Rivoluzione comunista cinese

Rivoluzione comunista cinese
中國新民主主義革命
第二次國共內戰
(Guerra civile comunista)
parte della Guerra civile cinese
(dal 1946)
parte della Guerra fredda
(19471950)
Soldati dell'Esercito Popolare di Liberazione occupano il Palazzo presidenziale di Nanchino. 23 Aprile, 1949
Data19461950
LuogoCina
EsitoVittoria del Partito Comunista Cinese
Modifiche territorialiVennero creati due stati: nella Cina continentale la Repubblica comunista cinese e nell'isola di Taiwan la nuova Repubblica di Cina
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
4.300.000 (07-1946)
3.650.000 (06-1948)
1.490.000 (06-1949)
1.270.000 (09-1945) 2.800.000 (06-1948)
4.000.000 (06-1949)
Perdite
1,5 milioni in tre campagne[1]250.000 in tre campagne
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La rivoluzione comunista cinese ebbe inizio nel 1946, dopo la fine della seconda guerra sino-giapponese, e fu la seconda parte della guerra civile cinese, iniziata nel 1927. Determinò la salita al potere del Partito Comunista Cinese che era stato fondato nel 1921. Nei media cinesi, questo periodo è noto come Guerra di liberazione (解放戰爭T, 解放战争S, Jiěfàng ZhànzhēngP).

Antefatto storico[modifica | modifica wikitesto]

Sopravvissuti della Lunga marcia

Il Partito Comunista Cinese era stato fondato nel 1921. Dopo un periodo di crescita lenta e alleanza con il Kuomintang (In cinese: 国民党 , partito nazionalista cinese), l'alleanza si ruppe e i comunisti furono vittime nel 1927 del massacro di Shanghai compiuto dal Kuomintang sotto la guida di Chiang Kai-shek.[2] Dopo il 1927, i comunisti si ritirarono nelle campagne e costruirono basi locali in tutto il paese e continuarono a tenerle fino alla Lunga marcia. Durante l'invasione e occupazione giapponese, i comunisti costruirono più basi nelle zone occupate dai giapponesi e le utilizzarono come loro quartieri generali.[3]

Guerra civile, 1945-1949[modifica | modifica wikitesto]

I nazionalisti avevano un vantaggio sia sulle truppe che sulle armi, controllavano un territorio e una popolazione molto più grandi e godevano di un ampio sostegno internazionale. I comunisti erano ben stabiliti nel nord e nel nord-ovest. Le truppe nazionaliste meglio addestrate avevano subito grosse perdite nelle prime battaglie contro l'esercito giapponese meglio equipaggiato e in Birmania, mentre i comunisti avevano subito perdite meno gravi. L'Unione Sovietica, sebbene diffidente, fornì aiuti ai comunisti, e gli Stati Uniti d'America aiutarono i nazionalisti con centinaia di milioni di dollari di attrezzature militari, oltre a trasportare in aereo le truppe nazionaliste dalla Cina centrale alla Manciuria, un'area che Chiang Kai-shek considerava strategicamente vitale e da riconquistare. Chiang decise di affrontare l'EPL in Manciuria e impegnò le sue truppe in una battaglia decisiva nell'autunno del 1948. La forza nazionalista, nel luglio 1946, era di 4,3 milioni di uomini, di cui 2,2 milioni erano ben addestrati e pronti al combattimento mobile in tutto il paese.[4][5][6]

Esito[modifica | modifica wikitesto]

Il 1º ottobre 1949, Mao Zedong proclamò la fondazione della Repubblica popolare di Cina. Circa 600.000 soldati nazionalisti di Chiang Kai-shek e due milioni di simpatizzanti si ritirarono sull'isola di Taiwan. Dopo ciò, la resistenza ai comunisti sulla terraferma fu sostanzialmente quasi nulla, come nell'estremo sud. Un tentativo di conquistare l'isola di Kinmen, controllata dai nazionalisti, fu ostacolato dalla battaglia di Guningtou. Nel dicembre 1949 Chiang proclamò Taipei capitale temporanea della Repubblica, e continuò ad affermare che il suo governo era l'unica autorità legittima di tutta la Cina, mentre il governo della RPC continuava a chiedere l'unificazione. Gli ultimi combattimenti diretti tra le forze nazionaliste e comuniste si conclusero con la conquista, da parte comunista, dell'Isola Hainan nel maggio 1950, anche se i bombardamenti e la guerriglia continuarono per diversi anni. Nel giugno 1950, lo scoppio della guerra di Corea portò il governo americano a piazzare la Settima Flotta degli Stati Uniti nello stretto di Taiwan per impedire ad entrambe le parti di attaccare l'altra.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Michael Lynch, The Chinese Civil War 1945–49[collegamento interrotto], Osprey Publishing, 2010, p. 91, ISBN 978-1-84176-671-3.
  2. ^ Michael H. Hunt, The World Transformed 1945 to the present, Oxford University Press, 2015, p. 113, ISBN 978-0-19-937102-0.
  3. ^ Patrick Fuliang Shan, “Local Revolution, Grassroots Mobilization and Wartime Power Shift to the Rise of Communism,” in Xiaobing Li (ed.), Evolution of Power: China’s Struggle, Survival, and Success, Lexington and Rowman & Littlefield, 2013, pp. 3-25.
  4. ^ (ZH) 《中华民国国民政府军政职官人物志》, p. 374.
  5. ^ (ZH) 《国民革命与统一建设:20世纪初孙中山及国共人物的奋斗》, p. 12.
  6. ^ (ZH) 《国民革命与黃埔军校:纪念黃埔军校建校80周年学術论文集》, p. 450.
  7. ^ Army Department Teletype conference, ca. June 1950, su Harry S. Truman Library and Museum, US Department of Defense. URL consultato il 14 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Franke, W., A Century of Chinese Revolution, 1851–1949 (Basil Blackwell, Oxford, 1970).
  • Blanco, Lucien. Origins of the Chinese Revolution, 1915–1949. Stanford University Press, 1971. Chapter 1, pages 1-26( Archiviato il 7 marzo 2016 in Internet Archive.). -- su CÉRIUM (Centre d’études et de recherches internationales) dell'Università di Montréal

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