Basilica di Nostra Signora d'Africa

Basilica di Nostra Signora d'Africa
StatoBandiera dell'Algeria Algeria
ProvinciaProvincia di Algeri
LocalitàAlgeri
Coordinate36°48′03.6″N 3°02′33.3″E / 36.801°N 3.042583°E36.801; 3.042583
Religionecattolica di rito romano
TitolareMaria
Arcidiocesi Algeri
Consacrazione2 luglio 1872
ArchitettoJean Eugène Fromageau
Stile architettoniconeobizantino
Inizio costruzione1855
Completamento1872

La basilica di Nostra Signora d'Africa (basilique Notre-Dame d'Afrique, in lingua francese) è una chiesa cattolica di Algeri, che ha dignità di basilica minore.

La basilica guarda il mare dalla cima di un promontorio alto 124 metri, situato a nord del centro di Algeri e collegato alla località Bologhine tramite una funivia.

La prima pietra fu posta il 14 ottobre 1855 dal vescovo di Algeri, monsignor Pavy. La basilica venne consacrata dal cardinal Lavigerie il 7 luglio 1872.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Una statuetta di bronzo della Vergine Maria, copia di un'opera originale creata da Bouchardon nel 1750, fu offerta nel maggio del 1840 a Dupuch, il primo vescovo di Algeri. Essa fu posta nel monastero trappista di Staouëli a Bouchaoui[2], un piccolo villaggio a una ventina di chilometri da Algeri.

In seguito alla definizione del dogma dell'Immacolata Concezione da parte di papa Pio IX l'8 dicembre 1854[3], il successore di Dupuch, Louis-Antoine-Augustin Pavy, decise di costruire una grande chiesa per il pellegrinaggio per la "Nostra Signora". Egli pone la statua in una cappella, inaugurata il 20 settembre 1857[4].

La festa della Nostra Signora d'Africa si celebra il 30 aprile[5].

La costruzione della Chiesa[modifica | modifica wikitesto]

Pavy, nuovo vescovo di Algeri di origini lionesi, intendeva costruire « un'altra Fourvière, dopo di Algeri! »[6]. Egli inizia la costruzione della chiesa il 20 febbraio 1858[4]. Essa è affidata a Jean-Eugène Fromageau, che era stato architetto capo degli edifici diocesani di Algeri[7]. La costruzione finì nel 1872. Pavy morì nel 1866, per un attacco di cuore.

L'edificio fu consacrato il 7 luglio 1872 da Monsignor Lavigerie, arcivescovo di Algeri. Egli trasferirà la statua di Maria il 2 maggio 1873. Il 4 maggio 1873 la Chiesa accolse un "consiglio provinciale d'Algeria", rappresentante i vescovi e gli abati di Algeria, è la prima riunione di questo tipo per i tempi moderni[8].

Ad avere la custodia del santuario[4] furono la Società dei missionari d'Africa (i cosiddetti Padri bianchi) e le Suore missionarie di Nostra Signora d'Africa, dette anche Suore bianche che nacquero sotto l'impulso del cardinale Lavigerie rispettivamente nel 1868 e nel 1869.

Fu papa Pio IX a concedere alla Chiesa il titolo di basilica; essa fu consacrata il 30 aprile 1876[4].

Nel 1930 un organo, costruito nel 1911, fu donato alla chiesa dalla moglie del defunto Albert Weddell, un ricco residente inglese ad Algeri a Villa Georges ed amico del compositore francese Camille Saint-Saëns, che l'aveva già inaugurato l'organo a casa Weddell.

Il restauro[modifica | modifica wikitesto]

La Basilica è stata fortemente danneggiata dal sisma del 2003 che ha procurato circa 3 000 morti, soprattutto nella città di Boumerdès. I lavori di restauro sono cominciati nel 2007 grazie all'impulso di Bernard Lefebvre, rettore della Basilica. L'inaugurazione ha avuto luogo il 13 dicembre 2010[9].

La promozione a bene culturale[modifica | modifica wikitesto]

La Basilica di Nostra Signora d'Africa è stata classificata nella lista dei beni culturali algerini come monumento storico dal 12 settembre 2012[10].

Architettura e decorazioni[modifica | modifica wikitesto]

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

Come la Cattedrale del Sacro Cuore di Orano, la basilica è in stile bizantino. Esternamente è caratterizzata da un'alta cupola, impostata su tamburo cilindrico. Questa basilica ha la particolarità di avere l'abside a sud-ovest, piuttosto che ad est come è abitualmente.

All'interno si venera una statua della Madonna Nera, posta sull'altare maggiore. Due cappelle, ornate da reliquie lo circondano: la prima, consacrata a Sant'Agostino, è caratterizzata da sei ex voto di Charles de Foucauld[11]. L'altra è dedicata alla madre di Sant'Agostino d'Ippona: santa Monica e rende omaggio a diciannove religiosi e preti uccisi negli anni '90 del '900 in Algeria.

Dietro, nell'abside semicircolare, si trova un'iscrizione che recita: "Notre Dame d'Afrique priez pour nous et pour les Musulmans" (Nostra Signora d'Africa pregate per noi e per i Musulmani).[1] L'invocazione, oltre che in francese, è riportata in arabo e in cabilo.

Decorazione[modifica | modifica wikitesto]

La decorazione della basilica comprende al centro della cupola, sopra la statua della Vergine, un decoro in ceramica compiuto da Mohamed Boumehdi (1924-2006), un artista algerino musulmano[5]. La stessa statua, realizzata nel 1840 dallo sculture parigino Charles Gallien Choiselat[5](1816-1858), è coronata d'oro con ornamenti di velluto blu ricamato con filo d'argento ricoperto d'oro, realizzata dal Signor Sekkal, maestro ricamatore a Tlemcen[5].

Un grande affresco, sullo sfondo del coro, rappresenta Maria nella gloria, venerata dal cardinale Lavigerie, circondata da personaggi che si riferiscono al passato cristiano del Nord Africa: i santi Cipriano e Agostino, le sante Perpetua e Felicita, Monsignor Lavigerie, i martiri dell'Uganda (1886), Padre Siméon Lourdel (1853-1890), Charles de Foucauld e il cardinale Duval[12].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Notre Dame d’Afrique and Carmelite Convent, Algiers, Algeria, su World Digital Library, 1899. URL consultato il 25 settembre 2013.
  2. ^ P. Henri Maurier: Notre-Dame d'Afrique in Voix d'Afrique, revue des Pères blancs, Paris, nº 45, 1999
  3. ^ bolla Ineffabilis Deus
  4. ^ a b c d Augustin-Fernand Leynaud, archevêque d'Alger: La basilique de Notre-Dame d'Afrique - Histoire du pèlerinage, L. Crescenzo, Alger, 1948
  5. ^ a b c d Raphaël Deillon : Notre-Dame d'Afrique, lu le 24 septembre 2012 sur le site de la Société des missions sfricanes.
  6. ^ Louis-Antoine-Augustin Pavy, Appel de Monseigneur l'évêque d'Alger en faveur de la chapelle de Notre-Dame d'Afrique, Bastide, Alger, 1862
  7. ^ Bulletin officiel de l'Algérie et des colonies, Paris, n° 17, février 1859
  8. ^ Jean-Claude Ceillier: Histoire des Missionnaires d'Afrique (Pères Blancs), Karthala, Paris, 2008
  9. ^ Lyes Menacer: Notre-Dame d'Afrique veille toujours sur les marins et l'Algérie, in La Tribune d'Algerie, quotidiano, ALger, 17/12/2010
  10. ^ Arrêté du 12 Septembre 2012, Ministère de la culture, JO N° 36 du 18 Juillet 2013, Page 16 Portant classement de la "Basilique de Notre Dame d'Afrique".
  11. ^ P. Bernard Lefèbvre, recteur de Notre-Dame d'Afrique : Notice historique sur la basilique et le pèlerinage de Notre-Dame d'Afrique, Alger, s.d.
  12. ^ P. Laily, La basilique Notre-Dame d'Afrique, Lyon, 1989

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (FR) Louis-Antoine-Augustin Pavy, Appel de Monseigneur l'évêque d'Alger en faveur de la chapelle de Notre-Dame d'Afrique, Bastide, Alger, 1862
  • (FR) Louis-Antoine-Augustin Pavy (vescovo di Algeri), Évêché d'Alger. Chapelle de Notre-Dame d'Afrique. But et situation de l'œuvre; Vve M. Olive, 1863
  • (FR) R.P. Michel, Notice sur le pèlerinage de Notre-Dame d'Afrique à Alger, 1885; édition revue, corrigée et augmentée avec une préface de Monseigneur Leynaud, archevêque d'Alger, Papeterie – Imprimerie E. Gaudet, Alger, 1924; édition, 1939
  • (FR) Augustin-Fernand Leynaud (arcivescovo di Algeri), La basilique de Notre Dame d'Afrique - Histoire du pèlerinage, L. Crescenzo, Alger, 1948
  • (FR) P. Laily, La basilique Notre-Dame d'Afrique, Lyon, 1989
  • (FR) Jean-Claude Ceillier, Histoire des Missionnaires d'Afrique (Pères Blancs), Karthala, Paris, 2008
  • (FR) Père Bernard Lefèbvre (rettore della Basilica), Notice historique sur la basilique et le pèlerinage de Notre Dame d'Afrique, Alger, s.d

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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