Quomodo adolescens poetas audire debeat

Quomodo adolescens poetas audire debeat
Titolo originaleΠῶς δεῖ τὸν νέον ποιημάτων ἀκούειν
Altri titoliCome un giovane debba ascoltare i poeti
Busto moderno di Plutarco nella sua Cheronea.
AutorePlutarco
PeriodoI-II secolo
Generesaggio
Sottogeneremorale
Lingua originalegreco antico
SerieMoralia

Quomodo adolescens poetas audire debeat (noto anche come De audiendis poetis) è un saggio morale-pedagogico di Plutarco, incluso nei suoi Moralia.

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Il saggio di Plutarco sullo studio della poesia[1] non è una discussione degli elementi essenziali della poesia, né un'analisi dei suoi vari generi alla maniera della Poetica di Aristotele ma si occupa della poesia solo come mezzo per formare i giovani in preparazione allo studio della filosofiaː infatti, una certa esperienza con le metafore che si trovano nella poesia, secondo l'opinione dell'autore, farà sembrare le dottrine filosofiche meno strane quando si incontreranno nello studio effettivo della filosofia.

Questa formazione deve essere impartita non limitando la lettura a passaggi selezionati, ma insegnando ai giovani a riconoscere e ignorare il falso e il favoloso nella poesia, a scegliere sempre la migliore interpretazione, e, nei passaggi immorali in cui l'arte è impiegata per se stessa. Tali passaggi possono essere compensati da altri passaggi dello stesso autore o di un altro autore e, come ultima risorsa, si può provare a comporre versi per renderli conformi a uno standard etico più elevato.

La filologia, in senso stretto, dice Plutarco, è una scienza in sé, e la sua conoscenza non è essenziale per la comprensione della letteratura; d'altra parte, Plutarco insiste fortemente sul fatto che un esatto apprezzamento delle parole e del loro significato in contesti diversi sia indispensabile per la comprensione di qualsiasi opera di poesia.

I vari punti del saggio[2] sono illustrati da abbondanti citazioni tratte principalmente da Omero, Esiodo, Archiloco, Pindaro, Simonide, Teognide, Eschilo, Sofocle, Euripide e Menandro, accompagnate da molte osservazioni acute e intelligenti, che attestano l'ampia e attenta lettura degli autori classici da parte di Plutarco.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ 14D-37B.
  2. ^ N. 103 nel Catalogo di Lampria.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Plutarco, Moralia II, a cura di Giuliano Pisani e Leo Citelli, Pordenone, Biblioteca dell'immagine, 1990
  • (GRCIT) Plutarco, Come ascoltare i poeti, introduzione, traduzione e note di Giuliano Pisani, in Tutti i Moralia, prima traduzione italiana completa, coordinamento di Emanuele Lelli e Giuliano Pisani, Milano, Bompiani, 2017, pp. 26-65, ISBN 978-88-452-9281-1.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN209957876 · BAV 492/35047 · LCCN (ENno95039043 · GND (DE4357539-0 · BNF (FRcb125515615 (data) · J9U (ENHE987007601356605171