Tasso di cambio

Il tasso di cambio può essere definito come il numero di unità di moneta estera che può essere acquistato con un'unità di moneta nazionale.

Viene determinato dal valore di mercato delle varie valute sul mercato internazionale. Molte banche centrali pubblicano il valore della propria valuta sui mercati mondiali, una volta al giorno ed in base alle quotazioni di mercato.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il tasso di cambio nominale è da intendersi a tutti gli effetti come il "prezzo" di una valuta in termini di un'altra valuta (una valuta può considerarsi infatti come un bene, in quanto offre al detentore un "servizio", ovvero la possibilità di acquistare beni o titoli commerciati solo in quella valuta); così come avviene per qualsiasi bene, il prezzo di una valuta (tasso di cambio nominale) subisce variazioni per effetto di cambiamenti che riguardano la domanda e l'offerta: in parte le banche centrali possono influire sul tasso di cambio "acquistando" o "vendendo" valuta straniera (e corrispondentemente "vendendo" o "acquistando" valuta nazionale), al fine di raggiungere specifici obiettivi di politica economica e monetaria; la componente restante della domanda e dell'offerta è costituita invece dagli altri operatori che "offrono" valuta nazionale e "domandano" in cambio valuta estera (oppure che "offrono" valuta estera e "domandano" in cambio valuta nazionale), per motivi legati a:

  • scambi commerciali (importazioni ed esportazioni), incluso il turismo (il turismo infatti comporta un'importazione di beni da parte del turista, o corrispondentemente un'esportazione di beni da parte del paese che riceve il turista);
  • investimenti finanziari (ad es.: acquisto di buoni del tesoro stranieri);
  • attività speculative sui cambi (operazioni di acquisto e vendita di valute col solo fine di guadagnarci attraverso un'eventuale variazione dei tassi di cambio nel tempo).

È importante inoltre sottolineare che un tasso di cambio nominale al di sopra della parità non necessariamente comporta un vantaggio nelle importazioni (o negli acquisti effettuati all'estero nell'ambito del turismo); bisogna tenere conto infatti del tasso di cambio reale, che considera anche il diverso livello generale dei prezzi nei due paesi considerati. Consideriamo un esempio: il cambio nominale euro/dollaro è pari a 1,15 [1] (1000 dollari costano "solo" 869 euro); supponiamo che l'unico bene esistente nel mondo sia costituito dalle arance (in maniera tale da poter ragionare in termini di prezzo delle arance nei due paesi e non in termini di livello generale dei prezzi); supponiamo anche che in Italia le arance costino 1 euro, mentre negli Stati Uniti 2 dollari (le arance vendute in italia e quelle vendute negli Usa appartengono a due mercati differenti); in Italia io potrei acquistare 869 arance (avendo 869 euro), mentre negli Stati Uniti con 1000 dollari (ottenuti in cambio dei miei 869 euro) potrei acquistare soltanto 500 arance; la conclusione è che, in questo caso specifico, il cambio nominale sembra favorevole a chi vive in Italia, ma il cambio reale (quello che veramente interessa all'agente economico) risulta sfavorevole.

Analogo discorso deve essere fatto con riferimento alle "variazioni" del tasso di cambio intervenute in un intervallo di tempo: un aumento del tasso di cambio nominale (apprezzamento della valuta nazionale) comporta una situazione più favorevole solo se i livelli dei prezzi nei due paesi non subiscono variazioni (nello stesso intervallo temporale di riferimento), oppure se le variazioni dei livelli dei prezzi non sono tali da eliminare l'effetto positivo legato all'aumento del tasso nominale (o quando le variazioni dei prezzi agiscono nello stesso senso della variazione del tasso nominale, oppure quando le variazioni dei prezzi agiscono in senso opposto, ma in maniera tale da non annullare l'effetto della variazione nominale).

Altra considerazione importante è quella relativa ai vantaggi legati al fatto di avere una "moneta forte": non sempre una situazione di questo tipo risulta vantaggiosa per un dato paese, dato che l'apprezzamento della valuta nazionale da un lato rende più convenienti le importazioni dei beni esteri, ma dall'altro lato potrebbe ridurre le esportazioni verso i paesi esteri, per effetto del corrispondente deprezzamento della valuta estera (ovviamente vale il discorso fatto precedentemente: stiamo parlando di apprezzamento e deprezzamento nominali, ipotizzando che non ci siano variazioni relative dei livelli generali dei prezzi); l'aumento delle importazioni e la diminuzione delle esportazioni portano ad una riduzione della componente delle esportazioni nette nella domanda aggregata del paese considerato, ma è anche vero che l'aumento delle importazioni potrebbe avere degli effetti positivi per l'economia stessa (ad es. nel caso in cui si tratti di beni d'investimento); il risultato netto quindi è ambiguo (e per questo non sempre si arriva a risultati concordanti circa l'effetto globale sull'economia della variazione del cambio). A riprova del fatto che non sempre il mantenere una moneta forte produca risultati positivi sul sistema economico nazionale, è necessario considerare che spesso alcuni paesi sono riusciti ad uscire da fasi stagnanti delle proprie economie proprio attraverso svalutazioni competitive della valuta nazionale.

Tipologie[modifica | modifica wikitesto]

In finanza e in economia internazionale è abitudine distinguere tra tasso di cambio:

nominale
Se è quotato "certo per incerto" rappresenta il valore di 1 unità di valuta nazionale espressa in termini di valuta estera (questa è la convenzione utilizzata da quando è stato introdotto l'euro), se invece è quotato "incerto per certo" rappresenta il prezzo di 1 unità di una valuta estera espressa in termini di valuta nazionale (questa convenzione veniva invece utilizzata in Italia con la lira). La sostanziale differenza fra le due convenzioni sta nell'interpretazione di un aumento (diminuzione) del tasso di cambio: con la quotazione "certo per incerto", un aumento (diminuzione) del tasso di cambio corrisponde ad un apprezzamento (svalutazione) della valuta nazionale, poiché aumenta (diminuisce) la quantità di valuta estera acquistabile con una unità di moneta nazionale. Al contrario, con la quotazione incerto per certo ad un aumento (diminuzione) del tasso di cambio corrisponde una svalutazione (apprezzamento) della valuta nazionale, in quanto aumenta (diminuisce) la quantità di valuta nazionale necessaria per acquistare un'unità di valuta estera. Una conseguenza non evidente di ciò è che nel caso in cui un cambio sia quotato "incerto per certo", si possono avere svalutazioni superiori al 100%; è possibile verificarlo con un esempio puramente dimostrativo: se il tasso passasse da 0,3 a 1 (servono 3 unità di valuta nazionale per comprare 10 unità di valuta estera) ad 1,2 a 1 (servono 12 unità di valuta nazionale per comprare 10 unità di valuta estera), si avrebbe una svalutazione del 300%, visto che la quantità di valuta nazionale necessaria per acquistare lo stesso quantitativo di valuta estera sarebbe aumentato di 4 volte. Rimanendo nell'esempio, la quotazione certo per incerto sarebbe passata da 1 a 3,33 (con 10 unità di valuta nazionale si comprano 33,3 unità di valuta estera) ad 1 a 0,83 (con 10 unità di valuta nazionale si comprano ora solo 8,3 unità di valuta estera).
Un ulteriore esempio può essere fatto utilizzando il cambio dell'euro rispetto al dollaro statunitense (cambio euro/dollaro, quotato certo per incerto): se, per ipotesi, il tasso di cambio nominale dell'euro rispetto al dollaro aumentasse (ovvero, se l'euro si apprezzasse), passando da 1 a 0,85 ad 1 a 1 (parità col dollaro) e poi ad 1 a 1,15, avremmo che, inizialmente, per "comprare", ad esempio, mille dollari sarebbe necessario pagare circa 1176 euro, mentre al raggiungimento della parità, per "acquistare" gli stessi mille dollari ci vorrebbero mille euro e, quando infine il cambio euro/dollaro fosse pari ad 1,15, per mille dollari basterebbero circa 869 euro.
Mantenendo gli stessi rapporti di cambio e usando la quotazione "incerto per certo", avrei che il cambio dollaro/euro sarebbe pari a 1,176 nel primo caso, 1 nel secondo e 0,869 nel terzo.
La relazione tra tasso di cambio nominale tra la valuta A e la valuta B (TcAB) ed il corrispondente tasso di cambio tra valuta B e valuta A (TcBA) è dato, semplicemente, da:
reale
Il rapporto fra i prezzi di beni o servizi prodotti in un paese in termini di beni o servizi di un diverso paese; si ottiene rapportando i prezzi dei beni o servizi nei due paesi una volta che siano entrambi espressi in una valuta comune.
In formule, il tasso di cambio reale può essere scritto come:
Qui rappresenta il livello dei prezzi del paese estero (che utilizza la valuta estera nazionale), rappresenta il livello dei prezzi del paese tenuto in considerazione (che utilizza la valuta interna nazionale), mentre è il tasso di cambio nominale quotato certo per incerto. Il tasso di cambio reale, in questo caso, sarà allora il rapporto dei prezzi dei due beni, una volta che entrambi sono espressi in valuta estera.
Ipotizziamo di partire da una situazione in cui il cambio sterlina/euro, quotato certo per incerto, sia di 1 a 1 e = = 1. In questo caso il tasso di cambio reale sarà uguale a 1. Qualora il prezzo di un bene in euro () cresca del 10% (passando cioè a = 1,1) e vi sia, al contempo, un incremento del tasso di cambio nominale (certo per incerto) tra sterlina ed euro anch'esso pari al 10% (si passa da una quotazione 1 a 1, ad una 1 a 1,1), il tasso di cambio reale rimarrà uguale ad 1. Il consumatore dell'Eurozona sperimenterà l'aumento del prezzo del bene in termini reali, mentre per il consumatore britannico – che dispone di sterline – tale prezzo rimarrà invece invariato, per l'effetto combinato dell'aumento del prezzo del bene reale in euro e della contemporanea diminuzione dell'ammontare di sterline necessarie per acquistare un euro (la sterlina si è apprezzata sull'euro).

Alcuni stati usano una valuta straniera (generalmente una valuta più forte di quella nazionale): ad esempio il dollaro statunitense è riconosciuto e spendibile in molti paesi come seconda moneta nazionale, come l'euro in paesi europei non ancora entrati nell'UEM (fenomeno noto come dollarizzazione o, specificamente, eurizzazione). Alcuni stati vietano questa pratica, altri permettono a chiunque di scegliere liberamente un metodo di pagamento, che può essere la moneta nazionale, una valuta estera o qualsiasi altro mezzo di pagamento concordato tra le parti.

Tasso di cambio incrociato (o cross rate)[modifica | modifica wikitesto]

È possibile calcolare il tasso di cambio tra due monete (A e B) anche in modo indiretto. Quando si ha a disposizione il tasso di cambio di entrambe le monete rispetto ad una terza moneta (D) è possibile individuare il tasso di cambio tra le due monete calcolando il rapporto tra i rispettivi tassi di cambio delle due monete con la terza.

In formule:

La formula è da interpretare come un'equazione tendenziale, non puntualmente vera in ogni istante di tempo. Grazie ai disallineamenti sui cambi è possibile la speculazione sulle valute; l'ipotesi di un libero mercato efficiente oppure l'intervento delle banche centrali nei mercati aperti quando vige un regime di cambi fissi, assicurano l'allineamento fra i tassi di cambio e l'assenza di possibilità di arbitraggio.

Regimi dei tassi di cambio (regimi di cambio)[modifica | modifica wikitesto]

Il tasso di cambio può essere lasciato variare liberamente nei mercati, con o senza dei limiti al di là dei quali la Banca Centrale interviene in difesa della valuta nazionale, oppure in un regime di cambi fissi, ad esempio un regime di currency board.

Un regime di cambi fissi vincola le operazioni di mercato aperto al mantenimento di un tasso di cambio con una misura di riferimento, che può essere una riserva o un'altra valuta.

Se ogni Banca Centrale è impegnata a tenere un prezzo valuta nazionale/riserva (es. euro/oncia d'oro) predefinito, questo garantisce una stabilità dei cambi, anche se l'offerta di moneta può essere variata adeguando le riserve auree. Tendenzialmente, per il cambio incrociato, sarà stabile anche il cambio fra valute nazionali ancorate all'oro; la variazione dell'offerta di una moneta (e a monte delle riserve auree) può però creare variazioni più o meno lunghe nei tassi di cambio con le altre valute.

Un impegno "diretto" a mantenere un cambio fisso con un'altra moneta (come era il dollaro con i Patti di Bretton Woods) privava le Banche Centrali della facoltà di regolare la quantità di moneta in base alle esigenze nazionali, sia di liquidità interna del sistema economico, che per una politica monetaria espansionistica per un tasso di cambio favorevole alle esportazioni.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ 1 euro a dollaro statunitense. https://it.exchangesboard.com/a/eur/usd/1/

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