Sacra Consulta

Congregazione della Consulta
Sacra Consulta
Eretto22 gennaio 1588 da papa Sisto V
Soppresso20 settembre 1870
Santa Sede  · Chiesa cattolica
I dicasteri della Curia romana

La Sacra Consulta, più esattamente Sacra Congregazione della Consulta, era un organismo della Curia romana, oggi soppresso.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il Palazzo della Consulta a Roma, sede della Congregazione della Consulta fino al 1870.

La Sacra Consulta fu creata nel 1559 da papa Paolo IV (1559-1565) come commissione speciale. Il pontefice, dopo aver esiliato il cardinal nipote Carlo Carafa sovrintendente a tutti gli affari dello Stato, creò in sua vece una congregazione composta di quattro cardinali[1].
L'organismo fu ufficializzato da papa Sisto V (1585-1590) con la bolla Immensa Aeterni Dei del 22 gennaio 1588. Sisto V denominò il dicastero «Congregazione sopra le consultazioni dello Stato ecclesiastico» (Congregatio decimoquarta pro consultationibus negociorum Status Ecclesiastici)[2]. Il pontefice ne stabilì la composizione: quattro cardinali, il Segretario di Stato in qualità di prefetto, un competente numero di prelati (in genere otto), uno dei quali fungeva da Segretario[3].

Organismo con funzioni amministrative e giudiziarie, assolveva compiti della massima rilevanza, quali l'interpretazione delle leggi, la risoluzione di controversie giurisdizionali, feudali[4] ed amministrative. Era l'istanza suprema cui veniva sottoposto il giudizio sui conflitti tra Comuni e governatori cittadini. Fu, in altre parole, un precursore del moderno Consiglio di stato. Il segretario, alle dipendenze del prefetto, regolava gli affari relativi alle deputazioni dei governatori e dei capitani di giustizia (bargelli) e spediva le «lettere d'ordine». I giudicati della Consulta venivano eseguiti dal governatore di Roma[3].

Clemente XII (1730-40) fece erigere sulla piazza del Quirinale il palazzo della Consulta ove furono sistemati gli uffici degli otto prelati; il tribunale si riunì, invece, nel palazzo di Montecitorio o nelle stanze del Palazzo apostolico[3].

Napoleone soppresse la congregazione il 17 giugno 1809[3]. Dopo la sua caduta, nel 1814, la congregazione fu ripristinata da Pio VII il 1º luglio di quell'anno.
Nel 1833 Gregorio XVI accorpò tutte le sue competenze amministrative alla Segreteria di Stato. Restò in vita il tribunale che era composto di un cardinale prefetto e di quattro prelati dei quali il più anziano era vice-presidente (tale composizione subì, successivamente alcune modifiche); giudicava in grado d'appello e di revisione tutte le cause criminali nonché le cause di lesa maestà[1].
La Congregazione cessò le sue funzioni con la fine dello Stato Pontificio (1870).

Cronotassi dei prefetti[modifica | modifica wikitesto]

Generalmente era il cardinal nipote a ricoprire la carica di prefetto. Ma la norma non fu sempre rispettata. Le eccezioni furono due:

Papa Alessandro VII (1655-67) sottrasse ai cardinal nipoti ogni ingerenza sulla Consulta[2]. Da allora i prefetti furono:

Nel 1809 la Congregazione su sospesa dalla Consulta straordinaria per gli Stati romani. Fu ripristinata il 1º luglio 1814.

Cronotassi dei segretari[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1809 la Congregazione su sospesa dalla Consulta straordinaria per gli Stati romani. Fu ripristinata il 1º luglio 1814.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Congregazione della sacra consulta, Roma, su guidagenerale.maas.ccr.it. URL consultato il 30 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2017).
  2. ^ a b Giustizia, giudici e tribunali fra centro e periferia nello Stato ecclesiastico (secoli XVI-XVII), su dprs.uniroma1.it. URL consultato il 29 gennaio 2017.
  3. ^ a b c d Congregazione della Sacra Consulta, su ricerca.archiviodistatoroma.beniculturali.it. URL consultato il 29 gennaio 2017.
  4. ^ Per esempio, la congregazione esaminava i ricorsi dei vassalli contro i baroni dei feudi.
  5. ^ Alessia Ceccarelli, PINELLI, Domenico, in Dizionario biografico degli italiani, LXXXIII, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2015. URL consultato il 30 gennaio 2017.
  6. ^ Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, pag. 183.
  7. ^ RATTA, Dionisio, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  8. ^ Documenti autentici relativi all'arresto deportazione e trattamento del sommo pontefice Pio VII, Perugia 1814, pag. 75.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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