Papa Pio IV

Papa Pio IV
Scuola di Scipione Pulzone, Ritratto di Papa Pio IV (anni 1560); olio su tela, 114×89,8 cm, Londra
224º papa della Chiesa cattolica
Elezione26 dicembre 1559
Incoronazione6 gennaio 1560
Fine pontificato9 dicembre 1565
(5 anni e 348 giorni)
Cardinali creativedi Concistori di papa Pio IV
Predecessorepapa Paolo IV
Successorepapa Pio V
 
NomeGiovanni Angelo Medici di Marignano
NascitaMilano, 31 marzo 1499
Ordinazione sacerdotalein data sconosciuta
Nomina ad arcivescovo14 dicembre 1545 da papa Paolo III
Consacrazione ad arcivescovo20 aprile 1546 dal vescovo Filippo Archinto (poi arcivescovo)
Creazione a cardinale8 aprile 1549 da papa Paolo III
MorteRoma, 9 dicembre 1565 (66 anni)
SepolturaBasilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri

Pio IV, nato Giovanni Angelo Medici di Marignano (in latino: Pius IV; Milano, 31 marzo 1499Roma, 9 dicembre 1565), è stato il 224º papa della Chiesa cattolica, dal 1559 al 1565. Fu il pontefice che portò a conclusione il Concilio di Trento, il 4 dicembre 1563.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Angelo Medici nacque a Milano. Il padre, Bernardino Medici di Nosigia, apparteneva alla famiglia dei Medici milanesi che si riteneva imparentata alla lontana con i Medici di Firenze, pur senza prove effettive di discendenza comune.[1] La madre, Cecilia Serbelloni[2], era figlia di Giovanni Gabriele, membro del Senato di Milano[3]. Giovanni Angelo era inoltre fratello del celebre condottiero lombardo Gian Giacomo Medici, nominato in seguito marchese di Melegnano, nonché zio di San Carlo Borromeo.

Giovanni Angelo studiò filosofia e medicina all'Università di Pavia, poi frequentò i corsi di diritto in quella di Bologna, dove si laureò in utroque iure (11 maggio 1525)[2]. Divenne un quotato esperto giurista, e a 28 anni decise di entrare al servizio della Chiesa recandosi a Roma dove giunse il 26 dicembre 1527. Da lì tornò nel 1528 in Lombardia, dove fu arciprete di Mazzo di Valtellina fino al 1529, quando il lontano "parente" Clemente VII (1523-1534) lo richiamò a Roma e lo nominò protonotario apostolico (26 dicembre 1529).[4]

Le sue qualità di instancabile lavoratore, e l'abilità nel gestire gli affari, lo portarono a riscuotere la profonda stima del successore di papa Clemente, ovvero papa Paolo III (1534-1549). Contemporaneamente, nel 1545 il fratello Gian Giacomo Medici sposò, con il beneplacito di Paolo III, Marzia Orsini. Con questo matrimonio la famiglia Medici diventò parente dei potenti principi Orsini, ascendendo ai piani alti dell'aristocrazia italiana. Inoltre divenne parente anche di Paolo III, la cui nonna materna era Caterina Orsini dei duchi di Gravina. Fu proprio Paolo III a creare Giovanni Angelo Medici cardinale, nel 1549. Un'altra conseguenza indiretta fu che i nobili Medici di Firenze iniziarono a chiamare “parenti” la famiglia di Giovannangelo, per evidenti motivi di prestigio, specialmente dopo l'elezione di quest'ultimo.[5] In quello stesso anno e sino al 1553, venne eletto vescovo della Diocesi di Ragusa di Dalmazia.

Sotto papa Giulio III (1550-1555), il Medici fu nominato prefetto della Segnatura di Grazia, legato di Romagna (1551) e governatore di Campagna e Marittima (1552)[2]. Al conclave del 1555 si schierò con la fazione anti-francese.

Sotto il pontificato di Paolo IV (1555-1559), la sua posizione s'incrinò: infatti preferì lasciare Roma (estate del 1558). Trascorse un periodo in Lombardia, poi in Toscana, dove cercò di curare la gotta che lo affliggeva.

Conclavi[modifica | modifica wikitesto]

Durante il suo periodo di cardinalato, Giovanni Angelo de' Medici partecipò a quattro conclavi:

Cronologia incarichi[modifica | modifica wikitesto]

Il conclave del 1559[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Conclave del 1559.

Giovanni Angelo Medici fu eletto papa il 26 dicembre 1559. Il 6 gennaio 1560, giorno dell'Epifania, fu incoronato nella Cappella Paolina dal Decano del collegio cardinalizio, Alessandro Farnese. Pio IV fu il quarto cardinale, tra quelli creati da Paolo III (1534-1549) a diventare papa.

Il conclave si aprì il 5 settembre e si chiuse il 26 dicembre, per una durata di 112 giorni: fu il più lungo dopo oltre due secoli. Per trovarne uno più duraturo bisogna ritornare agli anni 1314-1316 (elezione di papa Giovanni XXII).

Il pontificato[modifica | modifica wikitesto]

Il Concilio di Trento[modifica | modifica wikitesto]

Il 29 novembre 1560 Pio IV pubblicò la bolla Ad ecclesiae regimen con la quale riaprì i lavori del Concilio ecumenico, convocando i padri conciliari a Trento per il 18 gennaio 1562. La ripresa del concilio richiese lunghe trattative tra Roma e le maggiori potenze cattoliche (Spagna, Impero e Francia)[2]. Le tre potenze erano divise: da una parte, l'imperatore Ferdinando I d'Asburgo e la regina consorte di Francia Caterina de' Medici, avrebbero voluto l'indizione di un nuovo Concilio in una città diversa da Trento. Al contrario, il re di Spagna Filippo II desiderava fosse esplicitamente affermata nella bolla la continuità con le precedenti assemblee. La bolla annunciò la convocazione del concilio, senza però affermare esplicitamente la continuità con le sessioni precedenti.

Prima che fossero ripresi i lavori, Pio IV ordinò la revisione del processo al cardinal Giovanni Gerolamo Morone (imprigionato da Paolo IV con l'accusa di eresia), che si concluse con la sua piena assoluzione. Completamente riabilitato, Pio IV inviò il cardinale a Trento per dirigere le ultime sessioni del Concilio in qualità di legato papale (1563).

Pio IV chiuse infine il Concilio di Trento il 4 dicembre 1563. I decreti del Concilio vennero confermati dal pontefice nel Concistoro del 26 gennaio 1564 e pubblicati il 30 giugno seguente (bolla Benedictus Deus). Con la costituzione apostolica Alias Nos del 2 agosto il pontefice nominò un collegio di otto cardinali incaricati di rivedere e valutare i decreti: la Congregazione del concilio. In precedenza, il 24 marzo aveva approvato il nuovo Indice dei libri proibiti (bolla Dominici gregis custodiae). Il 13 novembre 1564 il pontefice approvò, con la bolla Iniunctum nobis, il "Credo Tridentino" (Professio fidei Tridentinae), affermando con questo atto la suprema autorità papale all'interno della comunità ecclesiale. Infine, il 24 febbraio 1565 fece pubblicare la bolla In principis apostolorum sede, con la quale vennero espressamente revocati tutti i privilegi, esenzioni e immunità per qualunque titolo accordati, che fossero in contrasto con le norme del Concilio[7].

La Professio rimarrà immutata fino al 1877[8].

Lotta alle eresie e difesa del cristianesimo[modifica | modifica wikitesto]

In Francia il pericolo di un scisma degli ugonotti era incombente. Per sventarlo, Pio IV sostenne la lotta del re di Francia contro di essi, fornendo truppe e denaro.
Il pontefice fece le sue rimostranze alla regina d'Inghilterra Elisabetta I per le discriminazioni operate nei confronti dei cattolici inglesi. A Maria Stuarda, cattolica regina di Scozia, donò la rosa d'oro.

Ricevette la rosa d'oro anche Anna di Boemia, moglie di Ferdinando I d'Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero.

Per difendere i cristiani del Nord Africa, organizzò una spedizione militare a Gerba[9]

Relazioni con le istituzioni della Chiesa[modifica | modifica wikitesto]

Decisioni in materia teologica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1562 il Tribunale dell'Inquisizione condannò il francese Odet de Coligny de Châtillon, creato cardinale da papa Clemente VII (1523-1534), che nel 1560 si era convertito alla Riforma protestante. Il 31 marzo 1563 Pio IV confermò la condanna per eresia con la scomunica.

Il 24 marzo 1564 pubblicò la bolla Dominici Gregis Custodiae con la quale riaffermò il divieto di evocazione dei defunti, già affermato dal Concilio di Firenze nel 1439, dichiarandola una pratica magica.

Decisioni in materia liturgica[modifica | modifica wikitesto]

  • Pio IV abolì la riforma disciplinare dei conventi e dei monasteri del suo predecessore Paolo IV (1555).

Relazioni con gli ebrei[modifica | modifica wikitesto]

Il 27 febbraio 1562 Pio IV pubblicò la bolla Dudum felicis con la quale confermò i duri provvedimenti del suo predecessore Paolo IV nei confronti degli ebrei. Egli però aumentò le dimensioni del ghetto romano e s'impegnò ad aprire dei negozi poco fuori le mura del serraglio, per favorire gli ebrei. Successivamente però desistette da questo proposito su consiglio dell'imperatore Ferdinando I d'Asburgo. Pio IV concesse agli ebrei di realizzare copie stampate del Talmud, anche se il nome dello stampatore che appariva sul frontespizio doveva essere cristiano.

Altri documenti del pontificato[modifica | modifica wikitesto]

Frontespizio dell'edizione a stampa del catechismo della Chiesa cattolica.

Dopo la chiusura del Concilio, Pio IV emanò altri provvedimenti[8]:

Governo dello Stato Pontificio[modifica | modifica wikitesto]

Durante il suo pontificato, Pio IV emanò alcuni importanti provvedimenti. Tra essi:

  • il 22 marzo 1560 confermò il privilegio del comune di Ancona di fare ispezionare le farmacie locali dai propri medici e conservatori e non dal Protomedico di Roma[15]

Opere realizzate a Roma[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1561 il pontefice portò a termine la costruzione, all'interno dei giardini Vaticani, di Villa Pia, voluta dal suo predecessore Paolo IV.
Nel 1565 ordinò la costruzione di tre nuove strade a nord del Passetto, estendendo così il rione di Borgo. Le tre strade furono chiamate rispettivamente: Borgo Pio (dal nome del Pontefice), Borgo Vittorio (dalla vittoria di Lepanto) e Borgo Angelico (da Angelo, il nome di battesimo del Papa).
Di fronte ai resti delle Terme di Diocleziano fece erigere la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri (bolla del 27 luglio 1561).

Patrono di arti e scienze[modifica | modifica wikitesto]

Domenico Passignano, Michelangelo mostra a Pio IV il modello della Basilica di San Pietro, 1619 ca. (olio su tela, 236 x 141 cm, Casa Buonarroti).

Pio IV si rivelò, durante il suo papato, un generoso patrono delle arti. Tra i maggiori artisti di cui fu committente figurano Michelangelo Buonarroti, Daniele da Volterra e Giovanni da Udine. Tra le sue opere più significative va segnalata Porta Pia, eretta tra il 1561 ed il 1564 su progetto di Michelangelo, in sostituzione dell'antica Porta Nomentana, a fondale della strada Pia (dopo l'unità d'Italia, via del Quirinale e via XX Settembre).

Il pontefice agevolò anche l'arte della stampa istituendo nel 1561 la Stamperia del popolo romano. Chiamò a dirigerla Paolo Manuzio, figlio terzogenito di Aldo (Motu proprio del 22 luglio 1561). Successivamente il pontefice concesse il privilegio di stampa anche ad altre officine tipografiche. In pochi anni l'Urbe divenne la seconda città per la produzione di libri in Italia,[16] dopo Venezia.

Tra le altre misure per favorire la diffusione della cultura, Pio IV incoraggiò la riforma della musica sacra, approvando l'opera di Giovanni Pierluigi da Palestrina. Inoltre confermò i benefici dell'Università di Douai, capoluogo culturale delle Fiandre.

Lotta al nepotismo[modifica | modifica wikitesto]

Il predecessore di Pio IV, Paolo IV (1555-1559), aveva favorito in molti modi la propria famiglia, i Carafa, concedendole privilegi e benefici.
Pio IV aprì un'inchiesta sui parenti del predecessore. Molti furono sollevati dal proprio incarico, alcune carriere vennero bloccate. L'inchiesta culminò nel 1560: il 30 gennaio di quell'anno Carlo Carafa, cardinale, fu rimosso dall'incarico. Il 7 giugno Pio IV lo fece arrestare, assieme ad altri tre noti esponenti della famiglia, per gli abusi di potere esercitati durante il precedente pontificato. Carlo fu accusato di aver indotto lo zio pontefice a scatenare un'insensata guerra contro la potente Spagna, nonché di eresia per aver trattato con il sultano turco. Il fratello Giovanni fu accusato di aver fatto strangolare la moglie per adulterio e per avere personalmente ucciso il suo amante. Alfonso Carafa, cardinale al pari di Carlo, fu accusato di avere estorto del denaro allo zio morente. Vennero arrestati anche Ferrante Carafa e Leonardo de Cardenas.
Carlo e Giovanni Carafa furono condannati a morte. L'esecuzione avvenne in Castel Sant'Angelo nel marzo 1561[17][18]. Carlo, in quanto cardinale, venne giustiziato con la garrota, ovvero senza spargimento di sangue (notte 4-5 marzo 1561). All'alba del 5 marzo, suo fratello Giovanni, Ferrante Carafa e Leonardo de Cardenas vennero decapitati.

L'ultima sentenza di morte contro un cardinale era stata eseguita il 16 luglio 1517, quando fu giustiziato Alfonso Petrucci.

Tra le misure contro il nepotismo si può elencare anche un decreto pubblicato il 19 novembre 1561. Con esso fu fissata la durata della carica del “coadiutore”. Essa decadeva con la morte del pontefice che aveva effettuato la nomina. In questo modo il prelato non aveva il diritto di succedergli scavalcando così il conclave.

Questa durezza nel reprimere le pratiche nepotistiche del papa precedente non gli impedì di attuarle lui stesso con i suoi parenti: Pio IV nominò un gran numero di cardinali tra i suoi congiunti: scelse per la porpora due nipoti, Carlo Borromeo e Marco Sittico Altemps, un cugino, Giovanni Antonio Serbelloni (della famiglia di sua madre), e altri parenti più lontani come il napoletano Alfonso Gesualdo (cognato di una sua nipote[19]) e il piemontese Guido Ferrero (cugino di Carlo Borromeo[20]).

La cospirazione Accolti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1565 fu sventata una cospirazione contro il pontefice.
Sul finire del 1564 i conti Antonio Canossa e Taddeo Manfredi, il cavalier Giangiacomo Pelliccione, Benedetto Accolti (figlio illegittimo del cardinale Pietro Accolti), il nipote di costui Giulio, Prospero Pittori e Giovanni da Norcia (servitori del conte Manfredi), ordirono una congiura allo scopo di assassinare il pontefice. Riunitisi in un palazzo nel rione di Borgo, adiacente alla chiesa di San Lorenzo in Piscibus, la notte del 6 novembre, l'indomani si recarono in udienza dal papa nella stanza della Segnatura, armati di spade e pugnali, ma per qualche motivo non riuscirono a concretizzare l'atto. Nelle settimane successive i congiurati richiesero nuovamente udienza da Pio IV, riuscendo poi ad ottenere di essere ricevuti per il 14 dicembre. La notte precedente, tuttavia, il cavalier Pelliccione si recò presso gli appartamenti papali, riuscendo dopo molte insistenze a farsi ammettere alla presenza del papa, cui rivelò l'esistenza della congiura[21].

La mattina del 14 dicembre i birri pontifici fecero irruzione al palazzo del conte Manfredi, ove i congiurati stavano dormendo, riuscendo ad arrestarli tutti tranne il conte Canossa, che sarà fermato quattro giorni dopo in casa di una prostituta. Dopo interrogatori, torture e un processo durato oltre un mese, il 18 gennaio fu emessa la sentenza: Canossa, Manfredi e Benedetto Accolti furono condannati a morte, il Pelliccione esiliato e tutti gli altri prosciolti[21].

Morte e sepoltura[modifica | modifica wikitesto]

Pio IV morì all'età di 66 anni il 9 dicembre 1565 per l'acutizzarsi di una febbre con le complicazioni provocate da un'infezione urinaria. Furono presenti al momento del trapasso Carlo Borromeo e Filippo Neri.

Fu provvisoriamente sepolto in San Pietro, ma la sua tumulazione definitiva avvenne il 4 gennaio 1583 nel presbiterio della basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri[22].

Canonizzazioni[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1560 proclamò beato Gonzalo di Amarante (1186-1260), religioso e predicatore portoghese.

Diocesi erette da Pio IV[modifica | modifica wikitesto]

Nuove diocesi[modifica | modifica wikitesto]

Elevazioni al rango di arcidiocesi[modifica | modifica wikitesto]

Trasferimenti di sede[modifica | modifica wikitesto]

Concistori per la creazione di nuovi cardinali[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Concistori di papa Pio IV.

Papa Pio IV durante il suo pontificato ha creato 46 cardinali nel corso di 4 distinti concistori.[24]

Pio IV confermò le norme sull'elezione papale redatte da Gregorio X (1271-1276) e ne approvò di nuove, raccolte nella bolla In eligendis (1562)[25].

Titoli cardinalizi istituiti da Pio IV[modifica | modifica wikitesto]

Il 15 maggio 1565 il pontefice istituì il titolo cardinalizio di Santa Maria degli Angeli.

Parenti e discendenti[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Angelo fu il secondo di quattro figli: il primogenito fu Gian Giacomo (1498-1555), che si diede alla carriera militare ricevendo molti onori; Margherita, la sorella minore, contrasse matrimonio con il conte Giberto II Borromeo, conte d'Arona, e fu madre di san Carlo Borromeo (1538-1584); la quarta figlia, Clara, sposò il nobile austriaco Wolf Dietrich von Ems zu Hohenems, reclutatore e comandante di truppe mercenarie, e fu madre di Jacob Hannibal (1530-1587), anch'egli uomo d'armi.

Pio IV creò cardinale il cugino Giovanni Antonio Serbelloni, figlio del fratello della madre, e il nipote Mark Sittich von Hohenems. Seppe valorizzare anche le doti dell'altro nipote, Carlo Borromeo, creandolo cardinale, nominandolo arcivescovo di Milano, ed elevando alla porpora anche il cognato della sorella di Carlo, Alfonso Gesualdo, e il loro cugino Guido Luca Ferrero.

Giovanni Angelo Medici, prima di diventare papa, fu padre di tre figli.

Genealogia episcopale e successione apostolica[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

La successione apostolica è:

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Albero genealogico[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Cristoforo Medici di Nosigia Giacomo Medici di Nosigia  
 
 
Gian Giacomo Medici di Nosigia  
 
 
 
Bernardino Medici di Nosigia  
Giovanni Battista Rajnoldi  
 
 
Clara Rajnoldi  
 
 
 
Pio IV  
Giovanni Pietro Serbelloni  
 
 
Giovanni Gabriele Serbelloni  
Elisabetta Rajnoldi  
 
 
Cecilia Serbelloni  
 
 
 
Caterina Bellingeri  
 
 
 
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nonostante il famoso cognome, la famiglia paterna non apparteneva all'alta aristocrazia, ma al patriziato milanese (i Medici di Nosigia erano già presenti nella matricola delle nobili famiglie milanesi di Ottone Visconti - Matricula nobilium familiarum Mediolani) e non aveva rapporti di parentela con i nobili Medici di Firenze: [...] non ha infatti alcun rapporto di parentela con il prestigioso casato dei Medici [...], Claudio Rendina, I Papi. Storia e segreti, 1983, p. 274. Il padre, Bernardino Medici, risiedeva in un palazzo sito in contrada Nosigia a Milano; la famiglia conduceva un tenore di vita non molto superiore a quello medio. Il padre era un esattore delle imposte e un prestatore di denaro. Anche la madre, Cecilia, apparteneva a una famiglia che non poteva dirsi ancora compiutamente nobile: suo padre infatti era un giureconsulto, appartenente a una famiglia di notai.
  2. ^ a b c d Biografia di Papa Pio IV nell'Enciclopedia dei papi Treccani
  3. ^ http://genealogy.euweb.cz/italy/medici4.html#GG2
  4. ^ In realtà, data l'influenza crescente della famiglia dei Medici di Milano in Lombardia, Clemente VII, che apparteneva invece alla dinastia dei Medici di Firenze, sfruttò l'assonanza di cognome per servirsi di una figura religiosa in quel momento politicamente influente, grazie anche alle imprese del fratello Gian Giacomo.
  5. ^ https://uniterinsieme.altervista.org/medici-papi-e-pirati/
  6. ^ Romualdo Pastè e Federico Arborio Mella, L'abbazia di S. Andrea di Vercelli, illustrazioni di Pietro Masoero, Vercelli, Tipo-litografia Gallardi & Ugo, 1907, p. 270 (nota 2). URL consultato il 6 febbraio 2024. Ospitato su Internet Archive.
  7. ^ Paolo Prodi, Il sovrano pontefice, il Mulino, Bologna 1982, p. 262.
  8. ^ a b Giovanni Battista Picotti, Papa Pio IV, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1935. URL consultato l'11/06/2015.
  9. ^ Alfonso de Ulloa, La historia dell'impresa di Tripoli di Barbaria: fatta per ordine del Serenissimo re cattolico l'anno 1560 con le cose avenute a christiani nell'isola delle zerbe, in Venezia, Appresso Francesco Rampazetto, 1566, accessibile su google libri.
  10. ^ Secondo altre fonti, fu pubblicata il 10 marzo 1561.
  11. ^ Volgata, su paginecattoliche.it. URL consultato il 23/06/2015 (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2004).
  12. ^ 1563 o 1564? Facciamo chiarezza sulla vera data del Perdono, su luigibardelli.blogspot.it. URL consultato il 12/06/2015.
  13. ^ Commissione rettorale per la storia dell'Università di Pisa pagina 174, Storia dell'Università di Pisa: 1343-1737, Editore Pacini, 2000.
    «Un'altra novità ancora fu l'obbligo, sancito nel 1556, del giuramento di ortodossia religiosa prescritto dalla bolla In Sacrosancta di Pio IV, da presentarsi prima dell'assegnazione dei punti. Restavano così esclusi dal dottorato sia gli acattolici sia gli scomunicati»
  14. ^ Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni volume LIV pagina 283, Editore Tipografia Emiliana, 1852.
    «Pio IV con la bolla In Sacrosancta de' 13 novembre 1564, Bull. Rom. t. 4. par. 2, p. 201, istituì la formola e professione di fede da recitarsi da qualunque persona, che fosse promossa a qualsivoglia magistero di scuole pubbliche, di università e arti liberali»
  15. ^ 1560, marzo 22, Roma. Breve di papa Pio IV con cui il ..., su europeana.eu. URL consultato l'11/06/2015 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  16. ^ F. Barberi, Paolo Manuzio e la stamperia del popolo romano (1561-1570): con documenti inediti, Tip. Cuggiani, Roma 1942.
  17. ^ Lodovico Antonio Muratori, Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750. Compilati da Lodovico Antonio Muratori colle prefazioni critiche di Giuseppe Catalani, Vol. X, Dall'anno 1501 dell'era volgare sino all'anno 1600, Lucca: per Vincenzo Giuntini: a spese di Giovanni Riccomini, 1764, p. 325 (Google libri)
  18. ^ Adriano Prosperi, Op. cit.
  19. ^ Gesualdo, Alfonso, su treccani.it.
  20. ^ Ferrero, Guido, su treccani.it.
  21. ^ a b Elena Bonora, Roma 1564. La congiura contro il papa, Bari, Laterza, 2011. ISBN 978-88-420-9768-6
  22. ^ S. Maria degli Angeli e dei Martiri, su santamariadegliangeliroma.it. URL consultato il 13/06/2015.
  23. ^ Nel 1603 fu riaggregata alla diocesi di Santiago di Guatemala.
  24. ^ (EN) Salvador Miranda, Pius IV, su fiu.edu – The Cardinals of the Holy Roman Church, Florida International University. URL consultato il 31 luglio 2015.
  25. ^ Testo della bolla

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti coeve[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Borromeo: Al Beatissimo et Santissimo Nostro Signore Papa Pio IV. Padova, 1565.
  • Onofrio Panvinio: Vita Pii IV. Bologna, 1567.

Fonti secondarie[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Papa della Chiesa cattolica Successore
Papa Paolo IV 25 dicembre 1559 – 9 dicembre 1565 Papa Pio V
Predecessore Arcivescovo metropolita di Ragusa di Dalmazia Successore
Panfilo Strassoldo 14 dicembre 1545 – 1º marzo 1553 Sebastiano Portico
Predecessore Cardinale presbitero di Santa Pudenziana Successore
Ascanio Parisani 10 maggio 1549 – 1º settembre 1550 se stesso I
se stesso 23 marzo 1552 – 11 dicembre 1553 Scipione Rebiba II
Predecessore Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura di Grazia Successore
Niccolò Ardinghelli 21 luglio 1550 – 16 ottobre 1557 Antonio Trivulzio
Predecessore Cardinale presbitero di Sant'Anastasia Successore
Francesco Sfondrati 1º settembre 1550 – 23 marzo 1552 Giovanni Poggio
Predecessore Amministratore apostolico di Cassano all'Jonio Successore
Bernardo Antonio de' Medici
(vescovo)
1º marzo 1553 – 25 giugno 1556 Marco Sittico Altemps
Predecessore Cardinale presbitero di Santo Stefano al Monte Celio Successore
Giovanni Gerolamo Morone 11 dicembre 1553 – 20 settembre 1557 Fulvio Giulio della Corgna, O.S.Io.Hieros.
Predecessore Vescovo di Foligno
(titolo personale di arcivescovo)
Successore
Sebastiano Portico 25 giugno 1556 – 7 maggio 1557 Giovanni Antonio Serbelloni
Predecessore Cardinale presbitero di Santa Prisca Successore
Federico Cesi 20 settembre 1557 – 25 dicembre 1559 Jean Bertrand
Predecessore Camerlengo del Collegio Cardinalzio Successore
Pedro Pacheco de Villena 14 gennaio 1558 – 27 gennaio 1559 Tiberio Crispo
Predecessore Amministratore apostolico di Milano Successore
Filippo Archinto
(arcivescovo metropolita)
20 luglio 1558 – 7 febbraio 1560 Carlo Borromeo
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