Papa Leone IX

Papa Leone IX
Miniatura di Leone IX contenuta in un manoscritto dell'XI secolo
152º papa della Chiesa cattolica
Elezionedicembre 1048
Insediamento12 febbraio 1049
Fine pontificato19 aprile 1054
(5 anni e 140 giorni circa)
Predecessorepapa Damaso II
Successorepapa Vittore II
 
NomeBruno von Egisheim-Dagsburg
NascitaEguisheim, 21 giugno 1002
Nomina a vescovo27 maggio 1026 da papa Giovanni XIX
Consacrazione a vescovo1026 dall'arcivescovo Poppo di Treviri
MorteRoma, 19 aprile 1054 (51 anni)
SepolturaBasilica di San Pietro in Vaticano
San Leone IX
 

Papa

 
NascitaEguisheim, 21 giugno 1002
MorteRoma, 19 aprile 1054 (51 anni)
Venerato daChiesa cattolica
Canonizzazione1087 da papa Vittore III[1][2]
Santuario principaleChiesa di San Lio
Ricorrenza19 aprile e 8 maggio
Patrono diBenevento, Colliano, Guardia Lombardi e Sessa Aurunca

Leone IX, nato Brunone dei conti di Egisheim-Dagsburg (in tedesco Bruno von Egisheim-Dagsburg) (Eguisheim, 21 giugno 1002Roma, 19 aprile 1054), è stato il 152º papa della Chiesa cattolica, dal 1049 alla sua morte. Fu il quarto papa tedesco della Chiesa cattolica. Il suo pontificato è ricordato perché proprio in quegli anni si ebbe lo Scisma d'Oriente con la chiesa ortodossa. È venerato come santo; la sua memoria liturgica è il 19 aprile e l'8 maggio.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Formazione e carriera ecclesiastica[modifica | modifica wikitesto]

Tedesco di lingua ed etnia, proveniva da una nobile famiglia dell'Alsazia, gli Eticonidi: il padre era Ugo IV di Nordgau, conte di Nordgau (Bassa Alsazia), imparentato con l'imperatore Corrado II, e la madre Edvige di Dabo, era figlia del conte Luigi di Dabo. Un suo fratello, Gerardo III, fu padre di Ildegarda di Egisheim, la quale sposò Federico I di Svevia.

Ricevette una completa istruzione a Tull (in Lorena, all'epoca un ducato tedesco), dove successivamente divenne canonico e, nel 1026, vescovo. Nel periodo in cui rivestì questa carica rese un importante servizio politico a Corrado II e in seguito a Enrico III, divenendo, al tempo stesso, molto conosciuto come ecclesiastico serio e riformatore, per lo zelo che mostrò nel diffondere la regola dell'ordine di Cluny.

Alla morte di papa Damaso II, Brunone venne scelto come suo successore da un'assemblea tenuta a Worms nel dicembre 1048. Sia l'imperatore sia i delegati romani vi concorsero, ma Brunone richiese, come condizione per la sua accettazione, di poter andare a Roma per essere eletto canonicamente per voce del clero e del popolo. Partendo poco dopo Natale, si incontrò con l'abate Ugo di Cluny a Besançon, dove venne raggiunto dal giovane monaco Ildebrando, già assistente di papa Gregorio VI e futuro papa Gregorio VII. Arrivato a Roma in abiti da pellegrino nel febbraio seguente, venne accolto solennemente dal clero riunito[3]. e alla sua consacrazione assunse il nome di Leone IX.

Pontificato[modifica | modifica wikitesto]

Governo della Chiesa[modifica | modifica wikitesto]

Uno dei suoi primi atti pubblici fu quello di tenere il consueto sinodo di Pasqua (1049), nel quale confermò il celibato ecclesiastico per chiunque fosse almeno suddiacono e nel quale riuscì a rendere chiare le sue convinzioni contro ogni tipo di simonia: per ogni vescovo che avesse comprato la nomina la pena era la decadenza dalla carica. Il resto dell'anno fu occupato da uno di quei viaggi attraverso l'Italia, la Germania e la Francia che sarebbero diventati una caratteristica del suo pontificato. Erano duecentocinquant'anni che un pontefice romano non viaggiava al di là delle Alpi. In uno di questi viaggi si fermò all'Abbazia di Reichenau dove ebbe modo di conoscere il monaco Ermanno, con il quale instaurò un rapporto di stima. Dopo aver presieduto un sinodo a Pavia, si unì all'imperatore Enrico III in Sassonia, e lo accompagnò a Colonia e ad Aquisgrana. A Reims indisse un incontro dell'alto clero, tramite il quale vennero approvati diversi ed importanti decreti di riforma. Tenne un concilio anche a Magonza, al quale presero parte rappresentanti del clero italiano e francese così come di quello tedesco, e ambasciatori dell'imperatore bizantino; anche qui simonia e matrimonio del clero furono le questioni principali.

Dopo il suo ritorno a Roma tenne un nuovo Sinodo di Pasqua (29 aprile 1050), che venne occupato principalmente dalla controversia sugli insegnamenti di Berengario di Tours; nello stesso anno presiedette i sinodi provinciali di Salerno, Siponto e Vercelli, mentre in settembre rivisitò la Germania, ritornando a Roma in tempo per il terzo Sinodo di Pasqua, nel quale fu considerata la riordinazione di coloro i quali erano stati ordinati da vescovi simoniaci. Tra 1049 e 1050 confermò anche facoltà e proprietà del monastero di Sansepolcro, proseguendo l'attenzione dei suoi predecessori verso questo monastero, sostenuto anche dagli imperatori[4].

Convocò un sinodo a Roma nel 1051 in cui riaffermò il divieto dei rapporti coniugali ai presbiteri e ai diaconi, e ordinò che le concubine del clero di Roma fossero confinate al palazzo Lateranense come servitrici[5][6].

Nel 1052 raggiunse l'imperatore a Presburgo e cercò invano di assicurare l'unione degli ungheresi alla Sede Apostolica. A Ratisbona, Bamberga e Worms la presenza papale venne contrassegnata da diverse solennità ecclesiastiche. Nel 1053 eresse la diocesi di Aversa in Campania; tra 1049 e 1054 riconobbe i diritti dell'abate benedettino di Sansepolcro.

Relazioni con l'imperatore bizantino[modifica | modifica wikitesto]

Dopo un quarto Sinodo di Pasqua nel 1053 Leone, non fidandosi pienamente dell'imperatore Enrico III, cercò un avvicinamento con i bizantini.[7] Pertanto, alleatosi coi bizantini, si mosse contro i Normanni nel sud Italia con un esercito di volontari italiani e tedeschi, ma le sue forze subirono una sconfitta totale nella battaglia di Civitate del 15 giugno 1053.[7]

Comunque, nell'uscire dalla città per incontrare il nemico, venne ricevuto con ogni segno di sottomissione. Inoltre, gli furono rivolte implorazioni per lo sgravio del suo interdetto e giuramenti e gli venne giurata fedeltà e omaggio. Dal giugno 1053 al marzo 1054 venne cionondimeno detenuto a Benevento in onorevole cattività finché non fu liberato. La liberazione di papa Leone IX avvenne dopo la pace concordata con Umfredo e Roberto d'Altavilla. Questa comportò il ritorno dei territori ora conquistati dai Normanni alla giurisdizione della Chiesa di Roma[8], alla quale erano stati sottratti nel 731, causa la lotta iconoclasta, dall'imperatore Leone III, per passarli a quella di Costantinopoli, e che non erano stati poi restituiti come ripetutamente richiesto dal successivo concilio; avvenne così la latinizzazione del clero del sud Italia. In questo periodo Leone IX capì come i Normanni fossero destinati a diventare la nuova potenza territoriale e prese in considerazione un ribaltamento di alleanze.[7]

Leone IX respinge il demonio. Passionario di Weissenau (XII secolo ca.)

Il desiderio di Leone IX di riottenere la Chiesa del Sud d'Italia, allora sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli, come di ricevere assistenza militare nella lotta contro i Normanni, sia da Costantinopoli, sia dalla Russia che era in guerra con l'Impero bizantino, scatenò un ennesimo conflitto con il patriarca Michele I Cerulario, duramente antilatino.

Il primo atto di Leone fu quello di nominare Umberto di Silva Candida arcivescovo di Palermo (1050), ma questi non potendo prendere possesso della sede vescovile, rimase a Roma come consigliere. Ma a Costantinopoli giunse la notizia che Umberto stava favorendo il passaggio dal rito bizantino al rito latino nelle Chiese del Mezzogiorno e il patriarca Michele Cerulario, che pure in casa sua osteggiava il rito latino, reagì chiudendo tutte le chiese latine della capitale bizantina (anno 1053). In settembre il papa inviò una lettera al patriarca, condannando le azioni contro la Chiesa latina e giustificando l'adozione del rito latino nel Sud d'Italia. In seguito al fallimento dei colloqui diplomatici, nel gennaio 1054 il papa, non potendosi muovere da Benevento, dov'era tenuto in ostaggio dai Normanni in attesa della pace, inviò una delegazione a Costantinopoli guidata dal cardinale Umberto (come plenipotenziario), di cui facevano parte l'apocrisario Federico di Lorena (il futuro papa Stefano IX) ed il vescovo di Amalfi Pietro. I legati arrivarono a Costantinopoli in aprile, negli stessi giorni del decesso del pontefice.

La morte[modifica | modifica wikitesto]

Poco dopo il suo ritorno a Roma, Leone IX morì il 19 aprile 1054. Sul letto di morte, le sue ultime parole furono rivolte a Dio affinché "i fedeli Beneventani che in tuo nome si addossarono la mia cura così onestamente e mi servirono così abbondantemente, e tutti gli altri fedeli, Egli si degnasse di benedire e di preservare"[9]. Da parte loro, i beneventani dedicarono a Leone IX una chiesa, abbattuta in seguito, di cui è rimasta intatta soltanto un'epigrafe che recita: "Devotamente il Presule Ulderico assai soddisfatto, si dimostrò presente e consacrò il Tempio, in onore del glorioso papa Leone IX".

Dopo la morte[modifica | modifica wikitesto]

Nell'aprile 1054 i legati di Leone IX si trovavano a Costantinopoli. La delegazione venne ricevuta con tutti gli onori alla corte dell'imperatore Costantino IX, che tentò una mediazione. Tuttavia il patriarca Michele fu irremovibile. Finché, stanchi di attendere, il 16 luglio 1054 (tre mesi dopo la morte di Leone IX) i legati papali entrarono nella Basilica di Santa Sofia, ove pronunciarono l'anatema contro il Patriarca e tutti i suoi sostenitori (non l'intera Chiesa bizantina). Il 18 luglio la delegazione romana ripartì coi doni ricevuti dall'imperatore. Appena due giorni dopo (20 luglio) il Patriarca contraccambiò l'anatema sui legati papali e sul loro messaggio, scritto da Umberto. Queste scomuniche incrociate, benché personali, determinarono lo scisma tra le due Chiese[10], nonostante il successore Vittore II tentasse subito una ricomposizione con l'imperatrice Teodora. Da allora in poi solo la Chiesa di Roma si definì cattolica, mentre quella di Costantinopoli si definì ortodossa (letteralmente della “retta dottrina”).

Culto[modifica | modifica wikitesto]

Papa Leone IX e santa Eugenia nel mosaico ottocentesco dell'abbazia di Mont Sainte Odile, in Alsazia

La Chiesa cattolica venera Leone IX come santo e ne ricorda la memoria il 19 aprile e l'8 maggio.

Dal Martirologio Romano: "A Roma presso San Pietro, san Leone IX, papa, che dapprima come vescovo di Toul difese strenuamente per venticinque anni la sua Chiesa; eletto poi alla sede di Roma, in cinque anni di pontificato convocò molti sinodi per la riforma della vita del clero e l'estirpazione della simonia".[11]

San Leone è patrono di Colliano (SA), Guardia Lombardi (AV) e Sessa Aurunca (CE). La città di Benevento lo elesse nel 1762 suo speciale patrono. È venerato anche in molte diocesi di Francia.

Genealogia episcopale e successione apostolica[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

La successione apostolica è:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ LEONE IX, papa, santo di Michel Parisse - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 (2005), su treccani.it.
  2. ^ SAN LEONE IX, su famigliacristiana.it.
  3. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, Piemme, Casale Monferrato, 2003, pag. 111.
  4. ^ A. Czortek, Un'abbazia, un comune: Sansepolcro nei secoli XI-XIII, Città di Castello 1997, p. 58.
  5. ^ Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni volume XI pagina 60, Editore Tip. Emiliana, 1841.
    «[...] fece un altro decreto sulla continenza de' chierici. In questo decreto, cui denominò costituto, ordinò, che le donne ree di prostituzione coi preti entro le mura di Roma, incorressero pena di essere per l'avvenire schiave per servizio del palazzo lateranense»
  6. ^ Atanazije Matanic, Vita religiosa morale e sociale ed i concili di Split-Spalato dei secc. X-XI volume IL pagina 63 di Medioevo e umanesimo, Editore Antenore, 1982.
    ««le donne di malavita che si prostituiscono ai preti e che venissero rastrellate per Roma dovevano essere destinate quali schiave al palazzo lateranense» (cap. II, VII)»
  7. ^ a b c Franco Cardini Marina Montesano, Storia Medievale, Firenze, Le Monnier Università/Storia, 2006, pag. 193
  8. ^ Arte e Architettura in Calabria, su arteearchitetturaincalabria.blogspot.com. URL consultato il 18 maggio 2019.
  9. ^ Stefano Borgia, Memorie istoriche, parte seconda, p. 39; citato in italiano in Giacomo de Antonellis, Per una storia religiosa del Sannio, Solfanelli, Benevento 2009, p. 66.
  10. ^ Le rispettive scomuniche verranno cancellate solo il 7 dicembre 1965 da papa Paolo VI e dal patriarca Atenagora.
  11. ^ CEI, Martirologio romano, Libreria editrice vaticana, 2004, ISBN 978-88-20-97925-6, p. 339.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (DE) Karl Mittermaier, Die deutschen Päpste. Benedikt XVI. und seine deutschen Vorgänger, 2006.
  • Michele Giuseppe D'Agostino, Il Primato della Sede di Roma in Leone IX (1049-1054). Studio dei testi nella controversia greco-romana nel periodo gregoriano, Cinisello Balsamo 2008.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Papa della Chiesa cattolica Successore
Papa Damaso II 12 febbraio 1049 - 19 aprile 1054 Papa Vittore II
Predecessore Vescovo di Toul Successore
Hermann
1020 - 1026
1026 - 1051 Odo
1051 - 1069
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