Raimondo Caldora

Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo nonno, detto "Raimondaccio", vissuto nel XIV secolo, vedi Raimondo Caldora (XIV secolo).
Raimondo Caldora
Barone
Stemma
Stemma
TrattamentoBarone
Altri titoliGran Camerlengo del Regno di Napoli
Morte20 dicembre 1449
DinastiaCaldora
PadreGiovanni Antonio Caldora
MadreRita Cantelmo
ConsorteGiulia Acquaviva
FigliMaria
...[A 1]
ReligioneCattolicesimo
Raimondo Caldora
Nascita?
Morte1449
Cause della mortePeste
Dati militari
Paese servito Regno di Napoli
Regno d'Aragona
Forza armataMercenari
GradoLuogotenente
ComandantiJacopo Caldora
Antonio Caldora
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Raimondo Caldora[A 2] (... – 20 dicembre 1449) è stato un nobile, condottiero, luogotenente e consigliere reale italiano[1].

Fu barone di Borrello, Casolla, Castel del Giudice, Castiglione Messer Raimondo[A 3], Civitaluparella, Colledimezzo, Fallo, Montelapiano, Pescopennataro, Pizzoferrato, Quadri, Rocchetta a Volturno, Rosello, Sant'Antimo, Taranta Peligna e Villa Santa Maria, e gran camerlengo del Regno di Napoli[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Raimondo VI Caldora fu il figlio terzogenito di Giovanni Antonio Caldora e Rita Cantelmo; la sua data di nascita è da collocarsi dopo il 1369, in quanto fratello minore del celebre condottiero Jacopo Caldora[1].

Nel 1436 si recò a Firenze per incontrare papa Eugenio IV; successivamente venne contattato dalla Repubblica di Genova per stipulare un'alleanza antiaragonese[1]. Prima di tale anno aveva preso parte a varie battaglie insieme a suo fratello Jacopo, in quanto luogotenente della compagnia di ventura di quest'ultimo[1].

Il 15 novembre 1439 si ritrovò a Sulmona, nella chiesa di Santo Spirito al Morrone, per celebrare il funerale di suo fratello Jacopo Caldora, morto improvvisamente durante l'assedio di Colle Sannita[3]. Verso la fine dell'anno crebbe il suo potere nel Regno di Napoli poiché venne nominato dal re Renato d'Angiò-Valois consigliere e gran camerlengo[1]. In tal modo il sovrano napoletano sperava di avvalersene per far conservare la fedeltà verso gli Angioini dell'irrequieto nipote Antonio Caldora, figlio primogenito di suo fratello Jacopo[1].

Nel marzo 1440 Antonio Caldora rifiutò di giungere in soccorso al connestabile Santo Maddaloni che si trovava assediato ad Aversa da Alfonso V d'Aragona, capo degli Aragonesi e pretendente al trono del Regno di Napoli, a causa della mancanza di denaro per pagare la condotta ai propri soldati[3]. Re Renato provò a farlo convincere da suo zio Raimondo, invano[3]. Il 6 luglio Renato organizzò un banchetto nel suo accampamento in cui invitò Antonio; al termine lo accusò di tradimento e lo fece imprigionare[4]. La reazione delle truppe caldoresche, che minacciarono di schierarsi col nemico costrinse il re a risolvere il litigio in modo pacifico[4]. Raimondo Caldora fece da intermediario tra le due parti ed ottenne la liberazione del nipote, che promise di lasciare Napoli per riunirsi col suo esercito in Abruzzo[4]. Questi però non mantenne la promessa: riunito il proprio esercito, lo condusse sul ponte della Maddalena e si rifiutò di rientrare in Abruzzo[4]. Passato insieme al nipote nelle file degli Aragonesi, ricevette l'incarico di assediare Ortona[5]. Tuttavia l'assedio fallì a causa dell'intervento di Alessandro Sforza, fratello di Francesco, schierato con gli Angioini, che lo fece prigioniero[5]. Trasferito a Fermo, venne liberato il 18 marzo 1442 e fece ritorno insieme al nipote nelle file degli Angioini[5]. Dopo tali avvenimenti non si hanno più notizie di lui degne di nota[1].

Morì di peste il 20 dicembre 1449[6].

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Raimondo Caldora Giovanni Caldora  
 
Biancarosa de' Canalibus  
"Raimondaccio" Caldora  
Giovanna Ponziaco Roberto Ponziaco  
 
Maria di Morier  
Giovanni Antonio Caldora  
Giovanni d'Anversa Matteo d'Anversa  
 
Candola/Condinella di Barbarano  
Luisa d'Anversa  
Isabella di Sangro Berardo di Sangro  
 
Isoarda di Corbano  
Raimondo Caldora  
Giovanni Cantelmo Giacomo Cantelmo  
 
Filippa di Reale  
Giacomo Cantelmo  
"Angelella" Stendardo "Galetto" Stendardo  
 
Filippa Galardo  
Rita Cantelmo  
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Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Raimondo Caldora si sposò con Giulia Acquaviva[7], da cui ebbe delle figlie, tra cui Maria Caldora, che sposò Paolo, nipote del re del Regno di Napoli Renato d'Angiò-Valois[8], e un'altra figlia, di cui non se ne conosce l'identità, andata in sposa a un nipote di papa Eugenio IV[9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni
  1. ^ Si veda il paragrafo "Discendenza".
  2. ^ A volte riportato nelle fonti anche come "Raimondaccio Caldora", da non confondersi con l'omonimo nonno, vissuto nel XIV secolo, o erroneamente come "Rinaldo Caldora".
  3. ^ Il comune di Castiglione Messer Raimondo trae il proprio nome da Raimondo Caldora, che l'ottenne in feudo nel 1414.
Riferimenti
  1. ^ a b c d e f g DBI.
  2. ^ De Lellis (1654), pp. 126-128; Recco (1717), p. 110; Tutini (1666), p. 91.
  3. ^ a b c Costanzo (1710), pp. 413-415.
  4. ^ a b c d Ciarlanti (1644), pp. 430-435; Costanzo (1710), pp. 419-426.
  5. ^ a b c Costanzo (1710), p. 428.
  6. ^ De Candolle (1885), p. 43; Corradi (1865), p. 293; Galiffe et al. (1830), p. 575; López Rodríguez e Palmieri (2018), pp. 485-486.
  7. ^ Aldimari (1691), p. 242; Campanile (1680), p. 285; Recco (1717), p. 112.
  8. ^ Candida Gonzaga (1875), p. 151; Capaccio (1634), p. 229; Ciarlanti (1644), p. 426; Romanelli (1805), pp. 276-277.
  9. ^ Fois (1969), p. 346.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Biagio Aldimari, Memorie historiche di diverse famiglie nobili, così napoletane, come forastiere, Napoli, Giacomo Raillard, 1691, ISBN non esistente.
  • Filiberto Campanile, Dell'armi, overo insegne dei nobili, Napoli, Antonio Gramignano, 1680, ISBN non esistente.
  • Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, vol. 1, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1875, ISBN non esistente.
  • (FR) Alphonse de Candolle, Recherches sur les Candolle et Caldora de Provence et de Naples d'après les documents inédits napolitains comparés pour la première fois avec les documents provençaux, Ginevra, Charles Schuchardt, 1885, ISBN non esistente.
  • Giulio Cesare Capaccio, Il forastiero, Napoli, Giovanni Domenico Roncagliolo, 1634, ISBN non esistente.
  • Giovanni Vincenzo Ciarlanti, Memorie historiche del Sannio chiamato hoggi Principato Vltra, Contado di Molise, e parte di Terra di Lauoro, prouince del Regno di Napoli, Isernia, Camillo Cavallo, 1644, ISBN non esistente.
  • Alfonso Corradi, Annali delle epidemie occorse in Italia dalle prime memorie fino al 1850, vol. 1, Bologna, Tipi Gamberini e Parmeggiani, 1865, ISBN non esistente.
  • Angelo di Costanzo, Historia del Regno di Napoli, Napoli, Domenico Antonio Parrino, 1710, ISBN non esistente.
  • Carlo De Lellis, Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli, vol. 1, Napoli, Onofrio Savio, 1654, ISBN non esistente.
  • Mario Fois, Il pensiero cristiano di Lorenzo Valla nel quadro storico-culturale del suo ambiente, Roma, Libreria Editrice dell'Università Gregoriana, 1969, ISBN non esistente.
  • (FR) Jacques Augustin Galiffe, John-Barthélemy-Gaifre Galiffe, Eugène Ritter, Louis Dufour-Vernes e Aymon Gali, Notices genealogiques sur les familles genevoises depuis les premiers temps jusqu'a nos jours, Ginevra, J. Barbezat, 1830, ISBN non esistente.
  • Carlos López Rodríguez e Stefano Palmieri, I registri privilegiorum di Alfonso il Magnanimo della serie Neapolis dell'Archivio della Corona d'Aragona, Napoli, Accademia Pontaniana, 2018, ISBN 978-88-94343-20-5.
  • Giuseppe Recco, Notizie di famiglie nobili, ed illustri della città, e Regno di Napoli, Napoli, Domenico Antonio e Nicola Parrino, 1717, ISBN non esistente.
  • Domenico Romanelli, Scoverte patrie di città distrutte, e di altre antichità nella regione Frentana oggi Apruzzo Citeriore nel Regno di Napoli colla loro storia antica, e de' bassi tempi, vol. 1, Napoli, Vincenzo Cava e Vincenzo Orsini, 1805, ISBN non esistente.
  • Camillo Tutini, Discorsi de' Sette Officii overo de' Sette Grandi del Regno di Napoli, vol. 1, Roma, Giacomo Dragondelli, 1666, ISBN non esistente.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]