Stato fantoccio

Politici, ministri e alti dignitari del Manciukuò,[1] Stato fantoccio dell'Impero giapponese durante la seconda guerra mondiale

Uno Stato fantoccio, a volte anche governo fantoccio, è una forma di governo che, anche se formalmente appartiene alla cultura del popolo governato, in realtà deve la sua esistenza a un'entità più potente, di solito uno Stato estero, che la controlla, l'appoggia e la difende.[2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Antichità[modifica | modifica wikitesto]

Era pratica usuale della Repubblica romana prima, e dell'Impero romano poi, quella di mantenere formalmente in carica i governanti dei Regni che si sottomettessero volontariamente al potere di Roma, anziché andare allo scontro bellico.[3] Ricordiamo ad esempio:

Ma già in precedenza altri grandi imperi avevano optato per forme più moderate di dominio sulle loro conquiste più lontane:

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Il XIX secolo e i regni napoleonici[modifica | modifica wikitesto]

In età moderna la condizione è solitamente circoscritta a periodi di gravi tensioni internazionali se non di guerra; in tempo di pace, infatti, o il territorio vassallo tende a recuperare parzialmente o totalmente la sua autonomia, oppure la potenza egemone tende a "gettare la maschera" e a ridurre il territorio a un protettorato se non a procedere alla sua annessione. È dunque durante l'età rivoluzionaria francese e l'età napoleonica, periodo di continui conflitti militari, che assistiamo all'insorgere di numerosi casi classificati come governi fantoccio di Napoleone Bonaparte.

Stati rivoluzionari e napoleonici in Italia[modifica | modifica wikitesto]

Un elenco delle repubbliche sorelle (in Italia):

Stati rivoluzionari e napoleonici in Europa[modifica | modifica wikitesto]

Un elenco delle repubbliche sorelle (in Europa)[7]:

Altri esempi ottocenteschi possono essere considerati:

La prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

La seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Durante la seconda guerra mondiale le potenze dell'Asse, in particolare la Germania e il Giappone, stabilirono degli Stati fantoccio in alcuni dei territori conquistati.

In Europa[modifica | modifica wikitesto]

Alcune delle nazioni sconfitte dalla Germania nazista furono sottoposte a regimi fantoccio, col fine di formare un'Europa ideologicamente affine alle idee dell'Asse. L'Unione Sovietica, invece, instaurò dei regimi proni ai propri voleri tra il 1944 e il 1945, gettando così le basi per il Patto di Varsavia. Gli Stati fantoccio sviluppatisi nel corso della guerra furono:

In Asia[modifica | modifica wikitesto]

Durante il periodo imperiale del Giappone, e in particolare durante la guerra del Pacifico, il Giappone stabilì un gran numero di Stati dichiarati indipendenti dal governo nipponico in un processo di decolonizzazione, ma che gli storici concordano nel definire "vassalli" poiché privi di reale autogoverno, perlomeno nel breve lasso di tempo in cui ebbero vita. I governi fantoccio del Giappone furono:

La guerra fredda[modifica | modifica wikitesto]

Durante la guerra fredda, diventò comune l'affermazione che ogni Stato era semplicemente un fantoccio nelle mani di una superpotenza, una tendenza che rifletté la visione che la guerra era solo un conflitto tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione Sovietica. Ogni Stato che pertanto decideva di schierarsi con gli Stati Uniti d'America o con l'Unione Sovietica veniva pertanto definito fantoccio dell'uno o dell'altro. In linea con questo pensiero, fu coniato il termine "Impero sovietico", termine che dipingeva il blocco comunista come un potere centralizzato controllato da Mosca. Gli Stati Uniti d'America erano conosciuti come l'"impero yankee" in altre regioni del mondo, in particolare nell'America Latina. Questa definizione potrebbe essere però definita errata per quanto riguarda l'Impero Yankee dato che in più occasioni (come la crisi del canale di Suez o in generale l'esistenza di partiti comunisti nei vari Stati, come il PCI) le potenze dell'Occidente risultavano divise nelle scelte di politica interna ed estera e pertanto indipendenti le une dalle altre, tale da non giustificare l'idea di un potere assoluto degli USA sui loro alleati, cosa che invece era palese nel blocco guidato dall'URSS, come dimostra l'esito della rivoluzione ungherese del 1956 e la Primavera di Praga del 1968 (a cui seguì la dottrina Brežnev, che affermava esplicitamente la sovranità limitata dei paesi del Patto di Varsavia rispetto all'Unione Sovietica); tra gli Stati comunisti non definibili come vassalli della Russia si annoverano invece Cina, Vietnam e per certi versi Cuba (la cui politica dei fuochi rivoluzionari era ben poco gradita a Mosca), gli Stati africani legati a Mosca (Angola, Mozambico, Etiopia) e l'Albania ben prima che si schierasse con la Cina. Queste eccezioni sono accomunate da alcuni aspetti: divergenze ideologiche (per esempio quelle tra comunismo maoista e quello sovietico, anche prima della rottura del 1961), distanza territoriale dall'URSS (che rendeva l'intervento sovietico estremamente difficoltoso), forza militare autonoma, capacità del regime comunista di nascere in maniera autonoma dall'intervento sovietico (come a Cuba e in Jugoslavia prima della rottura di quest'ultima con Stalin). Anche all'interno del blocco sovietico più tradizionale non mancarono alcune differenze di vedute tra paesi del patto di Varsavia e Mosca, in particolare le posizioni della Romania e della Polonia nei tardi anni 1950, grazie soprattutto alla politica di distensione di Chruščëv rispetto ai suoi successori.

I bantustan[modifica | modifica wikitesto]

Durante gli anni settanta e ottanta, quattro bantustan etnici, alcuni dei quali particolarmente frammentati al loro interno, furono separati dal Sudafrica e fu loro data sovranità formale. Due furono per il popolo Xhosa: Ciskei e Transkei, una per i Tswana (Bophuthatswana) e una per i Venda (Repubblica del Venda). Nessuno di questi Stati fu riconosciuto dalla comunità internazionale che li considerava entità legate alla politica dell'apartheid, e alla fine tutti e quattro i territori vennero reincorporati nel Sudafrica nel 1994.

Un esempio di accuse e contro accuse di essere uno Stato fantoccio, tipico della guerra fredda, può essere considerato quello dei governi della Corea del Nord e del Sud: entrambi hanno tacciato l'altro di essere uno Stato fantoccio, in modo da legittimare la pretesa di essere l'unica forma di potere esistente della penisola, mentre il rivale sarebbe stato solo una pedina in mano all'Unione Sovietica o agli Stati Uniti d'America.

Il XXI secolo e la guerra al terrorismo[modifica | modifica wikitesto]

La guerra in Afghanistan nel 2001 e la guerra in Iraq del 2003 hanno portato a cambi di regime a favore degli USA in queste nazioni, facendo nascere accuse tra i critici di aver creato dei regimi fantoccio negli Stati invasi.

Spesso, d'altronde, i governi che prendono il potere dopo un intervento militare straniero sono spesso chiamati dai critici "governi fantoccio", come ad esempio il governo di Hamid Karzai nell'Afghanistan del dopo-talebani. Talvolta, queste accuse sono mosse per destabilizzare l'ordine politico del Paese o per incoraggiare un colpo di Stato.

Stati fantoccio moderni[modifica | modifica wikitesto]

Turchia[modifica | modifica wikitesto]

Russia[modifica | modifica wikitesto]

Armenia[modifica | modifica wikitesto]

  • La Repubblica dell'Artsakh, controllata dall'Armenia. Nel 2015 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha deliberato che la Repubblica dell'Artsakh e la sua amministrazione esistono in virtù del supporto militare, politico, finanziario e di altro tipo da parte dell'Armenia e, conseguentemente, l'Armenia esercita controllo effettivo sull'Artsakh e su parte dei territori circostanti.[46] A seguito dell'Offensiva azera nel Nagorno Karabakh del 2023, che ha visto l'assorbimento di tutto il territorio da parte dell'Azerbaigian, il 1º gennaio 2024 la Repubblica dell'Artsakh viene ufficialmente sciolta.

Algeria[modifica | modifica wikitesto]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Questo tipo di governo è una condizione più gravosa di quella di Stato satellite o di protettorato, ma meno intrusiva dell'occupazione militare o dell'annessione.[49] Può essere istituito uno Stato vassallo in conseguenza a una sconfitta militare quando il vincitore non è abbastanza forte militarmente per imporre pieno controllo sullo sconfitto o non ha sufficiente popolazione per colonizzare i territori neo-acquisiti. Come compromesso viene deciso un tributo, dovuto dallo sconfitto al vincitore.

In uno Stato fantoccio è spesso implicata attività di collaborazionismo, ovvero la collaborazione con lo Stato dominante, ma viceversa un atteggiamento di collaborazione non sottintende necessariamente una subordinazione giuridica e può essere semplicemente dovuto a ragioni militari o politiche.[50]

Caratteristiche giuridiche[modifica | modifica wikitesto]

Un territorio viene definito regime fantoccio quando presenta le seguenti caratteristiche istituzionali:

  • I centri vitali del territorio vengono occupati militarmente dalla potenza egemone;
  • Il territorio viene organizzato tramite uno Stato locale legalmente distinto da quello della potenza egemone;
  • Il governo locale possiede un Capo dello Stato autoctono formalmente nominato secondo procedure legali interne, ma in realtà giunto a tale carica per pressione diplomatica e/o militare della potenza egemone;
  • Il governo locale viene legalmente riconosciuto come Stato sovrano dalla potenza egemone ed eventualmente dagli alleati della stessa (punto saliente di differenziazione con la condizione di protettorato),[51] ma tale condizione non viene riconosciuta dalla comunità internazionale (punto saliente di differenziazione con la condizione di Stato satellite), la quale considera la potenza egemone come giuridicamente responsabile per il territorio in questione[52].

Uso politico del termine[modifica | modifica wikitesto]

Il termine è spesso utilizzato in maniera strumentale da persone di parte contrarie a un certo tipo di governo, in modo da screditarne il reale potere. Alcuni utilizzano anche il termine Stato/governo fantoccio per identificare la mancanza di legittimazione politica di un governo[53].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Stato fantoccio", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  2. ^ Andrea Gioia, Diritto internazionale: manuale breve, in Giuffré Editore (a cura di), Parte Prima: diritto internazionale, 2010, p. 514, ISBN 978-88-14-15900-8.
  3. ^ Si parla a tal proposito di Regno cliente.
  4. ^ Roberto Fabbri, Il generale di Roma, Newton Compton Editori, 2014, ISBN 978-88-54-16356-0.
  5. ^ “Regni e regalità orientali fra Roma e Ctesifonte: il caso dell'Armenia nel III sec. d.C“: http://amsacta.unibo.it/3753/1/BORTOLUSSI.pdf
  6. ^ Copia archiviata, su mondostoria.it. URL consultato il 16 luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2019).
  7. ^ Caratteristiche delle repubbliche sorelle: http://ipercorsidellastoria.altervista.org/le-in-europa/
  8. ^ Alicia Hernández Chávez, Storia del Messico, Giunti, 2013, ISBN 978-88-58-76199-1.
  9. ^ (DE) Heppner Harald, Österreich und die Donaufürstentümer 1774-1812. Ein Beitrag zur habsburgischen Südosteuropapolitik, Habilitationsschrift, Graz, 1984, p. 8-9.
  10. ^ Georg von Rauch, The Baltic States: The Years of Independence, p. 48, ISBN 0-903983-00-1.
  11. ^ (EN) Nigel Thomas e Toomas Boltowsky, Armies of the Baltic Independence Wars 1918–20, Bloomsbury Publishing, 18 aprile 2019, ISBN 978-1-4728-3079-1. URL consultato il 14 agosto 2022.
  12. ^ Kevin O'Connor, The History of the Baltic States, page 78, ISBN 0-313-32355-0.
  13. ^ Bielorussia, tra eredità sovietica e avvicinamento all'Europa, su euronews, 6 aprile 2018. URL consultato il 15 agosto 2022.
  14. ^ (EN) Georgia Marks Centennial of the First Constitution, su Civil.ge, 21 febbraio 2021. URL consultato il 15 agosto 2022.
  15. ^ (EN) Richard Frucht, Eastern Europe (vol.3), ABC-CLIO, ISBN 978-15-76-07800-6, p.23.
  16. ^ (EN) Peter Calvert, The Process of Political Succession, Springer, 1987, ISBN 978-13-49-08978-9, p. 76.
  17. ^ Azerbaijan:History, su web.archive.org, 15 marzo 2007. URL consultato il 14 agosto 2022 (archiviato dall'url originale il 15 marzo 2007).
  18. ^ Two Governments One Organisation: From the Provisional Government of Western Thrace to the Provisional Government of South-Western Caucasia, su historystudies.net.
  19. ^ Massimo Longo Adorno, Storia della Finlandia contemporanea. Il percorso della modernità e l'integrazione nel contesto europeo, FrancoAngeli, 2008, ISBN 978-88-91-70193-0, p.53.
  20. ^ Jan Mikrut, La Chiesa cattolica in Europa centro-orientale di fronte al nazionalsocialismo 1933-1945 (PDF), Gabrielli Editori.
  21. ^ G. Payne Stanley, Il fascismo. Origini, storia e declino delle dittature che si sono imposte tra le due guerre, Roma: Newton Compton, 2006.
  22. ^ Actes constitutionnels du Gouvernement de Vichy, 1940-1944, France, MJP, université de Perpignan, su mjp.univ-perp.fr. URL consultato il 14 agosto 2022.
  23. ^ (EN) Independent State of Croatia, su britannica.com, Encyclopædia Britannica, 2010. URL consultato il 13 ottobre 2010.
  24. ^ (EN) David T. Zabecki, World War Two in Europe, Taylor & Francis, 1999, ISBN 978-0-8240-7029-8. URL consultato il 15 agosto 2022.
  25. ^ Carocci 1994, p. 89: "La Repubblica sociale, stretta fra il martello tedesco e l'incudine partigiana, non fu che un'appendice e un sostegno del primo. Non mancarono, accanto alla dominante nota sanguinaria, dei tentativi (...) per alleggerire la pesante mano tedesca, sia nei confronti degli internati in Germania, sia nei confronti del patrimonio industriale del Nord Italia. - Questi tentativi non ebbero che scarso o nullo successo".
  26. ^ Lupo 2013, p. 439: i "tedeschi (...) di fatto gestiscono politicamente, militarmente ed economicamente il territorio della cosiddetta Repubblica".
  27. ^ Riosa e Bracco 2004, p. 118: "La nuova formazione statuale, sovrana in apparenza, ma di fatto vassalla alla Germania".
  28. ^ Emilio Gentile, Mussolini, Benito, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 77, 2012: "Pur considerandosi ormai politicamente defunto, pressato da Hitler, che minacciava spietate rappresaglie sull'Italia, accettò di rientrare in Italia e mettersi a capo di un nuovo Stato fascista, la Repubblica sociale italiana (RSI), nota come Repubblica di Salò, tentando di conservare una qualche autonomia all'Italia occupata dai tedeschi e continuare la guerra come loro alleati. Ma sul piano sia politico sia militare, la RSI fu subordinata al potente alleato, che agiva da padrone e governava direttamente ampie porzioni del territorio italiano del nord-est".
  29. ^ Gentile 2015, cap. II, sez. 5.1: "A Mussolini non rimase che fungere da specchietto per le allodole: la sua figura serviva a mascherare l'occupazione tedesca. Sul fatto che il governo da lui presieduto fosse asservito alla Germania non può esserci alcun serio dubbio".
  30. ^ È oggetto di dibattito se tale formazione fosse effettivamente un’occhiata Stato fantoccio (i più concordano) o uno Stato cuscinetto (secondo una corrente minoritaria).
  31. ^ Richard C. Frucht, Eastern Europe: an Introduction to the People, Lands, and Culture, 376, ABC-CLIO, 2005, p. 928, ISBN 1-57607-800-0.
  32. ^ Romania - Armistice Negotiations and Soviet Occupation
  33. ^ Haruhiro Fukui e Inoguchi Takashi, Gendai Nihon Seiji Keizai no Kozu: Seifu to Shijo, in Journal of Japanese Studies, vol. 11, n. 2, 1985, p. 480, DOI:10.2307/132577.
  34. ^ George F. Botjer, A short history of Nationalist China, 1919–1949, Putnam, 1979, p. 180.
  35. ^ Narangoa, Li; Cribb, R.B. (2003). Imperial Japan and national identities in Asia, 1895-1945. Routledge. ISBN 0700714820.
  36. ^ Lloyd I. Rudolph e Hoeber Rudolph, Susanne, Explaining Indian Democracy: The realm of institutions: state formation and institutional change, Oxford University Press; Original from: University of California Press, 2008, p. 58, ISBN 978-0-19-569365-2.
  37. ^ Sankar Ghose, Political ideas and movements in India, Allied Publishers; Original from: [lUniversity of Michigan Press, 1975, p. 136.
  38. ^ Joyce C. Lebra, Japan's Greater East Asia Co-Prosperity Sphere in World War II: Selected Readings and Documents. New York: Oxford University Press, 1975, p. 157, 158, 160
  39. ^ La Turchia (il cui governo dell'epoca era affidato a Bülent Ecevit, capo del CHP, il partito erede del kemalismo) fece valere la clausola prevista dai Treaties of Guarantee and Alliance del 1959, nel quadro del Trattato di Zurigo e Londra, che aveva spianato la via all'indipendenza dell'isola. Per contrastare un eventuale tentativo di sopraffazione di una delle due componenti etnico-religiose cipriote ai danni dell'altra, tanto la Grecia, quanto la Turchia e la Gran Bretagna, in quanto potenze garanti, erano legittimate a intervenire (però solo congiuntamente e per ristabilre lo statu quo ante) ricorrendo alla forza militare.
  40. ^ Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Stato fantoccio", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  41. ^ a b STATI NON RICONOSCIUTI, su treccani.it. URL consultato il 20 settembre 2020.
  42. ^ (RU) Stati non riconosciuti: l’Ossezia del sud, su geopolitics.ru, 28 gennaio 2014. URL consultato il 5 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2014).
  43. ^ Massimiliano Salvo, Dieci ore in Transnistria, il Paese che non c'è, su HuffPost. URL consultato il 20 settembre 2020 (archiviato il 21 luglio 2019; seconda copia archiviata il 20 settembre 2020).
  44. ^ (RU) DNR provozglasila sebja cuverennym gosudarstvom. RIA Novosti, 12 maggio 2014.
  45. ^ (RU) V Luganske ob''javlena narodnaja respublika. Lenta.ru, 28 aprile 2014.
  46. ^ Chiragov and Others v. Armenia, su hudoc.echr.coe.int, ECHR. URL consultato il 20 settembre 2020 (archiviato il 20 settembre 2020).
  47. ^ (FR) Le Maroc ne « reconnaîtra jamais » la République sahraouie, selon un ministre, in Le Monde.fr, 6 febbraio 2017, ISSN 1950-6244 (WC · ACNP). URL consultato il 4 giugno 2017.
  48. ^ (FR) Sahara occidental: face à la présence du Polisario, le Maroc quitte le sommet de Malabo, in RTBF Info, 23 novembre 2016. URL consultato il 4 giugno 2017.
  49. ^ http://paolomarzano.altervista.org/blog/stati-fantoccio/
  50. ^ (EN) John Chay, Buffer States In World Politics, Routledge, 2019, ISBN 978-04-29-71237-1 Capitolo 2: "Lo Stato fantoccio: il problema della sovranità".
  51. ^ Giancarlo Venturini, Il protettorato internazionale, Giuffrè, 1939, digitalizzato nel 2010, p.5.
  52. ^ Marco Sassòli, Application of IHL by and to Proxies: The “Republics” of Donetsk and Luhansk, Lieber Institute, March 3, 2022.
  53. ^ Betty Simpson, Cos’è un governo fantoccio?, su RipleyBelieves.com, gennaio 2022.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]