella sua edizione annotata della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, la cita Camillo Arborio Mella, che la segnala con Febe e Latona come una delle «appellazioni date spesso da' poeti greci e latini all'argenteo satellite del nostro pianeta»[16].

Origine del nome[modifica | modifica wikitesto]

Marco Terenzio Varrone, in De lingua Latina, attribuisce l'origine dell'epiteto all'abitudine di collocare le raffigurazioni di Diana nei trivi[1], in luoghi per altro isolati e dunque meglio illuminati dalla luna[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i Clara Kraus, Trivia, in Enciclopedia dantesca, Istituto Treccani. URL consultato il 28 ottobre 2015.
  2. ^ Ecate, in Enciclopedia Treccani. URL consultato il 28 ottobre 2015.
  3. ^ a b (IT) Pierre Chompré, Aubin Louis Millin de Grandmaison, Dizionario portatile delle favole, Bassano, 1804, p. 347. URL consultato il 28 ottobre 2015.
  4. ^ a b c (EN) Valentina Livi, Religion in Republican Italy, a cura di Celia E. Schultz, Paul B. Harvey, Cambridge, Cambridge University Press, 2006, pp. 108-109. URL consultato il 29 ottobre 2015.
  5. ^ a b (EN) Sheila M. Embleton, John Earl Joseph, Hans-Josef Niederehe (a cura di), The Emergence of the Modern Language Sciences: Methodological perspectives and applications, Amsterdam, John Benjamins Publishing, 1999, p. 168. URL consultato il 29 ottobre 2015.
  6. ^ a b Carlo Rescigno (a cura di), Cuma: Il tempio di Giove e la terrazza superiore dell'acropoli, Venosa, Osanna edizioni, 2013, p. 24. URL consultato il 29 ottobre 2015.
  7. ^ Annali di archeologia e storia antica, Napoli, Istituto universitario orientale. Dipartimento di studi del mondo classico e del Mediterraneo antico, 1999, p. 171. URL consultato il 28 ottobre 2015.
  8. ^ Francesco Paolo Michetti, Il Tempio di Tricalle, su cultura.regione.abruzzo.it, Regione Abruzzo. URL consultato il 28 ottobre 2015.
  9. ^ Antonio Lodovico Antinori, Raccolta di Memorie Istoriche delle Tre Province degli Abbruzzi, Napoli, Giuseppe Campo, 1781, p. 390. URL consultato il 28 ottobre 2015.
  10. ^ Augustin Calmet, La storia dell'Antico, e Nuovo Testamento, del padre d. Agostino Calmet, Milano, Gaetano Motta, 1815, p. 549. URL consultato il 28 ottobre 2015.
  11. ^ Il cui testo integrale è disponibile in italiano su Wikisource.
  12. ^ Il cui testo integrale è disponibile in italiano su Wikisource.
  13. ^ Il testo originale è disponibile su Wikisource in latino.
  14. ^ Il cui testo integrale è disponibile in italiano su Wikisource.
  15. ^ Il cui testo integrale è disponibile su Wikisource
  16. ^ Torquato Tasso, La Gerusalemme di T. Tasso illustrata in ordine alla critica letteraria e storica ad uso della gioventù studiosa da C. Arborio Mella, a cura di Camillo Arborio Mella, Quarta edizione, Torino, Giacinto Marietti, 1867, p. 566. URL consultato il 28 ottobre 2015.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]