Victims of Communism Memorial Foundation

Victims of Communism Memorial Foundation
Tipono-profit
Fondazione1994
FondatoreLee Edwards
Lev Dobriansky
Zbigniew Brzezinski[1]
Scopopolitico
Sede centraleBandiera degli Stati Uniti Washington
Sito web

La Victims of Communism Memorial Foundation (VOC) è un'organizzazione non a scopo di lucro anticomunista e conservatrice con sede negli Stati Uniti d'America, autorizzata da un atto unanime del Congresso nel 1993 con lo scopo di "istruire gli americani sull'ideologia, la storia e l'eredità del comunismo" e difendere gli "ideali americani".[2][3][4]

L'organizzazione ha realizzato il Victims of Communism Memorial a Washington e fa parte della Platform of European Memory and Conscience dell'Unione europea.[5] Riceve fondi e sostegni dall'American Legislative Exchange Council, dalla The Heritage Foundation e altri think-tank conservatori.[4][6]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1991, il senatore repubblicano lobbista Steve Symms e il rappresentante repubblicano Dana Rohrabacher presentarono risoluzioni al Congresso degli Stati Uniti che sollecitavano la costruzione di "un Memoriale internazionale alle vittime del comunismo in un luogo appropriato entro i confini del Distretto di Columbia e per la nomina di una commissione per sovrintendere alla progettazione, costruzione e tutti gli altri dettagli pertinenti del memoriale."[7][8]

Nel 1993, Rohrabacher e il senatore repubblicano Jesse Helms promossero gli emendamenti al Friendship Act del 1993 che autorizzavano tale costruzione.[9] La legge fu alla fine firmata dal presidente Bill Clinton il 17 dicembre 1993.[10] La legge citò "la morte di oltre 100 000 000 di vittime in un olocausto imperiale senza precedenti" e stabilì che "i sacrifici di queste vittime dovrebbero essere commemorati in modo permanente in modo che mai più nazioni e popoli permetteranno a una tirannia così malvagia di terrorizzare il mondo".[2][10] Secondo il titolo IX, sezione 905 della Public Law 103-199, doveva essere istituita un'organizzazione indipendente per costruire, mantenere e gestire il Victims of Communism Memorial a Washington, DC, nonché per raccogliere i contributi per l'istituzione del memoriale e incoraggiare la partecipazione di tutti i gruppi che hanno vissuto durante i regimi comunisti.[10][11]

Nel 2007, la fondazione ha completato il Victims of Communism Memorial, inaugurato dal presidente George W. Bush.[12] Nel 2016, la fondazione ha pubblicato un elenco di 51 prigionieri di coscienza a Cuba poco prima della visita del presidente Barack Obama e dell'incontro con Raúl Castro.[13] Nel 2020, l'organizzazione ha pubblicato un rapporto che accusava la Cina di compiere prelievi di organi da praticanti del Falun Gong e dagli uiguri.[14]

Nel 2016, il blog Dissident della Victims of Communism Memorial Foundation compilò un intervallo di stime aggiornate e concluse che l'intervallo complessivo "va da 42.870.000 a 161.990.000" uccisi dai comunisti, con 100 milioni come la cifra più comunemente citata.[15] Secondo l'antropologa Kristen Ghodsee e il professore Scott Sehon, la stima dei 100 milioni favorita dall'organizzazione è dubbia e potrebbe essere inferiore, poiché la fonte è la controversa introduzione al Libro nero del comunismo di Stéphane Courtois.[16] Ghodsee e Sehon scrivono anche che "cavillare sui numeri è sconveniente. Ciò che conta è che molte, molte persone sono state uccise dai regimi comunisti."

Nell'aprile 2020, l'organizzazione ha annunciato che avrebbe aggiunto le vittime globali della Pandemia di COVID-19 al loro bilancio delle vittime del comunismo, incolpando il governo cinese per lo scoppio e ogni morte causata da essa.[17][18]

Programmi[modifica | modifica wikitesto]

Victims of Communism Memorial[modifica | modifica wikitesto]

Il Victims of Communism Memorial è una replica della "Dea della democrazia", distrutta in piazza Tienanmen dal governo della Repubblica Popolare Cinese.

Il memoriale è stato inaugurato il 12 giugno 2007 in occasione del 20º anniversario del discorso "Tear down this wall!" del presidente Ronald Reagan a Berlino Ovest. L'inaugurazione della statua a Washington DC ha guadagnato l'attenzione della stampa internazionale. [19]

Il terreno fu donato dallo US Parks Service e il costo rimanente, oltre 1 milione di dollari, è stato raccolto da fonti private.[20] Scolpita da Thomas Marsh, è una replica in bronzo di circa 3 metri della statua in cartapesta della "Dea della Democrazia" portata dai manifestanti negli eventi di piazza Tienanmen nel 1989.[21]

Museo[modifica | modifica wikitesto]

La fondazione mira a costruire un museo a Washington,[1] in particolare vicino al National Mall, e ha ricevuto un finanziamento di 1 milione di dollari dal governo ungherese di Viktor Orbán per il museo.[22] I piani per il museo includono uno spazio espositivo, un auditorium, archivi e studiosi residenti.[23][24]

Medaglia Truman-Reagan della libertà[modifica | modifica wikitesto]

La Fondazione presenta ogni anno la sua Medaglia della libertà Truman-Reagan a un evento che onora gli oppositori del comunismo ed è stato utilizzato per raccogliere fondi per la costruzione del memoriale.[25] I destinatari del passato includono:[25][26][27][28]

Progetti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2015, la fondazione ha pubblicato una serie di video biografici chiamata Witness Project, contenente interviste a testimoni del comunismo.[29] Altri progetti includono seminari nazionali per insegnanti di scuole superiori e per campus universitari.[30]

Lobbismo[modifica | modifica wikitesto]

La fondazione si è opposta alla legge sul chiarimento dell'immunità giurisdizionale sugli scambi culturali stranieri (Foreign Cultural Exchange Jurisdictional Immunity Clarification Act) sostenendo che avrebbe protetto le opere d'arte acquisite illegalmente detenute dai musei russi.[31]

Persone[modifica | modifica wikitesto]

Presidente Edwin J. Feulner

Il presidente di VOC è Edwin J. Feulner, fondatore ed ex presidente del think tank conservatore americano The Heritage Foundation. Il suo presidente emerito e co-fondatore è lo studioso Lee Edwards, membro fondatore di Young Americans for Freedom[32] e membro del think tank conservatore americano The Heritage Foundation.[33] Lev Dobriansky è stato in precedenza presidente emerito. Il consiglio consultivo nazionale comprende Dennis DeConcini, Paul Hollander, John K. Singlaub, John Earl Haynes e George Weigel. I membri precedenti o deceduti includono Robert Conquest, Richard Pipes, Rudolph Rummel e Jack Kemp.[34]

Il consiglio consultivo internazionale comprende Sali Berisha, Vladimir Bukovskij, Emil Constantinescu, Mart Laar, Vytautas Landsbergis, Guntis Ulmanis, Armando Valladares e Lech Wałęsa. Tra gli ex membri vi sono Elena Bonnėr, Brian Crozier, Árpád Göncz e Václav Havel.[34]

Jay K. Katzen è stato presidente della Fondazione dal giugno 2003 fino alla sua morte nell'aprile 2020. A partire da gennaio 2021, VOC ha avviato la ricerca di un nuovo presidente e CEO.[35]

Critiche[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Ghodsee e Sehon, la Victims of Communism Memorial Foundation è un'organizzazione anticomunista conservatrice che cerca di equiparare il comunismo all'omicidio, ad esempio erigendo cartelloni pubblicitari a Times Square che dichiarano "100 anni, 100 milioni di uccisi" e "il comunismo uccide".[16] Ghodsee ipotizza che la fondazione, insieme alle organizzazioni conservatrici controparti dell'Europa orientale, cerchi di istituzionalizzare la narrativa delle "vittime del comunismo" come una teoria del doppio genocidio, o l'equivalenza morale tra l'Olocausto nazista (omicidio di razza) e quelli uccisi dai regimi comunisti (omicidio di classe).[36] A suo avviso, questi sono sforzi sospetti per distrarre dalla crisi finanziaria del 2007-2008 e dai fallimenti del neoliberismo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Dinitia Smith, For the Victims of Communism, in The New York Times, 23 dicembre 1995. URL consultato il 4 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2019).
  2. ^ a b (EN) Jonathan Rauch, The Forgotten Millions, in The Atlantic, dicembre 2003. URL consultato il 4 novembre 2009.
  3. ^ (EN) About, su Victims of Communism. URL consultato il 10 maggio 2021.
  4. ^ a b (EN) Al Neal, ‘Victims of Communism’ group seeks a return to McCarthyism, su People's World, 2 dicembre 2020. URL consultato il 6 febbraio 2022.
  5. ^ (EN) Member organisations, su Platform of European Memory and Conscience. URL consultato il 10 maggio 2021.
  6. ^ (EN) Ken Schwencke, Mike Tigas, Sisi Wei, Alec Glassford, Andrea Suozzo, Brandon Roberts, VICTIMS OF COMMUNISM MEMORIAL FOUNDATION INC - Form 990 for period ending Dec 2018 - Nonprofit Explorer, su ProPublica, 9 maggio 2013. URL consultato il 6 febbraio 2022.
  7. ^ (EN) S.CON.RES.55 -- To call for the construction of an International Memorial to the Victims of Communism. (Introduced in Senate - IS), su thomas.loc.gov. URL consultato il 5 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 4 luglio 2016).
  8. ^ H. Con. Res. 228, su thomas.loc.gov, 1991. URL consultato il 5 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2012).
  9. ^ (EN) U.S. Laws Catch Up to the New Russia, in The New York Times, 29 novembre 1993. URL consultato il 5 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 26 maggio 2015).
  10. ^ a b c (EN) FRIENDSHIP Act of 1993 (PDF), su govinfo.gov, pp. 15-16. URL consultato il 5 aprile 2021.
  11. ^ (EN) One Hundred Third Congress of the United States of America, su mega.nu. URL consultato il 3 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2011).
  12. ^ (EN) China blasts Bush tribute to victims of communism, su Reuters. URL consultato il 18 maggio 2016.
  13. ^ (EN) Maya Rhodan, Advocates List Cuba's Political Prisoners After Castro Says There Are None, in Time, 21 marzo 2016. URL consultato il 18 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2016).
  14. ^ (EN) Joshua Lipes, Uyghur, Falun Gong Detainees Likely Source For China's Organ Market: Report, su Radio Free Asia, 12 marzo 2020. URL consultato il 16 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 16 marzo 2020).
  15. ^ (EN) Victims by the Numbers, su Dissident - Victims of Communist Memorial Foundation, 28 luglio 2016. URL consultato il 14 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2018).
  16. ^ a b (EN) Kristen R. Ghodsee, Scott Sehon e Sam Dresser, The merits of taking an anti-anti-communism stance, su Aeon, 22 marzo 2018. URL consultato l'11 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2018).
  17. ^ (EN) Blame the Chinese Communist Party for the Coronavirus Crisis, su Victims of Communism Memorial Foundation. URL consultato il 14 novembre 2020 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2020).
  18. ^ (EN) Marion Smith, Rising Coronavirus Death Toll Proves Communism Kills, su Victims of Communism Foundation. URL consultato il 1º marzo 2021.
  19. ^ (EN) Bush Blames 100 Million Deaths on Communists, su Kommersant. URL consultato il 18 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2012).
  20. ^ (EN) A tale of two monuments: Washington vs. Ottawa, su Ottawa Citizen. URL consultato il 18 maggio 2016.
  21. ^ (EN) John Miller, Memorial Day: Honoring the victims of Communism, in The National Review, 12 dicembre 2005. URL consultato il 4 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 18 settembre 2009).
  22. ^ (EN) Cold War casualties of communism seek museum on National Mall, su Washington Times. URL consultato il 18 maggio 2016.
  23. ^ (EN) First a Memorial, Then a Museum, su Washington Examiner. URL consultato il 18 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 1º giugno 2016).
  24. ^ (EN) James Kirchick, Communism's Victims Deserve a Museum, in The Daily Beast, 25 agosto 2014. URL consultato il 18 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 21 aprile 2016).
  25. ^ a b (EN) Meghan Clyne, D.C. Monument To Be Built In Honor of Victims of Communism, in The New York Sun, 13 dicembre 2005. URL consultato il 4 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2011).
  26. ^ (EN) Sweet Solidarity, Part II, su National Review. URL consultato il 18 maggio 2016.
  27. ^ (EN) Truman-Reagan Medal of Freedom, su Victims of Communism Memorial Foundation. URL consultato il 18 maggio 2016.
  28. ^ (EN) Remembering Yesterday’s Victims of Communism—and Today’s, su Washington Free Beacon. URL consultato il 24 marzo 2019.
  29. ^ (EN) Abigail Clevenger, What About Communism, su philanthropydaily.com. URL consultato il 24 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2016).
  30. ^ (EN) VICTIMS OF COMMUNISM MEMORIAL FOUNDATION INC, su Guidestar. URL consultato il 2 agosto 2019.
  31. ^ Paulina Gwoździewicz-Matan e Andrzej Jakubowski, Enhancing the mobility of collections and access to cultural heritage: immunity of cultural objects from seizure in Poland, in International Journal of Cultural Policy, vol. 25, n. 3, 2019, pp. 350–362, DOI:10.1080/10286632.2017.1284827.
  32. ^ (EN) Lee Edwards: When the ‘New Right’ Was New, su The American Conservative, 14 febbraio 2018. URL consultato il 6 giugno 2020.
  33. ^ (EN) Lee Edwards, su The Heritage Foundation. URL consultato il 6 giugno 2020.
  34. ^ a b (EN) Board & Advisory Councils, su Victims of Communism Memorial Foundation. URL consultato il 18 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2016).
  35. ^ (EN) Victims of Communism Memorial Foundation Launches Search for New CEO, su Victims of Communism. URL consultato il 31 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2021).
  36. ^ Kristen Ghodsee, A Tale of 'Two Totalitarianisms': The Crisis of Capitalism and the Historical Memory of Communism (PDF), in History of the Present: A Journal of Critical History, vol. 4, n. 2, autunno 2014, pp. 116-117,136, DOI:10.5406/historypresent.4.2.0115, JSTOR 10.5406/historypresent.4.2.0115 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2020).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Laure Neumayer, Introduction, in The Criminalisation of Communism in the European Political Space after the Cold War, Londra, Routledge, 2018, ISBN 9781351141741.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN3576157527314227300006 · GND (DE1200524276