Operazione Chariot

Operazione Chariot
parte della battaglia dell'Atlantico della seconda guerra mondiale
Il cacciatorpediniere inglese HMS Campbeltown nel 1936, ancora sotto il nome di USS Buchanan; protagonista dell'attacco porto francese di Saint-Nazaire
Data28 marzo 1942
LuogoSaint Nazaire, Francia
EsitoVittoria alleata
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Perdite
440 uomini1 cacciatorpediniere
1 cannoniera
10 motolance
994 uomini
Voci di operazioni militari presenti su Wikipedia

L'operazione Chariot, avvenuta il 28 marzo 1942[1], durante la seconda guerra mondiale fu l'attacco condotto dal cacciatorpediniere inglese HMS Campbeltown, appoggiato da reparti di commando a bordo di 26 motolance, allo scopo di rendere inutilizzabile il bacino di carenaggio del porto francese di Saint-Nazaire, l'unico sulla costa atlantica in mano ai tedeschi che avrebbe potuto ospitare una grande unità da battaglia (in particolare la corazzata Tirpitz).

La missione[modifica | modifica wikitesto]

Immagine del porto di Saint-Nazaire con, sulla destra, il bacino di carenaggio Normandie Dock

Durante la seconda guerra mondiale, lungo la costa francese, esisteva un solo porto dotato di un bacino di carenaggio sufficientemente ampio per ospitare navi da guerra di grosso tonnellaggio, quali la corazzata Tirpitz, per permetterne il ricovero o le riparazioni: il porto di Saint-Nazaire, dove si trovava il grande bacino, costruito negli anni trenta, per ospitare il transatlantico francese Normandie[1] e denominato Normandie Dock.

La Marina britannica, al fine di ridurre le capacità di manovra della Kriegsmarine nell'Oceano Atlantico, pianificò un'operazione per danneggiarlo gravemente: al cacciatorpediniere inglese, l'HMS Campbeltown, ribattezzato, dopo essere stato varato dalla marina degli Stati Uniti con il nome di USS Buchanan e ceduto all'Inghilterra nel 1940, fu affidata una missione senza ritorno, con lo scopo di lanciarsi contro la chiusa del bacino incagliandosi e poi esplodere dopo un tempo programmato, in modo da rendere inservibile il bacino.

L'attacco[modifica | modifica wikitesto]

La flottiglia inglese era composta da 3 cacciatorpediniere, l'HMS Campbeltown, camuffato come un cacciatorpediniere tedesco della classe Möwe (a questo scopo vennero eliminati o modificati i fumaioli) e comandato dal capitano di fregata Robert Ryder, più l'HMS Atherstone e l'HMS Tynedale, 1 cannoniera e 16 motolance, sulle quali erano imbarcate squadre di commando, con il duplice incarico di neutralizzare le difese del porto e di reimbarcare l'equipaggio ad azione avvenuta. Tale flottiglia giunse la sera del 27 marzo a circa 40 miglia da Saint-Nazaire e, allo scopo di sfruttare al massimo il fattore sorpresa, le navi issarono la bandiera tedesca; intorno alla mezzanotte il porto subì un bombardamento aereo allo scopo di creare confusione ma ottenne anche l'effetto di mettere in allarme i tedeschi e, mentre i due cacciatorpediniere di scorta invertivano la rotta, la flottiglia faceva il suo ingresso nell'estuario della Loira.

Il cacciatorpediniere inglese HMS Campbeltown dopo l'impatto con la chiusa del bacino di carenaggio del porto francese di Saint-Nazaire

Alle ore 01.22 i riflettori tedeschi illuminarono le navi in avvicinamento e fu ordinato loro di fermarsi ma il segnalatore della motolancia di testa, vestito da sottufficiale tedesco, rispose chiedendo l'ingresso nel porto a causa di danni subiti nel bombardamento[2], e, una volta superate le batterie del molo del porto, fu lanciato un razzo rosso, ammainata la bandiera tedesca e issata quella inglese; il lancio del razzo provocò l'allarme della base e, alle ore 01.27, i tedeschi aprirono il fuoco colpendo il Campbeltown a prua e provocando le prime vittime.

La nave, imbottita di esplosivo con vari timer annegati dentro cassoni di cemento per renderne impossibile la disattivazione, riuscì a lanciarsi contro il bacino e, alle ore 01.34, avvenne l'impatto: il cacciatorpediniere s'incagliò contro la chiusa e i primi commando scesero per tentare di demolire altre installazioni del porto, depositi di carburante e ricoveri per sommergibili, ma le motolance furono fatte bersaglio del fuoco proveniente da terra e iniziarono ad affondare e un cacciatorpediniere tedesco, che stava rientrando in quel momento alla base, mandò a picco la cannoniera. Lo scontro a fuoco si protrasse fino a mezzogiorno e i danni alle installazioni furono minimi ma in quel momento esplosero le cinque tonnellate di esplosivo contenute nel cacciatorpediniere, provocando la devastazione del bacino di carenaggio e la morte di oltre 400 soldati tedeschi che si trovavano nelle vicinanze: una grande ondata trascinò la nave ormai sventrata all'interno del Normandie Dock, che restò inutilizzabile per più di un anno e mezzo.

[modifica | modifica wikitesto]

Commando britannici, fatti prigionieri dopo il raid, scortati da soldati tedeschi

Lo scopo dell'azione, ossia rendere inutilizzabile il bacino di carenaggio di Saint Nazaire e la distruzione delle installazioni portuali, non riuscì completamente, i danni alle installazioni furono infatti, vista l'immediata reazione tedesca, quasi nulli, mentre la distruzione del bacino si concretizzò efficacemente, tanto che venne completamente riparato solo nel 1947[1].
Le vittime per gli inglesi, tra marinai e commando, ammontarono a 994; su 611 uomini della forza d'assalto, 169 morirono, oltre 200 vennero catturati ed altri 222 vennero evacuati dalle imbarcazioni superstiti[1]; le perdite di parte tedesca furono di 440 uomini, morti quasi tutti a seguito dell'esplosione del Campbeltown, e circa 16 operai francesi perirono sotto il fuoco tedesco, aperto a seguito dell'esplosione dei siluri a scoppio ritardato affiorati nel bacino, scambiata per rivolta o per sabotaggio[3].

Organizzazione della Flottiglia di Lance a Motore del raid di Saint Nazaire
28th Motor Launch flotilla 20th Motor Launch flotilla 7th Motor Launch flotilla
ML 447 Lieutenant Commander
F N Woods
ML 192 Lieutenant Commander
Bill Stephens
ML 156 Lieutenant Leslie Fenton
ML 298 Lieutenant Bob Nock ML 262 Lieutenant Ted Burt ML 160 Lieutenant Ton Boyd
ML 306 Lieutenant Ian Henderson ML 267 Lieutenant E H Beart ML 177 Sub Lieutenant Mark Rodier
ML 307 Lieutenant Norman Wallis ML 268 Lieutenant Bill Tillie ML 270 Lieutenant C S Irwin
ML 341 Lieutenant Douglas Briault
ML 443 Lieutenant T D L Platt
ML 446 Lieutenant Dick Falconer
ML 457 Lieutenant Tom Collier [4]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

L'Operazione Chariot è stata rappresentata in un film inglese del 1952: Il cacciatorpediniere maledetto.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d The St. Nazaire Society, su stnazairesociety.org. URL consultato il 3 gennaio 2011.
  2. ^ Il codice, era stato catturato dagli inglesi durante una precedente incursione nelle Isole Svalbard, vedi Biagi 1995, p. 947.
  3. ^ Le perdite inglesi furono così ripartite: 31 ufficiali di marina, 751 marinai, 34 ufficiali dei commando e 178 soldati. Vedi Biagi 1995, p. 947.
  4. ^ Bradham, pp. 35-36.
  5. ^ Il cacciatorpediniere maledetto, su filmtv.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Enzo Biagi, La seconda guerra mondiale, vol. III, Milano, Fabbri Editori, 1995, ISBN non esistente.
  • (EN) Randolph Bradham, Hitler's U-boat fortresses, Santa Barbara, Greenwood Publishing Group, 2003, ISBN 0-275-98133-9.
  • (EN) James Dorrian, Storming St. Nazaire: the Gripping Story of the Dock-Busting Raid, March, 1942, Annapolis, Naval Institute Press, 1998, ISBN 1-55750-849-6.
  • (EN) Ken Ford, St Nazaire 1942: the Great Commando Raid, Oxford, Osprey Publishing, 2001, ISBN 1-84176-231-8.
  • (EN) Gordon A Harrison, United States Army in World War II: European Theater of Operations, Cross-Channel Attack, Washington, Defense Dept., Army, Center of Military History, 1951, OCLC 459773316.
  • (EN) F.H. Hinsley, et al., British Intelligence in the Second World War: Its Influence on Strategy and Operations. Volume Two, London, Her Majesty's Stationary Office, 1981, ISBN 0-11-630934-2.
  • (EN) John Lambert e Al Ross, Allied Coastal Forces of World War II: Fairmile Designs and US Submarine Chasers Volume 1 of Allied Coastal Forces of World War II, London, Conway, 1990, ISBN 0-85177-519-5.
  • (EN) Timothy Robert Moreman, British Commandos 1940–46, Oxford, Osprey Publishing, 2006, ISBN 1-84176-986-X.
  • (EN) Louis Mountbatten, Combined Operations: The Official Story of the Commandos, Verona, Read Books, 2007, ISBN 1-4067-5957-0.
  • (EN) Robin Neilands, The Dieppe Raid, Bloomington, Indiana University Press, 2005, ISBN 0-253-34781-5.
  • (EN) Hilary Aidan St. George Saunders, The Green Beret: the Story of the Commandos, 1940–1945, Sevenoaks, New English Library, 1949, ISBN 0-450-01007-4.
  • (EN) Stephen J Zaloga, The Atlantic Wall (1): France, Volume 1, Oxford, Osprey Publishing, 2007, ISBN 1-84603-129-X.
  • (EN) Niklas Zetterling e Michael Tamelander, Tirpitz: The Life and Death of Germany's Last Super Battleship, Havertown, Casemate Publishers, 2009, ISBN 1-935149-18-0.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàLCCN (ENsh85116603 · J9U (ENHE987007551172505171