Proemio

Il proemio è la parte introduttiva di un poema, di un trattato, di un'orazione, di un discorso.

I proemi vengono raccontati dagli aedi, persone anziane e ricche di cultura, che erano degne di rispetto.

Può anche significare premessa, preambolo, ma con proemio si intende solitamente la parte iniziale di un’opera epica.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Proemio, infatti, deriva dal latino prooemium che, a sua volta, viene dal greco προοίμιον, composto da πρό che vuol dire «avanti» e da οἶμος «strada» ma anche «canto, melodia»: quindi il proemio è ciò che introduce un canto, una melodia, una poesia.

Il proemio ha uno scopo duplice: serve da introduzione a tutto il poema epico e riassume in poche parole quanto segue, mettendo in evidenza quello che sta a cuore al poeta.

Il termine presuppone un notevole impegno letterario e stilistico. Le caratteristiche fondamentali di un proemio sono:

  1. l'invocazione alla Musa ispiratrice;
  2. la protasi: riassunto o presentazione della vicenda;
  3. le prime parole (generalmente in accusativo) che indicano l'argomento dell'intero poema.

Altro elemento spesso presente è la dedica. L'Orlando furioso è dedicato ad Ippolito d'Este, la Gerusalemme liberata ad Alfonso II d'Este.

Il proemio è a tutti gli effetti un testo narrativo, in quanto possiede contenuti identici: azioni di gesta eroiche, tempo reale ed antico, spesso espresso con passato remoto, spazio e personaggi coraggiosi.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'etimologia della parola è greca: deriva infatti da πρός ("davanti") e οίμος ("melodia").

Esempi[modifica | modifica wikitesto]

Ecco l'incipit dei tre poemi antichi più famosi:

L'incipit dei due maggiori poemi cavallereschi della letteratura italiana è il seguente:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ L'incipit della Gerusalemme liberata riprende evidentemente quello dell'Eneide virgiliana. Il "capitano" è Goffredo di Buglione, condottiero dei Crociati.

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