Teologia morale

Marco da Montegallo, Libro dei comandamenti di Dio, 1494

La teologia morale è una disciplina di studi sviluppatasi principalmente in ambito cristiano e che, secondo la sua definizione essenziale (cioè "che ne chiarisce l'essenza"), è «la scienza procedente dalla divina rivelazione che ordina gli atti umani alla beatitudine soprannaturale»[1]; si può parlare inoltre della teologia morale come della disciplina che considera le azioni dell'uomo alla luce della sua costituzione metafisica e della rivelazione divina.

Le fonti della teologia morale[modifica | modifica wikitesto]

Pertanto le fonti principali da cui muove la teologia morale sono:

  • la divina rivelazione (nella sua duplice accezione di Sacra Scrittura e Tradizione, con riferimento alle grandi categorie teologiche quali alleanza, regno, sequela e alle prescrizioni etiche che da esse derivano);
  • la natura umana, intesa come natura metaphysica et absoluta hominis[2], nella quale sono incardinati alcuni precetti validi per tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi, la cosiddetta legge naturale: non rubare, non uccidere, non dire falsa testimonianza, esiste Dio e ci assiste.

Le branche della teologia morale[modifica | modifica wikitesto]

A seconda che si ritenga o no che la tradizionale "teologia morale generale"" sia stata superata dalla nuova "teologia morale fondamentale" nella sua stessa ragion d'essere, la teologia morale può essere suddivisa in due o tre parti: nel primo caso, si avrà la bipartizione "teologia morale fondamentale"/"teologia morale speciale"; nel secondo caso, ad esse continuerà ad affiancarsi una "teologia morale generale", in un sistema tassonomico, pertanto, tripartito.

La teologia morale fondamentale[modifica | modifica wikitesto]

La teologia morale "fondamentale" è una disciplina relativamente recente, che intende sostituirsi od affiancarsi (a seconda dell'impostazione bipartita o tripartita che si voglia seguire nello studio della teologia morale), negli studi ecclesiastici, alla tradizionale disciplina conosciuta come "teologia morale generale", in risposta all'emanazione del decreto del Concilio Vaticano II Optatam Totius (cfr. in particolare l'art. 16): la nuova disciplina intende offrire, in chiave sensibilmente rinnovata rispetto agli studi ecclesiastici preconciliari, i fondamenti epistemologici e metodologici - in particolare, gli strumenti critici ed argomentativi - della teologia morale. Per la teologia morale "fondamentale" il fondamento o presupposto dell'agire umano - beninteso, ove tale agire sia volontario e dotato di senso - non è più la legge naturale, come esposto dalla tradizionale "morale generale" di impostazione essenzialmente tomistica, ma la Rivelazione.

La teologia morale fondamentale tratta dei principi primi comuni a tutte le questioni morali concrete (dei principi, dunque, ai quali deve essere ricondotto ogni altro principio stabilito nell'ambito della teologia morale: tal era, ad esempio, nell'economia della prevalente teologia morale anteriore al Concilio Vaticano II, l'imperativo, derivante dalla legge naturale posta da Dio, di fare il bene ed evitare il male[3], imperativo al quale l'uomo può certamente corrispondere, in quanto provvisto di ragione pratica che gli fa discernere ciò che è bene e ciò che è male, in relazione alla finalità perseguita (e potrà corrispondere meglio all'imperativo, poi, ove siffatta ragione sia accompagnata dalla conoscenza della Rivelazione, della Tradizione e dal riconoscimento dell'autorità del Magistero); per San Tommaso d'Aquino, in particolare, la conoscenza del bene e del male discende dall'esame della natura umana condotto dall'intelletto speculativo, esame che ha per esito la produzione delle norme morali.

Per contro, alla teologia morale speciale spetta, invece, la specificazione normativa della condotta umana negli specifici ambiti dell'esistenza in cui essa può estrinsecarsi: ambito medico, sacerdotale, giudiziario, familiare, ecc.; ove si ritenga, poi, che la teologia morale generale sopravviva agli esiti postconciliari in qualità di disciplina autonoma e non ancillare alla "fondamentale", ad essa spetterà l'analisi delle strutture morali dell'azione umana (coscienza, volontà, discernimento, intenzione, percezione del peccato, responsabilità, ecc.). Non mancano, tuttavia, attesa la relativa gioventù scientifica della "fondamentale" rispetto alla "generale", incertezze sui limiti dei rispettivi ambiti e confusioni od oscillazioni terminologiche fra le due branche teologiche e ciò, sia fra gli studiosi che ritengono che la morale fondamentale abbia superato, soppriantadola, quella generale, sia fra quelli che conservano una tripartizione "fondamentale/generale/speciale".

La teologia morale speciale[modifica | modifica wikitesto]

La teologia morale speciale tratta in maniera specifica dei vari temi morali. L'organizzazione del materiale dipende dall'architettura scelta:

  • alcuni impostano la morale sul Decalogo rivelato da Dio a Mosè sul monte Sinai
  • altri sul duplice precetto della carità (l'amore per Dio e l'amore per il prossimo)
  • altri, ancora, sulle virtù teologali e morali
  • altri, infine, accostano un trattato all'altro, riconoscendo l'impossibilità di un'architettura generale.

In genere si considerano discipline di teologia morale speciale la bioetica, la teologia dell'amore umano e la dottrina sociale della Chiesa.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Jacobus M.Ramirez, De hominis beatitudine, ed. Consejo Superior de Investigaciones Científicas, 1942.
  2. ^ definizione del teologo del XVI secolo Gabriel Vàsquez.
  3. ^ Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, I-II, q. 94, a. 2.

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