Sergio Quinzio

Sergio Quinzio con la seconda moglie Anna Giannatiempo

Sergio Quinzio (Alassio, 5 maggio 1927Roma, 22 marzo 1996) è stato un teologo, aforista ed esegeta biblico italiano, tra i più originali del XX secolo[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

«Sono rimasto quello che ero, con il mio obbediente adeguarmi alla situazione, nella consapevolezza dell'impossibilità di cambiarla nel senso decisivo che sento indispensabile, con la mia sorridente disperazione, con la mia, giustamente, sempre più stanca e confusa confusione»

Figlio del capo dei vigili urbani, di origine abruzzese, della natia Alassio (SV), Quinzio trascorse nella cittadina ligure un'infanzia serena e relativamente agiata, fino a quando le brutalità che segnarono le ultime fasi della Guerra non costrinsero la famiglia a riparare a Roma.

Qui il giovane Quinzio si iscrisse alla facoltà di ingegneria, passando poi a filosofia, ma le necessità della famiglia lo convinsero a tentare il concorso presso l'Accademia della Guardia di Finanza, dove entrò nel 1949. Rimarrà in servizio per 17 anni.

Nel 1963 sposò Stefania, figlia del senatore socialista Gaetano Barbareschi, già deputato all'Assemblea Costituente e Ministro del Lavoro nei gabinetti di Ferruccio Parri e Alcide De Gasperi.

Dopo la morte della giovane moglie, dalla quale aveva avuto la figlia Pia, nel 1970 si ritirò in isolamento per quattordici anni a Isola del Piano, un piccolo paese delle Marche, dove continuò i suoi studi della Bibbia. Tra le sue opere è da segnalare il monumentale Un Commento alla Bibbia (1972). Collaborò con diversi quotidiani nazionali (La Stampa, il Corriere della Sera, l'Espresso, Il Giornale di Indro Montanelli[2]).

Si risposò con Anna Giannatiempo, docente all'università di Perugia, nel 1976.

Pensiero[modifica | modifica wikitesto]

Sergio Quinzio nel suo studio (1994)

«Lungo le pagine della Bibbia la salvezza diventa sempre più lontana quanto più appare vicina, è sempre più sfuggente, è pagata sempre più terribilmente, è sempre più implicata nella morte; eppure proprio per questo diventa sempre più necessaria e urgente, più disperatamente dolce. Il rantolo di chi muore esprime un infinito bisogno di vita, come il primo grido di Adamo (Genesi 2, 23[3])[4]»

Già nelle prime opere, come Diario profetico e Religione e futuro, l'autore preferisce l'incrociarsi del motivo autobiografico con le argomentazioni teologiche, sul filo di un disagio esistenziale in cui lo stesso scrivere "è già tradire tutto":

«Sento confusamente tante cose, ma non riesco a distinguerle [...] una incertezza anche maggiore si ha nelle scelte quotidiane: nessuna mi attrae abbastanza, e il non scegliere mi è intollerabile, perché sento che bisogna fare qualcosa. Una grande confusione, per l'impossibilità di essere compresi nel parlare di una cosa qualunque nello scrivere nel piangere nel ridere, sempre, per la solitudine abissale, tanto che devi fingere qualcosa per riempirla, fare e dire qualcosa che non serve, perché non si può stare senza fare e senza dire.»

Nel Commento alla Bibbia (prima edizione 1972), che è l'opera più importante, Quinzio riprende e commenta per citazioni tutte le scritture, dalla Genesi all'Apocalisse, affermando una tesi essenziale: la salvezza portata da Dio all'uomo è una salvezza disperata, perché Dio non è perfettamente onnipotente.[6] L'unica vera speranza consiste nella venuta del Regno promessa da Cristo, in cui i morti risorgeranno e Gesù tornerà per sempre a vivere tra coloro che lo hanno atteso nei millenni.[7]

In Dalla gola del leone (1980), una delle opere più interessanti, troviamo considerazioni intime dolorosamente e sinceramente autobiografiche, nate perlopiù dal carteggio con Anna Giannatiempo, e che si mescolano con intuizioni e riflessioni sulla verità biblica e sulla sua disperata speranza.[8]

«Provo l'umiliazione di non poter dire nulla con chiarezza. Ma in me non è chiaro niente, sebbene fossi partito dall'esigenza di cose chiare e semplici. Tutto si è invece, come nella storia della salvezza, così in me complicato, mediato, trasposto, contraddetto, reso assurdo. Non so se nelle mie giornate soffro, o gioisco, o sono indifferente, se amo o non amo, se ho vissuto davvero tutto quello che credo di aver vissuto.»

Ne La sconfitta di Dio (1992), palesa tutto il senso della debolezza di Dio di fronte all'urgenza di salvezza degli uomini: "E, mentre l'indice addita il futuro sperato, lo addita dall'esperienza di un Dio assente dal mondo, un Dio che deve misteriosamente pervenire alla propria divinità attraverso la lacerazione e la sconfitta" (p. 49).

In Mysterium iniquitatis (1995), dal paolino 2 Tessalonicesi 2, 7[10], prende le profezie di Malachia come spunto per un esito di tipo escatologico: la Chiesa è destinata a scomparire con un'enciclica che sancisce "il dogma del fallimento del cristianesimo nella storia del mondo". E con tale fallimento divenuto vergognosamente insopportabile, scandalosamente insostenibile, l'ultimo papa presagisce anche la fine della Storia.[11][12]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Diario profetico, Guanda, Milano, 1958 (Adelphi, Milano 1996);
  • Religione e futuro, Realtà nuova, Firenze, 1962 (Adelphi, Milano 2001);
  • Giudizio sulla storia, Silva, Milano, 1964;
  • Cristianesimo dell'inizio e della fine, Adelphi, Milano, 1967 (1995; 2014);
  • Laicità e verità religiosa. La religione nella scuola, Armando, Roma, 1970;
  • Le dimensioni del nostro tempo, Rebellato, Cittadella, 1970;
  • I potenti della letteratura, Rusconi, Milano, 1970;
  • Un commento alla Bibbia I, Adelphi, Milano, 1972;
  • Un commento alla Bibbia II, Adelphi, Milano 1973;
  • Un commento alla Bibbia III, Adelphi, Milano, 1975;
  • Monoteismo ed ebraismo, Armando, Roma, 1975;
  • Un commento alla Bibbia IV, Adelphi, Milano 1976;
  • L'impossibile morte dell'intellettuale, Armando, Roma, 1977;
  • La fede sepolta, Adelphi, Milano, 1978 (II ed. 1997);
  • Dalla gola del leone, Adelphi, Milano, 1980
  • L'incoronazione, Armando, Roma, 1981;
  • Silenzio di Dio, Mondadori, Milano, 1982;
  • La croce e il nulla, Adelphi, Milano, 1984 (II ed. 2006);
  • La speranza nell'apocalisse, Ed. Paoline, Milano, 1984;
  • Domande sulla santità, Ed. Gruppo Abele, Torino 1986 (Sonda, Casale Monferrato 2007);
  • Radici ebraiche del moderno, Adelphi, Milano, 1990;
  • Un commento alla Bibbia, (volume unico), Adelphi, Milano 1991;
  • La sconfitta di Dio, Adelphi, Milano, 1992;
  • Mysterium iniquitatis, Adelphi, Milano, 1995;
  • (con Leo Lestingi), La tenerezza di Dio, Liberal Libri 1997 (Castelvecchi, Roma 2013);
  • I Vangeli della domenica, Adelphi, Milano 1998;
  • Dialogo sulla Fede, Medinova (con Associazione culturale Fabrizio De Andrè), Favara 2000;
  • (con Bruno Forte) Solitudine dell'uomo, solitudine di Dio, Morcelliana, Brescia 2003;
  • "Mi ostino a credere". Autobiografia in forma di dialogo, a cura di G. Caramore e M. Ciampa, Morcelliana, Brescia 2006
  • (con Guido Ceronetti) Un tentativo di colmare l'abisso. Lettere 1968-1996, (a cura di) Giovanni Marinangeli, Adelphi, Milano 2014;

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il profeta dell'impazienza, di Paolo Pegoraro, in sanpaolo.org.
  2. ^ Camillo Langone, Gli eretici Quinzio e Ceronetti Ecco i padri della destra divina[collegamento interrotto], Il Giornale, 15 maggio 2014.
  3. ^ Genesi 2, 23, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  4. ^ S. Quinzio, Un commento alla Bibbia III, Adelphi, Milano 1974, p. XXV.
  5. ^ S. Q., Religione e futuro, Realtà Nuova, 1962; Adelphi 2001 (p. 66).
  6. ^ Intervista a S. Quinzio in emsf.rai.it Archiviato il 10 ottobre 2006 in Internet Archive..
  7. ^ Sergio Quinzio su filosofico.net.
  8. ^ Erri De Luca, Il "testamento..."[collegamento interrotto], articolo sul Corriere della Sera, 1997.
  9. ^ Sergio Quinzio, Dalla gola del leone, Adelphi, Milano 1980, pp.41-42
  10. ^ 2 Tessalonicesi 2, 7, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  11. ^ Presentazione del libro "Mysterium iniquitatis" Archiviato il 14 ottobre 2013 in Internet Archive. a cura del professore Vittorio Fantoni, della Facoltà universitaria avventista di Firenze.
  12. ^ Presentazione del libro "Mysterium iniquitatis" sul catalogo dell'Adelphi.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Massimo Iritano, Teologia dell'ora nona (il pensiero di S.Quinzio tra fede e filosofia), Città aperta 2006.
  • Rita Fulco, Il tempo della fine. L'apocalittica messianica di Sergio Quinzio, Diabasis, Reggio Emilia 2007.
  • Luca Grecchi, La verità umana nel pensiero religioso di Sergio Quinzio, Petite Plaisance, Pistoia 2004.
  • Pia Quinzio, Sergio Quinzio. Ritratto di un teologo, in Arte Nomade, n. 7, agosto 2007.
  • Pia Quinzio, Mio padre e io (ricordi di vita con Sergio Quinzio), Armando, Roma 2016.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN51735393 · ISNI (EN0000 0001 0900 5033 · SBN CFIV012218 · BAV 495/241857 · LCCN (ENn79006801 · GND (DE122783174 · BNF (FRcb12193425n (data) · J9U (ENHE987007450767505171 · WorldCat Identities (ENlccn-n79006801