Pop sperimentale

Pop sperimentale
Origini stilisticheMusica pop
musica sperimentale
musica elettronica
Origini culturalianni cinquanta e anni sessanta, Stati Uniti e Regno Unito
Strumenti tipicivoce, chitarra, basso, batteria, tastiera, strumentazione elettronica
Popolaritàbassa
Generi derivati
Trip hop
Generi correlati
Art pop, elettropop, jazz d'avanguardia, rock sperimentale, pop ipnagogico
Categorie correlate
Gruppi musicali pop sperimentale · Musicisti pop sperimentale · Album pop sperimentale · EP pop sperimentale · Singoli pop sperimentale · Album video pop sperimentale

Il pop sperimentale[1][2] è uno stile musicale che tenta di superare le consuetudini del genere pop[3][4] o di inserire componenti di musica pop in altre espressioni sonore.[5]

Nato in un periodo compreso fra gli anni cinquanta e sessanta, il pop sperimentale si caratterizza per l'uso frequente dell'elettronica e incorpora tecniche sperimentali quali la musica concreta e quella aleatoria. Fra gli artisti dello stile si contano Brian Eno, Laurie Anderson,[6] Björk,[7] Stereolab,[8] Scott Walker,[9] Panda Bear,[10][11] Animal Collective,[12][13] Ariel Pink,[14] Julia Holter,[15] John Maus,[16][17] Micachu,[18] A.R. Kane,[19] Grimes,[20][21] JG Thirlwell,[22] e Kate NV.[23]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Anni cinquanta – anni sessanta[modifica | modifica wikitesto]

The Beach Boys (1971)

Secondo l'autore Bill Martin, il pop sperimentale nacque in contemporanea al jazz sperimentale, emergendo come un "nuovo tipo di avanguardia" dalle circostanze storiche e materiali dell'epoca.[5] Nella musica pop e rock dei primi anni sessanta era comune per i produttori, cantautori e ingegneri del suono sperimentare liberamente con la forma musicale, le orchestrazioni, i riverberi e altre effetti sonori. Alcuni fra i più noti sperimentatori di queste tecniche sonore furono Phil Spector, inventore del "muro del suono", e Joe Meek, che utilizzò effetti sonori elettronici per gruppi quali i Tornados.[24] Secondo Mark Brend, l'EP I Hear a New World (1960) di Meek anticipa il pop sperimentale di molti anni,[25] mentre Leigh Landy considera Frank Zappa uno dei primi artisti dello stile.[3]

David Grubbs affermò che molti giovani musicisti "uscirono dall'ombra di Cage per prendere un estremo differente, abbracciando la pratica di fare registrazioni in studio di lavori nelle frange della musica popolare." Grubbs sostiene anche che fra i maggiori artisti d'avanguardia che formarono gruppi rock negli anni sessanta vi furono John Cale e Joseph Byrd, che si cimentarono nel pop sperimentale.[26] Tuttavia, sempre secondo l'artista statunitense, esisterebbe un "golfo" tra i compositori sperimentali e i musicisti pop "là fuori" e questo grazie anche alle possibilità degli studi di registrazione. Robert Ashley affermò nel 1966:[27]

«Non possiamo essere musicisti popolari dove succedono cose abbastanza eccitanti. […] La cosa che mi piace della musica popolare è che la registrano. La registrano, la registrano, la registrano, la registrano! L'astuto produttore taglia la magia dai diversi nastri (risate) e le mette in un certo ordine ottenendo un intero pezzo. È molto bello, perché è davvero una magia sonora. […] Dobbiamo inventare situazioni sociali per permettere a questa magia di accadere.»

Lo storico Lorenzo Candalaria definì i Beach Boys uno dei gruppi più innovativi e sperimentali degli anni sessanta.[28] Il loro leader Brian Wilson scrisse e produsse canzoni per il gruppo che spaziavano da brani di successo a cupi brani di pop sperimentale.[29] Il loro singolo Good Vibrations del 1966, svettò le classifiche internazionali "ispirando un'ondata di sperimentazione pop".[30] Venne seguito da Smiley Smile (1967), album definito "una creatura mai terminata della psichedelia più pretenziosa e pesante di quella epoca e che proprio per questo scorre così bene con il pop più sperimentale di oggi."[31]

Secondo alcune testimonianze, Syd Barret esemplifico il pop sperimentale[32] e incise alcuni album considerati pietre miliari del genere.[32] I Pink Floyd, gruppo con cui Barrett suonò agli inizi della loro carriera, trovarono i primi successi all'UFO Club di Londra, un importante luogo di incontro per gli artisti di pop sperimentale dell'epoca.[33] A partire dalla fine degli anni sessanta, questo stile e più in generale la musica che ampliava i confini del tipico concetto di canzone popolare, vennero accolti positivamente dal pubblico giovanile e, secondo Gerald Lyn Early, ciò accadde grazie a gruppi quali i Cream, i Traffic, i Blood, Sweat & Tears, e i Beatles.[34] Il batterista John Densmore sostenne che i Doors fossero all'avanguardia nel contesto del pop sperimentale; dichiarò anche che, insieme a Their Satanic Majesties Request dei Rolling Stones, l'album Sgt. Pepper dei Beatles avrebbe aperto uno spazio per il pop sperimentale che sarebbe stato poi riempito da Jimi Hendrix, i Jethro Tull e gli Who di Tommy (1969).[35] Prima che venisse pubblicato Sgt. Pepper, i Sagittarius, gruppo considerato fra gli esponenti del pop sperimentale, avevano iniziato a lavorare al loro primo album Present Tense (1968).[36]

Anni settanta – anni ottanta[modifica | modifica wikitesto]

Brian Eno (1974)

Pascal Bussy sostenne che gruppi musicali krautrock degli anni settanta fra cui i Can e i Kraftwerk gettarono un ponte fra musica pop e sperimentazione.[37] Secondo il New York Times, i Kraftwerk raffinarono una "sensibilità di pop sperimentale" in pubblicazioni quali Radio-Activity (1976) e Trans Europa Express (1977).[38] Lo scrittore Owen Hatherley colloca una "tradizione di pop letteralmente sperimentale" fra gli anni settanta e ottanta nel Regno Unito citando gruppi musicali quali i Roxy Music, gli Smiths, gli Associates, e i Pet Shop Boys.[39]

L'ex Roxy Music Brian Eno, attivo come solista dagli anni settanta, è citato fra gli "archetipici artisti pop che applicarono gli sviluppi dal settore sperimentale creando il loro settore sperimentale pop."[40] Eno iniziò a realizzare vari album che sviluppano in contemporanea i suoi stili ambient, pop ed elettronici.[41] Secondo le parole del cantante Scott Miller, gli artisti come Eno erano gli artisti pop sperimentali "di maggior successo" dell'epoca.[42] Il sito Nooga definisce Before and After Science (1977) di Brian Eno "un album di lucidità pop sperimentale (…), il culmine del suono a cui Eno stava lavorando a partire da Here Come the Warm Jets del 1973."[41] In the Air Tonight (1981) di Phil Collins fu definito "l'avanguardia della sperimentazione pop" dalla rivista Quietus.[43] Il sopracitato Landy notò la tendenza di alcuni artisti di pop sperimentale nel comporre tracce utilizzando fonti sonore preesistenti come fecero Brian Eno e David Byrne nel loro album My Life in the Bush of Ghosts del 1981.[44]

Il New York Times definisce Laurie Anderson una pioniera del pop sperimentale e considera la sua O Superman (1981) "un'eccentrica hit new wave che fonde il soccorso materno alla psicologia del corporativismo moderno usando versi processati elettronicamente."[6] The Guardian ha descritto Kate Bush un'artista "superbamente articolata" nell'ambito del pop sperimentale.[45] Anche l'album Isn't Anything (1988) dei My Bloody Valentine, così come alcuni artisti hip hop quali i Public Enemy e KRS-One sono correlati al genere.[46][47]

Anni novanta – presente[modifica | modifica wikitesto]

La rivista The Guardian definì l'islandese Björk, attiva come solista dagli anni novanta, "la regina del pop sperimentale".[7] In una sua recensione, Evan L. Hanlon afferma che il pop sperimentale è un termine "specioso ma necessario" per definire un gruppo come gli Animal Collective, che sarebbe "una delle poche formazioni che hanno preso a cuore l'influenza di Brian Wilson per estenderla e spingendo le convenzioni della musica pop ai loro limiti."[48] Più recentemente, fu fondata l'etichetta alternativa Hippos in Tanks, che ha prodotto materiale dedicato a una sperimentazione nel campo della musica pop. Fra gli artisti che si sono associati ad essa vi è James Ferraro, esponente di punta del cosiddetto pop ipnagogico.[49]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Secondo l'autore Bill Martin, il termine "pop sperimentale" è "apparentemente ossimorico" ed è possibile identificarlo attraverso tre criteri:[5]

  • Ha le sue radici in forme popolari esistenti
  • Sperimenta oppure allarga le possibilità di queste forme popolari
  • Tenta di avvicinare queste forme popolari tramite nuovi sviluppi tramite metodi d'avanguardia

Le sonorità a volte eclettiche del genere possono essere manipolate elettronicamente[4][50] e incorporare varie tecniche di carattere sperimentale quali la musica concreta e quella aleatoria.[50] Secondo Leigh Landy, le fondamenta del pop sperimentale combinano un lavoro basato sul suono con un lavoro basato sulle note, anche se non sempre in modo simultaneo.[51] Nico Muhly ha descritto il mondo del pop sperimentale come "celebrazioni di giustapposizioni sonore".[52]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alessandro Bonini e Emanuele Tamagnini, Enciclopedia discografica: dal rock al soul, dal pop alla new wave, dal punk al metal al jazz, Gremese, 2004, p. 88, ISBN 9788884403148.
  2. ^ Valerio Mattioli, Superonda: Storia segreta della musica italiana, Baldini & Castoldi, 2016, capitolo 3 ("Molto alto").
  3. ^ a b Landy 1994, p. 100.
  4. ^ a b Johnson 2009, p. 200.
  5. ^ a b c Martin 2015, pp. 4-5.
  6. ^ a b (EN) Electronic Expressions in the Service of the Soul, su nytimes.com. URL consultato il 10 novembre 2017.
  7. ^ a b (EN) 10 of the best: Björk, su theguardian.com. URL consultato il 9 novembre 2017.
  8. ^ (EN) Stereolab - Not Music, su slantmagazine.com. URL consultato il 10 novembre 2017.
  9. ^ (EN) A Pop Star in Pursuit of the Primal, su nytimes.com. URL consultato il 10 novembre 2017.
  10. ^ (EN) Panda Bear’s video for “Crosswords” is a one-man kaleidoscopic dance party, su consequence.net. URL consultato il 10 novembre 2017.
  11. ^ (EN) Panda Bear: Panda Bear Meets The Grim Reaper, su irishtimes.com. URL consultato il 10 novembre 2017.
  12. ^ (EN) Animal Collective: The Electronic Turns Organic, su npr.org. URL consultato il 10 novembre 2017.
  13. ^ (EN) Animal Collective: The Electronic Turns Organic, su inverse.com. URL consultato il 10 novembre 2017.
  14. ^ (EN) Ariel Pink's Haunted Graffiti "Round and Round", su exclaim.ca. URL consultato il 10 novembre 2017.
  15. ^ (EN) Julia Holter, su pitchfork.com. URL consultato il 10 novembre 2017.
  16. ^ (EN) John Maus Psychoanalyzes Ariel Pink, Calls Him a Nymphomaniac, su pastemagazine.com. URL consultato il 10 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 15 marzo 2018).
  17. ^ (EN) JOHN MAUS, su spin.com. URL consultato il 10 novembre 2017.
  18. ^ (EN) LISTEN: Micachu & The Shapes - Oh Baby, su thequietus.com. URL consultato il 10 novembre 2017.
  19. ^ (EN) Storm Static Sleep - Jack Chuter (PDF), su peoplesbookprize.com. URL consultato il 10 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2016).
  20. ^ (EN) Grimes Made "A Mix of Weird Stuff” for BBC Radio 3’s ‘Late Junction’ Show, su thump.vice.com. URL consultato il 10 novembre 2017.
  21. ^ (EN) Grimes 'halfway done' with 'chill, synthy' new record, su nme.com. URL consultato il 10 novembre 2017.
  22. ^ (EN) Hear Faith No More's First Release in 17 Years, 'Motherf---er, su rollingstone.com. URL consultato il 10 novembre 2017 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2017).
  23. ^ (EN) Listen to "Sayonara" by Kate NV, su pitchfork.com. URL consultato il 10 giugno 2021.
  24. ^ Blake 2009, p. 45.
  25. ^ Brend 2005, p. 55.
  26. ^ Grubbs 2014, p. 61.
  27. ^ Grubbs 2014, p. 62.
  28. ^ Candelaria 2014, p. 130.
  29. ^ (EN) The 12 Best Brian Wilson Songs, su popmatters.com. URL consultato il 9 novembre 2017.
  30. ^ (EN) Good Vibrations, su allmusic.com. URL consultato il 9 novembre 2017.
  31. ^ (EN) The Beach Boys - Smiley Smile/Wild Honey, su stylusmagazine.com. URL consultato il 9 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  32. ^ a b Chapman 2012, p. 113.
  33. ^ Palacios 2010, p. 159.
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  40. ^ Landy 2013, p. 167.
  41. ^ a b (EN) Record Bin: The experimental pop lucidity of Brian Eno's "Before and After Science", su nooga.com. URL consultato il 10 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2016).
  42. ^ Miller 2010, p. 69.
  43. ^ (EN) No Flak Jacket Required: In Defence Of Phil Collins, su thequietus.com. URL consultato il 10 novembre 2017.
  44. ^ Landy 1994, p. 44.
  45. ^ (EN) Kate Bush, Aerial, su theguardian.com. URL consultato il 10 novembre 2017.
  46. ^ (EN) The 80 Best Albums of the 1980's, su pastemagazine.com. URL consultato il 10 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2016).
  47. ^ Martin 1998, p. 6.
  48. ^ (EN) Animal Collective "Strawberry Jam" (Domino) - 5 stars, su thecrimson.com. URL consultato il 10 novembre 2017.
  49. ^ (EN) Barron Machat, Founder of Hippos in Tanks Label, Died in Miami Car Crash, su miaminewtimes.com. URL consultato il 10 novembre 2017.
  50. ^ a b Johnson 2009, p. 199.
  51. ^ Landy 2012, p. 14.
  52. ^ (EN) Walls come tumbling down, su theguardian.com. URL consultato il 10 novembre 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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  • (EN) Autori vari, All Music Guide to Rock: The Definitive Guide to Rock, Pop, and Soul, Backbeat, 2002.
  • (EN) Mark Brend, Strange Sounds: Offbeat Instruments and Sonic Experiments in Pop, Backbeat, 2005, ISBN 9780879308551.
  • (EN) Pascal Bussy, Kraftwerk: Man, Machine and Music, SAF, 2004.
  • (EN) Lorenzo Candelaria, American Music: A Panorama, Concise, Cengage Learning, 2014.
  • (EN) Rob Chapman, A Very Irregular Head: The Life of Syd Barrett, Da Capo, Chapman 2012.
  • (EN) John Densmore, Riders on the Storm: My Life with Jim Morrison and the Doors, Random House, 2009.
  • (EN) Gerald Lyn Early, Miles Davis and American Culture, Missouri History Museum, 2001.
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  • (EN) Bernard Gendron, Between Montmartre and the Mudd Club: Popular Music and the Avant-Garde, University of Chicago, 2002.
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