Fanciullo con disegno

Fanciullo con disegno
AutoreGiovan Francesco Caroto
Data1523
TecnicaOlio su tavola
Dimensioni37×29 cm
UbicazioneMuseo di Castelvecchio, Verona

Il Fanciullo con disegno (conosciuto anche come Giovane con disegno di pupazzo) è un dipinto ad olio su tavola (37x29 cm) di Giovan Francesco Caroto, databile al 1523 e conservato fino al 19 novembre 2015, data in cui assieme ad altre importanti opere è stato trafugato, nel Museo di Castelvecchio a Verona, per essere recuperato agli inizi di maggio 2016[1].

Descrizione e stile[modifica | modifica wikitesto]

Puttino che gioca di Bernardino Luini.

Il quadro raffigura un ragazzo nell'atteggiamento di mostrare un disegno che, pur nella sua estrema schematicità, potrebbe essere un autoritratto. Il giovane dipinto appare colto di sorpresa mentre si gira il capo verso l'osservatore a cui mostra il disegno tenuto sulla mano destra, mentre l'altra mano, seppur non mostrata, regge un cappello rosso. Il soggetto scelto da Giovan Francesco Caroto per questa tela appare decisamente originale per l'epoca, in cui era assai raro rappresentare un fanciullo come figura autonoma. Inoltre, la modernità dell'idea insita nell'aver messo nelle mani del fanciullo un disegno contribuisce a rendere l'opera ancora più singolare. Riguardo allo schizzo del fanciullo protagonista, seppur essendo un'imitazione, sembra essere il più antico disegno di un bambino che sia giunto fino ai nostri giorni.[2]

Si è molto dibattuto su chi potesse essere in effetti il soggetto del ritratto. Giorgio Vasari racconta che Caroto, durante la sua permanenza a Casale Monferrato, si occupò di realizzare numerosi ritratti dei membri della corte, compreso il primogenito del marchese del Monferrato. Tuttavia, l'assenza di una identificazione sessuale e di un chiaro riferimento all'appartenenza sociale del fanciullo escludono che si trattasse di un rampollo della nobiltà. Più probabile che il soggetto sia da ricercare tra i conoscenti più stretti dell'artista o tra i suoi figli.[2]

L'attribuzione a Giovan Francesco Caroto non è sempre stata concorde. Gli storici dell'arte Venturi e Cavalcaselle non lo inserirono nell'elenco delle opere di Giovan Francesco, ma Antonio Avena glielo attribuisce in occasione di una mostra del 1947. Gli storici successivi sono concordi con questa attribuzione.[3] Questa atipica scelta di Caroto può essere giustificabile con la predisposizione del pittore veronese alla sperimentazione, al virtuosismo e all'astrazione formale. Lionello Puppi osserva, a proposito dell'originalità del soggetto, che il pittore "varia con humour sorprendentemente moderno il lezioso "Puttino che gioca" del Luini".[3] Oltre che dal Luini, Caroto potrebbe aver tratto ispirazione anche dai ritratti eseguiti da Giovanni Antonio Boltraffio e Andrea Solari.[2]

Rappresentazione di una malattia[modifica | modifica wikitesto]

Il pediatra britannico Harry Angelman, visitando il Museo di Castelvecchio, si trovò di fronte alla tela di Giovanni Francesco Caroto, riscontrando nel ritratto del fanciullo varie somiglianze con alcuni ragazzi che ridevano moltissimo ed avevano movimenti a scatti degli arti e del tronco. Decise dunque a descrivere in letteratura medica i propri studi compiuti su tre ragazzi con il saggio "Puppet Children" (letteralmente “ragazzi burattino”), pubblicato nel 1965[4]. Solo dopo molti anni di ricerche si scoprì che nel mondo esistevano parecchi di questi pazienti, affetti da quella che venne da allora chiamata sindrome di Angelman.[5]

Furto e ritrovamento[modifica | modifica wikitesto]

Il 19 novembre 2015 il dipinto è stato rubato dal museo di Castelvecchio da tre ignoti[6], ed è stato recuperato agli inizi di maggio 2016.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tornano in Italia le opere d'arte trafugate dal museo di Castelvecchio, in ANSA.it, 21 dicembre 2016. URL consultato il 21 dicembre 2016.
  2. ^ a b c Marini, Peretti, Rossi, 2010, pp. 393-395.
  3. ^ a b Fiorio, 1971, p. 100.
  4. ^ Angelman H (1965). "Puppet" children: a report on three cases. Dev Med Child Neurol 7: 681-8.
  5. ^ Galassi FM, Armocida E, Rühli FJ, Angelman Syndrome in the Portrait of a Child With a Drawing by Giovanni F. Caroto, in JAMA Pediatr, vol. 170, n. 9, September 2016, p. 831, DOI:10.1001/jamapediatrics.2016.0581, PMID 27380555.
  6. ^ http://www.repubblica.it/cultura/2015/11/20/news/verona_rubate_opere_di_mantegna_tintoretto_rubens-127780610/

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Maria Teresa Franco Fiorio, Giovan Francesco Caroto, editrice "Vita Veronese", 1971, ISBN non esistente.
  • Paola Marini, Gianni Peretti, Francesca Rossi (a cura di), Museo di Castelvecchio. Catalogo generale dei dipinti e delle miniature delle collezioni civiche veronesi, Vol. 1: Dalla fine del X all'inizio del XVI secolo, Silvana, 2010, ISBN 978-88-8215-425-7.

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