Storia della Lituania

La voce copre la storia della Lituania, dalla preistoria ai giorni nostri.

Preistoria[modifica | modifica wikitesto]

Le prime popolazioni ad insediarsi (10000 - 9000 a.C.) nell'area baltica provenivano dalle vicine regioni meridionali e occidentali, è controverso fra gli storici se furono gli antenati dei Balti.[1][2] Più frequentemente si presume che gli antenati dei Balti raggiunsero l'area tra il 3000 a.C. e il 2500 a.C. assimilando la popolazione indigena.[2]

Una delle foreste nella regione dell'Aukštaitija, dove si insediarono le prime popolazioni baltiche

Nonostante i Balti fossero indoeuropei e presumibilmente provenissero dall'Asia centrale è difficile accertarne con precisione la regione di origine. Colonizzarono un territorio di circa 860000 km² che si estendava dalle rive del mar Baltico fino all'alto corso del Volga e del Dnjepr comprendendo i territori dell'attuale Lituania, della Lettonia, della Russia occidentale, Bielorussia, Polonia, fino ad ovest del fiume Oder e a sud-est della Finlandia.

Nel millennio successivo si formarono le diverse tribù baltiche: Pruzzi, Jatvingi, Skalviani, Curi, Seloni, Semigalli, Galindi, Letgalli, Lettoni e Lituani e Selonici.[3] Questi ultimi risiedevano nell'area compresa tra il corso dei fiumi Nemunas e Neris (come sostenuto dagli storici che si occupano degli studi dell’etimologia del nome Lituania).

L'epoca pagana[modifica | modifica wikitesto]

Primo riferimento[modifica | modifica wikitesto]

Il primo riferimento alla Lituania come territorio (Litua) è rinvenibile negli annali di Quedlinburg in data 14 febbraio 1009: in essi si fa riferimento al monaco Bruno di Querfurt: questi perse la vita nell'attuale Paese baltico nel tentativo di convertire la popolazione locale al cristianesimo.[4]

Il XIII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Lituania (1219-1295).

Ducato di Lituania[modifica | modifica wikitesto]

Le tribù locali iniziarono ad aggregarsi nel XII secolo nella regione storica dell'Aukštaitija, dando luogo a quello che viene definito dagli storici Ducato di Lituania.[5]

Regno di Lituania (XIII secolo)[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio del XIII secolo fecero ingresso nello scenario lituano l'Ordine Teutonico e l'ordine dei Cavalieri Portaspada, che si stabilirono nell'area della Lituania minore nell’ambito della Crociata livoniana. In seguito alle lotte per il controllo delle regioni iniziò la tribolata unificazione delle tribù lituane sotto la guida di Mindaugas, portando alla nascita del primo stato lituano che inizialmente non fu riconosciuto dalla Chiesa cattolica. Mindaugas firmò un trattato di pace e nel 1251 si convertì, avviando una collaborazione, anche militare, con i crociati;[6] questi eventi gli permisero di essere incoronato re di Lituania il 6 luglio 1253 dal vescovo di Chełmno col benestare di Papa Alessandro IV, dando inizio al primo Regno di Lituania.[7] Il regno durò fino al 1263, quando Mindaugas fu ucciso dal nipote Treniota e il paese ritornò al paganesimo fino al 1387, anno in cui fu avviata un'operazione di cristianizzazione su vasta scala del Paese baltico.[8]

Il Granducato[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Granducato di Lituania.
Evoluzione del Granducato di Lituania dal XIII secolo al XV secolo

Dopo la morte di Mindaugas ebbe fine il regno e iniziò ufficialmente il Granducato di Lituania, i cui sovrani tornarono al paganesimo. Non vi furono differenze sostanziali tra i poteri che aveva detenuto il re e quelli dei granduchi che vennero dopo. I secoli successivi, la Lituania avrebbe conosciuto sotto il potere dei granduchi il suo periodo di maggior splendore.[9]

Nel 1316, il granduca Gediminas aiutato dai coloni tedeschi iniziò la restaurazione del paese; nel 1323 Gediminas fondò la città di Vilnius e insieme al fratello Vytenis riunì diverse tribù in un solo stato. L'invasione da parte dei Mongoli di vaste aree dell'Europa orientale e la distruzione della Rus' di Kiev fecero sì che diversi regnanti dell'area si unissero al Granducato della Lituania. Le truppe di Gediminas conquistarono territori abitati da Slavi, e la Lituania si annetté Vicebsk e la Volinia, entrando in conflitto con le ambizioni dei moscoviti.[9]

In poco tempo, sotto il regno di Algirdas, figlio di Gediminas, il granducato ebbe il controllo di una vasta area comprendente gran parte del territorio della Rus' di Kiev, dall'attuale Bielorussia all'Ucraina, fino alle coste del mar Nero.[9]

Secondo alcune fonti, l'area geografica sotto il controllo del Granducato viene grosso modo identificata con la Lituania propria.[10][11]

L'epoca cristiana[modifica | modifica wikitesto]

Jogaila/Ladislao II di Polonia

Nella seconda metà del XIV secolo si intensificarono le ostilità da parte dell'Ordine teutonico. Jogaila, figlio di Algirdas, fece alcune concessioni all'Ordine stilando un accordo segreto, suo zio Kestutis lo imprigionò e iniziò una guerra civile in seguito alla quale Kestutis fu catturato e condannato a morte.

Del 1385 è il trattato di Kreva, con il quale la Polonia e la Lituania si unirono. Jogaila sposò Jadwiga (Edvige, figlia di Luigi I d'Ungheria); l'anno successivo venne battezzato Ladislao e divenne re di Polonia. Legata all'Occidente cattolico, la confederazione polacco-lituana divenne il più potente e vasto Stato cattolico dell’Est europeo.[9] Jogaila lasciò il controllo del Granducato al cugino Vitoldo, che condusse numerose guerre contro Moscoviti e Tartari espandendo il territorio posto sotto la giurisdizione lituana.

La conversione della Lituania fece venire meno il motivo di ostilità da parte dell'Ordine Teutonico che però si oppose all'unione tra Polonia e Lituania. Nel 1409 iniziò pertanto una guerra contro l'unione, che terminò con il trattato di Toruń del 1411 dopo la sconfitta dell'Ordine nella battaglia di Tannenberg del 14 luglio 1410 e l'infruttuoso assedio di Marienburg da parte dei polacco-lituani.

L'unione con la Polonia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Confederazione polacco-lituana.

Tramite l'unione di Lublino del 1569 la Polonia e la Lituania formarono un nuovo stato chiamato Confederazione polacco-lituana (o Repubblica delle due Nazioni; in polacco Rzeczpospolita, in lituano Abiejų tautų respublika).

L'unione di Lublino aveva le sue radici nella necessita che i Lituani avevano dell'aiuto polacco per resistere alla costante pressione moscovita. Non trascurabili erano gli interessi economici della nobiltà, sia polacca, sia lituana, e gli interessi dei boiari del Granducato, che grazie all'unione acquisivano gli stessi diritti e privilegi (molto ampi) della nobiltà polacca.

Evoluzione della Polonia e della Lituania dal 1635 a oggi

Iniziò una progressiva "polonizzazione" del paese, l'influenza polacca divenne più forte e nel 1696 la lingua polacca divenne quella ufficiale(sino ad allora la lingua ufficiale del Granducato di Lituania era il ruteno ossia il bielorusso antico).

Entro la Confederazione, il Granducato di Lituania continuò a esistere con esercito e tesoro proprio per oltre due secoli.

L'ultimo degli Jagelloni fu Sigismondo II Augusto, che morì senza eredi. Dopo la morte di Sigismondo i nobili di entrambi i paesi, per la prima volta elessero in un'unica grande assemblea un nuovo re. Così al trono sali, anche se per un brevissimo periodo (1573-1574) Enrico de Valois, già fratello del re di Francia. Gli successe a sua volta il nobile ungherese, principe di Transilvania Stefan Batory che nel 1576 fu eletto re di Polonia e Granduca di Lituania. A lui si deve la fondazione dell'Accademia di Vilnius, affidata ai gesuiti e la fondazione dell'università. Durante il suo regno fu allontanata la minaccia moscovita, le forze polacco-lituane sconfissero le armate di Ivan il Terribile, conquistarono la contesa Livonia.

Dopo la morte di Stefan, fu eletto re di Polonia e Granduca di Lituania Sigismondo Vasa, già re di Svezia. Durante il suo regno le forze polacco - lituane sconfissero ripetutamente i moscoviti, arrivando ad occupare la stessa Mosca. Nello stesso tempo però lo stato entro in un lungo e sempre più infelice (nonostante gli iniziali successi derivati da un'ottima tecnologia militare e capacità tattiche dei comandanti militari) conflitto con la Svezia, la quale si ribellò all'ultracattolico Sigismondo. L'ultimo periodo felice fu il regno di Ladislao IV, figlio di Sigismondo, eletto re nel 1632.Mori nel 1648. Durante l'interregno La Rzeczpospolita fu sconvolta dalla grande ribellione dei cosacchi dell'Ucraina alleatisi con i Tartari. Al trono salì Giovanni Casimiro, fratello del re defunto. L'esercito si dissanguò, ciò nonostante riuscì quasi a stroncare la rivolta. A quel punto i cosacchi si dichiararono vassalli dello Zar moscovita. Le armate russe entrarono dentro i confini della Rzeczpospolita. La Lituania fu occupata, Vilna - la sua capitale, bruciata e distrutta, gli abitanti trucidati. Moltissimi contadini furono catturati e deportati nelle zone orientali dello stato russo. L'economia crollò.

Nel 1655 mentre il grande hetman (comandante supremo) della Lituania Janusz Radziwiłł preparava una controffensiva contro i russi, il paese fu invaso dall'esercito di Carlo Gustavo re di Svezia. Di fronte ad una tale disgrazia hetman Radziwiłł non poté che accettare il dominio svedese e cercare di arginare comunque i russi insieme agli svedesi. Tuttavia gli svedesi che inizialmente occuparono gran parte della Rzeczpospolita (il paese era ormai indifeso), dopo averlo depredato, ne furono presto scacciati da una grande rivolta di tutta la popolazione guidata dai nobili. La Svezia firmò la pace con la Rzeczpospolita nel 1660, e gli eserciti polacco e lituano effettuarono una serie di campagne negli anni seguenti che portarono alla liberazione della Lituania.

La pace di Andruszow che la Rzeczpospolita si decise a firmare a causa di un'ennesima guerra civile scoppiata al suo interno (1667) privò tuttavia il paese delle sue regioni orientali.

La repubblica fu in seguito ulteriormente indebolita da una lunga guerra contro l'Impero Ottomano (1672-1699) svoltasi durante i regni di Michele Korybut Wiśniowiecki, Jan Sobieski e Augusto II Wettin (dinastia sassone). Il regno di Augusto portò alla completa decadenza dello stato. La grande guerra del Nord (1700 - 1721) causò di nuovo ingenti perdite, il paese fu di nuovo razziato da svariati eserciti che vi passarono, costò la rovina. La Rzeczpospolita, in esito, divenne di fatto un protettorato russo. Nulla cambiò sotto il figlio di Augusto a parte che quel periodo di pace permise di risollevare l'economia. Sotto il regno dell'ultimo re e granduca Stanislao Augusto Poniatowski (1764-1795) furono attuate importanti riforme strutturali dello stato, volte a modernizzare il paese, costruire un efficiente esercito e quindi liberarsi dall'ormai fortissima influenza russa. Quando la zarina Caterina s'accorse che non sarebbe stata in grado di controllare una Rzeczpospolita riformata, si accordò con l'Austria e la Prussia per il suo smantellamento. Una serie di spartizioni (1772, 1793, 1795), nonostante le rivolte della popolazione polacca, lituana e rutena (insurrezione di Kościuszko del 1794), portò alla cancellazione di quello stato dalle carte geografiche. La Lituania fu assegnata quasi interamente all'Impero russo, solo alcuni suoi territori furono integrati nel Regno di Prussia. Nel 1831, 1863 e scoppiarono nel paese delle rivolte nazionali condotte insieme ai polacchi del cosiddetto regno di Polonia contro il governo zarista.

Governatorato della Lituania[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Governatorato della Lituania.

Il governatorato della Lituania era una gubernija dell'Impero Russo. Fu istituita nel 1780, con Vilnius come capoluogo, unendo i territori dei governatorati di Vil'na e di Slonim, a loro volta istituiti dopo la Terza spartizione della Polonia.

La suddivisione durò per 22 anni, poiché nel 1802 il territorio riassunse la suddivisione amministrativa precedente, venendo stavolta ripartito nel vecchio governatorato di Vil'na e nel più giovane governatorato di Grodno, istituito nel 1796 per la prima volta.

Il governatorato durò in essere fino al 1918.

Occupazione dell'Impero tedesco[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Ober Ost.

Dal 1914 e il 1918, la Lituania fu conquistata dall’Impero tedesco nella sua avanzata sul fronte orientale a scapito della Russia.[12] I tedeschi allestirono quanto più in fretta possibile un governo locale, chiamato Ober Ost (letteralmente significa nord-est) e che comprendeva grosso modo l’attuale nord-ovest della Bielorussia e nord-est della Polonia, la Lituania e l’area occidentale della Lettonia.[13][14]

Il regime che si venne ad instaurare fu autoritario, in quanto la Germania intese trattare le popolazioni che risiedevano nell’Ober Ost alla stregua di una colonia.[14] La situazione dei locali non era delle migliori: l’impossibilità di passare da un distretto all’altro (ne furono costituiti tre)[15] danneggiò l’economia locale, oltre a creare barriere di separazione culturale assai più nitide rispetto al passato.[16] Non mancarono inoltre carestie, dovute a sequestri effettuati dai tedeschi al fine di rifornire l’esercito situato nell’area, il quale sfruttò tali territori come testa di ponte per attacchi da sferrare ai russi.[17]

Nell’Ober Ost assunse il ruolo di comandante supremo dapprima Paul von Hindenburg (1914-1916) e poi Leopoldo di Baviera (1916-1918), con Erich Ludendorff e successivamente Max Hoffmann come capi di stato maggiore.

Man mano che la Grande Guerra procedeva, iniziò a farsi strada tra i baltici l’idea di costituire degli Stati indipendenti.[18] I teutonici tentarono allora di accaparrarsi le simpatie dei locali incentivando questo sentimento e sperando così che, anche nel caso in cui fosse stata riconosciuta l’autonomia, i nuovi Stati avrebbero avuto legami così stretti con i tedeschi (e non con i russi) da potersi assimilare a Stati cliente o quanto meno cuscinetto.[19] La promozione di tali politiche incontrò barriere linguistiche difficili da superare, come ci testimoniano anche fonti del tempo,[20] le quali vennero rotte nei modi più disparati: si ricorse ad esempio al clero o a interpreti che sapessero tradurre le lingue parlate dai locali (soprattutto lituano, lettone o polacco:[21] fu impedito ufficialmente di adoperare la lingua russa[20]).

Fu dunque con questo spirito che venne autorizzata la Conferenza di Vilnius,[19] la quale elesse il futuro Consiglio della Lituania e iniziò a redigere quello che nel febbraio 1918 sarà noto come Atto d'indipendenza della Lituania.[22] L’influenza tedesca perdurerà fino alla fine della prima guerra mondiale, come testimonia anche la costituzione del seppur effimero nel tempo Regno di Lituania.[23]

Indipendenza[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Atto d'indipendenza della Lituania.

L'Atto d'indipendenza della Lituania (in lituano: Lietuvos Nepriklausomybs Aktas) o Atto del 16 febbraio fu firmato dal Consiglio nazionale il 16 febbraio 1918, affermando l'indipendenza del Paese:[24] questa si proponeva di reggersi su princìpi democratici, con Vilnius come capitale. L'atto fu sottoscritto da tutti e venti i rappresentanti, sotto la presidenza di Jonas Basanavičius.[25]

La versione dell'atto originale

L'atto del 16 febbraio fu il risultato finale di una serie di modifiche apportate al testo variamente: venne pubblicata una bozza al congresso di Vilnius l'8 gennaio 1918. Il percorso del giovane Stato si prefigurava lungo e complesso, a causa delle ingenti pressioni che l'Impero tedesco esercitava sul Consiglio per formare un'alleanza.[26] Non potendo semplicemente ignorarne le richieste, il Consiglio dovette trattare oculatamente con i tedeschi, tenendo presente che il loro esercito era ancora presente sul territorio nazionale, in quanto non ancora conclusasi la prima guerra mondiale.[27]

Regno di Lituania[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Regno di Lituania (1918).

Nel febbraio del 1918, la Lituania dichiarò a seguito della Rivoluzione di ottobre che aveva coinvolto qualche mese prima l’Impero russo, la propria indipendenza.[28] L’Impero tedesco iniziò così ad esercitare una fortissima influenza sullo Stato, tanto da spingere il Consiglio di Lituania a discutere sulla forma di governo da adottare per far sì che, di fatto, fossero imposte le politiche teutoniche: fra repubblica e monarchia, a spuntarla fu, a seguito di una votazione formale, la seconda: seguirono dimissioni di alcuni membri del Consiglio, poi dopo rimpiazzati.[29][30] Il trono fu proposto al Duca Guglielmo di Urach, il quale accettò a subentrare col titolo di Mindaugas II. Tuttavia, benché fosse stata anche redatta in Germania la bozza di una carta costituzionale,[23] il Consiglio espresse la volontà di optare per la forma repubblicana verso la fine del 1918, in ragione di due fattori: sarebbe stata maggiormente accettata dalla popolazione e non vi sarebbe stata una penetrante influenza dell’Impero tedesco, prossimo tra l’altro alla sconfitta nella Grande Guerra. Fu per questo che Mindaugas II non mise mai piede in Lituania e la monarchia non fu più oggetto di discussione delle Assemblee costituenti successive.[23]

Prima occupazione sovietica[modifica | modifica wikitesto]

Prima RSS lituana[modifica | modifica wikitesto]

Archiviata la breve esperienza del Regno di Lituania, vi fu un periodo di effettiva operatività del governo repubblicano. Accadde infatti che la Russia di Lenin, desiderosa di espandere la propria sfera di influenza nell’Europa orientale, fece il suo ingresso con l’Armata Rossa nei confini lituani venendo meno al trattato di Brest-Litovsk con cui si accettava l’indipendenza della Lituania.[31][32] Fu così che nacque la Repubblica Socialista Sovietica di Lituania il 16 dicembre 1918, guidata dal bolscevico Vincas Mickevičius-Kapsukas, il quale redasse anche un proclama di sostegno all’annessione della Lituania all’Unione Sovietica: questo recitava alla fine: "Lunga vita alla Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa e alla sua incorporata Lituania Sovietica!".[33]

Già dopo qualche settimana, risultavano però evidenti alcune difficoltà: la RSS Lituana si reggeva su fragili equilibri: era impreparata ad affrontare le sfide che la nazione proponeva e dovette far affidamento sull'assistenza dei russi.[34] Questi ultimi avviarono anche un’operazione di sostegno economico, donando 100 milioni di rubli per incentivare le politiche socialiste.[35]

Nell’ottica di una migliore gestione della politica e amministrazione lituana, Mosca decise di incorporare la RSS Lituana a quella Bielorussa.[36]

RSS Lituano-Bielorussa[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica Socialista Sovietica Lituano-Bielorussa.
Mappa che mostra la situazione politica dell’Europa orientale nel 1920

La Repubblica Socialista Sovietica Lituano-Bielorussa (conosciuta anche come Lituania-Bielorussia) fu una repubblica controllata dai soviet che esistette all'interno dei territori delle moderne Bielorussia e Lituania orientale per circa sette mesi nel 1919, durante la guerra lituano-sovietica, prima che le parti occidentali fossero annesse alla Polonia e la Lituania riconosciuta indipendente col trattato di Mosca.[37][38]

Lituania Centrale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Lituania Centrale.

Una porzione di Lituania, identificabile grosso modo con la regione di Vilnius, fu occupata da una Divisione polacca guidata da Lucjan Żeligowski.[39] La Polonia negò qualsiasi coinvolgimento (sebbene successivamente il politico e generale Józef Piłsudski ammise in un teatro di Vilnius di esserne stato l'artefice)[40].

La situazione che si venne a costituire portò alla creazione di uno Stato fantoccio, gestito formalmente dai ribelli recatisi a Vilnius e sostanzialmente dalla Polonia da dietro le quinte. La Repubblica lituana non riconobbe mai la Lituania Centrale come nazione, cosa che non fece, in effetti, nessun altro Stato membro della Società delle Nazioni.[41][42]

Nonostante qualche degenerazione successiva nel momento in cui la Lituania Centrale, a seguito di elezioni boicottate dai lituani (che costituivano minoranza a Vilnius rispetto a polacchi e bielorussi), chiese formalmente di essere annessa alla Polonia, lo Stato cessò di esistere qualche anno più tardi.[43][44][45] La Lituania e l'URSS raggiunsero un accordo per riprendere Vilnius e le aree circostanti,[46], le quali tornarono a far parte del Paese baltico prima dell'Operazione Barbarossa.

Occupazione nazista[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Occupazione tedesca della Lituania.

Come accadde per la Lettonia e l'Estonia, anche la Lituania fu invasa dalla Germania nazista dopo che questa dichiarò guerra all'Unione Sovietica proprio in concomitanza di una grande sommossa popolare.[47] I tedeschi, dapprima accolti come liberatori al loro arrivo verso la fine del giugno 1941,[48] misero presto in atto rigide repressioni contro gli oppositori politici e inanellarono una serie di crimini contro le numerosissime comunità ebraiche locali (si parlava di Vilnius come la Gerusalemme lituana[49] e si stima la presenza di 220.000[49]/250.000[50] semiti prima del conflitto: al termine della seconda guerra mondiale se ne contavano circa 40.000).[51] Gli omicidi e la ghettizzazione furono eseguiti anche con la collaborazione di attivisti filo-nazisti (tristemente noto il gruppo di Algirdas Klimaitis che agì a Kaunas e nel circondario).[52]

Fu messo in piedi un governo provvisorio che lavorò in maniera abbastanza libera inizialmente,[53] mentre fu poi decisamente limitato dopo il 1941, quando fu costituito il Reichskommissariat Ostland.[54]

La resistenza dei partigiani indipendentisti, filo-sovietici[55] o ebrei contrastò i nazisti per tutti gli anni dell'occupazione,[56] cessata quando l'Unione Sovietica rioccupò la Lituania come parte dell'offensiva baltica, un'operazione di duplice importanza sia dal punto di vista politico che militare per sconfiggere le forze tedesche e per "liberare i popoli baltici sovietici" nel 1944-1945.[57]

Il prezzo pagato dalla Lituania fu carissimo a livello demografico oltre che economico e infrastrutturale. Non sono stati eseguiti censimenti da quello lituano del 1923 (quando si contavano 2.028.971 abitanti)[58] a quello sovietico del 1959 (quando la Lituania aveva 2.711.000 residenti).[59][60] Vari autori, pur fornendo diverse suddivisioni, generalmente concordano sul fatto che la riduzione della popolazione tra il 1940 e il 1953 fu di più di un milione di persone o un terzo della popolazione prebellica.[60][61][62]

Repubblica Socialista Sovietica[modifica | modifica wikitesto]

I sovietici tornarono ad occupare gli Stati baltici nel 1940, con l'intento di far proliferare la Rivoluzione mondiale.[63] Con lo scoppio della seconda guerra mondiale e gli scontri sul fronte orientale, i tedeschi presero il controllo degli Stati baltici costituendo il Reichskommissariat Ostland: durò dal 1941 alla metà del 1944.[64][65]

Respinti i nazisti, l'Armata Rossa tornò a riprendere il controllo dei Paesi baltici, con l'intento di rafforzare il proprio predominio nella geopolitica europea. Non mancarono episodi di violenza commessi dai sovietici, perdurati fino agli anni cinquanta nelle varie missioni poste in essere per sopire le ribellioni locali causate dai fratelli della foresta.[66][67][68]

Fotografia di un gruppo di partigiani lituani del 1946

Al fine di stroncare definitivamente episodi di sovversione, i russi diedero luogo a deportazioni di massa, anche su vasta scala ed in diversi momenti temporali.[69] Si stima un picco massimo raggiunto di 40.000 arresti circa.

Per quanto riguarda la vita culturale, i russi tentarono di dar luogo alla c.d. arte popolare in tutte le forme possibili: esibizioni, libri, film, manifestazioni sportive, musei e istruzione venivano intercalate nel contesto ideologico del tempo promuovendo figure care al socialismo.


L'economia della RSS Lituana stentò a decollare nel corso dei decenni.[70] Una grave crisi economica coinvolse gli Stati comunisti negli anni ottanta. Nel 1985, Michail Gorbačëv fu eletto Capo di Stato e mise in un atto una serie di riforme volte a porre termine alla guerra fredda (in primis perestrojka e glasnost'). Tale politica portò a un aumento dei movimenti anti-comunisti in tutta l'URSS, inclusa la RSS Lituana.[71]

A seguito di grandi manifestazioni tenutesi nelle piazze di molte città lituane tra il 1988 e il 1989 (soprattutto a Vilnius, si creò un forte sentimento nazionalista che portò a delle conseguenze di non poco conto). La RSS Lituana cessò di esistere de facto l'11 marzo 1990, con la ricostituzione del Parlamento nazionale, il Seimas il quale ebbe modo di redigere e pubblicare la dichiarazione d'indipendenza.[72]

La Lituania fu il primo Paese baltico a distaccarsi dall’URSS.

Ritorno all'indipendenza[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Atto di Restaurazione dello Stato di Lituania.

L'11 marzo 1990, dopo le elezioni politiche di quell'anno il Soviet Supremo lituano, dichiarò l'indipendenza dall'Unione Sovietica con l'Atto di ricostituzione dello Stato di Lituania, divenendo la prima Repubblica Sovietica a fare questo passo.[73] Avendo la Lituania già dichiarato l'indipendenza dall'Impero russo con l'Atto di indipendenza della Lituania nel 1918, si trattava quindi di ristabilire la propria libertà (persa nel 1939 con il Patto Molotov-Ribbentrop) con questo Atto di Restaurazione. Il riconoscimento da parte dell'URSS non fu certo un percorso semplice, dato che il Segretario del Partito Comunista dell'Unione Sovietica Michail Gorbačëv fece invadere il Paese da parte dell'Armata Rossa che nei giorni dell'11, 12 e 13 gennaio 1991 presero la torre di trasmissione televisiva di Vilnius. Durante lo scontro con i nazionalisti lituani radunatasi per proteggere la torre, 14 persone rimasero uccise e 700 furono i feriti; l'episodio passerà alla storia come eventi di gennaio. Dopo il fallito Colpo di stato di Mosca di agosto 1991, che causa il collasso dell'URSS, la Lituania venne riconosciuta ed entrò a far parte dell'ONU il 17 settembre di quello stesso anno.

Il 14 aprile 2003 a Bruxelles il Consiglio europeo approva l'adesione della Lituania all'Unione europea.[74] Il 16 aprile 2003 ad Atene la Lituania firma il trattato di adesione all'UE,[75] in vigore dal primo maggio 2004.

La Lituania del XX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Un riepilogo delle varie evoluzioni politiche dello Stato lituano nel XX secolo:[76]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Peter Dragicevich; Hugh McNaughtan; Leonid Ragozin, Lituania - Storia, in EDT srl, 2016, ISBN 978-88-59-23265-0.
  2. ^ a b Carolyn Bain, Estonia, Lettonia e Lituania, EDT srl, 2009, p. 24, ISBN 978-88-60-40463-3.
  3. ^ (DE) Geschichte Livlands, su freiherren-von-wolff.com. URL consultato il 16 maggio 2020.
  4. ^ (EN) http://talpykla.istorija.lt/bitstream/handle/99999/2092/LHS_14_1-10.pdf?sequence=1&isAllowed=y Archiviato il 13 febbraio 2019 in Internet Archive.
  5. ^ (EN) S. C. Rowell, Lithuania Ascending, Cambridge University Press, 2014, pp. 289 e seguenti, ISBN 9781107658769.
  6. ^ Claudio Carpini, Storia della Lituania: identità europea e cristiana di un popolo, Città nuova, 2007, p. 28.
  7. ^ (LT) Edvardas Gudavičius, Mindaugas, Vilnius, Žara, 1998, ISBN 9986-34-020-9.
  8. ^ (EN) The conversion of Lithuania 1387, su lituanus.org. URL consultato il 16 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 27 luglio 2020).
  9. ^ a b c d Lituania, su treccani.it. URL consultato il 16 maggio 2020.
  10. ^ (EN) Daniel Z. Stone, The Polish-Lithuanian state, 1386-1795, University of Washington Press, 2014, p. 4, ISBN 978-02-95-80362-3.
  11. ^ Mappa storica dei Paesi baltici (PDF), su data.lnb.lv (archiviato dall'url originale il 24 novembre 2020).
  12. ^ (EN) Gerhard P. Gross, The Forgotten Front., University Press del Kentucky, 2018, ISBN 978-08-13-17542-3.
  13. ^ (EN) Lizaveta Kasmach, Forgotten occupation: Germans and Belarusians in the lands of Ober Ost (1915–17). (PDF), 2016, pp. 321-340.
  14. ^ a b (EN) Vejas Gabriel Liulevicius, War Land on the Eastern Front., Cambridge University Press, 2000, ISBN 978-11-39-42664-0, p. 76.
  15. ^ (EN) Giuseppe Motta, La Grande Guerra contro le comunità ebraiche dell’Europa orientale, 1914-1920., Cambridge Scholars Publishing, 2018, ISBN 978-15-27-51221-4, p. 87: “Distretto di Curlandia (Verwaltungsbezirk Kurland); Distretto di Lituania (Verwaltungsbezirk Litauen); Distretto di Bialystok-Grodno (Verwaltungbezirk Bialystok-Grodno)”.
  16. ^ (EN) Catriona Pennell; Filipe Ribeiro de Meneses, A World at War, 1911-1949., BRILL, 2018, ISBN 978-90-04-39354-7, p. 185
  17. ^ (EN) Tomas Balkelis; Violeta Davoliūtė, Population Displacement in Lithuania in the Twentieth Century., BRILL, 2016, ISBN 978-90-04-31410-8, p. 34.
  18. ^ (EN) John Hyden; Patrick Salmon, The Baltic Nations and Europe: Estonia, Latvia and Lithuania in the Twentieth Century., Routledge, 2014, ISBN 978-13-17-89056-0, p. 49.
  19. ^ a b (LT) Simas Sužiedėlis (a cura di), Consiglio della Lituania, in Encyclopedia Lituanica, I, Boston, Massachusetts, Juozas Kapočius, 1970–1978, pp. 581–585.
  20. ^ a b (EN) Alfred Vagts, "A Memoir of Military Occupation," Affari Militari, 7, num. 1 (1943): pp. 16-24.
  21. ^ (EN) Tomas Balkelis, War, Revolution, and Nation-making in Lithuania, 1914-1923., Oxford University Press, 2018, ISBN 978-01-99-66802-1, p. 29: “Il divieto di parlare in russo fu istituito nel maggio del 1916”.
  22. ^ Alfonsas Eidintas, Vytautas Žalys e Alfred Erich Senn, Chapter 1: Restoration of the State, in Ed. Edvardas Tuskenis (a cura di), Lithuania in European Politics: The Years of the First Republic, 1918-1940, Paperback, New York, St. Martin's Press, settembre 1999, pp. 24-31, ISBN 0-312-22458-3.
  23. ^ a b c (EN) Alfred Erich Senn, The Emergence of Modern Lithuania, Greenwood Press, 1975 [1959], ISBN 0-8371-7780-4, pp.38-39
  24. ^ Nel 2018 hanno avuto luogo diversi festeggiamenti per il centenario: https://lituaniaviaggi.com/la-lituania-celebra-100-anni-di-indipendenza/
  25. ^ Giovanna Motta, Il Baltico: Un mare interno nella storia di lungo periodo, Edizioni Nuova Cultura, 2013, ISBN 978-88-68-12158-7, p.82.
  26. ^ Tale influenza si farà sentire anche successivamente. “L’indipendenza” nel dettaglio: https://lituania.italietuva.com/info/storia/
  27. ^ Il 16 febbraio 1918 venti persone appartenenti all’élite culturale e politica lituana firmarono a Vilnius un documento rivolto «ai governi di Russia, Germania e delle altre nazioni». Questi venti uomini costituivano il Consiglio di Lituania, «unico rappresentante del popolo lituano» ed il documento da loro firmato annunciava che «sulla base del diritto di autodeterminazione dei popoli» si costituiva «lo Stato lituano indipendente a base democratica».: https://www.lanuovaeuropa.org/storia/2018/02/14/contro-il-fantasma-del-nazionalismo/
  28. ^ Di recente, si è festeggiato il centenario di quella prima indipendenza: https://lituaniaviaggi.com/la-lituania-celebra-100-anni-di-indipendenza/
  29. ^ (LT) Pranas Čepėnas, Naujųjų laikų Lietuvos istorija, II, Chicago, Dr. Griniaus fondas, 1986, ISBN 5-89957-012-1, pp.215-217.
  30. ^ (LT) Mindaugas Maksimaitis, Lietuvos valstybės konstitucijų istorija (XX a. pirmoji pusė), Vilnius, Justitia, 2005, ISBN 9955-616-09-1, pp.56-60.
  31. ^ (EN) Eidintas Alfonsas; Vytautas Žalys; Alfred Erich Senn (1999). Lithuania in European Politics: The Years of the First Republic, 1918–1940 (Paperback ed.). New York: St. Martin's Press. p. 36. ISBN 0-312-22458-3.
  32. ^ (EN) Langstrom, Tarja (2003). Transformation in Russia and International Law. Martinus Nijhoff Publishers. p. 52. ISBN 90-04-13754-8.
  33. ^ (EN) Jurgėla, Constantine R. (1976). Lithuania: The Outpost of Freedom. Valkyrie Press. pp. 161–165. ISBN 0-912760-17-6.
  34. ^ (LT) Eidintas, Alfonsas (1991). Lietuvos Respublikos prezidentai. Vilnius: Šviesa. p. 36. ISBN 5-430-01059-6.
  35. ^ (LT) Lesčius, Vytautas (2004). Lietuvos kariuomenė nepriklausomybės kovose 1918–1920 (PDF). Lietuvos kariuomenės istorija. Vilnius: General Jonas Žemaitis Military Academy of Lithuania. p. 29. ISBN 9955-423-23-4.
  36. ^ Norman Davies, Storia d’Europa (II), Bruno Mondadori, 2006, volume 4, ISBN 978-88-42-49964-0, p.1042.
  37. ^ (EN) Jerzy Borzęcki, The Soviet-Polish Peace of 1921 and the Creation of Interwar Europe, Yale University Press, 2018, ISBN 978-0-300-12121-6, p.16
  38. ^ (EN) Norman Davies, Europe: A History, HarperPerennial, 1998, ISBN 0-06-097468-0, p.934
  39. ^ Georg von Rauch, The Early Stages of Independence, in Gerald Onn (a cura di), The Baltic States: Years of Independence – Estonia, Latvia, Lithuania, 1917–40, C. Hurst & Co, 1974, pp. 100-102, ISBN 0-903983-00-1.
  40. ^ Tomas Venclova e Czesław Miłosz, Winter Dialogue, Northwestern University Press, 1999, p. 146, ISBN 0-8101-1726-6.
  41. ^ Jerzy J. Lerski, Piotr Wróbel e Richard J. Kozicki, Historical Dictionary of Poland 966–1945, Greenwood Press, 1996, p. 309, ISBN 0-313-26007-9.
  42. ^ Royal Institute of International Affairs. International Affairs.Vol.36, No. 3, 1960 p. 354
  43. ^ (EN) Charles W. Ingrao, Franz A. J. Szabo, The Germans and the East, Purdue University Press, 2008, ISBN 978-15-57-53443-9, p.262.
  44. ^ Documents diplomatiques. Conflit Polono-Lituanien. Questions de Vilna 1918–1924, 1924.
  45. ^ (LT) Vilkelis, Gintautas (2006). Lietuvos ir Lenkijos santykiai Tautų Sąjungoje (in lituano). Versus aureus. pp. 81–83. ISBN 9955-601-92-2.
  46. ^ https://it.sputniknews.com/zinoviev_club/20150621600803/
  47. ^ (EN) Roger D. Petersen, Resistance and Rebellion: Lessons from Eastern Europe., Cambridge University Press, 2001, ISBN 978-11-39-42816-3, pp. 81-82.
  48. ^ (EN) Piper Cubs of the Luftwaffe. URL consultato il 27 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 25 febbraio 2020). in The Fate of the Falcon, vintagewings.ca, link verificato il 26 aprile 2020: "Quando i nazisti avviarono l'operazione BARBAROSSA, i sovietici non disponevano della forza lavoro necessaria per difendere i Paesi baltici. Nel giro di poche settimane, i nazisti li espugnarono, incorporandoli in quello che sarebbe stato chiamato Reichskommissariat Ostland. Inizialmente, i lituani accolsero (e persino supportarono) i teutonici alla stregua di liberatori [...] anche se la Luftwaffe aveva ucciso più di 4.000 civili nella campagna di bombardamenti".
  49. ^ a b (EN) Alexander von Plato, Almut Leh, Christoph Thonfeld, Hitler's Slaves: Life Stories of Forced Labourers in Nazi-Occupied Europe., Berghahn Books, 2010, ISBN 978-18-45-45990-1, p. 200.
  50. ^ (EN) Mark Avrum Ehrlich, Encyclopedia of the Jewish Diaspora. (vol. 2), ABC-CLIO, 2009, ISBN 978-18-51-09873-6, p. 1037.
  51. ^ (EN) Ömer Engin Lütem, The Armenian question., Terazi Publishing, 2009, ISBN 978-60-56-06190-5, p. 110.
  52. ^ (EN) Anthony J. Sciolino, The Holocaust, the Church, and the Law of Unintended Consequences., iUniverse, 2014, ISBN 978-19-38-90862-0, p. 180.
  53. ^ (EN) Trudy Ring; Noelle Watson; Paul Schellinger, Northern Europe: International Dictionary of Historic Places., Routledge, 2013, ISBN 978-11-36-63944-9, p. 365.
  54. ^ (EN) Valdis O. Lumans, Latvia in World War II., Fordham Univ Press, 2006, ISBN 978-08-23-22627-6, p. 174.
  55. ^ (EN) IBP, Inc, Lithuania Country Study Guide. (vol. 1), Lulu.com, 2001, ISBN 978-07-39-77910-1, p. 50.
  56. ^ (EN) Robert Rozett; Shmuel Spector, Encyclopedia of the Holocaust., Routledge, 2013, ISBN 978-11-35-96957-8, pp. 804-805.
  57. ^ (EN) Edward Wegener, The Soviet Naval Offensive., Naval Institute Press, 1975, ISBN 978-08-70-21671-8, p. 35.
  58. ^ Lituania.: dati sulla popolazione, treccani.it, link verificato il 27 aprile 2020.
  59. ^ Commissione degli Affari Esteri USA, Report on Hearings on Captive European Nations., U.S. Government Printing Office, 1962, p. 21.
  60. ^ a b (EN) , Cambiamenti demografici in Lituania. URL consultato il 20 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 5 agosto 2019)., lituanus.org, link verificato il 27 aprile 2020: "secondo il censimento del 15 gennaio 1959, le etnie presenti nella RSS Lituana in numero e percentuale erano le seguenti: 79,3% lituani (2.151.000 persone); 8,5% russi (231.500); 8,5% polacchi (230.000); 1,1% bielorussi (30.000); 0,9% ebrei (25.000); 0,7% ucraini (18.000); e 1% (26.000) altri. Se confrontiamo questa distribuzione con la stima del 1940, notiamo subito che importanti cambiamenti nella struttura nazionale del paese sono avvenuti nel corso del ventennio."
  61. ^ Suziedelis. (2011), p. 232.
  62. ^ (EN) Romuald J. Misiunas; Rein Taagepera, The Baltic States, Years of Dependence, 1940-1990., University of California Press, 1993, ISBN 978-05-20-08227-4, p. 109.
  63. ^ (EN) Christie, Kenneth, Historical Injustice and Democratic Transition in Eastern Asia and Northern Europe: Ghosts at the Table of Democracy, RoutledgeCurzon, 2002, ISBN 0-7007-1599-1
  64. ^ David Gaunt, Jonathan C. Friedman, Reichskommissariat Ostland, in The Routledge History of the Holocaust, Taylor & Francis, 2010, pp. 210-212, ISBN 1-136-87060-1. URL consultato il 20 febbraio 2015.
  65. ^ Alex J. Kay, Guidelines for Special Fields (13 March 1941), in Exploitation, Resettlement, Mass Murder: Political And Economic Planning for German Occupation Policy in the Soviet Union, 1940-1941, Berghahn Books, 2006, pp. 70-71, ISBN 1-84545-186-4. URL consultato il 25 giugno 2013.
  66. ^ http://www.storico.org/dopoguerra_tormentato/estonia.html
  67. ^ (EN) Mart Laar, War in the Woods: Estonia’s Struggle for Survival, 1944-1956, The Compass Press, Washington, 1992
  68. ^ Stéphane Courtois; Nicolas Werth; Jean-Louis Panné, Il libro nero del Comunismo, traduzione di vari (9), collana Le Scie, Mondadori, 1998, ISBN 88-04-47330-4.
  69. ^ Lietuvos kovų ir kančių istorija. Lietuvos gyventojų trėmimai 1940–1941; 1944–1953 m. Sovietinės okupacija valdžios dokumentuose, red. A. Tyla, Vilnius: Lietuvos istorijos institutas, 1995, p. 101
  70. ^ Fulvio Conti, L'illusion de la Révolution, Publisher s21213, 2017, ISBN 978-88-27-52270-7
  71. ^ Ivanauskas V., Lietuviškoji nomenklatūra biurokratinėje sistemoje. Tarp stagnacijos ir dinamikos (1968-1988 m.), Vilnius, 2011.
  72. ^ Il contenuto dell’atto: http://www.lithuanianstories.com/2018/03/11/11-marzo-1990-lituania-proclama-repubblica-indipendente/lituania-dichiarazione-indipendenza-11-marzo-1990/ Archiviato il 13 luglio 2019 in Internet Archive.
  73. ^ “L’indipendenza (1990) e gli anni 2000“: http://www.treccani.it/enciclopedia/lituania/
  74. ^ Decisione del Consiglio dell'Unione europea del 14 aprile 2003 relativa all'ammissione della Repubblica ceca, della Repubblica di Estonia, della Repubblica di Cipro, della Repubblica di Lettonia, della Repubblica di Lituania, della Repubblica di Ungheria, della Repubblica di Malta, della Repubblica di Polonia, della Repubblica di Slovenia e della Repubblica slovacca all'Unione ( (PDF)) GU UE L 236 del 23/9/2003..
  75. ^ Trattato tra il Regno del Belgio, il Regno di Danimarca, la Repubblica federale di Germania, la Repubblica ellenica, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, l'Irlanda, la Repubblica italiana, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi, la Repubblica d'Austria, la Repubblica portoghese, la Repubblica di Finlandia, il Regno di Svezia, il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del nord (Stati membri dell'Unione europea) e la Repubblica ceca, la Repubblica di Estonia, la Repubblica di Cipro, la Repubblica di Lettonia, la Repubblica di Lituania, la Repubblica di Ungheria, la Repubblica di Malta, la Repubblica di Polonia, la Repubblica di Slovenia, la Repubblica slovacca relativo all'adesione della Repubblica ceca, della Repubblica di Estonia, della Repubblica di Cipro, della Repubblica di Lettonia, della Repubblica di Lituania, della Repubblica di Ungheria, della Repubblica di Malta, della Repubblica di Polonia, della Repubblica di Slovenia e della Repubblica slovacca all'Unione europea PDF (PDF).).
  76. ^ Storia della Lituania: http://www.treccani.it/enciclopedia/lituania/

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]