Ugo Pecchioli

Ugo Pecchioli

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato25 maggio 1972 –
14 aprile 1994
LegislaturaVI, VII, VIII, IX, X, XI
Gruppo
parlamentare
Comunista - PDS
CircoscrizionePiemonte
CollegioTorino Dora Oltre Stura Collina
Incarichi parlamentari
IX-X legislatura:
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPCI (fino al 1991)
PDS (1991-1994)
Professionepubblicista

Ugo Pecchioli (Torino, 14 gennaio 1925Roma, 13 ottobre 1996) è stato un partigiano e politico italiano, senatore della Repubblica dal 25 maggio 1972 al 14 aprile 1994 per il Partito Comunista Italiano prima e per il Partito Democratico della Sinistra poi.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Torino, ma di discendenze toscane, sviluppa le sue idee antifasciste sotto l'influsso del padre e di un professore, Alfredo Corti, che viene condannato al confino per aver rifiutato di firmare il giuramento di fedeltà al regime fascista[1]: ancora studente al liceo classico Massimo d'Azeglio, costituisce un primo nucleo antifascista clandestino con Giorgio Elter[2], e si distingue per l'attività a sostegno degli operai in sciopero.

Arrestato il 25 luglio 1943 per aver manifestato alla caduta del fascismo, riesce a fuggire dopo l'8 settembre 1943 ed espatria nella Confederazione Elvetica, dove incontra altri fuorusciti che lo aiutano a rientrare ed a costituire la formazione partigiana "Arturo Verraz" della val di Cogne: matura in quel periodo la scelta di aderire al PCI. Si distingue in numerosi combattimenti, riuscendo anche a far rientrare dalla Svizzera Walter Fillak con altri antifascisti: costretto da un grande rastrellamento a riparare nella vicina Francia, da poco liberata, rientra in Italia e, divenuto Capo di Stato maggiore della 77ª Brigata Garibaldi, mantiene i contatti tra la Francia e le zone dell'Italia liberata[3].

Nella primavera del 1945 partecipa alla battaglia per la liberazione di Torino: le sue azioni gli valgono l'assegnazione di due Croci al Valor Militare.

Pecchioli in compagnia della dirigenza del Partito Comunista Italiano, da sinistra Pecchioli, Giuliano Pajetta, Sandro Curzi, Luigi Pintor, Pietro Ingrao ed Enrico Berlinguer, 1965.

Dopo il 1945 riprende gli studi e si laurea in giurisprudenza, continuando nella battaglia politica con incarichi nel PCI a livello regionale e nazionale: fino al 1955 fu membro della segreteria nazionale della FGCI, dirigendo insieme a Dario Valori, Pattuglia, il settimanale della gioventù democratica, di ispirazione social-comunista. Nel PCI divenne segretario in Piemonte fino al 1970; tra il 1960 e il 1970 fu anche consigliere comunale a Torino.

Membro della direzione nazionale fino al 1983, fu responsabile della sezione problemi dello Stato; dal 1972 al 1992 fu ininterrottamente eletto al Senato, ove si impegnò sulle questioni al centro dei suoi interessi politici: la riforma dello Stato, la lotta alla mafia e alla criminalità organizzata, la lotta al terrorismo[4] e la difesa dell'ordinamento democratico[5].

Nel 1989 è tra i sostenitori della svolta della Bolognina del PCI e partecipa alla costituzione del nuovo soggetto politico, il PDS, di cui - nel 1992 - diviene il coordinatore parlamentare dell'iniziativa politica sulla lotta alla mafia e alla criminalità organizzata.

Fu membro della commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro e fece parte della delegazione italiana all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e nell'Unione europea occidentale.

È stato membro del Consiglio Nazionale dell'ANPI.

Un “fondo” di importanti documenti di Ugo Pecchioli è raccolto presso la Fondazione Gramsci.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • PCI '70. I comunisti in cinquant'anni di storia (con Luigi Longo e Alessandro Natta), Roma.
  • La riforma democratica delle forze armate (curatore, con Aldo D'Alessio), Editori Riuniti, Roma, 1974.
  • Mafia e corruzione. Un libro scritto da 150.000 italiani (con Marco Marturano), Franco Angeli, Milano, 1994. ISBN 88-204-8672-5
  • Tra misteri e verità. Storia di una democrazia incompiuta, (con Gianni Cipriani), Baldini & Castoldi, Milano, 1995. ISBN 88-8089-019-0

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alfredo Corti, da "torinoscienza" Archiviato l'11 ottobre 2007 in Internet Archive.
  2. ^ Giorgio Elter, in Donne e Uomini della Resistenza, ANPI (archiviato il 17 agosto 2002).
  3. ^ Secondo la relazione di Giulio Seniga del 23 novembre 1944 alla direzione del PCI, pubblicata sul n. 5-6 del 1965 - Mondo operaio Roma: Stab. Tip. S.E.T.I., pagina 40, gli «è affidato il collegamento tra le nostre formazioni della Val d'Aosta e le organizzazioni della Savoia».
  4. ^ v. S. Truzzi, Stefano Rodotà, l’autobiografia in un’intervista: formazione, diritti, giornali, impegno civile e politica, Il Fatto quotidiano, 24 giugno 2017: Stefano Rodotà ricorda che "Quando cominciò la fase del terrorismo, io criticai duramente le posizioni incarnate da Ugo Pecchioli".
  5. ^ "Le misure più severe contro i brigatisti sono chieste dal comunista Pecchioli che denuncia gli autonomi complici delle Br alla Sip, all'Enel, agli ospedali. Scelta la loro via i comunisti sono pronti a percorrerla fino in fondo": Pietro Nenni, Gli ultimi taccuini (17 marzo 1978), Mondoperaio, 8-9/2016, p. 82.

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Controllo di autoritàVIAF (EN302883478 · ISNI (EN0000 0001 1059 5624 · LCCN (ENn81027325 · GND (DE17171220X