Sé (coscienza)

Il , dal punto di vista introspettivo, è considerato il nucleo della personalità, indicato col pronome di terza persona singolare per distinguerlo dall'Io, cioè dalla sua immagine riflessa nella quale la coscienza normalmente si identifica.[1] Pur assumendo diversi significati in ambito psicologico, educativo, sociologico, filosofico e teologico, rappresenta generalmente il principio superiore dell'individuo, di cui secondo un'interpretazione esoterica porterebbe iscritto il destino e le linee guida della sua condotta esistenziale.[2]

Il sé nella psicologia analitica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Sé (psicologia analitica).

Lo psicologo analista Carl Gustav Jung definisce il (Selbst) come la totalità psichica rispetto a cui l'io, la nostra parte cosciente, è solo una piccola parte. Il sé come totalità è indescrivibile e non si può separare dall’immagine di Dio. Esso si presenta come una personalità superiore (re, eroe, profeta, Buddha, Cristo, eccetera) o con simboli di totalità (quadrato, cerchio, sfera, croce, mandala) rappresenta infatti una sintesi degli opposti e può apparire come l’unificazione dei contrari (come il tao).[3]

Egli ritiene che compito dell'attività analitica sia quella di istituire un rapporto gerarchico tra sé e io, tra la totalità e la parte, in grado di soddisfare le condizioni per una ripresa del movimento evolutivo che lui chiama "individuazione" e che era stato arrestato dalla nevrosi conseguente a un irrigidimento delle istanze dell'Io rispetto ai bisogni individuativi del sé.

«Il sé può essere definito un principio interiore di guida, distinto dalla personalità conscia, e tale che può essere individuato solo tramite l'interpretazione dei sogni dei vari soggetti. I sogni dimostrano che esso è il centro regolatore che determina la maturazione e l'espansione costante della personalità. Ma questo elemento così ampio, in cui sembra incentrarsi quasi la totalità della psiche, si rivela, a tutta prima, solo come una possibilità innata. Può emergere lentissimamente, o può svilupparsi, in maniera relativamente completa, solo nel corso dell'intero ciclo vitale del soggetto. Fino a che punto, in concreto, esso possa svilupparsi dipende dalla circostanza che l'ego sia, o meno, disposto a seguire i messaggi che gli giungono dal sé.»

Il sé nella psicologia del Sé[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Psicologia del Sé.

Il sé è il costrutto fondante della psicologia del Sé, orientamento psicoanalitico sviluppato da Heinz Kohut. Secondo tale approccio, il sé rappresenta la totalità psichica dell'individuo che si sviluppa e si consolida in funzione dell'Io ed emerge tramite il riconoscimento empatico dell'altro, cioè con il "diverso da sé". L'autore lascia volutamente indefinito il concetto: nel 1971 scrive: "Il sé...è, come tutta la realtà... non conoscibile nella sua essenza... Possiamo descrivere le varie forme coese in cui il sé appare, possiamo mostrare i vari costituenti che lo compongono... e spiegarne genesi e funzioni. Possiamo fare tutto questo, ma non conosceremo ancora l'essenza del sé come differenziata dalle sue manifestazioni".[4]

Il sé in altri ambiti del sapere[modifica | modifica wikitesto]

La coscienza di sé è anche la caratteristica primaria che differenzia l'intelletto degli uomini dalla mente degli animali, i quali non possiederebbero il pensiero ma solo la sensazione di esistere.[5] Nell'induismo, in particolare, il Sé è definito "Ātman", espressione che nell'Advaita Vedānta sta a indicare l'intima essenza dell'individuo, ed è utilizzato anche come pronome riflessivo.[6] Assumendo in origine il significato di «respiro vitale», l'Atman è il principio primo della soggettività, che nel suo fondo riflette però l'oggettività del cosmo, denominato Brahman: avviene così che nell'interiorità più recondita il Sé individuale giunge a coincidere con la totalità universale, in un'identità di macrocosmo e microcosmo.[7]

In Occidente la coscienza di sé è stata spesso il fondamento della riflessione di numerosi filosofi, i quali hanno espresso l'importanza di approdare a se stessi prima di iniziare l'indagine delle verità assolute: l'autocoscienza cioè come presupposto della conoscenza, sintetizzato dal motto delfico conosci te stesso, il quale «ha assunto una posizione di esortazione morale di carattere strettamente filosofico soprattutto con Socrate – il cui messaggio ruota per intero intorno a questo perno teoretico – e nell'ambito della cultura occidentale ha poi avuto una Wirkungsgeschichte, ossia una "storia di effetti" di straordinaria portata».[8]

Sin dall'antica Grecia, così, il "pensiero di sé" ha assunto i connotati di una sorta di «coscienza morale» di ispirazione divina,[9] manifestandosi talora come la presenza di un daimon o demone interiore,[10] oppure nel cristianesimo, soprattutto esoterico, come la voce dell'angelo custode o di uno spirito guida, identificabile con l'autentica natura dell'anima umana.

«Quando l'uomo si è incarnato per la prima volta ha potuto guardare in alto a uno spirito superiore e dirsi: "tu devi diventare come lui che ti guida di incarnazione in incarnazione". Che si dica: "l'uomo guarda in alto al suo Sé superiore al quale deve diventare sempre più simile"; oppure che si dica, nel senso dell'esoterismo cristiano: "l'uomo guarda in alto a un Angelo come a un grande modello", si tratta fondamentalmente della stessa cosa.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Fabrizio Desideri, L'ascolto della coscienza: una ricerca filosofica, pag. 202, Feltrinelli, 1998.
  2. ^ Chris Griscom, Estasi. Il sé superiore in azione, Mediterranee, 1997.
  3. ^ Adriana Mazzarella, Alla ricerca di Beatrice. Dante e Jung, Edra, 2015, p. 572, ISBN 978-88-214-4070-0. URL consultato l'11 febbraio 2021.
  4. ^ Allen Siegel, Heinz Kohut and the psychology of the self., Prima edizione, New York, Routledge, 1996, p. 140, ISBN 978-0415086387.
  5. ^ Rudolf Steiner, Teosofia. Un'introduzione alla conoscenza sovrasensibile del mondo e del destino dell'uomo (1918), trad. it. di Emmelina de Renzis, pag. 56, Milano, Carlo Aliprandi editore, 1922.
  6. ^ Joseph Masson, Mistiche dell'Asia. L'esperienza religiosa dell'induismo, buddhismo e Islam, pag. 55, trad. it. di A. Piattelli, Città Nuova, 1995.
  7. ^ Joseph Masson, Mistiche dell'Asia, op. cit., pag. 56.
  8. ^ Giovanni Reale, prefazione all'opera di Pierre Courcelle, Conosci te stesso, Vita e Pensiero, 2001.
  9. ^ Monique Canto-Sperber, Socrate, ne Il sapere greco. Dizionario critico, vol. II, pag. 296, Torino, Einaudi, 2007.
  10. ^ Paolo De Bernardi, Socrate, il demone e il risveglio, in «Sapienza», vol. 45, pagg. 425-43, Napoli, ESD, 1992.
  11. ^ Testo orig.: Die Entwicklung von Erde und Mensch - Bd. 1, traduzione di Giusi Graziuso, Archiati Verlag, 2008.

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