WWF

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World Wide Fund for Nature
AbbreviazioneWWF
Fondazione29 aprile 1961
FondatoreJulian Huxley
Bernardo dei Paesi Bassi
Filippo d'Edimburgo
Edward Max Nicholson
Peter Scott
ScopoConservazione della natura
Sede centraleBandiera della Svizzera Gland
PresidenteBandiera dell'India Pavan Sukhdev
Sito web

Il World Wide Fund for Nature, in precedenza denominato World Wildlife Fund e comunemente abbreviato con l'acronimo WWF, è un'organizzazione internazionale non governativa di protezione ambientale con sede nella città di Gland (Svizzera).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'associazione fu fondata il 29 aprile 1961 come World Wildlife Fund (letteralmente "Fondo mondiale per la vita selvatica") su iniziativa di Julian Huxley, cui si aggiunsero i patrocini di Bernardo dei Paesi Bassi (marito della regina Giuliana), di Filippo d'Edimburgo (marito della regina Elisabetta II) e altri; adottò come logo il panda gigante disegnato dal naturalista conservazionista e pittore Sir Peter Scott. Alla fondazione e alla prima organizzazione parteciparono anche Guy Montfort e il finanziere e filantropo statunitense Godfrey Anderson Rockefeller.[1]

Come forma giuridica è un charitable trust (associazione) per scopi di beneficenza; il primo presidente della sezione britannica fu lo stesso Filippo d'Edimburgo, che divenne Presidente del WWF internazionale dal 1981 al 1996. La prima sede del WWF fu a Morges, in Svizzera, mentre in seguito venne trasferita a Gland, sempre nel paese elvetico. Nel 1986, anno in cui si modificò il logo artistico di Scott nell'attuale, più stilizzato e riproducibile, assunse il nome che ha tuttora (World Wide Fund for Nature, cioè "fondo d'estensione mondiale per la natura"), tranne che negli Stati Uniti e in Canada dove la sua ragione sociale è ancora World Wildlife Fund. La scelta della modifica del nome, mantenendo però l'acronimo per continuità, volle significare l'allargamento degli scopi dalla semplice tutela della vita vegetale e animale alla tutela globale della natura, aprendosi anche alle tematiche del riscaldamento globale, della salute umana in relazione al deterioramento ambientale, del paesaggio e della crescita sostenibile.[2] La sezione italiana (WWF Italia) venne fondata dall’architetto, giornalista e pittore naturalistico Fulco Pratesi nel 1966.

Il panda è il simbolo del WWF.

Il panda gigante fu scelto quale emblema del WWF, alla sua fondazione nel 1961, da Sir Peter Scott che lo disegnò personalmente da una bozza preliminare realizzata dal naturalista scozzese Gerald Watterson[3][4] e da allora è diventato l'animale simbolo della conservazione della natura.[5] Prese origine dal panda gigante Chi Chi che fu trasferito dallo zoo di Pechino allo zoo di Londra negli stessi anni dell'istituzione del WWF. Essendo l'unico esemplare di panda gigante nel mondo occidentale in quel periodo, unitamente alle sue caratteristiche fisiche e al suo status di specie in via d'estinzione, il panda fu ritenuto idoneo ad essere un forte simbolo riconoscibile dell'associazione. Secondo Peter Scott, inoltre, il panda aveva la capacità di ispirare tenerezza e simpatia. Fu scelto come simbolo anche perché era facilmente riproducibile in bianco e nero e si necessitava di un animale che avrebbe avuto un certo impatto nella stampa in bianco e nero.[6]

Principi[modifica | modifica wikitesto]

Secondo lo statuto e i documenti programmatici, la missione del WWF è quella di "bloccare la degradazione dell'ambiente naturale del pianeta e di costruire un futuro in cui l'uomo vivrà in armonia con la natura".[7] Per il raggiungimento di tale obiettivo vengono indicate le seguenti azioni necessarie:[7]

Ora della Terra: Arena accesa a Verona nel 2013.

L'azione del WWF è mirata in diversi ambiti di intervento di interesse globale: le foreste, gli oceani e le coste, l'acqua dolce, le specie selvatiche, il cibo e il clima.[8]

Rispetto a ciascuno di questi ambiti, il WWF si prefigge degli obiettivi misurabili e gestisce oltre 2000 progetti di conservazione all'anno in tutto il mondo[senza fonte]. Tali progetti coinvolgono le popolazioni locali, in quanto il WWF ritiene che senza il loro appoggio la tutela dell'ambiente risulterebbe impossibile. Per individuare le aree in cui agire, il WWF ha adottato la strategia ecoregionale per selezionare le 200 ecoregioni, grandi aree geografiche, preservando le quali si potrebbe salvare gran parte della biodiversità del pianeta.[senza fonte]

Per raggiungere la sua missione il WWF non trascura il ruolo delle imprese, considerato il grande impatto sull'ambiente che può avere la loro attività. Si cerca quindi di portarle dalla propria parte, convincendole che conservare la natura e le sue risorse è più vantaggioso che distruggerle senza scrupoli. Per ottenere ciò il WWF giunge anche a stipulare accordi di partenariato con quelle che si impegnano, secondo un protocollo concordato, a ridurre il proprio impatto.

Nel corso degli anni, il WWF ha spesso appoggiato iniziative mediatiche di una certa rilevanza. In Italia, pur se più in sordina rispetto ad altre nazioni, ha ottenuto una certa visibilità collaborando con canali televisivi e, recentemente, portali web. Con Discovery Channel, ad esempio, ha finanziato la realizzazione di un videogioco animalista basato su Cappuccetto Rosso. Celebre inoltre il partenariato con RTL.

Alcuni progetti di conservazione del WWF[modifica | modifica wikitesto]

  • Conservazione Ecoregionale

A partire dagli anni '90 il WWF ha promosso in tutto il mondo la Conservazione Ecoregionale, ovvero la pianificazione delle azioni di conservazione su una base ecologica. Un ambizioso progetto internazionale ha permesso di mappare le eco regioni del Pianeta e individuarne le 238 prioritarie, denominate Global 200.

  • Progetto orso

Nel 1992, collaborò con il Parco Nazionale d'Abruzzo per la messa a dimora di centinaia di piante da frutto per limitare la dispersione degli orsi in aree non protette e tentare di ridurre il numero di esemplari investiti dalle auto. Il progetto è proseguito negli anni successivi collaborando con l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" e il Corpo Forestale dello Stato per un'ampia indagine scientifica sulla consistenza e dinamica della specie. Grazie alla collaborazione con Nokia e di molti donatori è stato possibile acquistare recinzioni elettrificate in difesa delle greggi e delle arnie e ridurre i danni causati dagli orsi più "confidenti". Furono anche acquistati radio-satellitari per il radio-tracking. Tali indagini hanno permesso di ottenere nel 2008 la stima di popolazione dell'Orso bruno marsicano (N=43, min. 35 - max 67). Il progetto è tuttora in corso, grazie anche al sostegno del Ministero dell'Ambiente, anche sull'arco Alpino.

  • Spadare

Nel 1995 il WWF raccolse 150.000 firme per abolire le reti da pesca che uccidono molte specie in pericolo. Nel 2002 l'Unione Europea proibisce le reti.

Città amiche del clima[modifica | modifica wikitesto]

Città amiche del clima (in inglese Earth Hour City Challenge) è una competizione internazionale volta alla tutela climatica ed alla promozione di energie rinnovabili. Nel 2013 la classifica è risultata la seguente:

No Cav[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: No Cav.

Il WWF, insieme a molte altre associazioni e gruppi, è da anni impegnata nella difesa delle Alpi Apuane dalle cave di marmo, all'interno dell'ampio movimento denominato No Cav.

Presidenti[modifica | modifica wikitesto]

Il principe Bernhard van Lippe-Biesterfeld nel 1942.
Presidenti dal 1961 ad oggi
Anni Presidente Paese
1961–1976 Bernhard van Lippe-Biesterfeld Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi
1976–1981 John Hugo Loudon Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi
1981–1996 Filippo di Edimburgo Bandiera del Regno Unito Regno Unito
1996–1999 Syed Babar Ali Bandiera del Pakistan Pakistan
2000 Ruud Lubbers Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi
2000–2001 Sara Morrison Bandiera del Regno Unito Regno Unito
2001–2010 Emeka Anyaoku Bandiera della Nigeria Nigeria
2010–2017 Yolanda Kakabadse Bandiera dell'Ecuador Ecuador
2018–oggi Pavan Sukhdev Bandiera dell'India India

Controversie legali[modifica | modifica wikitesto]

Nella primavera del 2002 il World Wide Fund for Nature fece causa alla federazione di wrestling statunitense della World Wrestling Federation, il cui acronimo era anch'esso WWF, in quanto quest'ultima violò l'accordo tra le due associazioni di non usare il proprio acronimo al di fuori dei confini nord americani.[9] Le due società trovarono un accordo a favore del World Wide Fund for Nature.[10]

Aspetti controversi[modifica | modifica wikitesto]

Un aspetto dibattuto anche all’interno della stessa organizzazione è l’utilizzo del logo-panda da parte di sponsor come grosse aziende notoriamente inquinatrici per campagne propagandistiche di immagine chiamate greenwashing.[11]

Dal 2016 l’associazione internazionale in difesa dei popoli indigeni Survival International ha iniziato a denunciare diversi casi di violenze e soprusi a carico dei popoli nativi nei parchi e aree protette finanziati e/o co-gestiti dal WWF.[12][13]

A febbraio 2017, la BBC ha presentato un’inchiesta sul Parco di Kaziranga situato in India dove i guardiaparco sparano alle persone non qualificate presenti nell’area, con uccisioni sommarie, 50 persone in tre anni con solo 2 bracconieri identificati. Durante le proteste degli abitanti per la loro espulsione per permettere l’allargamento dei confini del parco sono state uccise dai guardiaparco altre 2 persone e i villaggi rasi al suolo con gli elefanti. L’attivista Fiore Longo rivela i dati ufficiali: dal 2007 al 2017 su 542 presunti bracconieri è stato requisito solo un fucile AK-47, negli ultimi vent’anni i guardiaparco hanno ucciso 1006 persone mentre una sola guardia è stata uccisa.[14] A maggio 2019 la rete pubblica olandese Bnnvara manda in onda un’inchiesta sul parco di Kaziranga del giornalista Jos van Dongen con il titolo ‘’Victim of WWF’’ con interviste alla popolazione e ai dirigenti del parco, intervista anche un medico locale che afferma di effettuare un programma di sterilizzazione maschile con fondi del WWF[15].

Sezioni nazionali[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ In Memoriam: Godfrey A. Rockefeller Archiviato il 14 maggio 2012 in Internet Archive., World Wildlife Fund, January 29, 2010.
  2. ^ WWF quick facts, su panda.org. URL consultato il 22 agosto 2015 (archiviato il 24 marzo 2010).
  3. ^ WWF - WWF in the 60's, su wwf.panda.org. URL consultato l'11 marzo 2013 (archiviato il 17 gennaio 2011).
  4. ^ WWF - Giant Panda - Overview, su worldwildlife.org. URL consultato il 19 agosto 2012 (archiviato il 9 agosto 2012).
  5. ^ Il panda gigante - WWF Italia[collegamento interrotto]
  6. ^ Il WWF per il Panda gigante, su WWF. URL consultato il 22 novembre 2022 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
  7. ^ a b (EN) WWF European Policy Office - WWF's mission Archiviato il 23 dicembre 2015 in Internet Archive.
  8. ^ (EN) WWF - Our work Archiviato il 1º aprile 2019 in Internet Archive.
  9. ^ (EN) Wildlife Fund Pins Wrestling Federation, su internetnews.com. URL consultato il 16 gennaio 2023 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2012).
  10. ^ (EN) WWE Reaches Settlement With World Wildlife Fund, su WrestlingNewsSource, 8 agosto 2012. URL consultato il 16 gennaio 2023.
  11. ^ WWF - Silence of the Pandas - video Dailymotion, su Dailymotion, 24 maggio 2013. URL consultato il 16 luglio 2022.
  12. ^ Congo, il WWF accusato di maltrattamento dei popoli indigeni: un’indagine interna scagiona l’organizzazione ma restano dubbi, su la Repubblica, 28 novembre 2020. URL consultato il 16 luglio 2022.
  13. ^ Sandro Pintus, ONU condanna progetto WWF per abusi su larga scala contro i pigmei in Congo-B, su Africa Express: notizie dal continente dimenticato, 13 febbraio 2020. URL consultato il 16 luglio 2022.
  14. ^ http://temi.repubblica.it/micromega-online/all-ombra-di-kaziranga-uccidere-nel-nome-della-protezione-della-natura/ Archiviato il 27 ottobre 2020 in Internet Archive.
  15. ^ Victim of WWF (World Wildlife Fund). URL consultato il 16 luglio 2022.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN137903980 · ISNI (EN0000 0001 1940 2980 · LCCN (ENn85317279 · GND (DE3003049-3 · BNE (ESXX104090 (data) · BNF (FRcb118759809 (data) · J9U (ENHE987007605687205171 · NSK (HR000585060 · NDL (ENJA001220440 · WorldCat Identities (ENlccn-n85317279
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