Vickers Varsity

Vickers Varsity
Un Vickers Varsity esposto al Newark Air Museum
(Newark-on-Trent).
Descrizione
Tipoaereo da addestramento equipaggi
Equipaggio4
CostruttoreBandiera del Regno Unito Vickers-Armstrongs
Data primo volo17 luglio 1949[1]
Data entrata in servizio1951
Utilizzatore principaleBandiera del Regno Unito RAF
Altri utilizzatoriBandiera della Giordania RJAF[2]
Bandiera della Svezia SF
Esemplari163
Sviluppato dalVickers VC.1 Viking
Altre variantiVickers Valetta
Dimensioni e pesi
Lunghezza20,57 m (67 ft 6 in)
Apertura alare29,13 m (95 ft 7 in)
Altezza7,29 m (23 ft 11 in)
Superficie alare90,49 (974 ft²)
Peso a vuoto12 265 kg (27 040 lb)
Peso max al decollo17 010 kg (37 500 lb)
Propulsione
Motoredue Bristol Hercules 264, radiale a 14 cilindri raffreddato ad aria
Potenza1 950 hp (1 454 kW)
Prestazioni
Velocità max463 km/h (288 mph, 250 kt) a 3 050 m (10 000 ft)
Autonomia4 260 km
(2 647 mi, 2 300 nmi)
Tangenza8 750 m (13 975 ft)
Armamento
Bombe272 kg (600 lb)
NoteDati relativi alla versione Varsity T.1

Dati estratti da Guida agli Aeroplani di tutto il Mondo[3]tranne dove diversamente indicato.

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Il Vickers Varsity era un aereo bimotore inglese, realizzato agli inizi degli anni cinquanta dall'azienda Vickers-Armstrongs.

Così come il precedente Valetta, derivava dal Vickers VC.1 Viking e fu progettato come aereo da addestramento, per gli equipaggi dei bombardieri.

Storia del progetto[modifica | modifica wikitesto]

Il progetto del Type 648[4], sigla di fabbrica del Varsity, nacque in risposta alla specifica T.13/48 con la quale l'Air Ministry richiedeva un velivolo plurimotore per sostituire i Wellington (della versione T.10) all'epoca in servizio nei reparti da addestramento.

Il prototipo venne portato in volo per la prima volta il 17 luglio del 1949 e, due anni dopo, iniziarono le consegne ai reparti.

Tecnica[modifica | modifica wikitesto]

Bimotore ad ala media, il Varsity era sostanzialmente una versione ingrandita del Valetta. Le differenze principali consistevano nell'incremento delle dimensioni della fusoliera e dell'apertura alare, nel carrello d'atterraggio triciclo anteriore ed in una gondola nel ventre della fusoliera contenente gli apparati di puntamento necessari per l'addestramento dei navigatori[3][4].

L'armamento era costituito da un piccolo quantitativo (600 lb, pari a 272 kg) di bombe da addestramento.

L'unica versione prodotta in serie (denominata T.1) era motorizzata con i radiali Bristol Hercules della serie 264, che sviluppavano una potenza di 1 950 hp ciascuno.

Impiego operativo[modifica | modifica wikitesto]

Nella Royal Air Force il Varsity prestò servizio nei principali reparti da addestramento fra il 1951 ed il 1976, dove vennero impiegati quasi tutti i 163 esemplari costruiti.

Un Varsity risulta operativo nell'aeronautica militare giordana nel corso degli anni cinquanta.[2]

Infine un Varsity venne acquistato dalla Svenska Flygvapnet; designato TP 82, pur usato nel corso di diverse missioni umanitarie per compiti di trasporto in ragione delle considerevoli capacità di carico, venne impiegato prevalentemente in missioni ELINT. Dotato di specifiche apparecchiature che lo caratterizzavano per le numerose e vistose antenne, venne soprannominato porcospino.

Utilizzatori[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera del Regno Unito Regno Unito
Bandiera della Giordania Giordania
Bandiera della Svezia Svezia

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Owen Thetford, Aircraft of the Royal Air Force since 1918, Londra, Putnam, 1957, pp. p.448.
  2. ^ a b (EN) Air Force History 1950s, su Rojal Jordanian Air Force, http://www.rjaf.mil.jo/index.php/en/en/.html. URL consultato il 28 ottobre 2010.
  3. ^ a b Enzo Angelucci, Paolo Matricardi, Guida agli Aeroplani di tutto il Mondo (Vol.6), Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1979, pp. p.157.
  4. ^ a b Achille Boroli, Adolfo Boroli, L'Aviazione (Vol.12), Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1983, pp. p.196-7.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Enzo Angelucci, Paolo Matricardi, Guida agli Aeroplani di tutto il Mondo (Vol.6), Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1979, pp. p.157.
  • Achille Boroli, Adolfo Boroli, L'Aviazione (Vol.12), Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1983, pp. p.196-7.

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