Quaderni piacentini

Quaderni piacentini
StatoBandiera dell'Italia Italia
Linguaitaliano
Periodicitàtrimestrale
Generepolitica
Fondazione1962
Chiusura1984
 

Quaderni piacentini fu una rivista politica trimestrale fondata e diretta da Piergiorgio Bellocchio e Grazia Cherchi nel marzo del 1962 a Piacenza con il sottotitolo "a cura dei giovani della sinistra"[1][2][3], come prolungamento dell'attività del circolo "Incontri di cultura" di Piacenza[4]. Insieme alle altre riviste di stampo marxista e gramsciano[5] nate durante gli anni Sessanta, Quaderni Piacentini ha giocato un ruolo rilevante nella costruzione dei fondamenti ideologico-organizzativi della Sinistra extraparlamentare italiana post-sessantottina[6][7].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il primo numero della rivista, che come il secondo numero uscì tirato a ciclostile, recava l'intestazione "Piacenza" e "numero unico"[8]. Il secondo fascicolo uscì nell'aprile con il numero '1 bis'[9], mentre il terzo, che si presentava doppio, era a stampa[10].

Al direttore responsabile Piergiorgio Bellocchio si affiancarono, dal n. 16, prima Grazia Cerchi[11] e poi dal n. 28, Goffredo Fofi[12]. Nel 1971 venne costituito il "Comitato di direzione": i primi componenti di tale organo direttivo furono Bianca Beccalli, Piergiorgio Bellocchio (ancora direttore responsabile), Grazia Cherchi, Francesco Ciafaloni, Carlo Donolo, Goffredo Fofi, Edoarda Masi, Michele Salvati e Federico Stame[13].

Tra i collaboratori, inoltre, Franco Fortini, Augusto Vegezzi, Sergio Bologna, Giovanni Giudici, Goffredo Fofi, Giancarlo Majorino, Giacomo Marramao, Luciano Amodio, Edoarda Masi, Roberto Roversi, Mario Isnenghi, Alberto Asor Rosa, Cesare Cases, Renato Solmi, Sebastiano Timpanaro, Guido Viale[14][15], e quindi anche, dal 1983, Gad Lerner, Franco Moretti, Roberto Moscati e Stefano Nespor.

La rivista attraversò diverse fasi dalla sua fondazione:

  • La prima fase giunge fino ai nn. 14 e 15 che vanno dal 1962 al 1964 ed è caratterizzata dalla coesistenza della componente socialista e quella più attenta ai fenomeni del mondo giovanile.
  • La seconda fase, che è quella che possiede una maggiore impronta culturale, arriva fino al n. 23-24 e va dal 1964 al 1965.
  • La terza fase, che arriva fino al n. 32 e va dal 1966 al 1967, presenta numerosi documenti di informazione e controinformazione sulla sinistra americana e sulle lotte antimperialiste.
  • La quarta fase con i quattro fascicoli pubblicati nel 1968 (nn. 33-36) e il successo di copie vendute[16].
  • La quinta fase che comprende tutti gli anni 1970 risulta divisa in una fase pre 1976 e una fase post 1976 ed è caratterizzata da importanti riflessioni sui temi che riguardano la crisi degli anni '70, sia a livello economico, politico, culturale, nazionale ed internazionale. Dal 1975 in poi viene dato largo spazio all'analisi della società italiana e di tutti i fenomeni connessi. Sono di questo periodo gli articoli che affrontano i dibattiti sul terrorismo, sulla risposta giuridico-legislativa dello Stato, sul garantismo, sulla nuova classe operaia e il sindacato.
  • L'ultima serie, dal 1981 alla chiusura (1984) è edita da Franco Angeli che, mantenendo in gran parte il precedente gruppo dirigente, prosegue in quella che era stata l'impostazione del periodico negli ultimi tempi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giovanni Bechelloni (a cura di), Cultura e ideologia nella nuova sinistra, Milano, Edizioni di comunità, 1973, p. 6.
  2. ^ Goffredo Fofi e Vittorio Giacopini (a cura di), Prima e dopo il '68. Antologia dei Quaderni piacentini, Roma, Minimum Fax, 1998, p. 5.
  3. ^ Serena di Ceglie (a cura di), Grazia Cherchi. Un editor che ha lasciato il segno, Roma, Oblique, 2009, p. 5.
  4. ^ Fofi, Giacopini, Prima e dopo il '68, p. 5.
  5. ^ Fofi, Giacopini, Prima e dopo il '68, p. 9.
  6. ^ Simona Colarizi, Storia del Novecento italiano, Milano, BUR, 2000, p. 400.
  7. ^ È inoltre da rilevare il fatto che uno dei più importanti contributi ideologici al movimento del Sessantotto, ossia Contro l'università di Guido Viale sia stato pubblicato per la prima volta proprio su Quaderni piacentini. Si veda «Quaderni piacentini», n. 33, febbraio 1968, pp. 2-28
  8. ^ «Quaderni piacentini», numero unico, marzo 1962, p. 1
  9. ^ «Quaderni piacentini», n. 1 bis, aprile 1962, p. 1
  10. ^ «Quaderni piacentini», n. 2-3, luglio 1962
  11. ^ «Quaderni piacentini», n. 16, maggio-giugno 1964, p. 2
  12. ^ «Quaderni piacentini», n. 28, settembre 1966, p. 2
  13. ^ «Quaderni piacentini», n. 43, aprile 1971, p. 2
  14. ^ Nello Ajello, Il lungo addio. Intellettuali e PCI dal 1958 al 1991, Roma-Bari, Laterza, 1997, p. 40.
  15. ^ Fofi, Giacopini, Prima e dopo il '68, pp. 9-10.
  16. ^ Per i dati statistici relativi alle pubblicazioni si veda:Bechelloni, Cultura e ideologia della nuova sinistra, pp. 28-31 e Fofi, Giacopini, Prima e dopo il '68, p. 8

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Bechelloni (a cura di), Cultura e ideologia nella nuova sinistra, Milano, Edizioni di comunità, 1973.
  • Goffredo Fofi e Vittorio Giacopini (a cura di), Prima e dopo il '68. Antologia dei Quaderni piacentini, Roma, Minimum Fax, 1998, ISBN 88-86568-51-7.
  • Serena di Ceglie (a cura di), Grazia Cherchi. Un editor che ha lasciato il segno, Roma, Oblique, 2009.
  • Nello Ajello, Il lungo addio, Roma-Bari, Laterza, 1997, ISBN 88-420-5323-6.
  • Simona Colarizi, Storia del Novecento italiano, Milano, BUR, 2000, ISBN 9788817118767.
  • Giuseppe Vettori (a cura di), La sinistra extraparlamentare in Italia, Roma, Newton Compton, 1973.
  • Eugenio Gazzola, film, I Quaderni piacentini, Istituto di Storia della Resistenza e dell'Età contemporanea di Piacenza, 2018.
  • Emanuele Zinato, Ciclostilati in proprio: la critica dei «Quaderni Piacentini», in Francesco Bortolotto, Eleonora Fuochi, Davide Antonio Paone e Federica Parodi (a cura di), Sistema periodico. Il secolo interminabile delle riviste, Bologna, Pendragon, 2018, pp. 173-188.
  • Eugenio Gazzola, Il quaderno dei Quaderni piacentini - Le interviste del film, Piacenza, Scritture - Isrec Piacenza, 2020.

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