Tanzania

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Tanzania
(SW) Uhuru na Umoja
(IT) Libertà e Unità
Tanzania - Localizzazione
Tanzania - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completoRepubblica Unita di Tanzania
Nome ufficiale(SW) Jamhuri ya Muungano wa Tanzania
(EN) United Republic of Tanzania
Lingue ufficialiswahili e inglese
CapitaleDodoma  (410.956 ab. / 2012)
Politica
Forma di governoRepubblica presidenziale
PresidenteSamia Suluhu
Primo ministroKassim Majaliwa
IndipendenzaDal Regno Unito
9 dicembre 1961 (Tanganica)
10 dicembre 1963 (Zanzibar)
26 aprile 1964 (unificazione)
Ingresso nell'ONU14 dicembre 1961[1]
Superficie
Totale945.090 km² (31º)
% delle acque6,2%
Popolazione
Totale64.044.690[2] ab. (13-11-2022) (23º)
Densità67 ab./km²
Tasso di crescita2,98% (2020)
Nome degli abitantitanzaniani
Geografia
ContinenteAfrica
ConfiniKenya, Uganda, Ruanda, Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Zambia, Malawi e Mozambico
Fuso orarioUTC+3
Economia
Valutascellino tanzaniano
PIL (nominale)28 247[3] milioni di $ (2012) (94º)
PIL pro capite (nominale)1 040 $ (2018) (165º)
PIL (PPA)191 631 milioni di $ (2019) (70º)
PIL pro capite (PPA)1 715 $ (2013) (160º)
ISU (2021)0,549 (basso) (160º)
Fecondità4,89 (2018)[4]
Varie
Codici ISO 3166TZ, TZA, 834
TLD.tz
Prefisso tel.+255 (007 dal Kenya e dall'Uganda)
Sigla autom.EAT
Lato di guidaSinistra (↑↓)
Inno nazionaleMungu ibariki Afrika
Festa nazionale26 aprile: Festa dell'Unione
Tanzania - Mappa
Tanzania - Mappa
Evoluzione storica
Stato precedente Tanganica
Repubblica Popolare di Zanzibar
 

La Tanzania (AFI: /tanʣaˈnia/ o /tanˈʣanja/[5]), formalmente Repubblica Unita di Tanzania (in swahili: Jamhuri ya Muungano wa Tanzania; in inglese: United Republic of Tanzania), è uno Stato dell'Africa orientale. Confina a nord con Kenya e Uganda, a ovest con Ruanda, Burundi e Repubblica Democratica del Congo, e a sud con Zambia, Malawi e Mozambico. A est è bagnata dall'oceano Indiano.

Dar es Salaam è la città più grande ed è stata la capitale fino agli anni settanta. Il trasferimento delle funzioni amministrative nella nuova capitale è avvenuto designando Dodoma, posta nel centro della Tanzania, tuttavia non è stato ancora completato.

L'area continentale dello stato fu colonia dell'Impero tedesco a partire dal 1885 con il nome di Africa Orientale tedesca (Deutsch-Ostafrika). Fu poi occupata dal Regno Unito durante la prima guerra mondiale e integrato nell'Impero britannico prima come mandato della Società delle Nazioni (dal 1922 al 1946) e poi come amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite (dal 1946 al 1961) con il nome di Territorio del Tanganica (Tanganika Territory); il paese ottenne poi l'indipendenza il 9 dicembre 1961 come Reame del Commonwealth, trasformandosi in repubblica l'anno successivo. Lo stato nacque il 26 aprile 1964 dall'unione tra la Repubblica di Tanganica e la neonata Repubblica Popolare di Zanzibar con la denominazione di Repubblica Unita di Tanganica e Zanzibar, nome che venne cambiato nell'ottobre dello stesso anno in Repubblica Unita di Tanzania.[6]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome "Tanzania" è una parola macedonia nata dalla fusione di "Tanganica" (nome dell'amministrazione fiduciaria britannica che corrisponde alla Tanzania continentale) e "Zanzibar"; fu adottato quando i due soggetti si unirono nel 1964.

Il nome "Tanganyika" deriva dalle parole swahili tanga, "navigare", e nyika ("pianura disabitata", "landa desolata") e si riferiva originariamente al lago Tanganica. Il nome di Zanzibar viene, invece, da zengi, il nome della popolazione locale (per intendere "nero"), e dal suffisso persiano bār, che significa "costa" o "riva".

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Tanzania.

Preistoria[modifica | modifica wikitesto]

In Tanzania sono stati ritrovati alcuni dei più antichi reperti fossili umani. La Gola di Olduvai, in particolare, è stata resa celebre dagli scavi di Louis Leakey e altri.

Si ritiene che circa 10 000 anni fa la Tanzania fosse abitata da una popolazione nativa di cacciatori-raccoglitori di ceppo linguistico khoisan. Intorno a 5 000 anni fa immigrarono nella regione gruppi di lingua cuscitica, che introdussero l'agricoltura e l'allevamento. In tempi ancora più recenti la Tanzania fu colonizzata dai bantu provenienti dall'Africa occidentale (Nigeria-Camerun), che oggi costituiscono il gruppo etnico principale.

Arabi e Persiani[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Epoca shirazi.

All'inizio del II secolo d.C. sulle coste della Tanzania sull'oceano Indiano iniziarono a nascere insediamenti commerciali persiani e arabi. Poi l'interscambio culturale fra Arabi e Bantu contribuì in gran parte a formare la cultura odierna della regione costiera, e influenzò profondamente la lingua swahili, oggi lingua ufficiale della Tanzania. Il commercio di risorse provenienti dall'entroterra africano (avorio e oro) e l'avvio della tratta araba di schiavi[7][8] consentì agli insediamenti arabo-persiani di fiorire, trasformandosi in vere e proprie città, come Kilwa; complessivamente, questa epoca di grande sviluppo viene ricordata con il nome di epoca shirazi ("epoca persiana"). I rapporti fra Bantu e Arabi continuarono a essere determinanti per la costa della Tanzania orientale per gran parte del millennio. Nel 1840 Zanzibar divenne capitale di un potente sultanato, legato a quello dell'Oman. Gli arabi portarono in Africa orientale la loro cultura, il loro alfabeto, la loro letteratura, l'Islam e coltivazioni come i chiodi di garofano.

Le grandi esplorazioni[modifica | modifica wikitesto]

Gli europei, e quasi esclusivamente i Portoghesi, tentarono una prima colonizzazione della costa orientale dell'odierna Tanzania verso l'inizio del XVI secolo, venendo poi scacciati dagli Arabi, dopo aver governato per alcuni anni e fondato colonie sia sulle coste della Tanzania continentale, sia sull'arcipelago di Zanzibar. L'interesse dell'Europa si riaccese solo verso il XIX secolo. I buoni rapporti fra il sultanato di Zanzibar e l'Europa consentirono a esploratori tedeschi, britannici e di altre potenze europee di dare vita a una serie di missioni esplorative nell'entroterra africano a partire dalla costa orientale. Nel 1848 il tedesco Johannes Rebmann fu il primo europeo a vedere il Kilimangiaro; nove anni dopo, Richard Francis Burton e John Speke giunsero sulle sponde del lago Tanganica. Fu anche in questo periodo che David Livingstone intraprese le sue celebri missioni alla ricerca delle sorgenti del Nilo. Agli esploratori seguirono i missionari.

Africa Orientale Tedesca[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Africa Orientale Tedesca.

Verso la fine del XIX secolo le diverse potenze europee iniziarono a consolidare le proprie posizioni nell'area in ottica coloniale. Nel 1884 il tedesco Karl Peters convinse diverse tribù della regione dei Grandi Laghi ad accettare l'autorità della Germania, e dopo la Conferenza di Berlino del 1885 l'odierna Tanzania continentale (insieme con gli attuali Ruanda e Burundi) divenne formalmente l'Africa Orientale Tedesca. Nel 1890 venne firmato il trattato di Helgoland-Zanzibar, con il quale Zanzibar diventava protettorato britannico.

L'amministrazione tedesca portò un periodo di grande sviluppo, costruendo infrastrutture e introducendo nuovi tipi e nuove tecniche di coltivazione; allo stesso tempo, essa fu anche estremamente rigida nei confronti della popolazione locale, soffocando nel sangue diversi tentativi di rivolta fra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo.

Alla fine della prima guerra mondiale, l'Africa Orientale Tedesca fu occupata dagli inglesi, dopo un lungo periodo di guerra e guerriglia.

Tanganica[modifica | modifica wikitesto]

Al termine della prima guerra mondiale, la Lega delle Nazioni assegnò al Regno Unito gran parte dell'ex Africa Orientale Tedesca con il nome di Tanganica. Il mandato britannico fu trasformato in amministrazione fiduciaria nel 1946. Dopo la seconda guerra mondiale, comunque, iniziò il processo che avrebbe portato all'indipendenza. Fra i principali attori di questo processo ci fu il Tanganyika African National Union (TANU), movimento politico fondato da Julius Nyerere.

Indipendenza e nascita della Tanzania[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1961 il Tanganica ottenne l'indipendenza dal Regno Unito, sotto la guida del TANU di Nyerere. Il Tanganica divenne repubblica ed entrò nel Commonwealth nel 1962. Nel 1963 anche Zanzibar ottenne l'indipendenza, e l'anno successivo il TANU e l'Afro-Shirazi Party (ASP), il partito di governo di Zanzibar, decisero di unire i rispettivi paesi in una repubblica federale, dando vita all'odierna Repubblica Unita di Tanzania.

Ujamaa ed evoluzione politica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Ujamaa.

Sotto l'amministrazione di Nyerere, la Tanzania assunse inizialmente un assetto politico ed economico basato su una forma di socialismo agricolo chiamato ujamaa. La costituzione della Tanzania venne modificata nel 1965 per formalizzare la situazione de facto del paese, ovvero l'egemonia di un unico partito politico, il Chama Cha Mapinduzi (CCM) nato dalla fusione di TANU e ASP. Nel 1979 la Tanzania fu coinvolta nella guerra con l'Uganda di Idi Amin. All'inizio degli anni novanta, il presidente Ali Hassan Mwinyi, succeduto a Nyerere, intraprese una serie di profonde riforme del paese, abbandonando gradualmente l'impianto socialista dell'Ujamaa e introducendo il multipartitismo. Le successive consultazioni elettorali confermarono comunque il CCM stabilmente al governo del paese, pur con qualche contestazione; in particolare, nel 2001 il risultato delle consultazioni politiche dell'anno precedente portò a un periodo di scontri fra la polizia e movimenti indipendentisti di Zanzibar. Ben più problematiche le elezioni del 2010.

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia della Tanzania.

Morfologia[modifica | modifica wikitesto]

Mappa della Tanzania

Con 947300 km²[9], la Tanzania è il 31º Paese più grande del mondo. È paragonabile per dimensioni alla Nigeria e all'Egitto, oltre tre volte l'Italia. La Tanzania è prevalentemente montuosa nel nord-est, dove si trova il Kilimangiaro[10], la vetta più elevata dell'Africa e le Pare Mountains. Nella stessa regione si trova anche il monte Meru. Nel nord e nell'ovest si estende la regione dei Grandi Laghi, tra cui il lago Vittoria (il lago più grande dell'Africa) e il lago Tanganica (lago più profondo dell'Africa, noto per le sue specie di pesci endemici). Un altro lago è il Natron, caratterizzato dalle acque saline, e situato nella Rift Valley vicino al confine con il Kenya. La Tanzania centrale si conforma come un vasto altopiano, con pianure e aree seminative. La costa orientale che si affaccia sull'oceano Indiano è calda e umida. L'isola di Zanzibar si trova di fronte alla costa orientale.

La Tanzania possiede molti grandi parchi naturali ecologicamente significativi[11], tra cui il famoso Ngorongoro, il Parco nazionale del Serengeti[12] nel nord; la Riserva di caccia del Selous e il Parco nazionale di Mikumi, nel sud; il Parco nazionale di Gombe ad ovest, noto per gli studi della dottoressa Jane Goodall sul comportamento degli scimpanzé.

Idrografia[modifica | modifica wikitesto]

Il punto più rilevante dell'idrografia della Tanzania è il lago Vittoria, sul confine tra Tanzania, Kenya e Uganda; è il lago più esteso dell'Africa e qui sono identificate le sorgenti del Nilo. A sud-ovest di questo, sul confine con la Repubblica Democratica del Congo, c'è il lago Tanganica, considerato il secondo lago più vecchio al mondo (e il secondo per profondità) dopo il lago Bajkal in Siberia.

Sul confine con lo Zambia si trovano le Cascate Kalambo, zona di grande interesse archeologico poiché vi sono stati trovati i primi segni dell'uso del legno degli alberi da parte dell'uomo.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

La Tanzania ha un clima tropicale. Negli altopiani le temperature variano tra i 10 °C e i 20 °C rispettivamente durante le stagioni fredde e calde. La parte restante del paese presenta temperature che raramente scendono sotto i 20 °C. Il periodo più caldo va da novembre a febbraio (25-31 °C), mentre il periodo più freddo si verifica tra maggio e agosto (15-20 °C). Il clima è fresco nelle regioni di alta montagna.

La Tanzania può essere divisa in due regioni in base alle precipitazioni. La prima, che caratterizza il sud, il sud-ovest, e la parte centro-occidentale del paese, vede la stagione delle piogge nel periodo dicembre-aprile. La seconda, che si trova nel nord e sulla costa settentrionale, prevede due stagioni delle piogge, rispettivamente ottobre-dicembre (definite le piccole piogge o Vuli) e marzo-maggio (definite le lunghe piogge o Masika).

Popolazione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Gola di Olduvai.

Demografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2012 la popolazione stimata era di 44 928 923 abitanti[13], con un tasso di crescita annuo intorno al 2%. La distribuzione della popolazione è molto eterogenea, con densità variabili da una persona per chilometro quadrato nelle regioni aride, a 51 per chilometro quadrato sugli altopiani umidi, fino ai 134 per chilometro quadrato dell'isola di Zanzibar[14]. Quasi l'80% della popolazione è rurale. Dar es Salaam è la più grande città ed è la capitale commerciale; Dodoma, che si trova nel centro della Tanzania è sede del Parlamento e (almeno ufficialmente) la capitale amministrativa.

La popolazione è costituita da più di 120 differenti etnie, di cui i Sukuma, i Nyamwezi, gli Hehe-Bena, i Gogo, gli Haya, i Makonde, i Chagga e i Nyakyusa composti da almeno un milione di persone. Altri gruppi minoritari comprendono Pare, Shambaa (o Shambala) e Ngoni. La maggior parte dei Tanzaniani, tra cui ad esempio i grandi gruppi etnici dei Sukuma e dei Nyamwezi, sono popoli bantu (almeno dal punto di vista linguistico). Tra i popoli nilotici si includono i nomadi Maasai.

La popolazione comprende anche arabi, indiani, pakistani, e piccole comunità europee e cinesi. Nel 1994, la comunità asiatica ammontava a 50 000 abitanti nella Tanzania continentale e a 4 000 a Zanzibar, ma poi è molto cresciuta. Si stimano circa 70 000 arabi e 10 000 cittadini europei residenti in Tanzania[15].

Come gran parte dei Paesi africani, la Tanzania è afflitta dall'epidemia dell'AIDS. I dati ufficiali indicano il 7% della popolazione adulta, con una forte penetrazione nella classe d'età tra i 20 e i 34 anni.

La Tanzania è nota anche per l'alta incidenza di condizioni genetiche ereditarie come l'albinismo. Secondo le ultime stime, questa anomalia genetica colpisce un tanzaniano su 1 400[senza fonte]; ciò è attribuito dagli esperti alla grande diffusione di matrimoni tra consanguinei che avvengono soprattutto nelle zone rurali più remote del paese. Oltre a evidenti problemi di salute, l'albinismo costituisce anche un grave problema sociale: credenze popolari, diffuse in molte parti dell'Africa subsahariana, attribuiscono alle parti del corpo degli albini poteri taumaturgici e gli "stregoni" locali se ne servono per preparare pozioni poi rinvendute a caro prezzo.

Religioni[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Religioni in Tanzania e Chiesa cattolica in Tanzania.

A livello religioso, secondo i dati CIA[16], i cristiani (cattolici e protestanti quasi in pari numero) costituiscono il 35% della popolazione, seguiti dai musulmani (35%) e dai seguaci delle religioni tradizionali (ridotti al 30%). A Zanzibar prevalgono invece nettamente i musulmani (99%), seguiti dai cristiani (1%). Tuttavia un recente studio dello statunitense United States Bureau of Democracy, Human Rights, and Labor per il 2009 suggerisce che ormai il 62% della popolazione sia cristiana, con un 35% di musulmani e 3% di altre religioni[17].

Lingue[modifica | modifica wikitesto]

La lingua ufficiale nazionale è lo swahili (della sottofamiglia delle lingue bantu), mentre come seconda lingua si usa l'inglese.

Etnie[modifica | modifica wikitesto]

Ci sono circa 125 etnie. La maggioranza degli abitanti appartiene a etnie di ceppo bantu, come sukuma, nyamwezi, hehe-bena, gogo, bahaya, makonde, chagga, ha e nyakyusa. Fra le etnie nilotiche si trovano i nomadi masai e i luo; entrambi i gruppi sono presenti numerosi nel confinante Kenya. Gruppi che parlano lingue cuscitiche risiedono specialmente nella Regione del Manyara. Due piccole tribù aborigene appartengono alla famiglia khoisan. Ogni gruppo etnico ha la propria lingua, ma la lingua nazionale è lo swahili, una lingua di origine bantu, con forti influenze arabe e ora inglesi.

La maggior parte della popolazione dell'isola di Zanzibar è originaria della terraferma tranne un gruppo, gli shirazi, le cui origini sono state fatte risalire ai primi coloni persiani dell'isola. Ma quasi tutti hanno una forte percentuale di sangue arabo.

I residenti non africani della terraferma e di Zanzibar costituiscono l'1% della popolazione e sono costituiti soprattutto da indo-pakistani, arabi ed europei.

Salute[modifica | modifica wikitesto]

In Tanzania, il tasso di mortalità nei primi 5 anni di vita nel 2006 era di 118 ogni 1 000. La speranza di vita alla nascita nel 2006 era di 50 anni[18]. Negli adulti tra i 15 e i 60 anni il tasso di mortalità nel 2006 era di 518 su 1 000 maschi e 493 su 1 000 femmine[18].

La causa principale di morte nei bambini che sopravvivono al periodo neonatale è la malaria[19], per gli adulti è l'AIDS[19]. Altre cause di morte nei bambini sono la polmonite e la diarrea.[senza fonte]

Dati del 2006 mostrano che solo il 55% della popolazione aveva accesso a fonti di acqua potabile e il 33% aveva accesso a servizi igienici adeguati[18].


Ordinamento dello Stato[modifica | modifica wikitesto]

Suddivisione amministrativa[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Regioni della Tanzania e Distretti della Tanzania.
Regioni della Tanzania

La Tanzania è amministrativamente suddivisa in 30[20] regioni, chiamate mikoa che a loro volta sono suddivise in circa 130 distretti (wilaya).

Città principali[modifica | modifica wikitesto]

Dar es Salaam (4 364 541 abitanti in tutta la zona metropolitana[21]) è situata sulla costa dell'oceano Indiano di fronte all'isola di Zanzibar. È capoluogo della piccola regione omonima.

Dar es Salaam è il principale porto della nazione e un importante nodo ferroviario (linea per i laghi Tanganica e Vittoria, e linea per Lusaka, capitale dello Zambia). Collegata da un oleodotto a Ndola (Zambia), è servita dall'Aeroporto Internazionale Julius Nyerere ed è anche il maggior centro industriale del paese (complessi alimentari, del tabacco, tessili, cementieri, farmaceutici e chimici).

La città fu fondata nel 1862 dal sultano di Zanzibar, che le diede il nome attuale (che significa "porto della pace"). Nel 1896 sostituì Bagamoyo come capitale dell'Africa Orientale Tedesca, passando poi nel 1916 sotto l'amministrazione britannica. È stata capitale della Tanzania fino al 1973, quando le funzioni politiche e amministrative vennero trasferite (ufficialmente) a Dodoma.

Zanzibar (223 033 abitanti[22]), capoluogo dell'omonima unità federata, si trova sull'isola di Unguja (spesso indicata come "isola di Zanzibar") ed è un importante mercato dell'avorio e maggior polo commerciale e scalo marittimo dell'isola. Nell'antichità fu un fiorente centro del commercio degli schiavi.

Arusha (416 442 abitanti[23]) è il capoluogo della regione omonima e si trova a 1450 m s.l.m., ai piedi del monte Meru (4556 m). La sua posizione le permette di godere di un clima temperato tutto l'anno nonostante la vicinanza all'equatore. Inoltre la prossimità con l'Aeroporto Internazionale del Kilimangiaro l'ha resa il punto di partenza per i safari organizzati nel nord del Paese. La città nacque come forte di guarnigione durante la colonizzazione tedesca e fu sede della Comunità dell'Africa Orientale dal 1967 al 1977 e di nuovo dopo la sua ricostituzione. Ha poi ospitato il Tribunale penale internazionale per il Ruanda.

Politica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Politica della Tanzania.

Dal 1977 il Paese è stato retto dal partito unico Chama Cha Mapinduzi (CCM, Partito della Rivoluzione), guidato dal "padre della patria" Julius Nyerere. Il movimento era di ispirazione socialista e nacque dalla fusione dei fronti di liberazione nazionali del Tanganica e di Zanzibar. Julius Nyerere lasciò liberamente il potere nel 1985.

Nell'ottobre del 1995 terminò il regime di partito unico con le prime elezioni multi-partitiche. Il CCM vinse le elezioni e il 23 novembre 1995 si insediò Benjamin Mkapa alla carica di presidente della Repubblica (che è anche capo del Governo); il presidente venne riconfermato nel 2000.

L'opposizione, divisa e instabile, non ha saputo proporsi come alternativa alle elezioni del 1995, del 2000 e del 2005. Così il 20 dicembre 2005 diventa presidente della repubblica Jakaya Mrisho Kikwete che nomina primo ministro Edward Ngoyayi Lowassa, poi dimessosi in seguito a scandali. Anche l'attuale presidente, Samia Suluhu, entrata in carica il 19 marzo 2021, e l'attuale primo ministro Kassim Majaliwa, in carica dal 20 novembre 2015, sono esponenti del CCM.

Anche dopo le elezioni del 2010, molto combattute, il CCM detiene la maggioranza dei seggi in parlamento.

Nel 2018 il presidente John Magufuli appoggia il giovane governatore Paul Makonda nella caccia agli omosessuali che vivono in Tanzania chiedendo aiuto anche alla popolazione per scovarli. Sostengono che è preferibile far arrabbiare i paesi occidentali che "il Dio dei cristiani e dei musulmani".[senza fonte]

La Costituzione della Tanzania (in lingua swahili: Katiba ya Tanzania) venne approvata nel marzo del 1977.

Istruzione[modifica | modifica wikitesto]

Università[modifica | modifica wikitesto]

L'Università di Dar es Salaam è stata istituita nel 1961 come College dell'Università di Londra [24].

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Il reddito annuo pro capite nel 2012 è di circa 629 $ (nominali)[3]. Il 60% della popolazione è privo dell'elettricità e il 40% dell'acqua potabile. Negli ultimi anni si è tuttavia registrata una crescita contenuta ma costante permessa dalla stabilità politica.

L'economia dipende in gran parte dall'agricoltura, che costituisce circa il 60% del PIL e l'85% delle esportazioni, e impiega l'80% della forza lavoro. Le condizioni geografiche e climatiche limitano i campi coltivati al 5% del territorio. L'industria pesa circa il 10% del PIL ed è prevalentemente limitata alla trasformazione dei prodotti agricoli. La Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e bilateral donors hanno fornito fondi per risollevare la deteriorata infrastruttura economica della Tanzania. Le grandi risorse naturali come giacimenti d'oro e i parchi nazionali non sono sfruttate appieno e generano poco reddito. La crescita degli anni 1991-99 ha generato un aumento della produzione industriale e un sostanziale incremento dell'output di minerali trainato da oro e cobalto. Recenti riforme del sistema bancario hanno favorito la crescita degli investimenti.

Il bilancio dello Stato è gravato da un onerosissimo debito pubblico, che limita la possibilità di attuare riforme strutturali.

Un settore molto sviluppato è quello del turismo.

Ambiente[modifica | modifica wikitesto]

Parchi nazionali[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Aree naturali protette in Tanzania.

Circa il 32% del territorio della Tanzania (pari a 303316 km²) è considerato area naturale protetta[25]. La Tanzania ha sedici parchi nazionali e numerose altre riserve naturali. Fra le riserve naturali più celebri della Tanzania si contano il Serengeti National Park, la riserva naturale di Ngorongoro, il Tarangire National Park, il Lake Manyara National Park, la Riserva di caccia del Selous, il Kilimanjaro National Park il Ruaha National Park e il Mikumi National Park. Nella parte ovest della Tanzania sorge il Parco nazionale del Gombe Stream, fondato nel 1960 da Jane Goodall per la salvaguardia e lo studio degli scimpanzé.

La Tanzania ha un'elevata biodiversità e contiene una grande varietà di habitat. Nella pianura del Serengeti, lo gnu barba bianca (Connochaetes taurinus mearnsi) e altri bovini partecipano a una migrazione annuale su larga scala. La Tanzania è anche sede di circa 130 anfibi e oltre 275 specie di rettili[senza fonte], molte delle quali strettamente endemiche. La Tanzania ha messo a punto un piano d'azione sulla biodiversità per affrontare la conservazione delle specie[senza fonte].

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Cultura swahili.

Letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Letteratura swahili.

Tra i maggiori esponenti della produzione letteraria in Tanzania, vissuto tra il XX e il XXI secolo, possiamo ricordare Euphrase Kezilahabi e Abdulrazak Gurnah, Premio Nobel per la letteratura, nel 2021, e autore di noti romanzi come Il disertore (2005).

Musica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Musica della Tanzania.

Come gran parte dei paesi africani, la Tanzania è caratterizzata da un vasto patrimonio di musica tradizionale, legata soprattutto alla danza e alla ritualità, e diversificata secondo le diverse etnie presenti sul territorio. La musica tradizionale tanzaniana sopravvive soprattutto nelle piccole comunità rurali, ma in tempi recenti, sull'onda del movimento della world music, è stata portata all'attenzione del pubblico internazionale da artisti come Hukwe Zawose.

Le popolazioni della costa, di cultura swahili, hanno una tradizione musicale propria, di influenza araba e indiana, la cui espressione principale è il taarab, un tempo musica di corte dei sultanati omaniti, e oggi entrata nella tradizione popolare e suonata, per esempio, in particolari occasioni sociali come i matrimoni. Nonostante la sua chiara ascendenza araba, il taarab è cantato principalmente in swahili, e artisti taarab particolarmente popolari, come Siti binti Saad e Bi Kidude, hanno avuto un ruolo importante nella diffusione dello swahili nell'entroterra della Tanzania e in Africa orientale in genere.

Altro genere musicale tipico della Tanzania moderna è il muziki wa dansi, una rielaborazione (ancora con testi in swahili) della rumba africana (soukous), un genere musicale nato nello Zaire all'inizio del XX secolo ed estremamente influente in tutta l'Africa centrale e orientale.

Le correnti più recenti riflettono invece l'influsso della musica occidentale, e in particolare afroamericana; in particolare, sono estremamente popolari in Tanzania musicisti hip hop come Juma Nature e X Plastaz. L'hip hop della Tanzania continentale, che ha la sua capitale a Dar es Salaam, viene chiamato bongo flava; quello di Zanzibar, zenji flava.

Arti figurative[modifica | modifica wikitesto]

Una donna zanzibari vestita con il kanga
Statuette in legno makonde

Come in tutta l'Africa subsahariana, in Tanzania le arti figurative sono tradizionalmente legate alla decorazione artistica di oggetti di uso concreto, sia esso pratico (per esempio oggetti di arredamento e indumenti) o rituale (per esempio maschere). Anche rispetto alle arti figurative esiste una netta distinzione fra la cultura swahili, che anche in questo ambito attinge alla tradizione araba e mediorientale, e quella dell'entroterra, più vicina alle cultura bantu del resto dell'Africa sudorientale. Nell'arte swahili, influenzata dall'Islam, predominano temi geometrici astratti e l'uso di iscrizioni (originariamente in arabo, oggi più comunemente in swahili o in inglese) come motivi decorativi. Questa tendenza si riflette anche nei capi di vestiario tradizionali swahili, kitenge e kanga, simili ai sarong indiani e decorati tipicamente con arabeschi e proverbi o motti religiosi, politici o morali. Di tradizione invece strettamente bantu è la produzione di oggettistica in legno intagliato dell'etnia makonde, fra le più raffinate dell'Africa subsahariana.

La più nota forma d'arte figurativa della Tanzania moderno è probabilmente lo stile pittorico Tinga-tinga, uno stile pittorico naïf nato come "arte turistica" ma in seguito divenuto vera e propria scuola d'arte e differenziatosi su due livelli: uno relativamente basso, orientata al mercato turistico, e uno più raffinato che trova posto nelle gallerie d'arte non solo tanzaniane o africane.

Patrimoni dell'umanità[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Patrimoni dell'umanità della Tanzania.

La Tanzania dispone di alcuni siti iscritti nella Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Filbert Bayi (nei 3000 metri siepi) (prima medaglia olimpica per la Tanzania) e Suleiman Nyambui (nei 5000 metri), sono stati gli unici atleti ad aver vinto medaglie (argento), per la Tanzania ai Giochi olimpici, entrambi a Mosca 1980. Da ricordare, inoltre, il maratoneta Fabiano Joseph, campione mondiale di mezza maratona, ad Edmonton in Canada, nel 2005.

Il calcio è ampiamente lo sport più popolare e giocato del paese. La nazionale di calcio della Tanzania ha come attuale capocannoniere con 25 reti a Mrisho Ngasa. La pallacanestro è giocata soprattutto nell'esercito e nelle scuole. Il primo tanzaniano ad aver giocato nell'NBA è stato Hasheem Thabeet per i Memphis Grizzlies; attualmente gioca a Taiwan nei Tainan TSG GhostHawks.

Il cricket è uno sport in rapida crescita soprattutto dopo aver ospitato la ICC Cricket League division 4 nel 2008.

Gastronomia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina tanzaniana e Cucina zanzibari.

Un altro aspetto caratteristico riguarda la gastronomia. Un piatto tipico è rappresentato dal kachumbari.

Tradizioni[modifica | modifica wikitesto]

Una delle tradizioni della Tanzania è una danza collettiva del 26 aprile.

Ricorrenze nazionali[modifica | modifica wikitesto]

Data Nome Significato
26 aprile Union Day Unione del Tanganica a Zanzibar: formazione della Tanzania unita, nel 1964
9 dicembre Independence Day Giorno dell'indipendenza del Tanganica, dal Regno Unito, nel 1961

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (ARENESFRRUZH) Member States of the United Nations, su sito web, ONU. URL consultato il 14 settembre 2010. – Vedi nota relativa alla nazione, dove si specifica che Tanganica era Stato membro dal 14 dicembre 1961 e Zanzibar dal 16 dicembre 1963, e si indica la prima data per la Tanzania, sorta dall'unificazione dei due Stati il 26 aprile 1964 – La pagina fa riferimento ad una fonte datata 3 luglio 2006.
  2. ^ https://www.worldometers.info/world-population/tanzania-population/
  3. ^ a b Dati dal Fondo Monetario Internazionale, ottobre 2013
  4. ^ Tasso di fertilità nel 2018, su data.worldbank.org. URL consultato il 12 febbraio 2013.
  5. ^ Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Tanzania", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  6. ^ Tanzania History, su britannica.com. URL consultato il 13 luglio 2019.
  7. ^ Paul Lovejoy, Transformations of Slavery: A History of Slavery in Africa, Cambridge University Press, 2012
  8. ^ Nota la durissima rivolta, durata un quindicennio, degli schiavi neri africani, chiamati Zanj, nelle marcite irachene nel IX secolo, che tenne sotto scacco il Califfato abbaside.
  9. ^ CIA - The World Factbook -- Rank Order - Area, su cia.gov. URL consultato il 23 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 9 febbraio 2014).
  10. ^ Tanzania Tourist Board, su tanzaniatouristboard.com. URL consultato il 23 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2010).
  11. ^ (EN) Il sito ufficiale del Tanzania National Parks, su tanzaniaparks.com, www.tanzaniaparks.com (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2006).
  12. ^ (EN) Parco nazionale del Serengeti - Sito Ufficiale, su serengeti.org, www.serengeti.org.
  13. ^ Census General Report (ZIP), su nbs.go.tz. URL consultato il 4 novembre 2014.
  14. ^ Tanzania (12/07), su state.gov. URL consultato il 25 aprile 2010.
  15. ^ "Tanzania (08/09)". US Department of State.
  16. ^ CIA - The World Factbook, su cia.gov. URL consultato il 19 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 27 novembre 2020).
  17. ^ U.S. Department of State, International Religious Freedom Report 2009: Tanzania, su Stati Uniti d'America Bureau of Democracy, Human Rights, and Labor, 26 ottobre 2009. URL consultato il 5 ottobre 2010. This article incorporates text from this source, which is in the public domain.
  18. ^ a b c . Organizzazione Mondiale della Sanità, http://www.who.int/whosis/en/, 3 giugno 2009
  19. ^ a b Mortality Country Fact Sheet - United Republic of Tanzania (PDF), su who.int. URL consultato il 25 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2010).
  20. ^ (EN) Tanzania National Bureau of Statistics - Tanzania in Figures 2015 (PDF), su nbs.go.tz. URL consultato il 9 marzo 2016.
  21. ^ (EN) 2012 population and housing census (PDF), su nbs.go.tz, National Bureau of Statistics, p. 74. URL consultato il 17 ottobre 2014.
  22. ^ (EN) 2012 population and housing census (PDF), su nbs.go.tz, National Bureau of Statistics, p. 236. URL consultato il 17 ottobre 2014.
  23. ^ (EN) 2012 population and housing census (PDF), su nbs.go.tz, National Bureau of Statistics, p. 29. URL consultato il 17 ottobre 2014.
  24. ^ https://it.uni24k.com/u/14718/
  25. ^ (EN) Tanzania National Park, su World Database on Protected Areas. URL consultato il 9 dicembre 2015.

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