Romanzo di formazione

Il romanzo di formazione o Bildungsroman (dal tedesco) è un genere letterario riguardante l'evoluzione del protagonista verso la maturazione e l'età adulta tramite prove, errori, viaggi ed esperienze, nonché la sua origine storica. In passato lo scopo del romanzo di formazione era quello di promuovere l'integrazione sociale del protagonista, mentre oggi è quello di raccontarne emozioni, sentimenti, progetti, azioni, svelate nella loro genesi interiore.

Si tratta di un genere peculiare perché verte su una formazione che spesso non riguarda solo il protagonista ma coinvolge anche il lettore.[1]

Etimologia e caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

«Secondo Goethe, "il tedesco si serve opportunamente del termine Bildung, per indicare sia ciò che è già stato prodotto, sia ciò che sta producendosi". L'etimologia del sintagma risale ad una radice germanica bil, che parla di potere miracoloso, magia: è la magia implicita nell'apparire dell'immagine.
Il testo, in questo senso, non è contenuto appartenente ad un canone, non è dato una volta per tutte, ma appare e riappare in ogni istante, come per magia, diverso.

Ecco dunque il Bildungsroman, il "romanzo di formazione", che guarda all'apparire della persona, alla sua origine: descrive così, dal di dentro, osservate nel loro nascere, attraverso le emozioni, le passioni, i dolori e le continue scoperte, l'evolversi del protagonista verso la maturità e l'età adulta. […] Non c'è formazione senza trasformazione, senza auto-formazione»

Il Bildungsroman può rientrare in diverse categorie: romanzo psicologico-intimistico, romanzo di ambiente e costume, romanzo didattico-pedagogico[3]. Può usare diverse formule tra le quali quella del romanzo storico, del romanzo autobiografico[4] e del romanzo epistolare.

Il genere attiene alle età della vita che precedono il disciplinamento adulto: l'infanzia, l'adolescenza, la gioventù. Entrate in letteratura fra la seconda metà del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, grazie alla scrittura autobiografica ispirata al modello di Rousseau[5] e al Bildungsroman[6], «queste stagioni esistenziali acquistano un’importanza notevole fra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. In modi diversi, Tolstoj, George Eliot, Dostoevskij (e Nievo in Italia) danno profondità narrativa alle età informi della vita, alle epoche della scoperta e dell’esperienza»[7].

Tra la fine dell'Ottocento e l'età del modernismo, l'infanzia e l'adolescenza animeranno un'altra stagione del Bildungsroman europeo[8], nella quale vi è chi annovera lo stesso Kafka[9]; per converso, alcuni spunti letterari del decadentismo[10] si realizzeranno «nel fallimento di qualsiasi ipotesi di ‘maturazione’, intesa come progresso di un percorso efficacemente formativo, cioè capace di portare le qualità intellettuali, morali, spirituali del soggetto ad un livello superiore»[11].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Sebbene la critica letteraria ritrovi ascendenti pertinenti fin nella Telemachia (nell'Odissea di Omero), strettamente parlando il romanzo di formazione è un genere tipico della narrativa tedesca (Bildungsroman). Il più noto documento è Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister del 1796 di Johann Wolfgang Goethe, in cui il protagonista, un giovane borghese, viene iniziato alla vita e all'arte attraverso un viaggio che è sia materiale che spirituale attraverso l'Europa. Nel 1801 Novalis (pseudonimo di Friedrich Leopold von Hardenberg) pubblica Enrico di Ofterdingen ove, in polemica con Goethe, esalta la ricerca del "fiore azzurro" simbolo della poesia pura. Alquanto significativa è, al proposito, la duplice versione (1855 e 1880) di Enrico il verde, di Gottfried Keller, che nella prima edizione conclude con l'esaltazione dell'individualismo, nella seconda con l'impegno sociale.

Il romanzo di formazione fiorisce pure in Francia, dopo l'antefatto settecentesco rappresentato dall'opera di Jean-Jacques Rousseau[12]. Stendhal (pseudonimo di Henri Beyle) nel 1830 inaugura il romanzo realistico con Il rosso e il nero, storia di un arrivista che alla fine delle sue esperienze si rende conto che il suo vero io si era espresso nell'amore disinteressato; Gustave Flaubert nel 1869 con L'educazione sentimentale racconta il fallimento di una grande ambizione che sperava di potersi realizzare nella capitale parigina.

In Inghilterra, agli albori di quella che sarà la grande stagione del romanzo inglese, nel Settecento autori come Henry Fielding con Tom Jones e Samuel Richardson con Pamela (sebbene quest'ultimo paradigmaticamente molto diverso nella struttura da altri romanzi di formazione più propriamente detti) narrano il cammino di un giovane, dalla crisi iniziale, attraverso svariate peripezie, all'immancabile lieto fine. Si arriverà poi a Charles Dickens con David Copperfield, romanzo autobiografico del 1850, in cui descrive dolori paure e innamoramenti dell'infanzia che si concludono con un felice inserimento sociale, con l'amore e la sconfitta dell'infingardaggine e dell'immoralità. Charlotte Brontë nel 1847, con il drammatico Jane Eyre, scandalizza per la descrizione della passione amorosa della protagonista. George Eliot (pseudonimo di Mary Ann Evans) nel 1872 pubblica a puntate Middlemarch: studi di vita in provincia, interessante saggio di psicologia e descrizione d'ambiente.

In Italia è possibile citare Ippolito Nievo per Le confessioni d'un italiano, pubblicato postumo nel 1867, in cui l'autore rivive la propria infanzia alla luce della raggiunta maturità che allude alla raggiunta unità nazionale[13].

Più recentemente nel 1906 lo scrittore austriaco Robert Musil nell'autobiografico I turbamenti del giovane Törless, in una vita di collegio con esperienze abiette, racconta il passaggio dalla fanciullezza alla virilità e la scoperta delle contraddizioni della società borghese. Lo scrittore irlandese James Joyce nel 1917 nel Ritratto dell'artista da giovane, più conosciuto in Italia col titolo di Dedalus, esprime le emozioni dell'infanzia, i turbamenti della pubertà, le insoddisfazioni della giovinezza, ed infine, come Dedalo, la fuga da Dublino che lo imprigiona per approdare "esule" nel continente. Nel 1947 nel Doctor Faustus di Thomas Mann, si ritrovano simboleggiate le farneticazioni naziste nelle vicende del protagonista che impazzisce dopo aver composto un pezzo di musica dodecafonica che spazza via le leggi musicali[14].

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

Come romanzi di formazione possono essere considerate significative come esempi diverse opere.

Cinquecento[modifica | modifica wikitesto]

Seicento[modifica | modifica wikitesto]

Settecento[modifica | modifica wikitesto]

Ottocento[modifica | modifica wikitesto]

Novecento[modifica | modifica wikitesto]

Duemila[modifica | modifica wikitesto]

Varianti narrative[modifica | modifica wikitesto]

Tra le varianti del genere vi è l'Entwicklungsroman ("novella dello sviluppo")[15], l'Erziehungsroman ("novella della fase educativa") ed il Künstlerroman ("novella della formazione artistica"). Il termine è anche usato per descrivere i coming-of-age films (cinema di genere adolescenziale) ed i modelli narrativi sviluppati con altre forme di comunicazione visiva[16].

Nel 2001, Janet Tashjian, con il romanzo The Gospel According to Larry, inaugura l'era del romanzo di formazione ambientato nell'epoca digitale: «in questo romanzo, pur non trattando di una piattaforma social ma di un "blog", si può evidenziare come l’utilizzo dei social media da parte degli adolescenti rappresenti uno strumento attraverso cui esprimere i propri pensieri o opinioni e nello stesso tempo rappresenti un momento di riflessione sui propri ideali e valori (…) Il romanzo, di cui è protagonista un adolescente ed è destinato ad un pubblico di lettori adolescenti, evidenzia la difficoltà del processo di costruzione dell’identità collocandosi nel genere dei romanzi di formazione»[17].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il romanzo di formazione (PPTX), su docenti.unior.it, Università di Napoli "L'Orientale". URL consultato l'8 aprile 2023.
  2. ^ in FOR, Rivista Aif per la formazione, vol. 1, n. 90, gennaio-marzo 2012, pp. 47-48.
  3. ^ Krienke, Markus, Le tracce filosofiche nella letteratura: autorealizzazione nel superamento del sé nei Promessi Sposi (Manzoni-Rosmini), nel Faust (Goethe-Hegel) e nel Demian (Hesse-Jung), Pisa, Fabrizio Serra (Per la filosofia: filosofia e insegnamento), XXXIV, 100-101, 2017.
  4. ^ Andrea Inglese, Romanzo e individualismo: una genealogia dell'homo clausus, Milano: Franco Angeli, Società degli individui. Fascicolo 32, 2008.
  5. ^ Egle Becchi, Chi racconta a chi: personaggi e strategie di testi pedagogici rousseauiani, Pisa (Fabrizio Serra, Rassegna di pedagogia: Pädagogische Umschau: trimestrale di cultura pedagogica), LXX, 1 2, 2012.
  6. ^ Cfr. F. Orlando, Infanzia, memoria e storia da Rousseau ai romantici, Padova, Liviana, 1966.
  7. ^ G. Mazzoni, Teoria del romanzo, Bologna, Il Mulino, 2011, p. 344.
  8. ^ Cfr. F. Moretti, «Un'inutile nostalgia di me stesso». La crisi del romanzo di formazione europeo, 1898-1914, Torino, Einaudi, 1999.
  9. ^ Brion Charles, «Le Disparu de Franz Kafka: un anti-Wilhelm Meister?», Revue de littérature comparée, 2016/1 (nº 357), pp. 31-46.
  10. ^ Peter Arnds, The Boy with the Old Face: Thomas Hardy's Antibildungsroman "Jude the Obscure" and Wilhelm Raabe's Bildungsroman "Prinzessin Fisch", in German Studies Review, vol. 21, n. 2 (May, 1998), pp. 221-240.
  11. ^ Renato Ricco, Gli indifferenti o la tragedia mancata del borghese ‘ohne Eigenschaften’, Napoli, Loffredo Editore (Critica letteraria, n. 4, 2007), p. 788; secondo cui già in Oblomov c'è la storia simultanea di un percorso pedagogico e del suo fallimento, per cui «si può quasi parlare di un anti–Bildungsroman, dove addirittura coloro che sono preposti ad educare, Olga e Stolz, diventano soggetti di una rieducazione».
  12. ^ Mark J. Temmer, Rousseau's "La Nouvelle Héloïse" and Goethe's "Wilhelm Meisters Lehrjahre", in Studies in Romanticism, vol. 10, n. 4, Jean-Jacques Rousseau (Fall, 1971), pp. 309-339.
  13. ^ Bascherini Gianluca, Carlino's way. Appunti su Le confessioni di un italiano di I. Nievo, Milano: Franco Angeli, Ritorno al diritto: i valori della convivenza. Fascicolo 4, 2006, p. 119.
  14. ^ Risalendo al conflitto padre-figlio nel Tonio Kröger dello stesso autore, vi è chi ha riconosciuto nel Bildungsroman un "carico di violenza che, sebbene indiretta, scuote la coscienza del lettore": Alessandro Voltolin, Le ragioni dei vinti. Sguardo sull'arte sequenziale extra-europea, Milano: Franco Angeli, Costruzioni psicoanalitiche. Fascicolo 1, 2007, p. 110.
  15. ^ Heike Hartung, The Limits of Development? Narratives of Growing Up/Growing Old in Narrative, Amerikastudien/America Studies, Vol. 56, No. 1, Age Studies (2011), pp. 45-66.
  16. ^ Locatelli Massimo, Lo sguardo del cineturista: cinematografia amatoriale e pratiche di consumo turistico, Milano: Vita e Pensiero, Comunicazioni sociali. SET. DIC., 2005.
  17. ^ Michela Mancini, I Social Network in letteratura e nelle arti: usi e costumi del terzo millennio, Milano, Franco Angeli (Educational reflective practices), n. 1, 2013, pp. 33-34.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Franco Moretti in Il romanzo di formazione (Einaudi, 1999) ha riassunto i compiti fondamentali del romanzo di formazione dell'Ottocento: tenere sotto controllo l'imprevedibilità del mutamento storico incardinandola nella rappresentazione della gioventù, mettere a fuoco la natura flessibile della «esperienza» moderna, rappresentare la socializzazione delle classi medie europee. Tale narrativa ha svolto una funzione pedagogica e moralistica che, dopo il conflitto mondiale, ha difficoltà ad esprimersi ancora perché esso ha mostrato l'insignificanza dell'esistenza individuale[1].

Il filosofo e critico ungherese György Lukács ha dedicato molte riflessioni a questo genere. I contributi più importanti sono nella Teoria del romanzo (1916) e nel conseguente e successivo Il romanzo come epopea borghese (1935), pubblicato in Italia in una raccolta curata da Vittorio Strada dal titolo Problemi di teoria del romanzo (Einaudi, 1976). Altri saggi sul Meister, Flaubert ecc. sono contenuti nei Saggi sul realismo (Einaudi, 1956). Anche John McDowell[2], Richard Eldridge[3] e Michail Bachtin[4] hanno trattato l'argomento.

La crisi del romanzo di formazione coincide con la messa in discussione della pedagogia e con l'affermarsi di un nuovo modo di narrare che, parafrasando Niccolò Ammaniti, consiste nell'entrare nella testa dei personaggi e raccontarne l'agire dal di dentro[5]. Si spiega così anche la scarsa saggistica sull'argomento. Oltre al già citato Franco Moretti, in Italia si trovano solo Mariolina Bertini, Saggi sul romanzo di formazione (Liguori, 1985) e Graziella Sereni, Il romanzo di formazione nella narrativa degli ultimi anni (Comunicazione Chiavari, 2004).

Facendo il punto di queste importanti intuizioni, la poetica del romanzo di formazione è stata quindi oggetto del convegno Il romanzo di formazione nell'Ottocento e nel Novecento indetto a Firenze per i giorni 6, 7, 8 giugno 2005 dal MOD (Società italiana per lo studio della modernità letteraria) e dal Dipartimento di italianistica della Università di Firenze: nel suo ambito, tra l'altro, si è studiato il periodo novecentesco attraverso tre opere - Agostino, L’isola di Arturo, Ernesto - rilevando che "se (...) il nucleo genetico del Bildungsroman settecentesco era volto ad illustrare «la scoperta della giovinezza» focalizzandosi sui processi di socializzazione del protagonista, nelle tre opere prese in considerazione, Giovanna Rosa mette invece in evidenza come l’attenzione si sposti sulla «stagione traumatica e inquieta dell’adolescenza», fermandosi sul limen dell’età adulta"[6].

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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  1. ^ Kirsten, Guido; Hackler, Ruben; Quantitative, computational, materialistic: an interview with Franco Moretti on literary history, Pisa: Fabrizio Serra, Storiografia: XXI, 2017.
  2. ^ John McDowell, Mind and World (Harvard University Press, 1994.
  3. ^ Richard Eldridge, On Moral Personhood: Philosophy, Literature, Criticism, Self-Understanding (University of Chicago Press, 1989).
  4. ^ Di lui si vedano i due libri Estetica e romanzo (1979) e L'autore e l'eroe (1980).
  5. ^ Contesta invece la stessa validità euristica della categoria Marc Redfield, Phantom Formations: Aesthetic Ideology and the "Bildungsroman", Cornell University Press (1996).
  6. ^ Spignoli, Teresa, Schedario, Cadmo, Studi italiani. Anno XIX, N. 2, LUG.-DIC. 2007, pp. 278-279.