Storia della filosofia

Dall'alto a sinistra, in senso orario: Socrate, Immanuel Kant, Avicenna, Confucio, Adi Shankara e Siddhartha Gautama

La storia della filosofia è una disciplina che si occupa dello studio sistematico e critico dell'evoluzione del pensiero filosofico nel corso del tempo. Essa si concentra sulla filosofia come indagine razionale basata sull'argomentazione, benché alcuni teorici includono in essa anche miti, religione e tradizioni proverbiali.

La filosofia occidentale ebbe origine nell'antica Grecia come indagine sulla natura fondamentale del cosmo. Le successive evoluzioni compresero un ampio spettro di argomenti, tra cui la natura della realtà e della mente, il modo in cui le persone dovrebbero agire (l'etica) e come arrivare alla conoscenza scientifica (l'epistemologia). Durante il medioevo l'indagine filosofica fu incentrata maggiormente sulla teologia me nel rinascimento si assistette ad un rinnovato interesse per il pensiero dell'antica Grecia e all'emergere dell'umanesimo. Il periodo moderno e contemporaneo è stato, invece, caratterizzato da una maggiore attenzione alla creazione della conoscenza filosofica e scientifica. Durante il periodo noto come "illuminismo" le nuove idee vennero utilizzate per mettere in discussione le credenze e le istituzioni tradizionali. Sviluppi influenti nei secoli XIX e XX furono l'idealismo tedesco, il pragmatismo, il positivismo, la logica formale, l'analisi linguistica, la fenomenologia, l'esistenzialismo e il postmodernismo.

La filosofia arabo-persiana venne profondamente influenzata dai filosofi della Grecia antica ed ebbe il suo apice durante l'epoca d'oro islamica tra l'VIII e il XIII secolo. Uno dei suoi temi più importanti fu il rapporto tra ragione e rivelazione visti come due strade compatibili da percorrere per arrivare alla verità. Nell'XI secolo Avicenna sviluppò un sistema filosofico completo che sintetizzava la fede islamica e la filosofia greca. Dopo il XIII secolo, la ricerca filosofica diminuì, anche per via della critica sostenuta da Al-Ghazali. Nel XVII secolo, Mulla Sadra sviluppò un sistema metafisico basato sul misticismo mentre tra il XIX e il XX secolo emerse il modernismo islamico come tentativo di conciliare le dottrine islamiche tradizionali con la modernità.

La filosofia indiana è stata fin dal principio caratterizzata dal suo interesse per la natura della realtà, per i modi per arrivare alla conoscenza e il problema spirituale su come raggiungere l'illuminazione. Le sue radici affondano nelle antiche scritture religiose, note come Veda. Successivamente il pensiero indiano si divise frequentemente tra scuole ortodosse, strettamente associate agli insegnamenti dei Veda, e scuole eterodosse, come il Buddismo e il Giainismo. Influenti correnti di pensiero basate su essere furono le scuole indù di Advaita Vedānta e Navya-Nyāya così come le scuole buddiste di Madhyamaka e Vijnanavada. Nel periodo moderno, lo scambio tra il pensiero locale e quello occidentale ha portato vari filosofi indiani a sviluppare sistemi completi che mirano ad unire e armonizzare le diverse scuole di pensiero filosofiche e religiose.

Gli argomenti centrali della filosofia cinese furono la giusta condotta sociale, il governo e lo sviluppo personale. Nei tempi più antichi, il confucianesimo si occupò di esplorare le virtù morali e il modo in cui essi conducono all'armonia nella società, mentre il daoismo si concentrò sulla relazione tra esseri umani e la natura. Gli sviluppi successivi compresero l'introduzione e la trasformazione degli insegnamenti buddisti e l'emergere delle scuole di Xuanxue e del Neoconfucianesimo. Il periodo moderno della filosofia cinese è stato caratterizzato dal suo incontro con la filosofia occidentale, in particolare con il marxismo. Ulteriori correnti di pensiero di rilievo nella storia della filosofia includono la filosofia giapponese, quella latinoamericana e quella africana.

Definizione e discipline affini[modifica | modifica wikitesto]

La storia della filosofia è la disciplina che studia lo sviluppo del pensiero filosofico lungo la storia. Si propone di fornire un'esposizione sistematica e cronologica dei concetti e delle dottrine filosofiche, dei filosofi che le concepirono e delle scuole di pensiero a cui essi appartennero. Non si tratta, comunque, di una semplice raccolta di teorie ma il suo scopo è quello di cercare di mostrare come le diverse teorie siano correlate tra loro. Ad esempio, alcune scuole di pensiero si basano su teorie precedenti mentre altre le rifiutarono cercando invece di fornire spiegazioni alternative.[1][2][3] Le tradizioni puramente mistiche e religiose sono spesso escluse dalla storia della filosofia a meno che le loro affermazioni non siano basate su indagini e argomentazioni razionali. Tuttavia, alcuni teorici trattano l’argomento in un senso molto ampio includendo anche gli aspetti filosofici dei miti, delle tradizioni religiose e di quelle proverbiali.[4][5][6][7][8]

Strettamente legata alla storia della filosofia vi è la storiografia della filosofia il cui obiettivo è esaminare i metodi utilizzati dagli storici della filosofia. Inoltre, si interessa ai mutamenti delle opinioni dominanti in questo campo.[9][10][11] Per studiare la storia della filosofia vengono utilizzati diversi metodi e approcci. Alcuni storici sono si focalizzano principalmente sulle teorie filosofiche in sé senza dare troppo pesa al fatto che siano state formulate nel passato non analizzando come le diverse posizioni si siano evolute nel tempo, preferendo concentrarsi su quali affermazioni abbiano fatto e come queste possano destare ancora interesse. Un approccio diverso è invece quello di intendere la storia della filosofia come un’evoluzione basandosi sul presupposto che vi sia un evidente progresso nel corso del tempo. In questa evoluzione, le teorie precedenti vengono perfezionate o sostituite da teorie successive più avanzate. Altri storici ancora cercano di comprendere le teorie filosofiche del passato come un prodotto del tempo in cui vennero elaborate. Il loro interesse riguarda le posizioni accettate dai filosofi del passato e perché questi le abbiano adottate. La rilevanza di queste posizioni nell'età contemporanea non è il loro obiettivo. Tra le altre cose, inoltre, studiano di come il contesto storico e la vita del filosofo abbiano modellato il loro pensiero.[12][13][14][15]

Un'altra importante caratteristica metodologica è l'uso della periodizzazione che consiste nel dividere la storia della filosofia in periodi distinti. Ogni periodo corrisponde a una o più tendenze filosofiche prevalenti durante quell'età storica.[16]

Occidente[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della filosofia occidentale.

La filosofia occidentale si riferisce al pensiero associato alla regione geografica e al patrimonio culturale del mondo occidentale. Ha avuto origine nell'antica Grecia e si è successivamente diffusa nell'Impero Romano, per poi estendersi nell'Europa occidentale e in molte altre regioni, tra cui il Nord America, l'America Latina e l'Australia. La sua storia abbraccia oltre due millenni e mezzo, iniziando nel VI secolo a.C. e continuando fino ai giorni nostri.

Antichità[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Filosofia greca.

La filosofia occidentale ebbe origine nella Grecia del VI secolo a.C. Convenzionalmente si vuol far terminare il periodo della filosofia occidentale dell'antichità nel 529 d.C. quando l'Accademia platonica e le altre scuole filosofiche di Atene furono costrette a chiudere per via delle loro dottrine non cristiane.

Presocratici[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Filosofia presocratica.

Il primo periodo della filosofia greca antica è nota come filosofia presocratica e questa si estese fino a circa la metà del IV secolo a.C.. Lo studio e la ricostruzione di queste dottrine è spesso difficile poiché gran parte dei testi sono sopravvissuti solo in frammenti e spesso essi devono essere studiati indirettamente sulla base di citazioni trovate in altri scritti.

Un'innovazione fondamentale apportata della filosofia presocratica è stato il suo tentativo di fornire spiegazioni razionali riguardo al cosmo nel suo insieme. Ciò era in contrasto con la mitologia greca ampiamente condivisa che forniva interpretazioni teologiche – come il mito di Urano e Gaia – in cui si enfatizzavano l ruolo di vari dei e dee che avrebbero poi continuato ad essere adorati anche con lo sviluppo del pensiero filosofico nel corso dei secoli. I filosofi presocratici furono tra i primi, quindi, a rifiutare la visione teologia tradizionale, cercando invece di fornire teorie empiriche che spiegassero come è nato il mondo e perché funziona in quel modo.

Talete, (circa 624-545 a.C.), solitamente considerato il primo filosofo, cercò di descrivere il cosmo in termini di un "concetto primitivo", o arche, fonte primordiale di tutte le cose, suggerendo che questo fosse identificabile nell'acqua. Anassimandro (610-545 a.C. circa) diede una spiegazione più astratta, sostenendo che la sostanza eterna responsabile della creazione del mondo si trova oltre il mondo della percezione umana che chiamò ápeiron, "l'illimitato".

Eraclito (540–480 a.C. circa) contemplava un universo in cui tutto è in perenne mutamento (Panta rhei). Questa visione venne esemplificata nella sua famosa affermazione secondo cui è impossibile entrare due volte nello stesso fiume. Egli sottolineò anche il ruolo del logos come ordine che governa sia il sé interiore che il mondo esterno. Parmenide (circa 515–450 a.C.) respinse questa teoria sul flusso, sostenendo che la vera realtà è immutabile, eterna e indivisibile. Zenone di Elea (circa 490–430 a.C.), studente di Parmenide, formulò diversi paradossi a dimostrazione di questa idea, sostenendo che il movimento era un'illusione e il mutamento era impossibile. In uno dei paradossi si sostiene che è impossibile per il veloce Achille superare la tartaruga più lenta.

Un'altra teoria influente fu l'atomismo di Democrito (circa 460–370 a.C.), in cui si afferma che la realtà è costituita da molte particelle indivisibili chiamate atomi. Ulteriori filosofi presocratici furono Anassimene di Mileto, Pitagora, Senofane, Empedocle, Anassagora e Leucippo, e i sofisti, come Protagora e Gorgia.

Socrate, Platone e Aristotele[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Socrate, Platone e Aristotele.
Platone (a sinistra) e Aristotele (a destra) indicano con i gesti la differenza tra filosofia ideale e pratica. Dettaglio della Scuola di Atene, Raffaello

Il pensiero di Socrate (469–399 a.C.) e Platone (427–347 a.C.) si basò sulla filosofia presocratica ma ne modificò il nucleo in molti modi. Socrate scrisse nulla e deve il suo lascito nell'impatto che ebbe sui suoi contemporanei. Ciò riguardò specificamente il suo modo di condurre le indagini filosofiche sotto forma dei cosiddetti dialoghi socratici. Questi, spesso, iniziano con domande semplici con lo scopo di esplorare un argomento e riflettere criticamente sulle idee e sui presupposti sottostanti. A differenza dei presocratici, si poneva meno attenzione sulle teorie metafisiche e più sulla filosofia morale. In molti dei suoi dialoghi, Socrate si domandò cosa significasse condurre una buona vita, esplorando le virtù come la giustizia, il coraggio e la saggezza. Nonostante fosse considerato un grande maestro di etica, Socrate generalmente non insegnò alcuna dottrina morale specifica, piuttosto cercò di spingere il suo pubblico a pensare con la propria mente e a prendere coscienza della propria ignoranza.

La maggior parte di ciò che sappiamo di Socrate proviene dagli scritti del suo allievo Platone. Le sue opere sono principalmente nella forma di dialoghi tra altri filosofi e ciò rende difficile ricostruire quali delle sue dottrine esposte appartengano all'autore stesso. Platone elaborò la teoria delle idee in cui si afferma che la vera natura della realtà si trova in forme, o idee, astratte ed eterne. Esempi possono essere le idee di bellezza, giustizia e bontà mentre il mondo fisico e mutevole dei sensi è solo una copia imperfetta di queste. La teoria delle idee ha plasmato fino ai giorni nostri le successive interpretazioni della metafisica e dell’epistemologia. Platone può essere considerato anche un pioniere la psicologia; egli divise l'anima in tre facoltà: ragione, spirito e desiderio, tutte insieme responsabili dei diversi fenomeni mentali e che interagiscono tra di loro in diversi modi. Altri contributi di Platone riguardano i campi dell'etica e della filosofia politica. Platone fondò anche la sua Accademia, talvolta considerata il primo istituto di istruzione superiore.

Aristotele (384–322 a.C.), inizialmente studente dell'Accademia di Platone, fu un filosofo sistematico. I suoi insegnamenti sono stati trascritti sotto forma di trattati riguardanti vari argomenti, tra cui filosofia della natura, metafisica, logica ed etica e in questi campi introdusse molti termini tecnici usati ancora oggi. Accettò la distinzione di Platone tra forma e materia, ma rifiutò l'idea che le forme possano esistere da sole affermando, invece, che forme e materia dipendono l'una dall'altra. Questo problema fu discusso da molti filosofi successivi nella disputa sugli universali. Nel campo della metafisica, Aristotele presentò una serie di categorie fondamentali dell'essere come quadro per classificare e analizzare i diversi aspetti dell'essere. Propose anche le cosiddette quattro cause con cui tentò di spiegare perché avviene qualsiasi movimento o cambiamento nella natura. Secondo la causa teleologica, ad esempio, tutto in natura ha uno scopo e tende verso di esso. Nella teoria etica di Aristotele si sostiene che per condurre una buona vita, una persona ha bisogno di coltivare le virtù per prosperare. Nel campo della logica, Aristotele codificò le regole delle inferenze corrette.

Ellenismo e età romana[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Filosofia ellenistica e Filosofia latina.

Dopo Aristotele la filosofia dell'antichità si contraddistinse dall'emergere di nuovi movimenti dal profilo più ampio, le cosiddette scuole ellenistiche, come l'epicureismo, lo stoicismo e lo scetticismo. Le loro indagini si orientarono soprattutto verso determinati determinati ambiti come l’etica, la fisica, la logica e l’epistemologia. Questo periodo iniziò con la morte di Alessandro Magno nel 323 a.C. e si protrasse, almeno per quanto riguarda il suo apice, fino alla fine della Repubblica Romana nel 31 a.C.

Gli epicurei accettarono e perfezionarono l'idea di Democrito secondo cui la natura è composta da atomi indivisibili. Nel campo dell’etica, consideravano il piacere come il bene supremo, ma rifiutavano l’idea che il lusso e la dissolutezza portassero alla felicità a lungo termine. Sostenevano invece che una forma sfumata di edonismo, una vita semplice caratterizzata dalla tranquillità, fosse il modo migliore per raggiungere questo obiettivo.

Gli stoici, d'altro canto, negavano questa visione edonistica considerando i desideri e le avversioni come ostacoli al loro obiettivo di vivere in sintonia con la ragione e la virtù. Per trascendere o superare questi desideri, sostenevano la padronanza di sé e un atteggiamento di impassibilità.

Gli scettici esplorarono la questione su come i giudizi e le opinioni possano influire sul benessere. Essi sostennero che le credenze dogmatiche causassero disturbi emotivi e si augurarono che le persone sospendessero i giudizi sulle questioni in cui la certezza non fosse possibile. Secondo alcuni scettici più integralisti, ciò vale tutte le credenze e qualsiasi forma di conoscenza è impossibile.

La scuola del neoplatonismo fu tra quelle dell'antichità quella che si protrasse più avanti nel tempo: iniziò nel III secolo d.C. e il suo periodo di massimo splendore durò fino al VI secolo d.C. Essa ereditò molto dal pensiero di Platone e Aristotele riformulandolo in modo creativo. La sua idea centrale riguardò l'esistenza di un'entità trascendente e ineffabile responsabile di tutta l'esistenza, che chiamò semplicemente l"Uno". Lo stesso Intelletto emerge dall'Uno e lo contempla; questo a sua volta dà origine all'Anima, che genera il mondo materiale. Tra i neoplatonici più influenti si ricordano Plotino (204–270 d.C.) e il suo allievo Porfirio (234–305 d.C.).

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Filosofia medievale.

Il periodo medievale nella filosofia occidentale ebbe inizio approssimativamente tra il 400 e il 500 e si concluse tra il 1400 e il 1500. Una delle differenze fondamentali rispetto alle filosofie precedenti è la sua attenzione alla religione cristiana.

Una delle distinzioni fondamentali rispetto alle filosofie precedenti risiede nell'accento posto sulla religione cristiana. L'imperatore Giustiniano, ad esempio, ordinò la chiusura di importanti scuole filosofiche, tra cui l'Accademia di Platone e l'attività intellettuale si concentrò principalmente nella Chiesa. Allontanarsi dall'ortodossia dottrinale poteva comportare rischi e per tale motivo, taluni considerano questo periodo come un'"età oscura" rispetto ai periodi precedenti e successivi. Temi centrali discussi in questo periodo furono il problema degli universali, la natura di Dio, le prove dell'esistenza di Dio e il rapporto tra ragione e fede. L'età alto medievale fu particolarmente plasmata dalla filosofia di Platone, mentre le idee aristoteliche divennero dominanti nei secoli successivi.

Alto medieovo[modifica | modifica wikitesto]

Agostino di Ippona (354–430 d.C.) fu influenzato dal platonismo e usò questa prospettiva per spiegare i concetti fondamentali e i problemi della teologia cristiana. Accettò l'idea neoplatonica secondo cui Dio è allo stesso tempo buono e incomprensibile. Ciò lo spinse ad affrontare il problema del male, cioè a tentare di spiegare come il male potesse esistere in un mondo creato da un Dio benevolo, onnisciente e onnipotente. La sua spiegazione (teodicea agostiniana) è che Dio ha dato agli esseri umani il libero arbitrio consentendo, quindi, a loro di fare il bene e il male ma conferendogli anche la responsabilità della loro scelta. Ulteriori idee influenti di Agostino furono le sue argomentazioni a favore dell'esistenza di Dio, la sua teoria del tempo e la sua teoria della guerra giusta.

Boezio (477–524 d.C.) dimostrò un vivo interesse per la filosofia greca. Tradusse molte delle opere di Aristotele e cercò di integrarle e conciliarle con la dottrina cristiana. Discusse il problema degli universali e formulò una teoria per armonizzare le opinioni di Platone e Aristotele cercando di raggiungere questo obiettivo sostenendo che gli universali esistono, in un certo senso, nella mente senza materia. Ma, continuò Boezio, esistono anche negli oggetti materiali in un altro modo. Questa idea ebbe influenza nel successivo dibattito medievale sul problema degli universali ispirando i cosiddetti nominalisti ad affermare che gli universali esistono solo nella mente. In rapporto alla dottrina cristiana, Boezio approfondì il problema della trinità, cioè la questione di come Dio possa esistere contemporaneamente in tre persone come Padre, Figlio e Spirito Santo.

Scolasticismo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Scolasticismo.

La parte successiva del medioevo fu dominata dalla scolastica, una scuola di pensiero filosofico e teologico fortemente influenzata dalla dottrina aristotelica che approntò un approccio sistematico e metodologico per le sue indagini. Il rinnovato interesse per Aristotele fu dovuto principalmente alla riscoperta degli antichi classici grazie al proliferare di traduzioni dei testi greci e arabi eseguite perlopiù nella Spagna musulmana e in Italia.

Anselmo di Canterbury (1033–1109) è spesso considerato il padre della scolastica. Egli considerava la ragione e la fede come due aspetti complementari che dipendono l'uno dall'altro per giungere ad una corretta comprensione del mondo. Anselmo è noto soprattutto per la sua argomentazione ontologica sull'esistenza di Dio in cui descrisse Dio come la massima entità concepibile e argomentò che dovesse esistere al di fuori della mente umana. Questo concetto deriva dall'idea che Dio non potrebbe essere la massima entità concepibile se esistesse soltanto nella mente. Anche Pietro Abelardo (1079–1142) teorizzò l’armonia tra ragione e fede affermando che sia l'una che l'altra emergessero dalla stessa fonte divina. Per questo motivo concluse che non potevano esserci contraddizione tra loro. Un'altra innovazione influente fu il suo nominalismo, secondo il quale gli universali esistono solo come costrutti mentali.

San Tommaso d'Aquino, ritratto di Carlo Crivelli

Tommaso d'Aquino (1224–1274) è spesso considerato il filosofo medievale più influente. Radicato nell'aristotelismo, sviluppò un sistema completo di filosofia scolastica che copriva diverse aree come la metafisica, la teologia, l'etica e la teoria politica. Molte delle sue intuizioni furono riassunte nella sua opera Summa Theologiae. Uno degli obiettivi più importanti del suo lavoro fu mostrare come la fede e la ragione lavorino in armonia. D'Aquino ritenne che la ragione sostenesse e rafforzasse i principi cristiani ma che la fede nella rivelazione di Dio fosse necessaria poiché la ragione non è in grado di comprendere tutto da sola. Ciò riguarda, ad esempio, l’affermazione dell'eternità dell'universo e i dettagli di come Dio sia legato alla Sua creazione. Nella metafisica, Tommaso sostenne che ogni entità fosse caratterizzato da due aspetti: essenza ed esistenza. Comprendere una cosa implica coglierne l’essenza e ciò può avvenire senza percepire se questa esiste. Dio costituisce un caso speciale: la sua esistenza è illimitata ed è identica alla sua essenza. Nel campo dell'etica, egli ritenne che i principi morali fossero radicati nella natura umana; pensava che l’etica consistesse nel fare ciò che è bene e che gli esseri umani, in quanto esseri razionali, avessero un’inclinazione naturale a perseguire il Bene. Nella teologia razionale, le sue famose "Cinque Vie" sono cinque argomenti a favore dell'esistenza di Dio.

Duns Scoto (1266–1308) lavorò su molte delle idee di Tommaso. In metafisica, respinse l'affermazione secondo cui esiste una reale distinzione tra essenza ed esistenza ritenendo invece che si trattasse solo di una distinzione formale. Ciò implicava che essenza ed esistenza fossero due aspetti diversi di una cosa ma che non possono essere in ogni caso separati. Affermò, inoltre, che esiste un'essenza unica per ogni entità individuale, chiamata ecceità, che è ciò che rende un'entità distinta dalle altre entità dello stesso tipo.

Guglielmo di Ockham (1285–1347) fu uno degli ultimi filosofi scolastici. Egli introdusse il principio metodologico noto come "Rasoio di Ockham" secondo il quale quando vi è da dover scegliere tra spiegazioni concorrenti dello stesso fenomeno è da preferirsi quelle più semplici. In questo contesto, una spiegazione è da considerarsi più semplice quando presuppone l'esistenza di un minor numero di entità. Ockham usò il principio per sostenere il nominalismo e contro il realismo riguardo agli universali. Secondo lui, il nominalismo è la spiegazione più semplice poiché non presuppone l'esistenza degli universali.

Rinascimento[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Filosofia rinascimentale.

Il periodo della filosofia rinascimentale ebbe inizio intorno alla metà del XIV secolo e durò fino all'inizio del XVII secolo circa. Il Rinascimento ebbe le sue radici in Italia e gradualmente si espanse per tutta l'Europa occidentale. Tra i suoi caratteri più peculiari vi fu un rinnovato interesse per la filosofia dell'antica Grecia e l'emergere dell'umanesimo. Ha visto anche uno spostamento verso l’indagine scientifica. Questo è stato un allontanamento significativo dal periodo medievale con la sua attenzione principale alle tradizioni religiose e scolastiche. Un ulteriore cambiamento fu che l'attività intellettuale non fu più così strettamente legata alla Chiesa come prima: la maggior parte degli studiosi in questo periodo non erano chierici.

La riscoperta della della filosofia greca antica comportò un rinnovato interesse per il pensiero di Platone, sebbene questo venisse studiato e interpretato sulla base della teologia cristiana spesso cercando di dimostrare che la sua filosofia fosse compatibile e potesse essere applicata alla dottrina della Chiesa. Ad esempio, Marsilio Ficino (1433–1499) sostenne che l'anima stabiliva una connessione tra il platonico regno delle forme e il regno dei sensi. Secondo Platone, l'amore può essere inteso come una scala per raggiungere forme più elevate di comprensione; Ficino interpretò questa teoria in senso intellettuale, considerando l'amore per la conoscenza come un modo per relazionarsi con Dio.

Durante il rinascimento non ci si limitò al solo platonismo ma con l'emergere dell'umanesimo vennero riscoperte anche altre scuole dell'antica greca, come lo scetticismo, l'epicureismo e lo stoicismo. L'umanesimo rinascimentale suggeriva una visione del mondo incentrata sull'uomo valorizzando di conseguenza molto le discipline accademiche che studiano la società e la cultura umana. Tuttavia, non fu principalmente un movimento filosofico ma il suo successo comportò molti cambiamenti sociali e culturali che alla fine influenzarono la ricerca filosofica. Una delle sue conseguenze fu l'interesse sempre maggiore verso la filosofia politica che trovò in Niccolò Machiavelli (1469–1527) uno dei suoi esponenti. Nel suo pensiero, Macchiavelli, sostenne che una responsabilità fondamentale dei governanti fosse quella di garantire al proprio popolo stabilità e sicurezza. Essi avrebbero dovuto governare in modo efficace a beneficio dello Stato nel suo insieme, anche se circostanze difficili avessero richiesto l’uso della forza e azioni risolute. Tommaso Moro (1478–1535), un altro dei più importanti umanisti, suggerì una prospettiva politica diversa immaginando una società ideale caratterizzata da una proprietà comune, dall'egualitarismo e da una devozione al servizio pubblico.

Durante il Rinascimento si assistette anche allo sviluppo nella filosofia della natura e della scienza, sviluppo che contribuì a preparare il campo per la futura rivoluzione scientifica. Importante fu, ad esempio, l'enfasi che venne posta sull'osservazione empirica ai fini dell'indagine scientifica, oppure l'affermarsi dell'idea che si dovessero impiegare spiegazioni matematiche per comprendere tali osservazioni. Francesco Bacone (1561–1626) è spesso considerato come una figura di transizione tra il Rinascimento e la età moderna; Egli cercò di rivoluzionare la logica e la ricerca scientifica attraverso il suo Novum Organum, pensato per sostituire in questo campo il tradizionale ma influente lavoro di Aristotele. Bacon, ad esempio, discusse il ruolo del metodo induttivo affinché l'indagine empirica possa arrivare a determinare leggi generali a seguito di molte osservazioni individuali. Un'altra figura di transizione è quella di Galileo Galilei (1564–1642), protagonista della rivoluzione copernicana avendo combattuto per sostenere la teoria che fosse il Sole, e non la Terra, al centro del sistema solare.

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Filosofia moderna.

In Occidente, la filosofia moderna riguarda il periodo che va dal XVII al XVIII secolo. I filosofi di questo periodo sono tradizionalmente divisi in empiristi e razionalisti, sebbene gli storici contemporanei abbiano sostenuto che questa non sia da intendersi come una rigorosa dicotomia ma piuttosto una questione che varia nei sui gradi. Queste scuole di pensiero ebbero in comune la ricerca di un metodo di indagine che fosse chiaramente stabilito, rigoroso e sistematico. Questa attenzione al metodo fu un riflesso dei progressi avvenuti nella rivoluzione scientifica e la differenza tra le due fu proprio al riguardo del metodo che promossero. L'empirismo si concentrò sull'esperienza sensoriale mentre il razionalismo enfatizzò la ragione – in particolare i principi di non contraddizione e di ragione sufficiente – e la conoscenza innata. Il tema dell'importanza del metodo era già stato prefigurato nel pensiero rinascimentale, ma divenne pienamente e concretamente evidente solo nell'età moderna.

Empirismo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Empirismo.
John Locke è spesso considerato il padre dell'empirismo.

Nel contesto dell'età moderna, l'empirismo, è principalmente associato alla filosofia britannica e John Locke (1632–1704) ne è talvolta considerato il fondatore. Nel suo libro An Essay Concerning Human Understanding, rifiutò l'idea di una conoscenza innata affermando invece che fosse empirica. Locke sostenne che la mente all'inizio fosse una tabula rasa e che poi dipendesse dall'esperienza sensoriale per acquisire idee. Distinse, inoltre, tra qualità primarie, che appartengono agli oggetti esterni indipendenti dagli osservatori, e qualità secondarie, che sono il potere degli oggetti di provocare sensazioni negli osservatori. George Berkeley (1685–1753) fu fortemente influenzato da Locke e propose una forma diversa e più radicale di empirismo. Sviluppò un concetto di idealismo attribuendo il primato alle percezioni e alle idee rispetto alle cose materiali. Sostenne, inoltre, che gli oggetti esistono solo nella misura in cui sono percepiti dalla mente e ciò implica che non esista realtà al di fuori della mente.

Anche David Hume (1711–1776) accettò il principio empirista di base secondo cui la conoscenza deriva dall'esperienza sensoriale concludendo che non è possibile sapere che una cosa possa essere causa di un'altra. Tale ipotesi fu sostenuta dal fatto che la relazione tra causa ed effetto non fosse percepibile. All'opposto, Hume, suggerì che la mente percepisse solo schemi regolari tra i fenomeni precedenti e quelli successivi portandola ad aspettarsi che un fenomeno accada perché ne è appena accaduto un altro. L'empirismo promosso da Hume, e da altri pensatori a lui affini, ebbe un'importante influenza sul metodo scientifico specificamente riguardo all'osservazione, alla sperimentazione e alla conduzione di test rigorosi.

Razionalismo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Razionalismo.

Il razionalismo fu un'altra importante scuola filosofica dell'età moderna. Cartesio (1596–1650) ebbe un ruolo fondamentale nella sua nascita. Egli mirò ad arrivare ad una conoscenza assolutamente certa e questo scopo, fece ricorso al dubbio metodologico mettendo in discussione tutte le sue convinzioni per trovare un fondamento indubitabile della conoscenza, riassumendo questo fondamento nell'affermazione "cogito ergo sum" ("Penso, dunque sono"). Per sviluppare un sistema filosofico organico e completo basato su questo assunto, utilizzò principi razionalisti, come l'attenzione al ragionamento deduttivo che si basa sul dualismo della sostanza affermando che le due sostanze, corpo e mente, siano entità indipendenti e coesistenti.

La filosofia razionalista di Baruch Spinoza (1632–1677) conferì ancora maggiore enfasi al ruolo del ragionamento deduttivo. Spinoza sviluppò e utilizzò il cosiddetto "metodo deduttivo-geometrico" per creare un proprio sistema filosofico. Questo inizia con un piccolo insieme di assiomi evidenti per poi procedere deducendo da essi un sistema completo utilizzando il ragionamento deduttivo. A differenza di Cartesio, Spinoza arrivò a teorizzare un monismo metafisico. Un altro influente razionalista fu Gottfried Wilhelm Leibniz (1646–1716). Il suo principio di ragion sufficiente afferma che tutto ha una ragione e egli stesso lo utilizzò per sviluppare un proprio sistema metafisico chiamato monadologia.

Illuminismo e filosofia della tarda età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Illuminismo.

Nell'ultimo secolo dell'età moderna, il XVIII secolo, si affermò un nuovo movimento culturale e intellettuale noto come "Illuminismo". I suoi esponenti utilizzarono sia le tendenze dell'empirismo che quelle di razionalismo per mettere in discussione le credenze e le istituzioni tradizionali promuovendo, nel contempo, la ricerca della conoscenza. Gli illuministi, inoltre, sostennero la libertà individuale e una visione ottimistica verso il progresso e il miglioramento della società. Immanuel Kant (1724–1804) fu uno dei pensatori protagonisti di questo movimento; sottolineò di come la ragione fosse lo strumento ideale per comprendere il mondo e lo usò per criticare il dogmatismo e la cieca adesione all'autorità. Concepì un sistema filosofico completo sintetizzando in esso sia l'empirismo che il razionalismo. Il suo idealismo trascendentale esplorò il modo in cui la mente e le sue categorie prestabilite modellano l'esperienza umana della realtà. Nel campo dell'etica, Kant, sviluppò un sistema morale deontologico basato su doveri morali universali. Altri importanti filosofi illuministi furono Voltaire (1694–1778), Montesquieu (1689–1755) e Jean-Jacques Rousseau (1712–1778).

Negli stessi anni, la filosofia politica venne plasmata dal Leviatano, il principale lavoro di Thomas Hobbes (1588–1679). Hobbes ebbe un'opinione negativa dello stato naturale dell'uomo sostenendo che esso implicasse una guerra di tutti contro tutti e che, quindi, la ragione e lo scopo della società civile fosse evitare questo stato. Ciò avviene attraverso un "contratto sociale" in cui ognuno cede alcuni dei propri diritti a un’autorità centrale e immensamente potente, per proteggerlo dai pericoli esterni. Rousseau, successivamente, teorizzò anche la vita politica sul modello del contratto. La sua visione politica, tuttavia, era molto diversa a causa della sua valutazione più positiva della natura umana portandolo a sostenere la democrazia

XIX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Filosofia del XIX secolo.

Il XIX secolo fu un periodo ricco e diversificato per la filosofia in cui il termine "filosofia" acquistò il significato distintivo ancora oggi utilizzato come disciplina distinta dalle scienze empiriche e dalla matematica. Si può tracciare una divisione approssimativa tra due tipi di approcci filosofici in questo periodo. Il primo, comprende alcuni filosofi che hanno cercato di fornire sistemi comprensivi e onnicomprensivi, come hanno fatto gli idealisti tedeschi e britannici. Il secondo è stato invece un approccio, tipico dei pragmatisti statunitensi e di Bentham e Mill, in cui venne posta l'attenzione su questioni più specifiche relative a campi particolari, come l'etica e l'epistemologia.

L'idealismo tedesco fu tra le scuole filosofiche più influenti in questo periodo, una tradizione fu inaugurata da Immanuel Kant, il quale sostenne che l'attività concettuale del soggetto è sempre parzialmente costitutiva dell'esperienza e della conoscenza. I successivi idealisti tedeschi si opposero a quelli che vedevano come problemi teorici con i dualismi di Kant e lo status contraddittorio della cosa in sé, cercando, piuttosto, un unico principio unificante come fondamento di tutta la realtà. Secondo Johann Gottlieb Fichte (1762–1814), questo principio è l'attività del soggetto o dell'ego trascendentale, che pone se stesso e il suo contrario. Friedrich Wilhelm Joseph Schelling (1775–1854) rifiutò questa attenzione all'ego puntando l'attenzione sulla ricerca di un principio più astratto, denominato assoluto o anima del mondo, che fungesse da fondamento sia della coscienza che della natura.

Georg Wilhelm Friedrich Hegel

Il pensiero di Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770–1831) è spesso descritto come il culmine di questa scuola. Hegel ricostruì una storia filosofica secondo la quale la misura del progresso è l’attualizzazione della libertà posta non solo rispetto alla vita politica, ma anche rispetto alla filosofia, il cui scopo, secondo lui, è una forma di conoscenza di sé caratterizzata dall'identità di soggetto e oggetto. Il suo termine per questo è "l'assoluto" perché tale conoscenza – che si verifica nell'arte, nella religione e nella filosofia – è interamente autocondizionata.

Ulteriori correnti di pensiero influenti in questo periodo furono lo storicismo e il neokantismo. Storicisti come Johann Gottfried Herder hanno sottolineato la validità e l'unicità della conoscenza storica dei singoli eventi in contrasto con la conoscenza universale delle verità eterne. Il neokantismo fu una corrente filosofica diversificata che fece rivivere e reinterpretare le idee di Kant.

L’idealismo britannico si sviluppò nel XIX secolo e fu fortemente influenzato dal pensiero di Hegel. Ad esempio, Francis Herbert Bradley (1846-1924) sostenne che la realtà è una totalità onnicomprensiva dell’essere e la identificò con lo spirito assoluto. Fu famoso anche per aver affermato che le relazioni esterne non esistono.

Anche Karl Marx (1818–1883) venne ispirato dalle idee di Hegel che le applicò allo sviluppo storico della società che ritenne fondata sulle lotte di classe; tuttavia, nella formulazione del suo materialismo dialettico, egli rifiutò la concezione idealistica. Per Marx, l’economia, piuttosto che lo spirito, era la forza fondamentale dietro lo sviluppo storico.

Secondo Arthur Schopenhauer (1788–1860), il principio fondamentale di tutta la realtà è la volontà, che la considerava come una forza irrazionale e cieca. Influenzato dalla filosofia indiana, concepì una visione pessimistica giungendo alla conclusione che le espressioni della volontà alla fine portano alla sofferenza. Schopenhauer ebbe una profonda influenza su Friedrich Nietzsche, il quale vedeva la volontà di potenza come una forza trainante fondamentale nella natura. Usò questo concetto per criticare molte idee religiose e filosofiche: le considerava tentativi mascherati di esercitare il potere piuttosto che come pure conquiste spirituali.

Nel campo dell'etica, Jeremy Bentham (1748–1832) sviluppò la sua filosofia dell'utilitarismo. Affermò che un'azione è giusta a seconda dalla sua utilità, cioè dal piacere e dal dolore che provoca. Lo scopo delle azioni è massimizzare la felicità o produrre "il massimo bene per il maggior numero di persone". Il suo studente John Stuart Mill (1806–1873) divenne poi uno dei principali sostenitori di questa corrente di pensiero. Perfezionò ulteriormente la teoria sostenendo che ciò che conta non è solo il grado di piacere e dolore, ma anche il loro tipo o qualità.

Verso la fine del XIX secolo, negli Stati Uniti emerse la corrente filosofica del pragmatismo. I pragmatisti valutano le idee in base a quanto esse siano utili ed efficaci nel guidare l'azione. Charles Sanders Peirce (1839-1914) è generalmente considerato il fondatore di questa scuola. Sostenne che il significato delle idee e delle teorie risiede nelle loro conseguenze pratiche e osservabili. Secondo questa visione, dire che un oggetto è duro significa semplicemente che, a livello pratico, è difficile da rompere, forare o graffiare. Sostenne che una convinzione vera fosse una convinzione stabile che funzionasse anche se dovesse essere rivalutata in futuro. La sua filosofia pragmatica raggiunse una popolarità più ampia grazie al suo amico William James (1842-1910). James applicò le idee di Peirce alla psicologia suggerendo, ad esempio, che il significato di un'idea consistesse nelle sue conseguenze esperienziali. Respinse, inoltre, l'affermazione secondo cui le esperienze sono eventi isolati parlando invece di flusso di coscienza.

XX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Filosofia contemporanea.

Nel contesto del XX secolo, la filosofia è comunemente suddivisa in due principali correnti: la filosofia analitica e la filosofia continentale. La filosofia analitica, predominante nei paesi di lingua inglese, pone una forte enfasi sulla chiarezza e sull'utilizzo preciso del linguaggio. Utilizza strumenti come la logica formale e l'analisi linguistica per esaminare i problemi filosofici tradizionali nei settori della metafisica, dell'epistemologia, della scienza e dell'etica. La filosofia continentale, più rilevante nei paesi europei come Germania e Francia, non si riferisce a una singola scuola di pensiero, ma è piuttosto un termine generico che abbraccia una vasta gamma di movimenti filosofici, tra cui la fenomenologia, l'ermeneutica, l'esistenzialismo, la decostruzione, la teoria critica e la teoria psicoanalitica. Durante il XX secolo, l'interesse per la filosofia accademica ha registrato un rapido aumento, sia in termini di pubblicazioni filosofiche sia di studiosi attivi nelle università. In questo periodo, si è anche assistito a un incremento della presenza delle donne nella filosofia, sebbene fossero ancora in netta minoranza.

Alcune scuole di pensiero del XX secolo non possono essere categorizzate interamente né come parte della filosofia analitica né come parte di quella continentale. Il pragmatismo, per esempio, ha sviluppato le sue radici nel secolo precedente e ha subito un'evoluzione grazie al contributo di studiosi come Richard Rorty (1931–2007) e Hilary Putnam (1926–2016), espandendosi per essere applicato in nuovi ambiti di ricerca come l'epistemologia, la politica, l'istruzione e le scienze sociali. Nel corso del XX secolo, la filosofia ha anche visto l'emergere del femminismo, un'area che si occupa dell'analisi e della critica dei presupposti tradizionali e delle strutture di potere che favoriscono gli uomini a discapito delle donne. Tra le figure di spicco del movimento femminista troviamo Simone de Beauvoir (1908-1986), Martha Nussbaum (1947-) e Judith Butler (1956-).

Filosofia analitica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Filosofia analitica.

Filosofia continentale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Filosofia continentale.

Arabo-persiana[modifica | modifica wikitesto]

Indiana[modifica | modifica wikitesto]

Cinese[modifica | modifica wikitesto]

Altre[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Santinello e Piaia, 2010, pp. 487–488.
  2. ^ Copleston, 2003, pp. 4–6.
  3. ^ Verene, 2008, pp. 6–8.
  4. ^ Scharfstein, 1998, pp. 1-4.
  5. ^ Perrett, 2016.
  6. ^ Smart, 2008, pp. 1–3.
  7. ^ Rescher, 2014, p. 173.
  8. ^ Parkinson, 2005, pp. 1-2.
  9. ^ Gracia, 2006.
  10. ^ Lamprecht, 1939, pp. 449–451.
  11. ^ Frede, 2022, pp. IX-X.
  12. ^ Frede, 2022, pp. X-XIII, 79.
  13. ^ Santinello e Piaia, 2010, pp. 487-488.
  14. ^ Copleston, 2003, pp- 4–10.
  15. ^ Park, 2013, p. 130.
  16. ^ Heller, 2016, pp. 154–156]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]