Abu 'Ubayda Ma'mar ibn al-Muthanna

Abū ʿUbayda Maʿmar ibn al-Muthannā (in arabo أبو عبيدة معمر بن المثنى?); Bassora, 728Bassora, 825) è stato un filologo e storico persiano, di origine ebraica ma di fede e cultura islamica.

Abū ʿUbayda è stato uno dei filologi musulmani più apprezzati nell'intera cultura arabo-islamica.[1]

Figura controversa per Ibn Qutayba, che osservava come Abū ʿUbayda "odiasse gli Arabi",[2] mentre praticamente tutti i suoi contemporanei lo giudicavano il più colto e corretto studioso della sua generazione.[3] Se egli sia stato o meno un sostenitore del movimento letterario della Shu'ubiyya è materia tuttora di discussione.

Vita[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Basra, si dice che Abū ʿUbayda fosse ebreo[4] e che suo padre fosse originariamente appartenente alla comunità ebraica di Persia.
Nella sua gioventù, fu pupillo di Abu 'Amr ibn al-'Ala', Yunus ibn Habib e al-Akhfash al-Akbar,[5] e più tardi un contemporaneo di al-Aṣmāʿī.[6] Nell'803 fu invitato a Baghdad dal Califfo Hārūn al-Rashīd. In un'occasione, si racconta da parte di numerosi storici che al-Rashīd portò davanti ad al-Aṣmāʿī e ad Abū ʿUbayda un cavallo chiedendo a entrambi (che avevano scritto estensivamente di zoologia) di identificare con esattezza i corretti termini di ogni parte dell'anatomia dell'animale. Abū ʿUbayda declinò la sfida, affermando di essere un linguista e un autore di antologie piuttosto che un veterinario. Al-Aṣmāʿī invece saltò sulla groppa del cavallo, identificò ogni parte del suo corpo e fornì un esempio della poesia beduina araba, indicando i termini del vocabolario arabo classico.[7]

Fu uno dei più edotti e autorevoli studiosi del suo tempo in tutti i campi attinenti alla lingua araba, passato e narrativa preislamica, ed è costantemente citato dagli autori e dai compilatori arabo-musulmani più tardi. Al-Jāḥiẓ lo considerava il migliore studioso in ogni branca della conoscenza umana e Ibn Hishām accettò le sue interpretazioni relative ai passi coranici. Malgrado Abū ʿUbayda non potesse recitare un singolo versetto coranico senza commettere errori di pronuncia, è stato considerato un esperto del significato linguistico dei versetti del Libro sacro dell'Islam, specialmente quando essi contengano vocaboli raramente usati.[8] I titoli di 105 dei suoi lavori sono ricordati nel notissimo Fihrist di Ibn al-Nadim, e il suo Libro dei giorni costituisce la base della storia (Taʾrīkh al-kāmil) compilata da Ibn al-Athīr e del Kitāb al-Aghānī di Abū l-Faraj al-Iṣfahānī, ma niente di esso (salvo un canto) sembra al momento esistere in una forma autonoma.

Retaggio[modifica | modifica wikitesto]

L'esatta natura delle opinioni religiose ed etnocentriche di Abū ʿUbayda è materia di dibattito. Hamilton Alexander Rosskeen Gibb sostiene che prima dell'accusa fattagli secoli più tardi da Ibn Quṭayba, nessuno aveva mai affermato che Abū ʿUbayda avesse nutrito pregiudizi nei confronti degli Arabi; inoltre Gibb afferma che tale accusa era il risultato del suo status di kharigita, un'eterodossia sorta in senso al primissimo Islam, differenziata dal Sunnismo e dallo Sciismo.[9] Hugh Chisholm non è d'accordo, sostenendo che Abū ʿUbayda non era né un kharigita, né un razzista ma semplicemente un sostenitore della Shuʿūbiyya e che si opponeva per pura logica al preconcetto assai diffuso ai suoi tempi che gli Arabi fossero strutturalmente superiori alle altre razze. Nelle sue argomentazioni, Chisolm ricorda come Abū ʿUbayda si divertisse a dimostrare come vocaboli, racconti mitici o favolistici, abitudini e altro, che gli Arabi presumevano essere loro propri, derivassero invece dai Persiani. In questo egli era un grande rivale di al-Aṣmāʿī.[10]

Le vedute di Abū ʿUbayda differivano nettamente riguardo agli Arabi e al Corano. Egli negava al di là di ogni logica osservazione[11] che quest'ultimo contenesse alcuna parola non-araba: una posizione che più tardi, commentatori come Suyūṭī contrastarono decisamente.[12]

Almeno la metà di ogni informazione relativa all'Arabia preislamica riportata da successivi autori, proviene da Abū ʿUbayda. Scrisse inoltre opere di Tafsīr, ossia commentari coranici, che costituì la base per la spiegazione di ogni passaggio della biografia del Profeta (la al-Sīrat al-nabawiyya) scritta da Ibn Ishaq, nella "revisione" - profonda e non sempre rispettosa dell'originale schietto spirito storico che la pervadeva - di Ibn Hisham.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Günter Lüling, A Challenge to Islam for Reformation: The Rediscovery and Reliable Reconstruction of a Comprehensive Pre-Islamic Christian Hymnal Hidden in the Koran Under Earliest Islamic Reinterpretations, Delhi, Motilal Banarsidass, 2003, p. 31. ISBN 9788120819528
  2. ^ Certo a causa della sua opera al-Mathālib al-ʿArab (I difetti degli Arabi), da iscrivere nella polemica letterqaria della cosiddetta Shuʿūbiyya.
  3. ^ Hamilton Alexander Rosskeen Gibb, Studies on the Civilization of Islam, p. 67. Volume 21 delle Routledge library editions: Islam. Londra, Routledge, 2013. ISBN 9781135030346
  4. ^ Hamilton Alexander Rosskeen Gibb, «Abū ʿUbayda Maʿmar b. al-Muthannā», in: The Encyclopaedia of Islam. Edited by: P. Bearman, Th. Bianquis, C.E. Bosworth, E. van Donzel and W.P. Heinrichs. Brill, 2007. Brill Online. 11 aprile 2007 Home - Brill Reference
  5. ^ Ibn Khallikān, Deaths of Eminent Men and History of the Sons of the Epoch, vol. 4, p. 586. Trad. di William Mac Guckin de Slane dell'originale arabo Wafayāt al-aʿyān wa anbāʾ abnāʾ al-zamān, Londra, Oriental Translation Fund of Great Britain and Ireland, 1871.
  6. ^ M.G. Carter, Sibawayh, p. 22, Makers of Islamic Civilization series. Londra, I.B. Tauris, 2004. ISBN 9781850436713
  7. ^ Housni Alkhateeb Shehada, Mamluks and Animals: Veterinary Medicine in Medieval Islam, p. 132. Volume 11 della Sir Henry Wellcome Asian Series, Leida, Brill Publishers, 2012. ISBN 9789004234055
  8. ^ Anwar G. Chejne, The Arabic Language: Its Role in History, Minneapolis, University of Minnesota Press, 1969, p. 43. ISBN 9780816657254
  9. ^ a b Hamilton Alexander Rosskeen Gibb, Studies, p. 68.
  10. ^ Hugh Chisholm, Encyclopædia Britannica. 11th ed. Cambridge, Cambridge University Press, 1911.
  11. ^ Per cui si potrà utilmente leggere l'ancor oggi fondamentale opera di Arthur Jeffery (The Foreign Vocabulary of the Qur'an).
  12. ^ Kees Versteegh, The Arabic Language, Edimburgo, Edinburgh University Press, 2001, p. 61. ISBN 0748614362

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Wilferd Madelung, "Abū ʿUbayda Maʿmar b. al-Muthanna as Historian", su: Journal of Islamic Studies, Oxford University Press, 1992.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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