Partito Comunista Svizzero

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Partito Comunista Svizzero
(DE) Kommunistische Partei der Schweiz
(FR) Parti communiste suisse
LeaderFritz Platten
StatoBandiera della Svizzera Svizzera
SedeZurigo
Fondazione5 marzo 1922
Dissoluzione29 novembre 1940 (messa al bando)
14 ottobre 1944 (fondazione del PdA)
Confluito inPartito del Lavoro
IdeologiaComunismo
Marxismo-leninismo
CollocazioneEstrema sinistra
Affiliazione internazionaleComintern
Seggi massimi Consiglio nazionale
4 / 187
(1939)
Seggi massimi Consiglio degli Stati
0 / 44
(1939)
Seggi massimi Consiglio Federale
0 / 9
(1939)
TestataLe Drapeau Rouge
La Lutte

Il Partito Comunista Svizzero (in tedesco Kommunistische Partei der Schweiz - KPS, in francese Parti communiste suisse - PCS) esistente dal 1922 al 1940.
Era particolarmente attivo nella Svizzera tedesca, specialmente nelle città di Basilea, Zurigo e Sciaffusa.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il Partito Comunista Svizzero venne fondato nel marzo del 1922 dall'unione tra sinistra socialista e i cosiddetti Vecchi comunisti (gruppo Forderung), il Partito Comunista Svizzero fu inizialmente influenzato dal leninismo e dal centralismo democratico, dal bolscevismo oltre che alla lealtà al programma del Komintern. Tra i fondatori ci fu il comunista bulgaro Solomon Goldstein[1]. Al suo interno agirono anche membri del Komintern.[2] Si radicò soprattutto nelle città (Zurigo, Sciaffusa e Basilea) infatti raggiunse il 19,7% nel Canton Basilea Città e il 26% nel 1928 nel Canton Sciaffusa[3]. Nel dicembre 1930 venne espulsa la corrente più moderata concentrata a Sciaffusa e guidata da Walther Bringolf che nel 1935 confluì nel Partito Socialista Svizzero. Dagli anni 1930 abbandonò progressivamente il leninismo per avvicinarsi allo stalinismo a partire dal 1931, con decine di emissari provenienti dall'Unione Sovietica anche per il reclutamento di volontari svizzeri per l'arruolamento nelle Brigate Internazionali durante la guerra civile spagnola, gli arruolati furono 700[3][4]. Il Partito Comunista Svizzero venne messo al bando il 29 novembre 1940, durante la seconda guerra mondiale aiutò i soldati sovietici fuggiti dai campi di concentramento a riparare in Svizzera e ad aiutare i maquis contro i nazisti[5].
Dal 1940 al 1944 esistette in clandestinità e nello stesso anno, il 14 ottobre, formò il Partito del Lavoro per eludere il bando.

Congressi[modifica | modifica wikitesto]

  • I 5-6 marzo 1921, Zurigo
  • II giugno 1922
  • III dicembre 1924
  • IV aprile 1927
  • V 1930
  • VI maggio-giugno 1936
  • VII maggio 1939

Parlamentari comunisti al Consiglio Nazionale[modifica | modifica wikitesto]

Al Consiglio Nazionale ci sono stati 11 comunisti quasi tutti eletti nei cantoni di Zurigo (5) e Basilea Città (4)[6]:

Nel 1922 è stato capogruppo Fritz Platten, dal 1925 al 1928 Franz Welti.[7]

Fritz Platten, fondatore e leader iniziale del Partito Comunista Svizzero.

Risultati elettorali[modifica | modifica wikitesto]

Anno % di voti Seggi
1922 1,8% 2
1925 2% 2
1928 1,8% 2
1931 1,5% 2
1935 1,4% 2
1939 2,6% 4

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Zapantis Andrew L., Greek-Soviet relations, 1917-1941, (East European monographs), East European Monographs, 1982, p. 155. [1]
  2. ^ (FR) Suisses agents du Komintern, su fonjallaz.net. URL consultato il 9 luglio 2023 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
  3. ^ a b Partito Comunista Svizzera sul Dizionario storico della Svizzera
  4. ^ Communist Party of Switzerland sulla Grande enciclopedia sovietica ed. 1979
  5. ^ Political Parties: Communist, su portalestoria.net. URL consultato il 12 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2015).
  6. ^ Comunisti al Consiglio Nazionale
  7. ^ Presidenti dei gruppi Archiviato il 3 febbraio 2014 in Internet Archive.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • P. Stettler, Die Kommunistische Partei der Schweiz, 1921-1931, 1980
  • B. Studer, Un parti sous influence, 1994
  • H. Wichers, Im Kampf gegen Hitler, 1994
  • B. Studer, Sous l'œil de Moscou, 1996
  • A. Rauber, Hist. du mouvement communiste suisse, 2 vol., 1997-2000
  • D. Peschanski, éd., Moscou-Paris-Berlin: télégrammes chiffrés du Komintern (1939-1941), 2003

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN159449417 · ISNI (EN0000 0001 2195 8144 · LCCN (ENn80132138 · J9U (ENHE987007263808505171 · WorldCat Identities (ENlccn-n80132138