Partito dei Contadini d'Italia

Partito dei Contadini d'Italia
LeaderAlessandro Scotti
StatoBandiera dell'Italia Italia
SedeTorino
Fondazione1920
1946 (rifondazione)
Dissoluzione1926 (messa al bando)
1963
Confluito inPartito Repubblicano Italiano
IdeologiaRuralismo
Autonomismo piemontese
CollocazioneCentro-sinistra
Seggi massimi Camera
4 / 535
(1924)
TestataLa Voce del Contadino

Il Partito dei Contadini d'Italia fu un partito politico italiano fondato da Giacomo Scotti di Montegrosso d'Asti negli anni venti del XX secolo ed attivo soprattutto tra le Langhe, il Monferrato e la Valtellina. Sciolto dal fascismo nel 1926, ebbe un breve periodo di rinascita ad opera del fratello di Giacomo, Alessandro Scotti, dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I suoi esponenti avevano l'abitudine di tenere i propri congressi e riunioni politiche in lingua piemontese.[1] Il suo simbolo raffigurava un gruppo di spighe attorniate da grappoli d'uva, serrate da un cartiglio col motto Per l'Italia rurale. Il partito pubblicava il giornale La Voce del Contadino.

Alle elezioni del 1924 ottenne l'1,03% dei voti e 4 deputati. Fu bandito due anni dopo insieme a tutti i partiti non fascisti ai sensi del Regio Decreto 1848/1926.

Ricostituito dopo la caduta del fascismo, nel 1946 il PCdI elesse il proprio leader Alessandro Scotti all'Assemblea Costituente, dove si associò al gruppo della Democrazia del Lavoro. Alle elezioni del 1948, eleggendo Scotti alla Camera, si associò al gruppo del Partito Repubblicano Italiano.

Differentemente da molti paesi del Nord Europa, in Italia la questione agraria trovò rappresentanza politica nella Democrazia Cristiana e i suoi rapporti con le Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (ACLI) e la Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti (Coldiretti), esaurendo la necessità di uno specifico partito contadino. Nel 1953 formò un patto di collaborazione con il Partito Nazionale Monarchico, rieleggendo Scotti alla Camera dei Deputati. Le posizioni di destra del PNM irritarono il PCdI, che nel 1958 decise di presentarsi con il Movimento Comunità ed il Partito Sardo d'Azione (provocando l'uscita di Scotti dal partito), non eleggendo deputati.

Ormai marginalizzato, il Partito dei Contadini d'Italia continuò ad essere attivo a livello locale fino al 1963, quando confluì nel Partito Repubblicano Italiano.[2]

Risultati elettorali[modifica | modifica wikitesto]

Elezione Voti % Seggi
Politiche 1924 Camera 73.569 1,03
4 / 535
Politiche 1946 Camera 102.393 0,44
1 / 556
Politiche 1948 Camera 95 914 0,37
1 / 574
Senato 65 925 0,29
0 / 237
Politiche 1953 a Camera 1 854 850 6,85
1 / 574
Senato 1 581 128 6,51
0 / 237
Politiche 1958 b Camera 173 227 0,59
0 / 596
Senato 142 897 0,55
0 / 246
a In lista comune col Partito Nazionale Monarchico (seggi PNM: 53).
b In lista comune col Movimento Comunità (seggi MC: 1) ed il Partito Sardo d'Azione (seggi PSd'Az: 0).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lorenzo Busi, L'autonomismo cisalpino, La Veilla[collegamento interrotto]
  2. ^ Centro Studi 'Beppe Fenoglio' - PRUNOTTO Urbano Benigno, su centrostudibeppefenoglio.it. URL consultato l'11 dicembre 2019.
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