Gaio Rabirio (poeta)

La battaglia di Azio in un dipinto di Lorenzo A. Castro, 1672.

Gaio (?) Rabirio (in latino Gaius Rabirius; Roma, ... – 8 d.C. circa) è stato un poeta romano, esponente dell'epica storica celebrativa.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Di Rabirio non abbiamo notizie biografiche certe: viene comunemente datato all'età augustea sulla base di una testimonianza di Ovidio[1], che lo pone tra i poeti celebri della sua epoca e da Velleio Patercolo[2], che lo inserisce tra i grandi ingenia dell'epoca.

Bellum civile[modifica | modifica wikitesto]

Sulla base dei 5 brevissimi frammenti pervenuti[3], lo si ritiene autore di un poema epico storico sulla guerra civile tra Augusto e Marco Antonio: si tratterebbe, in effetti, per la mistione tra storia ed erudizione presente nei versi pervenuti, di una sorta di precursore di Lucano Nei frammenti pervenutici, notevole è il Fr. 2, che richiamerebbe, secondo la fonte che lo cita[4], le ultime parole di Antonio morente: hoc habeo, quodcumque dedi e che sarebbe stato riecheggiato in Lucano[5]: probabilmente Rabirio aveva, come sarebbe stato nella Pharsalia, una tendenza stoicheggiante che si rifletteva in una sorta di epica declamatoria.
Probabilmente il poeta si concentrava sulla battaglia di Azio e gli eventi precedenti, visto che sempre Ovidio afferma che Rabirio avrebbe trattato di battaglie navali[6] e della guerra in Egitto[7]. Dopo la scoperta di un papiro di Ercolano sulla battaglia di Azio[8], di 67 versi, gli è stato attribuito questo frammento, per consonanza di argomento[9]: molti studiosi, comunque, a causa dello stile sciatto e mediocre del brano, tendono ad assegnarlo ad una composizione scolastica più tarda[10].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Epistulae ex Ponto, IV 16, 5.
  2. ^ II 36, 3.
  3. ^ Frr. 230-234 Hollis.
  4. ^ Seneca, De beneficiis, VI 3, 1: "Mi pare davvero bello come Marco Antonio, nel poeta Rabirio, quando vede che la fortuna passa da lui ad altri e che ormai gli resta solo la possibilità di morire, ma anche questa a patto che la sfrutti immediatamente, dica: Ho ciò che ho donato.".
  5. ^ VII, 647-666.
  6. ^ Epistulae ex Ponto, IV 16, 21: velivolique maris vates ("poeta del mare pieno di vele").
  7. ^ Epistulae ex Ponto, IV 16, 23: quique acies Libycas Romanaque proelia dixit (e lui che cantò le schiere africane e le battaglie romane").
  8. ^ P. Herc. 817.
  9. ^ G. Garuti, C Rabirius Bellum Actiacum, Bologna 1958.
  10. ^ A. S. Hollis, Fragments of Roman poetry, Oxford, University Press, 2007, pp. 384-385.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • P. Frassinetti, Sul Bellum Actiacum (Pap Herc. 817), in "Athenaeum", 38 (1960), pp. 299-309.
  • H. W. Benario, The Carmen de Bello Actiaco and Early Imperial Epic, in "ANRW" II (1983), n. 30.3, pp. 1656-1662.
  • A. S. Hollis, Fragments of Roman poetry, Oxford, University Press, 2007, pp. 382-388.

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