Operazione Dragoon

Operazione Dragoon
parte del fronte occidentale
della seconda guerra mondiale
Mappa delle operazioni
Data15 agosto 1944
LuogoFrancia meridionale
EsitoVittoria Alleata
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
175 000 - 200 00085 000 - 100 000 nell'area di attacco
285 000 - 300 000 nella Francia Meridionale
Perdite
SconosciuteSconosciute
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L'operazione Dragoon è l'invasione Alleata della Francia meridionale il 15 agosto 1944, nell'ambito della seconda guerra mondiale. L'invasione avvenne tra Tolone e Cannes, nonostante la costa fosse difesa dalla linea del Vallo Mediterraneo.

La pianificazione[modifica | modifica wikitesto]

Si pensa che il nome dell'operazione sia stato scelto da Winston Churchill, che tuttavia le era contrario e sosteneva di essere stato costretto con la forza ad accettare l'operazione[2]. Successivamente questa leggenda su Churchill si dimostrò falsa[3], pur restando un dato di fatto il dissenso dello statista inglese verso l'operazione.

Churchill sosteneva che l'operazione avrebbe dirottato risorse che avrebbero più convenientemente dovuto essere utilizzate per un'invasione delle regioni balcaniche, dove si produceva petrolio, e successivamente verso le nazioni dell'Europa dell'Est, per occuparle prima dei russi. Per di più, oltre a limitare ulteriormente l'accesso al petrolio da parte dei tedeschi, un'operazione di sbarco nei Balcani sarebbe servita a mettere in buona posizione l'Occidente nelle trattative per la pace che sarebbero seguite alla guerra, liberando quelle aree dall'occupazione tedesca ed evitandovi l'avanzata dell'Armata Rossa.

Il progetto dello sbarco nel sud della Francia fu inizialmente denominato operazione Anvil (Incudine), concepito come complementare all'operazione Hammer (Martello - rinominata poi operazione Neptune) ovvero il progetto di sbarco in Normandia che avrebbe dato il via all'operazione Overlord, l'invasione dell'Europa occidentale[4]. Si era infatti deciso che Anvil e Overlord avrebbero dovuto essere lanciate simultaneamente nella primavera del '44, una condizione posta dagli americani per continuare le operazioni nel Mediterraneo, teatro di guerra verso il quale erano tendenzialmente ostili[5]. Successivamente si decise di concentrare le forze in un unico sbarco nel nord-ovest della Francia e Anvil fu accantonata. Il progetto fu tuttavia riesumato nel luglio del '44 quando ci si accorse che i porti della Normandia non erano sufficienti per accogliere le forze militari alleate, il piano fu allora rinominato operazione Dragoon.

Il piano originalmente prevedeva l'impiego di truppe miste della resistenza francese e statunitensi per catturare Tolone e successivamente Marsiglia, mentre successive revisioni dei piani comprendevano anche Saint-Tropez. Il piano venne rivisto durante tutto il 1944, con attriti tra il comando britannico — che si opponeva allo sbarco e sosteneva che le truppe e gli equipaggiamenti avrebbero dovuto essere conservati in Italia o inviati lì — e il comando statunitense, che era favorevole all'attacco. Questo era un disaccordo nell'ambito di un dibattito conflittuale più ampio tra gli Stati Uniti e l'Inghilterra nella determinazione delle strategie.

La decisione a favore dell'operazione Dragoon venne spinta da due eventi:

Il D-Day per l'operazione Dragoon fu deciso per il 15 agosto 1944.

Forze alleate a Nisida alla partenza per l'Operazione Dragoon (8 agosto 1944).

Le forze alleate[modifica | modifica wikitesto]

Il 6º gruppo d'armata statunitense, noto anche come Gruppo d'Armata Meridionale o come Forza Dragoon, comandato dal tenente generale Jacob L. Devers venne creato in Corsica e attivato il 1º agosto, per consolidare le forze combinate francesi e statunitensi. Inizialmente era controllata dai quartieri generali delle forze alleate (AFHQ - Allied Forces Headquarters), sotto il comando del generale Sir Henry Maitland Wilson, comandante supremo del Teatro del Mediterraneo. Un mese dopo l'invasione, esso passò sotto i quartier generali supremi delle forze di spedizione alleate (SHAEF - Supreme Headquarters Allied Expeditionary Force) al comando del generale Dwight D. Eisenhower, comandante supremo delle forze Alleate sul Fronte Occidentale. Per supportare gli sbarchi venne attivata anche la Task Force 88.

Gli sbarchi[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante i tedeschi avessero rafforzato la costa con la costruzione del vallo Mediterraneo, una linea difensiva costruita da Cerbère a Mentone, gli alleati decisero comunque per uno sbarco.[6]

Le truppe d'assalto erano formate da tre divisioni statunitensi del VI corpo, rinforzate dalla 1ª divisione corazzata francese, al comando del generale di corpo d'armata Lucian Truscott. La 3ª divisione fanteria sbarcò nella Alpha Beach (Cavalaire-sur-Mer), la 45ª divisione fanteria nella Delta Beach (Saint-Tropez) e la 36ª divisione fanteria a Camel Beach (Saint-Raphaël).

Il 93º reparto sanitario di evacuazione giunse a Sainte-Maxime e a Cap Nègre, nel fianco occidentale dell'invasione principale, ove un grande gruppo di commando francesi aveva il compito di disabilitare una postazione di artiglieria tedesca nell'ambito dell'operazione Romeo. In sostegno vennero inviati altri gruppi francesi, che sbarcarono su entrambi i lati, e la 1ª task force aviotrasportata nella regione LeMuy-Le Luc. La 1ª task force era costituita dalla 2ª brigata paracadutisti britannica, il 517º team di combattimento paracadutato statunitense e un gruppo di combattimento composto dal 509º battaglione di fanteria paracadutisti, il 550º battaglione fanteria aviotrasportato (tramite alianti) e il 1º battaglione, 551º reggimento fanteria paracadutisti (operazione Dove). La 1ª forza servizi speciali occupò due isole per proteggere la testa di sbarco (operazione Sitka). Tramite l'operazione Span, un piano di disinformazione, venne mascherata l'invasione principale. Tra le forze alleate venne anche impiegata la 887ª compagnia ingegneri aviotrasportata, tramite alianti, che fu l'unica unità di quel tipo nel Teatro Europeo della guerra impiegata per quello in cui era addestrata.

Settori di sbarco durante l'operazione Dragoon

La copertura aerea venne fornita da sette portaerei di scorta alleate. L'appoggio navale comprendeva le seguenti navi da battaglia:

oltre ad una flotta di oltre 50 incrociatori e cacciatorpediniere.

Il primo giorno sbarcarono oltre 94 000 uomini e 11 000 veicoli. Un contingente di truppe tedesche vennero spostate per combattere le forze alleate nella Francia settentrionale dopo l'operazione Overlord e un attacco di aerei da combattimento della resistenza francese, coordinati dal capitano Aaron Bank e dall'OSS riuscì a respingere le forze tedesche dalla testa di sbarco prima dell'arrivo degli Alleati. Grazie a questi sforzi la resistenza nemica fu modesta. Il veloce successo dell'invasione, che riuscì a penetrare per 20 miglia (32 km) verso l'entroterra in 24 ore, aumentò le azioni della resistenza francese a Parigi.

A seguire la forza principale, vennero inviati il VI Corpo statunitense, la 7ª Armata statunitense, la 1ª Armata francese, il I e il II Corpo francese, assieme al 51º supporto ospedaliero da evacuazione.

Lo sbarco in Provenza[modifica | modifica wikitesto]

Monumento a ricordo dello sbarco alleato sotto il comando del Generale Patch sulle spiagge di St. Tropez

La rapida ritirata della 19ª armata tedesca avvantaggiò le forze di sbarco. Il piano prevedeva una maggiore resistenza nei pressi delle zone di sbarco e sottostimava le necessità di trasporto. Di conseguenza, l'avanzata venne ostacolata dalla logistica dei rifornimenti di carburante. Questo impedimento permise a diverse formazioni tedesche di fuggire verso Vosgi e in Germania.

Sbarco sulla spiaggia du Dramont, a Saint-Raphaël.

Per non rimanere insaccati i tedeschi dovettero sgomberare dalla Francia sud-occidentale, che venne evacuata senza colpo ferire (il posto alla frontiera spagnola il 19 agosto, Bordeaux il 28); mantennero ivi solo alcune aree costiere e basi marittime ("sacche atlantiche", alcune fino alla fine della guerra: La Rochelle, Lorient, Saint-Nazaire, Royan, Brest, Dunkerque, le basi Gironda-Nord e Gironda-Sud presso Bordeaux). La forza Dragoon s'incontrò con le truppe provenienti dalla Normandia a metà settembre, nei pressi di Digione, insaccando in essa e catturando poi i tedeschi rimasti indietro nella evacuazione dell'ovest.

Uno dei vantaggi dell'operazione fu l'utilizzo del porto di Marsiglia. La rapida avanzata alleata dopo l'operazione Cobra e Dragoon rallentò fino ad arrestarsi nel settembre 1944 a causa di una carenza critica di rifornimenti. Migliaia di tonnellate di materiali vennero deviati a nord-ovest per compensare l'inadeguatezza delle strutture portuali e dei trasporti terrestri nell'Europa Settentrionale. Le linee ferroviarie della Francia meridionale vennero ripristinate, nonostante i gravi danni, verso il porto di Marsiglia, e diventarono un'importante linea di rifornimento per le truppe Alleate in avanzamento in Germania, fornendo circa un terzo di tutto il fabbisogno dell'esercito.

Durante quest'operazione furono utilizzati cannoni come il 38 cm Siegfried K (E) (Cannone ferroviario 380 mm Sigfrido), ed uno di questi venne catturato delle forze americane.


Nei media[modifica | modifica wikitesto]

L'Operazione Dragoon è presente nella campagna di Battlefield V.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Un numero significativo di canadesi presero parte all'operazione come membri della Prima forza servizio speciale Canada-USA, chiamata The Devil Brigate
  2. ^ Il nome deriva da un gioco di parole. Infatti in inglese la parola dragoon significa come sostantivo "dragone", mentre come verbo "costringere con la forza". Quindi, secondo la leggenda, Churchill avrebbe sostenuto di essere stato costretto ad accettarla (in inglese: to having been dragooned into accepting it) e forse per questo motivo avrebbe deciso quel particolare nome.
  3. ^ E. M. Flanagan Jr., Airborne, Ballantine Books, 2003, ISBN 0-89141-688-9.
  4. ^ The Cabinet Papers | Glossary - O, su www.nationalarchives.gov.uk. URL consultato il 7 giugno 2015.
  5. ^ Michael Howard, Strategic Deception In The Second World War, London, Pimlico, 1994, p. 147.
  6. ^ (EN) J.E. Kauffmann, Robert M. Jurga, Fortress Europe: European Fortifications of World War II, Da Capo Press, 2002, ISBN 0-306-81174-X.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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